Teatro

PIRANDELLO. Paola Gassman,in Sicilia, con «La ragione degli altri». Intervista di Ariel Levi di Gualdo

domenica 3 settembre 2006.
 
[...]«Capire la ragione degli altri dovrebbe essere uno scopo di vita. Io credo nel bisogno che induce l’uomo a comunicare per potenziare il suo essere col dialogo e il confronto, che poi è l’essenza della nostra professione di attori. Come attrice tendo a pensare che la comunicazione è un pilastro sociale e... debbo dire che ho fiducia nell’uomo, pure se spesso l’istinto che tira fuori non è dei migliori, ma se fosse messo in condizione d’accostarsi agli elementi splendidi della vita, anche un animo malevolo potrebbe evolvere in positivo» [...]

«Senza dialogo la società non funziona» *

TINDARI. Al Teatro Greco di Tindari e al Teatro Greco di Segesta, Paola Gassman ha portato in scena nei giorni scorsi «La ragione degli altri», opera di Luigi Pirandello che ben si colloca nell’attualità.

Protagonista un uomo che a causa della sterilità della moglie riallaccia una relazione con l’ex fidanzata dalla quale avrà una figlia. La moglie tenta di recuperare il marito e con lui di avere anche la bimba. Il dramma si snoda in intrecci psicologici ove ricorre il tema dell’annullamento di sé per la gioia dell’altro.

Paola Gassman, Antonio Fattorini, Giampiero Fortebraccio, Liliana Randi e Riccardo Zini, sotto la regia di Giovanni Anfuso privilegiano la ragione altrui come logica di vita personale da portare avanti, sino a ritrovarsi tutti imprigionati nella gabbia della vita, in una magnifica interpretazione resa da questi grandi attori di teatro.

Le compagnie stentano a sopravvivere e i giovani attori di talento non hanno sbocchi. Di recente sono stati chiusi i rubinetti, ma è pur vero che per anni sono piovuti fondi per spettacoli insulsi e per finanziare film mai distribuiti. Vuol dare un colpo al cerchio e uno alla botte?

«La cultura è un bisogno sociale primario, salvo scivolare nel crepuscolo dell’umanità. Esiste un problema generale ed esiste una crisi in corso, così si potrebbe pensare che è meglio tagliare la cultura anziché altre cose. È vero, ci sono stati sprechi, ma i tagli sono peggiori degli sprechi. Per evitare sperperi bisogna puntare alla professionalità. Solo le produzioni di livello dovrebbero aver diritto ad esistere ed essere patrocinate».

Suo padre Vittorio vive ormai nella storia del teatro. A noi non interessa sapere cosa vuol dire esser figlia di Vittorio, c’interessa sapere chi è Paola Gassman.

«È palese ch’io sia figlia d’arte, ma va detto che la mia è tutta una famiglia d’arte, inclusa quella di mia madre che ha dato al teatro attori come Ermente Zacconi e Renzo Ricci. Questo ha influito sulla mia crescita. Mia madre cercò di tenermi distante dal teatro affinché non mi sentissi costretta a sceglierlo. Alla fine ho fatto una scelta ponderata, ed oggi posso dire di avere svolto questo mestiere con serietà. Oltre al teatro ho avuto anche una famiglia alla quale mi sono sempre dedicata. Inutile dire che il sodalizio con mio marito Ugo Pagliai è stato per me un dono molto prezioso».

Questo dramma può essere letto anche in chiave psicanalitica. In un mondo votato al narcisismo pensa sia possibile aprire l’anima e il cuore per capire «la ragione degli altri»?

«Capire la ragione degli altri dovrebbe essere uno scopo di vita. Io credo nel bisogno che induce l’uomo a comunicare per potenziare il suo essere col dialogo e il confronto, che poi è l’essenza della nostra professione di attori. Come attrice tendo a pensare che la comunicazione è un pilastro sociale e... debbo dire che ho fiducia nell’uomo, pure se spesso l’istinto che tira fuori non è dei migliori, ma se fosse messo in condizione d’accostarsi agli elementi splendidi della vita, anche un animo malevolo potrebbe evolvere in positivo».

Oggi quest’opera risulta più che mai attuale. È giusto volere un figlio ad ogni costo?

«Credo di no e ritengo eloquenti i casi di certe mamme-nonne, ma al momento non dovrei pormi certi problemi. Se quando s’interpreta un personaggio s’indugia in umori soggettivi può venir meno la fusione con esso. Livia, il mio personaggio, è stata indotta alla frustrazione e finisce per cercare soluzioni egoiste mosse da una propria ragion d’essere. Il suo istinto vendicativo non è condivisibile ma comprensibile. L’essere umano agisce sempre spinto da altre motivazioni. Pirandello apre gli orizzonti su queste motivazioni e le muta in letteratura, psicologia e teatro».

Certi uomini bramano un figlio o sognano di riprodurre se stessi?

«Se per "riprodurre sé stessi" s’intende che parte del nostro essere prosegue a vivere attraverso il figlio dando continuità al mondo, penso sia positivo, mentre è negativo usare il figlio come mezzo di riscatto per essere ciò che non si è stati e avere quel che non si è avuto. Dar vita ai figli vuol dire non aver vissuto invano, memori che in figlio non è un vezzo del nostro egoismo».

In un mondo individualista, pensa sia possibile quel libero slancio d’amore che rendere l’umano capace di limitare il proprio essere per esaltare l’altro?

«Penso di sì. Anche se spesso, ad uno slancio di gran generosità, seguono subito dieci momenti d’egoismo».

La televisione spazia dai reality show demenziali alle fiction girate con attori dilettanti. Negli archivi Rai vi sono gioielli di sceneggiati. In omaggio a lei citerò suo marito Ugo Pagliai che negli anni Settanta girò "L’amaro caso della baronessa di Carini" insieme ad astri del teatro come Paolo Stoppa e Adolfo Celi. Se non c’è di meglio, perché non tirar fuori le perle dagli archivi, anziché produrre ciarpame?

«Sarebbe un errore. Sì, vi sono opere belle e ben fatte, ma la realtà odierna si regge su altri ritmi e lo spettatore sarebbe fuorviato, abituato com’è ad altri linguaggi. Sarebbe utile far cose nuove con ottime sceneggiature, registi e attori. Quel che importa è che siano prodotte opere in grado di esaltare la mente, non farla scivolare sempre più in basso».

Lei guarda la televisione?

«Quando sono in casa la apro perché il suo rumore mi fa compagnia. Ma tranne rare eccezioni mi è difficile seguire

Signora Gassman, grazie per la "colazione da Pirandello", che il sole di Sicilia illumini la sua tournee.

«Sono molto affezionata a questa Terra, è la terza estate che vi trascorro. Ho interpretato Ecuba per due anni. In Sicilia ho trovato un bel pubblico, ed ho percepito un’umanità che purtroppo, altrove, è andata perduta. Anche per questo».


* ARIEL LEVI DI GUALDO (LA SICILIA, GIOVEDÌ 17 AGOSTO 2006)


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