a Hieronymus e a quanti m’hanno frainteso -
Leggere quanto scrive, a commento, il caro Hieronymus (da ora in avanti mi rivolgerò a lui indicandolo semplicemente con H.) ha ingenerato in me un immediato sentimento di fastidio, ed allora eccomi qui a fare un po’ di chiarezza. Chi mi conosce, chi conosce la mia storia personale e politica, di certo non può rivolgermi un’accusa di razzismo. Se in quell’intervista impossibile a Platone alcuni hanno frainteso, gli è che non hanno ben considerato il registro linguistico della stessa... e l’acrimonia, da me fortemente significata, nei confronti di Frau. Ero ancora un ragazzino quando, a Tindari, conobbi il figlio di Antonio Meucci, il quale, benché vecchio, era costretto a vivere di elemosine (vendeva candele e medagliette sul sagrato della vecchia chiesa) perché un tale, di nome Bell, aveva soffiato al padre l’invenzione cardine del passato millennio: il telefono. Coi Sardi niente di particolare, anzi quando vivevo a S.Giovanni in Fiore spesso venivano a trovarmi proprio dei ragazzi e delle ragazze nati in quella antica terra mediterranea. Gente fantastica. Ma Frau è un’altra cosa, e le stilettate erano rivolte a lui. Di poi, quando faccio dire a Platone che a quel tempo in Sardegna non c’erano neppure le capre (e si capisce che la frase è volutamente sovraccaricata) aggiungo subito dopo: Mammuttones! Non lo dico a caso, perché tale uso arcaico deriva direttamente dall’isola di Creta laddove v’era un identico rituale, identica pantomima, identici canti. Il che dimostra l’antichità del popolo sardo, e i suoi legami culturali; poi, personalmente, io credo che dopo il 1670/1640 a.C., dopo Santorini per intenderci, siano arrivati proprio in Sardegna dei profughi minoici, almeno una parte di essi, per cui dovrebbe essere chiaro il senso dell’intera frase. Che, doveva pur contenere, lo ammetto, quel pizzico di arsenico nei riguardi del signor Frau. E questo dovrebbe bastare. In quanto alla mia ignoranza, sono il primo a vantarmene. Socraticamente. Nessuno sa tutto di tutto, e se esistesse un tale individuo, ebbene io credo che meglio farebbe a suicidarsi. Senza una continua voglia di sapere la vita non ha senso. Auguro anche a H. di avere una tale ignoranza. E, a tal proposito, sgombriamo il campo ad un altro equivoco. Io, di solito, amo mettere qua e là delle trappole, delle esche. Si vedrà perché. Così ho fatto col caso-Borchardt. Usai e altri, ovviamente, prendendo per buono tutto quanto appare in Rete, ci sono cascati. Ebbene, il vecchio archeologo tedesco non si sognò mai di parlare delle Colonne d’Ercole, non si pose neppure il problema; come aveva fatto Benoit collocando in Marocco la sua Atlantide romanzata, così Borchardt, che guidava allora una spedizione archeologica in Tunisia, per compiacere il suo governo pensò bene di dovere proprio lì cercare Atlantide. Tutto qui. Delle Colonne d’Ercole neppure l’ombra. Lo ripeto, la mia era solo una provocazione. Sulla scia di quelle che ho posto sui sentieri di Frau e compagni e che sortiranno i loro effetti, così mi auguro, nella "pantomima" che è iniziata a Roma il giorno 26 settembre 2008 in Camera di Consiglio. Sperando di essere stato chiaro, se non convincente, un saluto a H. e a tutti.
Rosario Vieni