Riconosciuto attraverso le riprese della trasmissione Exit
Prese parte, coperto dall’anonimato, alla prima puntata
Confessa in tv di essere gay
il Vaticano sospende alto prelato
Accusato di aver fatto entrare la troupe è stato anche denunciato alle autorità
di ORAZIO LA ROCCA *
CITTA’ DEL VATICANO - Scandalo all’ombra di S. Pietro. Le autorità vaticane tre giorni fa hanno sospeso dall’incarico e sottoposto a procedimento disciplinare un monsignore capoufficio di uno dei più importanti dicasteri pontifici, la Congregazione per il Clero, il "ministero" pontificio retto dal cardinal-prefetto Claudio Hummes, brasiliano, che sovrintende, tra l’altro, alla gestione degli oltre 400 mila sacerdoti presenti in tutte le diocesi del mondo e alla formazione religiosa di seminaristi e catechisti.
Motivo: l’alto prelato - un monsignore di circa 60 anni ben portati, titolare di rubriche giornalistiche su siti attenti alla vita della Chiesa e del Vaticano, tra i volti più noti dell’emittente cattolica Telepace dove per anni ha curato rubriche a carattere religioso - avrebbe preso parte, anonimamente, alla discussa prima puntata di Exit presentata da Ilaria D’Amico e andata in onda il primo ottobre scorso sull’emittente La7, che tra i reportage trasmessi ha presentato anche una inchiesta sull’omosessualità dei preti nella Chiesa cattolica.
Nel servizio, quattro persone che si presentavano come sacerdoti, ripresi con volti e voci contraffatte con alle spalle edifici religiosi con flash puntati pure sullo sfondo di piazza San Pietro, avevano confessato le loro preferenze sessuali, ammettendo senza troppi giri di parole di essere gay.
Uno dei quattro intervistati, stando a quanto hanno verificato i vertici della Congregazione per il Clero, sarebbe uno dei monsignori che ricopre la carica di capo ufficio nello stesso dicastero. Un alto prelato fino a pochi giorni fa in "ascesa" nell’establishment vaticano, perché titolare di altri due importanti incarichi, alla Commissione speciale per la trattazione delle cause di dispensa dei sacerdoti e alla Peregrinatio Ad Petri Sedem, l’organismo responsabile dei pellegrinaggi in arrivo in Vaticano, nell’ambito del quale operava nella Consulta pastorale.
Nell’intervista concessa ad Exit si vede che il monsignore fa accomodare spontaneamente nel suo ufficio il suo interlocutore al quale rivela con molta naturalezza la sua omosessualità, spiegando persino di "non sentirsi in peccato", ma di doverlo fare di nascosto per non essere richiamato dai superiori vista l’attuale ferma opposizione della dottrina cattolica in materia di celibato sacerdotale ed omosessualità.
Quasi un guanto di sfida sul piano della pastorale sociosessuale lanciato alle autorità pontificie dall’interno del Vaticano, nella convinzione di poter parlare liberamente perché protetto dall’anonimato. Ma non tutto - a quanto sembra - è andato per il verso giusto, perché subito dopo la messa in onda del servizio in Vaticano qualcuno ha riconosciuto la stanza dell’incauto sacerdote trasformata in improvvisato set per registrare l’intervista, e dove si sospetta possa essere avvenuto anche qualche "episodio" a luci rosse.
Riconosciuti nel filmato pure l’ascensore di accesso alla Congregazione del Clero e la porta di ingresso del dicastero, ripresi dalle telecamere mentre il prelato fa accomodare l’intervistatore. Dopo una più attenta verifica del servizio ed una veloce inchiesta interna, facilitata anche dal fatto che l’unico a tenere la chiave dell’ufficio era il capo ufficio incriminato, il monsignore è stato immediatamente sospeso dall’incarico e denunciato alle autorità giudiziarie pontificie che hanno subito aperto un fascicolo a suo carico.
Da tre giorni la porta dell’ufficio è chiusa a chiave, nessuno vi può entrare, il telefono squilla a vuoto, sia quello del posto di lavoro del monsignore che quello di casa. Non si sa se dopo la sospensione si arriverà al licenziamento, eventualità che dovrà essere presa in considerazione dal tribunale pontificio dopo un dibattimento previsto dalle leggi vaticane. Da qualche giorno, però, dell’alto prelato si sono perse le tracce.
* la Repubblica, 13 ottobre 2007.
* VIDEO (da YouTube): INCHIESTA DI EXIT. LA La7, Chiesa e omosessualità (13 ottobre 2007)
ANSA» 2007-10-13 10:46
SI DICHIARA GAY IN TV, MONSIGNORE SOSPESO
CITTA’ DEL VATICANO - Il Vaticano ha confermato di aver sospeso dalle sue funzioni un monsignore di Curia che aveva confessato di essere un gay attivo, sotto anonimato e con il viso oscurato. Il presule è stato riconosciuto e allontanato immediatamente dal suo incarico. Su lui, la Santa Sede ha aperto un procedimento. A confermare sostanzialmente la notizia, anticipata oggi da ’Repubblica ’, è intervenuto il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi.
"Non posso smentire il fatto", ha spiegato padre Lombardi. "I superiori - ha aggiunto - stanno trattando la situazione con la dovuta riservatezza e con il dovuto rispetto per la persona interessata, anche se questa persona ha sbagliato". Le autorità vaticane - ha proseguito - "devono intervenire con la decisione e la severità richieste da un comportamento non compatibile con il servizio sacerdotale e con la missione della Santa Sede". Padre Lombardi ha riferito che il monsignore é stato sospeso immediatamente dal suo incarico di Curia, ma ha detto di non sapere se e quando verranno presi contro di lui altri provvedimenti. "La faccenda - ha ribadito - è trattata con la massima riservatezza".
«La mia casa è aperta a tutti»: Il Papa benedice il restaurato «Portone di Bronzo» del ’600 (Avvenire, 13.10.2007).
« E sprimo di cuore l’auspicio che quanti entrano per il Portone di Bronzo possano sentirsi sin dal loro ingresso accolti dall’abbraccio del Papa. La casa del Papa è aperta a tutti». Con queste parole Benedetto XVI si è rivolto a quanti hanno partecipato - alle 12 di ieri - all’inaugurazione del Portone di Bronzo, la storica porta d’ingresso del Palazzo apostolico e della «casa del Papa», a conclusione dei restauri del colossale manufatto, durati «due anni di paziente e ingegnoso lavoro», ha affermato Ratzinger. La cerimonia di benedizione e inaugurazione è un evento «significativo per la funzione che questo singolare Portone svolge e per i secoli di storia ecclesiale che esso ha visto scorrere», ha commentato il Papa prima di ripercorrere la storia del Portone.
Realizzato da Giovanni Battista Soria e Orazio Censore durante il pontificato di Paolo V, nel 1663 - dopo il colossale intervento architettonico dovuto a Gian Lorenzo Bernini - fu spostato nell’odierna posizione, sulla soglia tra il Colonnato di piazza San Pietro e il Braccio di Costantino. «Usurato dal tempo, si pensò di restaurarlo in occasione del Grande Giubileo del 2000, ma questa operazione di radicale ripristino si è resa possibile solo qualche anno dopo - ha detto il Papa -. Il Portone è stato così smontato e non solo accuratamente ricondotto alla sua bellezza originaria secondo i metodi e le tecniche più moderni, bensì anche consolidato con un’anima di acciaio. Ed ora ha ripreso il suo posto e la sua funzione, sotto il bel mosaico raffigurante la Madonna col Bambino tra i Santi Pietro e Paolo. Proprio perché segna l’accesso alla Casa di colui che il Signore ha chiamato a guidare come Padre e Pastore l’intero Popolo di Dio - ha aggiunto - questo Portone assume un valore simbolico e spirituale. Lo varcano coloro che vengono per incontrare il Successore di Pietro. Vi transitano pellegrini e visitatori diretti nei vari Uffici del Palazzo apostolico. Esprimo di cuore l’auspicio che quanti entrano per il Portone di Bronzo possano sentirsi sin dal loro ingresso accolti dall’abbraccio del Papa. La Casa del Papa è aperta a tutti». Infine il grazie ai Servizi tecnici del Governatorato e ai laboratori di restauro dei Musei Vaticani - che hanno diretto e realizzato i lavori -, all’Ordine Equestre del Santo Sepolcro e al Credito Artigiano per il sostegno finanziario.
Sul tema, nel sito, si cfr.:
MEMORIA DI FRANCESCO D’ASSISI: "VA RIPARA LA MIA CASA".
"Deus caritas est": la verità recintata!!!
IL VAN GELO DI RATZINGER E’ IL VANGELO DELL’IMPERATORE COSTANTINO
SULLA VIA DELLA VERITA’, NON DELLA MENZOGNA!!!
DOPO WOJTYLA, LA CHIESA SULLA STRADA ... DELLE "TRE SCIMMIETTE".
LA PERDITA TOTALE DI CREDIBILITA’ E LA CATASTROFE DEL VATICANO.
Benedetto XVI alla celebrazione dei vespri in occasione della riapertura della Cappella Paolina
Il volto degli apostoli
Un "luogo riservato di preghiera per il Papa e per la Famiglia pontificia": così Benedetto XVI ha definito la Cappella Paolina, riaperta al culto sabato 4 luglio dopo un lungo restauro. Nell’occasione il Papa vi ha presieduto la celebrazione dei Vespri.
Signori Cardinali,
venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle!
Si realizza quest’oggi, a pochi giorni dalla solennità dei Santi Pietro e Paolo e dalla chiusura dell’Anno Paolino, il mio desiderio di poter riaprire al culto la Cappella Paolina. Nelle Basiliche Papali di San Paolo e di San Pietro abbiamo vissuto le celebrazioni solenni in onore dei due Apostoli; questa sera, quasi a completamento, ci raccogliamo nel cuore del Palazzo Apostolico, nella Cappella che è stata voluta dal Papa Paolo III e realizzata da Antonio da Sangallo il Giovane, proprio quale luogo riservato di preghiera per il Papa e per la Famiglia pontificia. Aiutano a meditare e a pregare in maniera quanto mai efficace i dipinti e le decorazioni che la abbelliscono, in particolare i due grandi affreschi di Michelangelo Buonarroti, che sono gli ultimi della sua lunga esistenza. Rappresentano la conversione di Paolo e la crocifissione di Pietro.
Lo sguardo è attratto innanzitutto dal volto dei due Apostoli. È evidente, già dalla loro posizione, che questi due volti giocano un ruolo centrale nel messaggio iconografico della Cappella. Ma, al di là della collocazione, essi ci attirano subito "oltre" l’immagine: ci interrogano e ci inducono a riflettere. Anzitutto, soffermiamoci su Paolo: perché è rappresentato con un volto così anziano? È il volto di un uomo vecchio, mentre sappiamo - e lo sapeva bene anche Michelangelo - che la chiamata di Saulo sulla via di Damasco avvenne quando egli era circa trentenne. La scelta dell’artista ci porta già fuori dal puro realismo, ci fa andare oltre la semplice narrazione degli eventi per introdurci ad un livello più profondo. Il volto di Saulo-Paolo - che è poi quello dello stesso artista ormai vecchio, inquieto e in cerca della luce della verità - rappresenta l’essere umano bisognoso di una luce superiore. È la luce della grazia divina, indispensabile per acquistare una vista nuova, con cui percepire la realtà orientata alla "speranza che vi attende nei cieli" - come scrive l’Apostolo nel saluto iniziale della Lettera ai Colossesi, che abbiamo appena ascoltato (1, 5).
Il volto di Saulo caduto a terra è illuminato dall’alto, dalla luce del Risorto e, pur nella sua drammaticità, la raffigurazione ispira pace e infonde sicurezza. Esprime la maturità dell’uomo interiormente illuminato da Cristo Signore, mentre attorno ruota un turbinìo di eventi in cui tutte le figure si ritrovano come in un vortice. La grazia e la pace di Dio hanno avvolto Saulo, lo hanno conquistato e trasformato interiormente. Quella stessa "grazia" e quella stessa "pace" egli annuncerà a tutte le sue comunità nei suoi viaggi apostolici, con una maturità di anziano non anagrafica, ma spirituale, donatagli dal Signore stesso. Qui dunque, nel volto di Paolo, possiamo già percepire il cuore del messaggio spirituale di questa Cappella: il prodigio cioè della grazia di Cristo, che trasforma e rinnova l’uomo mediante la luce della sua verità e del suo amore. In questo consiste la novità della conversione, della chiamata alla fede, che trova il suo compimento nel mistero della Croce.
Dal volto di Paolo passiamo così a quello di Pietro, raffigurato nel momento in cui la sua croce rovesciata viene issata ed egli si volta a fissare chi lo sta osservando. Anche questo volto ci sorprende. L’età rappresentata qui è quella giusta, ma è l’espressione a meravigliarci e interrogarci. Perché questa espressione? Non è un’immagine di dolore, e la figura di Pietro comunica un sorprendente vigore fisico. Il viso, specialmente la fronte e gli occhi, sembrano esprimere lo stato d’animo dell’uomo di fronte alla morte e al male: c’è come uno smarrimento, uno sguardo acuto, proteso, quasi a cercare qualcosa o qualcuno, nell’ora finale. E anche nei volti delle persone che gli stanno intorno risaltano gli occhi: serpeggiano sguardi inquieti, alcuni addirittura spaventati o smarriti. Che significa tutto questo? È ciò che Gesù aveva predetto a questo suo Apostolo: "Quando sarai vecchio un altro ti porterà dove tu non vuoi"; e il Signore aveva aggiunto: "Seguimi" (Gv 21, 18.19). Ecco, si realizza proprio ora il culmine della sequela: il discepolo non è da più del Maestro, e adesso sperimenta tutta l’amarezza della croce, delle conseguenze del peccato che separa da Dio, tutta l’assurdità della violenza e della menzogna. Se in questa Cappella si viene a meditare, non si può sfuggire alla radicalità della domanda posta dalla croce: la croce di Cristo, Capo della Chiesa, e la croce di Pietro, suo Vicario sulla terra.
I due volti, su cui si è soffermato il nostro sguardo, stanno l’uno di fronte all’altro. Si potrebbe anzi pensare che quello di Pietro sia rivolto proprio al volto di Paolo, il quale, a sua volta, non vede, ma porta in sé la luce di Cristo risorto. È come se Pietro, nell’ora della prova suprema, cercasse quella luce che ha donato la vera fede a Paolo. Ecco allora che in questo senso le due icone possono diventare i due atti di un unico dramma: il dramma del Mistero pasquale: Croce e Risurrezione, morte e vita, peccato e grazia. L’ordine cronologico tra gli avvenimenti rappresentati è forse rovesciato, ma emerge il disegno della salvezza, quel disegno che lo stesso Cristo ha realizzato in se stesso portandolo a compimento, come abbiamo poc’anzi cantato nell’inno della Lettera ai Filippesi. Per chi viene a pregare in questa Cappella, e prima di tutto per il Papa, Pietro e Paolo diventano maestri di fede. Con la loro testimonianza invitano ad andare in profondità, a meditare in silenzio il mistero della Croce, che accompagna la Chiesa fino alla fine dei tempi, e ad accogliere la luce della fede, grazie alla quale la Comunità apostolica può estendere fino ai confini della terra l’azione missionaria ed evangelizzatrice che le ha affidato Cristo risorto. Qui non si fanno solenni celebrazioni con il popolo. Qui il Successore di Pietro e i suoi collaboratori meditano in silenzio e adorano il Cristo vivente, presente specialmente nel santissimo Sacramento dell’Eucaristia.
L’Eucaristia è il sacramento in cui si concentra tutta l’opera della Redenzione: in Gesù Eucaristia possiamo contemplare la trasformazione della morte in vita, della violenza in amore. Nascosta sotto i veli del pane e del vino, riconosciamo con gli occhi della fede la stessa gloria che si manifestò agli Apostoli dopo la Risurrezione, e che Pietro, Giacomo e Giovanni contemplarono in anticipo sul monte, quando Gesù si trasfigurò davanti a loro: evento misterioso, la Trasfigurazione, che il grande quadro di Simone Cantarini ripropone anche in questa Cappella con forza singolare. In realtà però tutta la Cappella - gli affreschi di Lorenzo Sabatini e Federico Zuccari, le decorazioni dei numerosi altri artisti convocati qui in un secondo momento dal Papa Gregorio xiii -, tutto, potremmo dire, qui confluisce in un medesimo unico inno alla vittoria della vita e della grazia sulla morte e sul peccato, in una sinfonia di lode e di amore a Cristo redentore che risulta altamente suggestiva.
Cari amici, al termine di questa breve meditazione, vorrei ringraziare quanti hanno cooperato affinché noi potessimo nuovamente godere di questo luogo sacro completamente restaurato: il Prof. Antonio Paolucci e il suo predecessore il Dott. Francesco Buranelli, che, quali Direttori dei Musei Vaticani, hanno sempre avuto a cuore questo importantissimo restauro; i vari operatori specialisti che, sotto la direzione artistica del Prof. Arnold Nesselrath, hanno lavorato sugli affreschi e sui decori della Cappella e, in particolare, il Maestro Ispettore Maurizio De Luca e la sua assistente Maria Pustka, che hanno diretto i lavori e sono intervenuti sui due murali di Michelangelo, avvalendosi della consulenza di una commissione internazionale formata da studiosi di chiara fama. La mia riconoscenza va altresì al Cardinale Giovanni Lajolo ed ai suoi collaboratori del Governatorato, che hanno prestato all’opera speciale attenzione. E naturalmente un caloroso e doveroso grazie rivolgo ai benemeriti mecenati cattolici, americani e non, ossia ai Patrons of the Arts, impegnati generosamente nella salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale in Vaticano, i quali hanno reso possibile il risultato che oggi ammiriamo. A tutti e a ciascuno giunga l’espressione della mia riconoscenza più cordiale.
Canteremo tra poco il Magnificat. Maria Santissima, Maestra di preghiera e di adorazione, insieme con i santi Pietro e Paolo, ottenga abbondanti grazie a quanti si raccoglieranno con fede in questa Cappella. E noi questa sera, grati a Dio per le sue meraviglie, e specialmente per la morte e risurrezione del suo Figlio, eleviamo a Lui la nostra lode anche per quest’opera giunta oggi al suo compimento. "A Colui, che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che opera in noi, a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù, per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen" (Ef 3, 20-21).
VATTIMO: FENOMENO DIFFUSO NELLA CHIESA CI VORREBBE UNA MAGGIORE TOLLERANZA
"Ho tanti racconti di giovani ragazzi che si prostituiscono e fanno gli amanti di vescovi"
(Corriere della Sera, domenica, 14 ottobre 2007)
ROMA - Gianni Vattimo ha sentito del monsignore sospeso?
«Beh, se ne è andato a parlarne in tv, accidenti...».
Come ha reagito alla notizia uno come lei, che è filosofo, credente e anche omosessuale?
«Vorrei una maggiore tolleranza da parte della Chiesa verso i preti gay».
Ce ne sono molti di preti omosessuali secondo lei?
«Direi».
Direbbe o dice?
«Dico. Perlomeno dalla mia esperienza di confessioni anche epistolari e di racconti. Come quel monsignore romano che..».
Che?
«Mi ha raccontato che ci sono molti piccoli prelati che si iscrivono all’Arcigay con nomi falsi per potere avere gli sconti nelle saune. E poi...».
Poi?
« Ho tanti racconti di giovani ragazzi che si prostituiscono e fanno gli amanti di vescovi».
A lei è mai capitato di avere a che fare con i preti?
«Mai. Né da grande né da ragazzino. E dire che quando ero ragazzino frequentavo tutte le sagrestie».
Ha mai subito avances o molestie da parte di qualche prete?
«No. Dovevo essere piuttosto bruttino, evidentemente. Se mi fosse successo non me ne lamenterei, comunque».
Chiede tolleranza verso i preti gay?
«Verso i gay, in generale. Del resto nell’Antico testamento il divieto di giacere con un essere dello stesso sesso è equiparato al divieto di mangiare orbettini».
Orbettini?
«Sì, serpentelli. Ha mai visto la Chiesa schierarsi in una campagna contro i serpentelli?».
ansa» 2007-10-13 16:57
SI DICHIARA GAY IN TV, MONSIGNORE SOSPESO
(di Elisa Pinna)
CITTA’ DEL VATICANO - E’ stato tradito dal desiderio di voler apparire in televisione, anche se con il volto coperto e la voce artificialmente alterata, per parlare della sua omosessualità. Così il religioso, 60 anni, nato in provincia di Trento, monsignore di Curia e capo di un sotto-dicastero alla Congregazione per il Clero, è stato riconosciuto da colleghi e superiori e immediatamente sospeso dal suo incarico in Vaticano.
Su di lui la Santa Sede ha anche aperto un procedimento che potrebbe portare a sanzioni più pesanti: un ’licenziamento’ definitivo e, forse, la "sospensione a divinis", ovvero il divieto di celebrare messa e sacramenti. Una punizione, questa, che, nel caso, gli sarà data dal suo vescovo titolare (ovvero il responsabile della diocesi di Trento). Il sito cattolico "Petrus", di cui il religioso era collaboratore e che lo ha già licenziato, ha pubblicato il nome per esteso e la foto del religioso.
L’Ansa non ne riporta le generalità per rispetto al diritto alla privacy dei cittadini italiani in ordine alle loro tendenze sessuali.
Padre Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha annunciato che le "autorità superiori" stanno trattando il caso con "severità e decisione", anche se con la "dovuta riservatezza". Tutto è nato dalla decisione del monsignore di partecipare, confidando nell’anonimato, alla trasmissione "Exit" di La 7, sui preti gay. Forse non credendo di potere essere identificato, Ha fatto salire gli intervistatori nel suo studio, alla Congregazione per il Clero, il palazzo che si affaccia su Piazza San Pietro. Al giornalista di La 7 ha confessato il suo essere un gay attivo ed ha anche affermato di "non sentirsi in peccato", ma di dover agire di nascosto, data la dottrina cattolica in materia. Quando Exit ha mandato in onda il servizio, molti in Vaticano hanno sobbalzato: quello studio era noto, così come l’androne e le scale dell’edificio, riprese dalla troupe televisiva. E quel sacerdote, che parlava con grande disinvoltura di rapporti omosessuali, non poteva che essere lui. Il religioso è molto conosciuto in Curia, non solo per il ruolo che ricopre in una della Congregazioni vaticane più importanti (dove passano i destini dei circa 400 mila sacerdoti nel mondo), ma anche per il suo attivismo mediatico: cura rubriche catechistiche su ’Telepace’’ (fino a qualche tempo fa celebrava via etere la messa mattutina), gestisce un sito internet intestato a suo nome (oggi improvvisamente ’spento’), parla ai suoi fedeli attraverso un blog, è autore di diversi libri divulgativi, e non manca mai alle cerimonie importanti. Vicino di casa dell’allora card. Joseph Ratzinger, fu il primo a salutarlo, nell’androne del palazzo, quando il porporato divenne pontefice.
La notizia della sua sospensione, avvenuta tre giorni fa, è stata anticipata oggi da "Repubblica" e confermata dal Vaticano. "Non posso smentire il fatto", ha spiegato padre Lombardi. "I superiori - ha aggiunto - stanno trattando la situazione con la dovuta riservatezza e con il dovuto rispetto per la persona interessata, anche se questa persona ha sbagliato". Le autorità vaticane - ha proseguito - "devono intervenire con la decisione e la severità richieste da un comportamento non compatibile con il servizio sacerdotale e con la missione della Santa Sede". Padre Lombardi ha riferito che il monsignore é stato sospeso immediatamente dal suo incarico di Curia, ma ha detto di non sapere se e quando verranno presi contro di lui altri provvedimenti. "La faccenda - ha ribadito - è trattata con la massima riservatezza". Intanto il protagonista dello scandalo si è reso irreperibile.
PETRUS. iL QUOTIDIANO ON-LINE... Esclusivo - Parla Monsignor Stenico: “Non sono gay, il mio era un esperimento per scrivere un libro contro l’omosessualità nel clero”
di Bruno Volpe *
CITTA’ DEL VATICANO - Chi lo conosce, sa della sua passione per il Servo di Dio Paolo VI. Monsignor Tommaso Stenico (nella foto) non ha mai perso occasione per ricordare, anche da queste colonne, il Papa bresciano dimenticato dalla storia. Ed è forse proprio da Giovan Battista Montini che ha preso esempio mantenendo la calma in un momento così burrascoso - il peggiore che potrebbe vivere un sacerdote - della propria vita personale e religiosa. Con calma, dunque, il grande accusato, il prete ripreso dalle telecamere nascoste di “Exit” (La7) mentre ospita in Vaticano un ragazzo omosessuale conosciuto in una chat room a luci rosse, parla e racconta la sua versione dei fatti, partendo con una considerazione che, per onestà intellettuale e professionale, pubblichiamo: "Francamente, da “Petrus” non mi aspettavo questo trattamento, ma cristianamente sopporto, non faro’ querele, il tempo e’ galantuomo ed io sono cristiano".
Monsignore, si tratta di un’intervista delicata: che può dirci su quanto riportato dalla stampa?
"Confermo, l’episodio e’ avvenuto realmente".
Come sarebbe a dire, si autoaccusa?
"Assolutamente no. Magari sono stato un grande ingenuo, forse ho peccato di superficialita’. Il ragazzo de La 7 e’ veramente entrato nel mio studio, il personaggio ripreso sono io, non contesto le riprese e le evidenze, e’ tutto sacrosantemente vero. Ma io non sono gay, anzi ho dovuto difendermi da ben altre insinuazioni per la mia prestanza fisica...".
E allora come stanno i fatti?
"Bene, volevo scrivere e redigere un libro, una ricerca sul problema dell’omosessualità tra i preti. Oggi il demonio sta entrando nella Chiesa e lasciano solo il Papa. Dunque, mi sono messo su Internet ed ho cercato siti gay, ho contattato quel ragazzo ed è venuto da me. Sara’ stato in luglio, ora non ricordo, ma non di domenica. Fatto sta che la televisione ha carpito la mia buona fede: in sostanza era solo un esperimento, uno studio sul tema, ed io sono caduto, ma spieghero’ tutto ai miei superiori".
Agira’ contro La 7 per le riprese fatte a sua insaputa?
"Adesso non so, ma ci penserò"
Non avrebbe dovuto informare del fatto e del suo esperimento i suoi superiori?
"Forse sì, ho peccato in questo. Ma mi creda, io non ho fatto nulla di male, tant’è che sono stato io a mandare via il ragazzo".
Lei e’ stato sospeso dai suoi incarichi in Vaticano, vero?
"Sì, mi hanno sospeso ed è iniziato un procedimento disciplinare. Dal canto loro, i superiori hanno ragione ed io obbedisco; forse la difesa avrebbe necessita’ di maggiori garanzie, ma mi metto anche nei loro panni. Lo ripeto, l’episodio e’ vero, il prete sono io, ma si tratta solo di un banale equivoco, lo chiariro’ e subito".
EXIT
di Gianluca Barile *
CITTA’ DEL VATICANO - Il Direttore di un quotidiano, sia esso di carta stampata o Internet, ha il dovere di assumersi delle responsabilità. E’ toccato a me, quindi, comunicare già martedì scorso a Monsignor Tommaso Stenico che la sua collaborazione con “Petrus” (che era gratuita e si basava sul fatto che avevamo avuto il suo consenso a pubblicare gli editoriali riportati nel suo blog) era sospesa a causa del suo coinvolgimento nell’inchiesta giornalistica condotta dalla trasmissione “Exit” de “La7”. Un coinvolgimento palese considerato che malgrado il camuffamento del viso e della voce, anche in Vaticano, i suoi stessi superiori, lo hanno riconosciuto e identificato in quel sacerdote che, ripreso da una telecamera nascosta, incurante dei pericoli ed irrispettoso del luogo e dell’abito che indossava, portava nel suo ufficio un giovane conosciuto in una chat room a luci rosse per tentare di consumare un rapporto sadomaso che poi - grazie a Dio - non c’è stato. Monsignor Stenico sostiene che si trattava di un esperimento, che è stata una leggerezza e che il suo era solo il tentativo di scrivere un libro per denunciare l’omosessualità nel clero. Sospendiamo il giudizio: solo lui conosce la realtà deo fatti. Ma ancora oggi, più forti che mai, risuonano nella nostra mente le parole dell’allora Cardinale Joseph Ratzinger alle meditazioni per la Via Crucis del 2005: “Signore, la tua Chiesa è una barca che affonda...quanta sporcizia nella tua Chiesa!”. Dunque, non è nostra intenzione insediare tribunali mediatici ed emettere sentenze; anche perché ben sappiamo che un giorno saremo giudicati con lo stesso rigore, o la stessa misericordia, con cui abbiamo giudicato in vita. Ma lo stesso Monsignor Stenico converrà con noi sul fatto che - se le cose stanno diversamente da quanto lui sostiene - sia stato oltremodo scandaloso, vergognoso, ignobile, blasfemo, demoniaco che abbia tentato di consumare un rapporto sessuale - lui che ha fatto promessa di castità - non solo tra le pareti che lo hanno chiamato a santificarsi per il bene della Chiesa, ma addirittura nel luogo simbolo della Cristianità, il Vaticano, laddove Pietro è andato incontro al martirio e da dove continua a parlarci ogni giorno per bocca dei suoi Sommi successori. «Mundamini, qui fertis vasa Domini» - Purificatevi, voi che portate i vasi sacri del Signore: queste parole del profeta Isaia (Is. LII, 11) tornano alla mente come un monito e come un richiamo alla santità richiesta a quanti sono insigniti dell’Ordine sacro. Un monito che nell’antico Pontificale veniva rivolto dal Vescovo all’ordinando Diacono, ricordandogli che se sino ad allora non aveva saputo essere «ab omni illecebra carnis alienus», estraneo ad ogni peccato della carne, lo diventasse almeno a partire da quel momento, visto che nel sacro ministero quell’uomo diventa cooperatore della Consacrazione, della quale sarà poi protagonista nel Sacerdozio. Eppure in quelle stesse tremende parole del Pontificale si trova una luce di grande umanità: la consapevolezza che il Sacerdote è pur sempre un uomo, ferito come tutti dal vulnus del peccato originale e come tutti sottoposto alle seduzioni del mondo, della carne e del demonio. La liturgia glielo fa ripetere molte volte: più il suo ministero richiede la potenza divina, più il ministro si confessa «indignus», chiedendo a Dio di sopperire alle miserie della natura umana con la Sua grazia. È quella stessa umanità che sa condurre al confessionale anche i Sacerdoti, i Vescovi, i Principi della Chiesa e lo stesso Romano Pontefice, poiché nessuno è esente da colpa sinché è pellegrino in questa valle di lacrime. Il riconoscersi peccatori non dev’essere inteso tuttavia come una sterile presa d’atto di uno stato di colpa, quasi a voler legittimare le proprie cadute o addirittura ad attribuirne la responsabilità a Colui che pur volendoci santi ci ha lasciato alla mercé delle tentazioni: l’atto umile del «mea culpa» ed il ricorso fiducioso all’aiuto di Dio dev’essere sprone a migliorarsi, a crescere nella santità, ad evitare le occasioni di peccato e ad espiare nella preghiera e nella penitenza le colpe passate. Vivere costantemente al cospetto della Maestà divina e sotto lo sguardo benigno della nostra santissima Madre, «Auxilium Christianorum», è certamente uno dei modi più efficaci per essere veramente «ab omni illecebra carnis alienus». La società profana - che ama gli scandali degli ecclesiastici solo perché tramite questi può screditare la Chiesa a cui essi appartengono - ha uno sguardo orizzontale, privo di pietà ed estremamente disumano: si scoprono le miserie del singolo sperando che colpendo quest’ultimo si possa colpire anche l’istituzione ch’egli rappresenta. Non si vuole aiutare il ministro indegno: al contrario si sfruttano le sue colpe per accusare di indegnità l’intero Ordine sacerdotale. Quando le squallide vicende emerse a seguito del video sui preti omosessuali trasmesso nel corso del programma Exit su La7 lo scorso 1° Ottobre hanno permesso di riconoscere un nostro collaboratore - quasi due settimane orsono - noi non abbiamo gettato in pasto all’opinione pubblica le sue colpe: abbiamo invece interrotto la sua collaborazione, in attesa di un pronunciamento dell’Autorità ecclesiastica, che si è mossa immediatamente e senza aspettare che la notizia trapelasse sui giornali. Crediamo di aver agito secondo coscienza, tutelando il nome di “Petrus” e dando modo al sacerdote chiamato in causa di difendersi nelle sedi opportune. Sarà un regolare processo disciplinare o canonico a fare giustizia, non la piazza. Noi non amiamo gli scandali, ma tantomeno vogliamo coprire omertosamente chi si rende indegno del proprio ministero.
In una lettera padre Tommaso Stenico finito nella bufera dopo un’intervista
smentisce di essere omosessuale. Sospeso dal suo incarico da una settimana
Giallo sull’outing tv del monsignore
"L’ho fatto per smascherare i veri gay"
Il prelato aveva detto di "non sentirsi in peccato". Padre Lombardi aveva annunciato
"Severità per un comportamento non compatibile con sacerdozio e Santa Sede" *
CITTA’ DEL VATICANO - "Mi sono dichiarato gay per smascherare chi lo è realmente". Smentisce di essere omosessuale l’alto prelato della Congregazione per il Clero, sospeso dalla Santa Sede dagli incarichi ormai da una settimana per avere confessato in tv i propri orientamenti sessuali.
Monsignor Tommaso Stenico, questo il nome del sacerdote finito nella bufera per una confessione sotto forma anonima per la trasmissione de "La 7" Exit, in una lunga lettera spiega di avere simulato la parte del prete gay e avrebbe fatto, in base alla sua definizione il "ladro tra ladri", per smascherare i veri omosessuali nel tentativo di "redimere le vittime" e, soprattutto, per dare il proprio contributo contro la campagna montante sull’omosessualità dei preti nella Chiesa cattolica.
L’alto prelato in questione, nei confronti del quale oggi il direttore della Sala stampa vaticana padre Federico Lombardi ha confermato che si interverrà "con la decisione e la severità richiesta da un comportamento non compatibile con il servizio sacerdotale e con la Santa Sede", ha confidato di avere messo nero su bianco la sua difesa, condita di "racconti dettagliati" per controbattere alle accuse,da trasmettere ai diretti superiori della Congregazione del Clero.
Nello specifico, l’alto prelato, nella lettera conferma "punto per punto" le accuse che gli sono state mosse e che lo hanno portato alla sospensione nell’attesa che l’inchiesta faccia luce sulle reali responsabilità, precisando di "non essere gay" e di avere simulato di esserlo per dare il suo aiuto alla Chiesa. L’alto prelato, comunque, da una settimana non è più nel suo ufficio, è stato sospeso, e, se le accuse troveranno conferma, rischia di tornare alla diocesi di appartenenza.
Padre Lombardi non ha voluto rivelare il nome del monsignore, anche se a fare nome e cognome di monsignor Stenico ci ha pensato il cattolico ’Petrus’, sito nato e legato al pontificato di Ratzinger, che pubblica anche la foto del sacerdote. Il presule era un collaboratore di ’Petrus’ ed il direttore responsabile del sito, Gianluca Barile, afferma di averlo licenziato già da martedì scorso (9 ottobre).
Secondo il direttore di Petrus, "è oltremodo scandaloso, vergognoso, ignobile, blasfemo, demoniaco che un sacerdote tenti di consumare un rapporto sessuale - lui che ha fatto voto di castità - non solo tra le pareti che lo hanno chiamato a santificarsi per il bene della Chiesa, ma addirittura nel luogo simbolo della Cristianità, il Vaticano, laddove Pietro è andato incontro al martirio e da dove continua a parlarci ogni giorno per bocca dei suoi sommi successori".
Il monsignore finito nella bufera ha sessanta anni ben portati e oltre a ricoprire l’incarico di capo ufficio della Congregazione del Clero è stato anche un volto dell’emittente cattolica "Telepace". Anche se era membro della Commissione speciale per la trattazione delle cause di dispensa dei sacerdoti e della Peregrinatio "Ad Petri sedem", l’organismo che cura l’accoglienza dei pellegrinaggi, non era certamente in ascesa: contro di lui giocavano l’esuberanza del carattere e una punta di esibizionismo che lo spingeva, ad esempio, a indossare un cappello a larghe tese al posto di quello da sacerdote o del semplice basco ormai prediletto da quasi tutti i preti.
Nell’intervista trasmessa da "La 7" (che ha raccolto le testimonianze di quattro persone che si presentavano come sacerdoti, ripresi con volti e voci contraffatte, con alle spalle edifici religiosi) il prelato aveva ammesso di essere gay, aggiungendo perfino di "non sentirsi in peccato" e di aver scelto l’anonimato "per non essere richiamato dai superiori vista l’attuale ferma opposizione della dottrina cattolica in materia di celibato sacerdotale ed omosessualità".
Nel filmato però erano riconoscibili l’ascensore di accesso alla Congregazione del Clero e la porta di ingresso del dicastero, ripresi dalle telecamere mentre il monsignore faceva accomodare l’intervistatore. Dopo una veloce inchiesta interna al dicastero diretto dal cardinale Claudio Hummes, facilitata anche dal fatto che Tommaso Stenico era l’unico a tenere la chiave dell’ufficio, sono arrivati i provvedimenti disciplinari.
Il sacerdote abita in un edificio di proprietà della Santa Sede proprio di fronte alle Mura Leonine, dove da tre giorni la porta dell’appartamento è chiusa e il telefono squilla a vuoto. Presto dovrà lasciare anche l’immobile. Dopo la sospensione sembra infatti certo che in tempi brevi arriverà anche il licenziamento, che dovrà essere deciso dal Tribunale Vaticano. Ma sulla sentenza ci sono pochi dubbi: con Benedetto XVI la linea è quella della "tolleranza zero" nei riguardi di tutti i sacerdoti che non rispettano il voto di castità, come hanno potuto sperimentare già diversi altri prelati allontanati dopo l’elezione di Ratzinger.
* la Repubblica, 13 ottobre 2007.
In un documento integrale
L’alto prelato sospeso dall’incarico: ’’Non sono gay, volevo investigare non praticare’’
Dopo le accuse di omosessualità, monsignor Tommaso Stenico esce allo scoperto per "fare chiarezza" sulle "calunnie" di cui è accusato e all’Adnkronos dice che mai avrebbe immaginato di finire al centro di uno "scandalo": ’’Io non ho mai avuto e non ho nulla da nascondere, o da temere"
Roma, 13 ott. (Adnkronos) - Dopo le accuse di omosessualità rivolte a monsignor Tommaso Stenico, l’alto prelato esce allo scoperto per "fare chiarezza" sulle "calunnie" di cui è accusato. E afferma di avere architettato un piano al fine di "investigare non certo per praticare": mai avrebbe immaginato di finire al centro di uno "scandalo". "Io non ho mai avuto e non ho nulla da nascondere, o da temere", afferma il monsignore che è stato sospeso dalla Santa Sede, parlando all’ADNKRONOS alla quale ha consegnato il documento integrale nel quale spiega che non è un omosessuale. ’’Ladro tra i ladri’’, il presule aveva come unico scopo ’’quello di investigare per conoscere ricorrendo alla tecnica strumentale fin’anche di stare al gioco per ottenere informazioni’’
L’alto prelato aveva fatto la sua confessione sotto forma anonima per la trasmissione ’Exit’ ed era stato poi identificato. "Ho trascorso la mia vita sacerdotale perseguitato da calunnie, da invidie e da gelosie", scrive con amarezza nella sua lunga difesa. "Sono sacerdote da 36 anni - si legge nel documento - da 25 anni lavoro nella Curia Romana, da oltre 30 sono psicologo e psicoterapeuta iscritto all’Albo degli psicologi del Lazio. Ho dedicato la mia attenzione alle famiglie in difficoltà, alle giovani coppie che si preparavano al matrimonio e in modo speciale alle problematiche dei sacerdoti e delle anime consacrate. Lo faccio nei ritagli di tempo libero dall’ufficio. Ho sempre voluto e preteso di occuparmi di tutto l’uomo: del suo spirito e della sua psiche". Nella sua lunga esperienza, dice il presule, ha scoperto che "le nuove povertà sono in gran parte segnate dal disagio psichico. Nel corso di questo servizio di carità ho potuto toccare con mano l’abbrutimento psicologico in cui anno dopo anno i soggetti cadevano".
Continua la difesa accorata di monsignor Stenico: "Nel periodo della mia preparazione psicoterapeutica, non mi ero imbattuto in problematiche così forti e complesse, ma vederle ora dichiarare da soggetti con nome e cognome e per di più sacerdoti ho iniziato a percepire un disagio straziante e una volontà di conoscere teoreticamente le nuove cause e la fenomenologia sottostante per aiutare. Non credo sia sfuggito a nessuno l’evidente e aperto attacco alla Chiesa". Proprio "in virtù del mio essere psicoterapeuta e nella consapevolezza e fierezza del mio essere prete mi sono imposto di fare qualcosa".
Ecco il piano che, a detta dell’alto prelato, sarebbe servito per smascherare l’omosessualità. "Ne ho parlato a lungo con il mio padre spirituale che mi ha confermato lo stato pietoso e disperato di non pochi sacerdoti, supplicandomi di difendere la Chiesa. Ci ho pregato sopra per molto tempo. E’ nata da qui l’idea di farmi ’’ladro’’ tra i ladri? ricorrendo al linguaggio dei ladri? per carpire se vi fosse una regia? una strategia? un filo rosso? entrando nel doppio ruolo di prete e psicanalista"."In questo modo ho scoperto che è così. Vi è proprio il piano diabolico di gruppi di satanisti che ’’puntano’’ i preti.
"Per rendermi conto della verità di tutto ciò - prosegue - non ho pensato al luogo dove ricevere un possibile informatore contattato nella rete. Dalle sue istanze ed esigenze, fingendomi ’’ladro tra i ladri’’ ho appurato le sue presunte esigenze e le ho strumentalizzate per il fine". Il ricevimento delle persone, come dice, era dovuto al fatto che "per me era solo importante conoscere, non certo praticare. Il mio scopo era solo quello di investigare per conoscere ricorrendo alla tecnica strumentale fin’anche di stare al gioco per ottenere informazioni". "Ovviamente - si dispera - non avrei mai immaginato di diventare io stesso un soggetto ’’puntato’’ per essere a mia volta strumentalizzato. Dallo essere psicoterapeuta-sacerdote che voleva solo capire e non certo praticare, venivo interpretato dalla nascosta telecamera come prete squalificato. Per di più, dal ragazzo, inviato per motivi ben diversi, (prova ne era la telecamera che portava con sé), non sono riuscito ad avere quelle informazioni per cui avevo architettato il piano"
"Non mi stupirei se tutto questo fosse il frutto di una denuncia da me fatta al Comando dei Carabinieri della Stazione di S. Pietro contro un ragazzo (inviatomi appositamente ???) - si chiede - che voleva ringraziare con una prestazione sessuale il mio interessamento per un posto di lavoro. Al mio totale e categorico rifiuto a tali pratiche oscene ho eposto la denuncia in parola". Il monsignore è un fiume in piena e non riesce a farsi una ragione dello scandalo nel quale è caduto: "Sono persona che non ama lo scandalo, non lo crea, non lo cerca, semmai lo contiene e lo smorza. Come avrei potuto creare lo scandalo di cui mi si accusa? - chiede -. Sono sempre stato responsabile delle mie azioni e parole. Amo il dicastero per il Clero, le sue attività, la cura pastorale per i preti. Il mio pensiero è apertamente conosciuto. Alla mia età non si può barare". "Mi sono fatto carico per tanti anni della miseria altrui, mettendo in conto anche l’ipotesi di pagare di persona. Ma solo facendo nulla, non avrei corso alcun rischio. Ma non avrei aiutato almeno un centinaio di preti, che sono la mia gioia e la mia corona. E sono ora felici di lavorare nella vigna del Signore", conclude il prelato con un’espressione che ha segnato l’inizio del pontificato di Ratzinger.