Referendum

Ruine referendarie e quorum senza cuore

martedì 14 giugno 2005.
 

E’ tanta l’amarezza per un risultato così deprimente, al di là di ogni più nera aspettativa, che spinge l’Italia verso una pericolosa deriva teo-con di ispirazione vaticana. Da questo referendum escono tutti sconfitti, anche i vincitori! Sarà il tempo, con la storia, a scrivere e imprimere nelle menti della gente, la nefandezza di cui si sono macchiati coloro che oggi esultano per questo sciagurato risultato. Il cardinale Ruini, nome che evoca già sinistri presagi, avrà da pentirsi per la sua crociata fellona contro la vita e la libertà di coscienza. Si sono moltiplicate le coppie, cattoliche e non, che oggi si rivolgono all’estero per la fecondazione eterologa e non c’è da stupirsi se, quanto prima, schiere di persone colpite da gravi malattie emigreranno, anche loro, per vedersi affermare quei sacrosanti diritti che questo paese oggi gli nega in nome di uno scellerato patto fra politica e chiesa. Sarà in quei frangenti che il nome di Ruini, e di tutti coloro che lo hanno sostenuto dall’altra sponda del Tevere, verrà inevitabilmente associato alla sofferenza che si prova nell’essere colpiti da una sclerosi laterale amiotrofica, ovvero da una sterilità chirurgica dovuta ad un carcinoma ovarico o dei testicoli. Problemi del tutto irrilevanti per il sedicesimo uomo più ricco del mondo, così restìo a manipolare la vita da farsi trapiantare dei bulbi capilliferi di donatori terzi, e per dei colletti bianchi dal reddito d’oro che, con uno solo stipendio mensile da parlamentare, circa 9000 eur, riuscirebbero a garantirsi in un batter d’occhio una fecondazione eterologa in uno dei tanti centri sparsi per il mondo civile e non. Come si può negare la speranza, quando questa è già realtà in altri paesi del pianeta anche più arretrati del nostro, sul piano sociale e religioso? La responsabilità del cardinale Ruini peserà come un immenso macigno sull’avvenire della storia della chiesa, fino a quando un nuovo Woitila non si prostrerà innanzi alla carità dell’uomo, chiedendo perdono per questo ennesimo misfatto perpetrato dalla chiesa ai danni dell’umanità. Stessa sorte toccherà all’armata Ruiniana capeggiata dal capo della Casa delle Libertà Onorevole, Cavaliere Silvio Berlusconi, anima nera del processo di restaurazione neo-centrista che sta per risorgere dalle ceneri mai spente della logora, ma mai morta, vecchia prima repubblica. Innanzi all’inquietante avanzata di questa arrabattata armata delle tenebre, le forze di ispirazione progressista e riformatrice, disperse nei vari calderoni politici, devono far quadrato. Da Pannella a Di Pietro, da Fassino a Parisi, non si può far finta di niente innanzi a tanta tracotanza Ciò che oggi è stato conquistato può essere l’inizio di un attacco frontale devastante alle leggi, in primis quella sull’aborto, presidio della laicità dello stato. Da questa esperienza referendaria non può comunque evitarsi, o eludere, un discorso meramente tecnico su questo importante strumento di democrazia diretta. E’ dal 1995 che non si riesce ad ottenere il quorum; nelle successive tornate, ultima quella sull’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, si è assistiti ad un graduale depauperamento dello strumento referendario. La revisione di tale mezzo di viva espressione del popolo elettore, ha bisogno di una urgente e robusta riforma che miri a rivedere i meccanismi di raggiungimento del quorum, ma non da meno la possibilità di favorire il voto a coloro che, per disparati motivi, non possono farlo in quanto distanti dal loro luogo di residenza. Quanti i calabresi, i siciliani, i pugliesi, i campani, figli di quelle terre depresse del sud che, per motivi di lavoro o di studio, non hanno potuto raggiungere le loro residenze ed esercitare il loro diritto. Una riforma del referendum non può prescindere dalle opportunità che l’era informatica consentirebbe, oggi, nell’esprimere un no o un sì anche a distanza di centinaia di chilometri. Innegabile, peraltro, la scarsa fiducia dei cittadini sull’efficacia dei referendum. Nel 1993 diversi quesiti furono posti all’esame del cittadino; passarono tutti in quanto si chiedeva dal passaggio definitivo ad un sistema elettorale di tipo maggioritario spazza-partitini, all’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. Risultato: oggi abbiamo una pletora di partiti e partitini e il finanziamento pubblico ai partiti resiste sotto mentite spoglie. La volontà del popolo, spesso, è stata calpestata dal ceto politico ed oggi si pagano le conseguenze di tutte le istanze di cambiamento, disattese e finite rovinosamente nel dimenticatoio. L’unica nota di ottimismo, che può trapelare da questo deludente risultato, è il ridestato sentimento di far ordine nel teatrino della politica italiana, primo fra tutti quello del centro-sinistra. I petali ribelli della Margherita ne escono irrobustiti. Prodi ricordi che, in un fiore, fare da talamo senza lo stelo è come, in un albero, fare da ramo senza il tronco; si finisce spampanati e rinsecchiti. Una volta per sempre si chiamino a raccolta tutte le forze riformatrici del paese, compresa quella società civile stanca di inciuci e squallidi compromessi, e, nel nome della difesa dei diritti inalienabili e inopinabili delle persone si suoni la carica contro l’incedere arrogante della corazzata teo-berlusconiana dell’oscurantismo e della furfanteria. Avanti tutta!!!

Marco Militerno


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