Fine della "preistoria" .... e del biologismo!!!

COPPIA GENITORIALE (DUE ESSERI UMANI: "Maria" e "Giuseppe") E NORMA BIOLOGICA-ETEROSESSUALE (DUE ESSERI UMANI: DONNA E UOMO). Sull’intervista «in mezz’ora», condotta da Lucia Annunziata, di monsignor Rino Fisichella .... Una nota di commento di Ida Dominijanni - a cura di pfls

mercoledì 4 aprile 2007.
 

LA NORMA ETEROSESSUALE

di Ida Dominijanni (il manifesto, 03.04.2007)

Intervistato domenica da Lucia Annunziata «in mezz’ora» su Raitre, monsignor Rino Fisichella, rettore della pontificia università Lateranense nonché cappellano di Montecitorio, ha corretto il tiro di monsignor Angelo Bagnasco, presidente della Cei, che sabato aveva accostato, in una scala ideale delle «aberrazioni» pericolose per l’ordine familiare e sociale, le convivenze omosessuali all’incesto e alla pedofilia.

Più cauto e più diplomatico, Fisichella ha cercato di restituire l’immagine di una Chiesa consapevole dell’impossibilità di discriminare eterosessuali e omosessuali sul piano giuridico, e disponibile a riconoscere ai gay i diritti alla successione e all’assistenza reciproca purché questo riconoscimento resti nell’ambito del diritto privato e non comporti un nuovo istituto di diritto pubblico come i Dico, troppo simile al matrimonio.

Si sa che questa è la strettoia che la Chiesa indice per mantenere distinte le convivenze dal matrimonio accettando contemporaneamente che i conviventi acquisiscano i succitati diritti nella forma di diritti individuali, non di coppia. E si sa anche che da parte dei movimenti gay-lesbian la posta in gioco è precisamente quella del riconoscimento della coppia omosessuale. Sul piano della polemica politica questo è il conflitto in campo e per ora non se ne esce.

Ma bisogna cominciare a frugare nelle pieghe della polemica politica per chiedersi quali altre poste in gioco, politiche e culturali, si stiano definendo o ridefinendo nello scontro sui Dico e sull’omosessualità: da una parte e dall’altra del campo di gioco.

Sul versante della Chiesa, il punto non è né solo né tanto l’interdizione e la condanna della sessualità gay e lesbica. Il punto è - l’ha ribadito domenica lo stesso Fisichella - il fantasma della genitorialità omosessuale che l’eventuale legalizzazione delle convivenze attiva. Sta qui infatti, per la Chiesa, la trincea di difesa dell’ordine naturale: si nasce da un maschio e da una femmina, e a questo fatto naturale deve corrispondere un ordine familiare incardinato su una coppia genitoriale fatta da un uomo e una donna, che a sua volta è la cellula prima dell’ordine sociale.

La frase chiave della nota dei vescovi sui Dico - «la legalizzazione delle unioni di persone dello stesso sesso negherebbe la differenza sessuale, che è insuperabile» - va intesa precisamente così: è la legalizzazione della coppia omosessuale - non, si badi, la pratica omosessuale in sé - la minaccia dell’ordine costituito, perché è da essa che potrebbero discendere per gli/le omosessuali quei diritti alla discendenza, all’adozione o alla procreazione (tecnologicamente assistita) che manderebbero all’aria le prerogative esclusive della famiglia eterosessuale.

E’ evidente che la Chiesa scarica sulla genitorialità gay un problema che, in verità, la assedia da più parti: com’è noto, la procreazione naturale è messa in subbuglio dalla tecnologia, che «denaturalizza» di suo l’accoppiamento maschio-femmina; e la tenuta dell’istituto familiare tradizionale (che è in verità una forma storica, non naturale) è messa in subbuglio, oltre che dal divorzi, dalle madri single e dalle nuove famiglie allargate, anche dalle migrazioni. Si tratta di una trasformazione inarrestabile della famiglia tradizionale, che il testardo ribadimento da parte della Chiesa della norma eterosessuale non può bastare a contenere o ridurre.

Sul versante gay-lesbian, dall’altra parte, la ridefinizione delle poste in gioco non è meno cruciale. La richiesta di riconoscimento delle coppie omosessuali allo Stato porta infatti certamente alla luce un fatto sociale altrimenti destinato a rimanere, più o meno tollerato, nella penombra. Ma rischia di condannare alla penombra definitiva quelli e quelle, omosessuali e eterosessuali, che non assegnano allo Stato lo stesso potere di riconoscimento, e quelle pratiche sessuali e affettive che vogliono restare fuori dal cono del riconoscimento e della legalizzazione. Una volta che le «sovversive» coppie gay saranno riconosciute e legalizzate, che sarà di queste pratiche sessuali, affettive e parentali, e della loro radicale estraneità alla norma e alla normalizzazione?


Sul tema, nel sito, si cfr.:

PASQUA: PER UNA PASQUA DI LIBERAZIONE E DI RESURREZIONE. "FAMILY DAY": RESTITUIRE GIUSEPPE A MARIA E A GESU’. LA CHIESA GUARDI ALLA PROPRIA STORIA. Una lettera-appello di Francesca Ribeiro

-  La Costituzione e la Repubblica che è in noi

-  L’ARCA DELL’ALLEANZA: I "DUE CHERUBINI" E L’AMORE DI D(ue)IO.


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