Ansa» 2008-08-14 21:16
OSSERVATORE ROMANO, TEX WILLER IN PRIMA
CITTA’ DEL VATICANO - Con un nuovo colpo a sorpresa del suo direttore Gian Maria Vian, l’Osservatore Romano é oggi tornato a stupire i suoi lettori, dedicando due pagine ai sessant’anni di Tex Willer, l’eroe dei fumetti inventato da Gian Luigi Bonelli.
In prima, il giornale del Papa pubblica addirittura la riproduzione della copertina dell’albo speciale di settembre che raffigura il famoso cow boy abbracciato ad una giovane donna indiana. E sottolinea che Tex "conserva forte attualità nella sua veste di perenne difensore della giustizia, tra uomini diversi per razza, cultura e costumi".
In un ampio articolo dedicato alla figura del ranger texano con la camicia gialla, protagonista ormai di oltre 600 avventure, il giornalista Roberto Genovesi ricostruisce la nascita del personaggio a fumetti, arrivato nelle edicole dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando un popolo italiano "stremato da un conflitto devastante dal punto di vista del sacrificio di vite umane ma anche sul piano morale" accoglie di buon grado "un giustiziere americano dalle idee chiare, capace di distinguere, ’senza se e senza ma’, il buono dal cattivo".
E’ per questo, scrive l’Osservatore, che "Tex si dimostra subito un eroe interclassista. Piace agli operai, agli studenti, agli intellettuali e ai politici". Eppure, osserva il quotidiano della Santa Sede, Tex "non ha un carattere dalle mille sfaccettature, non ha una psicologia complessa e le sue azioni sono spesso dettate da scelte nette". Quel che conta, però, è che Tex è un "esempio di rettitudine morale, di fedeltà coniugale e di amore paterno", oltre che "portatore di comportamenti irreprensibili dettati da valori non negoziabili".
Nelle storie di Tex Willer "il bene è sempre chiaramente distinguibile dal male e non vi sono mai strade alternative a quelle buone e giuste per raggiungere l’obiettivo finale". Per l’Osservatore Romano c’é poi un altro aspetto ’profetico’ di Tex: "Egli è infatti il primo eroe dei fumetti che, in tempi non sospetti, si prodiga con i fatti per sdoganare un’idea nuova e molto più vicina alla realtà dei nativi d’America. Gli indiani, nelle storie a fumetti di Tex, non vengono quasi mai dipinti come macchiette".
Tex, insieme ai suoi amici fidati, tutti esponenti di "culture di minoranza", è dunque un "simbolo vivente della condivisione tra due culture con un’apertura mentale davvero anticipatrice". Tutte buone ragioni per elogiare il cowboy più famoso del fumetto italiano, che evidentemente in Vaticano, tra tonache e ’segrete stanze’, può contare su estimatori fidati e inaspettati, pronti a scommettere su di lui.
Dopo le polemiche con il governo, il direttore della sala stampa della Santa Sede
precisa: "Le posizioni del settimanale sono responsabilità esclusiva della sua direzione’’
Il Vaticano: "Famiglia Cristiana
non esprime la nostra linea"
Il direttore don Sciortino: "Questa dichiarazione non è una sconfessione"
Il Vaticano: "Famiglia Cristiana non esprime la nostra linea"
CITTA’ VATICANO - Il Vaticano prende le distanze da Famiglia Cristiana e dai suoi scontri con il governo. A farsi portavoce della posizione della Santa Sede è padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, secondo cui il settimanale dei Paolini "è una testata importante della realtà cattolica, ma non ha titolo per esprimere né la linea della Santa Sede né quella della Conferenza episcopale italiana". "Le sue posizioni - ha aggiunto Lombardi - sono responsabilità esclusiva della sua direzione’’.
Immediata la risposta del direttore della rivista, don Antonio Sciortino: "Mai ci siamo sognati di rappresentare ufficialmente il Vaticano o la Cei, che hanno loro organi ufficiali di stampa: l’Osservatore Romano e l’Avvenire". Il sacerdote paolino sottolinea, però, che "la dichiarazione di padre Lombardi è formalmente corretta". E’ "scorretto", invece, "se qualcuno vuole interpretare questa dichiarazione come una sconfessione".
Poi spiega: "Famiglia Cristiana, come tutti gli altri organi di stampa cattolici, si ispira al Vangelo ed è in sintonia con la Dottrina Sociale della Chiesa. Noi, sui temi di cui si discute, abbiamo ospitato gli interventi del presidente dei dicasteri vaticani competenti, il cardinale Renato Raffaele Martino".
L’ultimo duro intervento di Famiglia Cristiana contro le scelte dell’esecutivo è di ieri, quando è stato anticipato l’editoriale di Beppe Del Colle in cui si augura che "non sia vero il sospetto" che in Italia sta rinascendo il fascismo "sotto altre forme". Un commento che ha scatenato la polemica.
Ma non è la prima volta, negli ultimi mesi, che il settimanale diretto da Don Antonio Sciortino critica le scelte della maggioranza. Prima ha attaccato la norma sulle impronte ai bambini rom ("una trovata indecente"), poi la "finta emergenza sicurezza". Senza dimenticare la dichiarazione durissima contro Berlusconi quando il premier aveva accusato i pm di essere sovversivi.
* la Repubblica, 14 agosto 2008
Sul tema, nel sito, si cfr.:
«Il mio primo obiettivo è tutelare chi vive nei campi nomadi in condizioni che troppo spesso di umano non hanno nulla. Nel 95 per cento dei casi il degrado è impressionante. Sono favelas al cubo... Non posso stare a guardare. Anzi, sono determinatissimo a cancellare questa offesa: affermare i diritti dei bambini e permettere loro di andare a scuola»...
«Capisco che per molti l’unica linea possibile è il pugno di ferro contro i nomadi... E capisco anche che sarebbe elettoralmente pagante. Ma non è la mia linea, non è la linea del governo». Un’espressione malinconica ’taglia’ il volto di Roberto Maroni che va avanti con un solo obiettivo: spiegare, spazzare via «pregiudizi», allontanare «incomprensioni», raccontare insomma, a un mese dal terremoto, la sua verità.
«La nostra non è un’azione di polizia, di schedatura, è l’esatto contrario... E non mi interessa correre il rischio di pagare un prezzo elettorale. Vede, molti applaudirebbero se il governo entrasse nei campi nomadi e facesse pulizia... Maroni però non è Erode! E non è al Viminale per fare propaganda elettorale. Il mio unico obiettivo è affrontare i problemi nel modo giusto».
L’incontro con il ministro è nel suo ufficio al ministero dell’Interno. C’è la scrivania con le foto dei figli, la bandiera italiana, quella della Ue e quella della ’sua’ Varese, poi c’è un tavolo basso con della frutta fresca e la collezione di piccoli elefanti portati da ogni parte del mondo. Un particolare che ’colora’ un ambiente sobrio. Maroni parla per settanta minuti e una parola viene ripetuta quasi meccanicamente: pregiudizio.
«Mi ha fatto male essere offeso come fossi un becero razzista. Poi, però, passa: oramai sono corazzato contro gli insulti...», ripete sottovoce prima di lanciare un segnale a chi da giorni lo contesta, lo critica, lo accusa: «Leggete la mia ordinanza... Capirete immediatamente: il primo obiettivo è tutelare chi vive nei campi nomadi in condizioni che troppo spesso di umano non hanno nulla... Leggete e confrontiamoci ».
Un tavolo con tutti i suoi accusatori?
Questa porta è sempre aperta; anche a quelli che mi hanno insultato. Non mi interessano le offese e potrei dirle che sarei anche pronto a porgere l’altra guancia pur di vedere la soluzione più vicina. Ma una condizione c’è: devono volerlo il confronto, devono avere l’atteggiamento di chi vuole capire... Poi tutto sarebbe più facile: capirebbero che queste misure sono, in primo luogo, nell’interesse di chi vive non in campi nomadi, ma in veri e propri lager.
Lager?
Esatto lager. Vede abbiamo censito quasi mille campi e nel 95 per cento il degrado è impressionante. Sono baraccopoli, favelas al cubo. Bambini che vivono con i topi... Io non posso stare a guardare; ora devo intervenire per cancellare questa offesa: affermare i diritti dei bambini significa metterli in condizione di vivere in modo umano... Poi c’è la scuola: tanti si sono detti pronti a sostenere la mia iniziativa se affiancata da un progetto di scolarizzazione. Quel progetto c’è, è nero su bianco nell’ordinanza.
Ha una tabella di marcia? Dei tempi fissati?
Completeremo il censimento entro metà ottobre. A quel punto partirà una campagna di comunicazione per spiegare, per far capire... L’emergenza nomadi dovrà essere chiusa entro maggio del prossimo anno. Nemmeno un mese oltre. Il nostro obiettivo? Chiudere i campi nomadi abusivi e creare strutture controllate dal punto di visto igenico-sanitario e soprattutto sicure... Vede, mi rifiuto di accettare che ci siano pezzi di territorio italiano dove si debba aver paura di entrare.
Prima accennava a una campagna di comunicazione...
Guardi questo sondaggio: otto italiani su dieci ritengono che sia giusto prendere le impronte a chi vive nei campi. Beh, mi rifiuto di pensare che siano dei beceri razzisti. E allora la spiegazione è una: la domanda di sicurezza è così forte che anche l’idea di schedatura dei bimbi rom viene accettata. Anzi auspicata.
Lei però dice: niente schedatura, solo censimento...
C’è un altro sondaggio che mi fa rabbrividire: in Italia un italiano su due ha paura dei nomadi. Non è possibile, non è giusto, non si può avere paura di una realtà fatta di persone. E poi in Europa è diverso: sono quindici su cento i francesi che hanno paura dei nomadi e tredici gli spagnoli... Io voglio portare la percentuale italiana alla media europea che è al 24 per cento. E lo voglio fare in tempi rapidi. Voglio correggere il messaggio anche a rischio di far scendere quell’ottanta per cento di consenso basato su un pregiudizio inaccettabile: tutti i nomadi sono delinquenti.
E quelli che lo sono realmente?
Contro quelli la nostra mano sarà ferma. Anzi fermissima. Tutti i clandestini individuati nell’operazione censimento verranno identificati ed espulsi senza esitazioni. Ma non accetto che si parli di operazione di polizia: nei campi stiamo entrando accompagnati dalla Croce Rossa... È giusto muoversi così perchè esiste un sentimento negativo verso l’etnia rom e chi è associato a questo mondo sempre più diffuso da arginare con decisione.
Ministro c’è qualcosa che si rimprovera? Ha una spiegazione alle mille voci contrarie alle sue misure?
Ho incontrato tutti coloro che potevano avere qualcosa da dire e nessuno ha obiettato dopo aver hanno visto l’ordinanza nella sua completezza: bonificare i campi, eliminare le baraccopoli... Forse, però, un errore l’ho fatto: ho sottovalutato le strumentalizzazione legate a quello che stavamo facendo; non ho pensato di prevedere, soprattutto in termini di informazione, la tempesta che stava arrivando. Sia chiaro: una tempesta in un bicchier d’acqua, motivata da polemiche infondate che non fermeranno l’azione del governo.
Era così complicato prevedere?
Bastava leggere per capire che si trattava di un’ordinanza assolutamente equilibrata. Poi, qualcuno nella sinistra, si è mosso e subito è partito il network mediatico informativo a livello europeo. Ma non è un problema solo italiano. Legga, legga questa dichiarazione del presidente del Brasile Lula che denuncia un’«odiosa persecuzione» dei latino-americani in Europa. Non è un no a una nostra ordinanza, è un no a una direttiva europea sui rimpatri approvata dal Parlamento europeo. A me pare che qualsiasi provvedimento teso a regolamentare l’immigrazione venga bollato con troppa superficialità come razzista.
Ministro molti accusano i rom di rapire i bambini italiani. Ma la Caritas dice che negli ultimi 25 anni non c’è stato un caso provato...
Solo perché una certa magistratura verso le popolazioni nomadi ha un atteggiamento di benevolenza che non mostra verso certi italiani. Le racconto un episodio successo negli ultimi giorni a Verona: il procuratore Papalia ha disposto insieme ad altri magistrati l’arresto di otto nomadi rom croati. Le prove erano nette, documentali, c’erano addirittura delle intercettazioni telefoniche.... Questi zingari mandavano dei piccoli a rubare e quando la polizia li prendeva dicevano ’non sono figli nostri’. È orribile. E ancora più orribile è il fatto che il gip li abbia rimessi tutti in libertà con una motivazione sconcertante: pregiudizi etnici.
Delinquenza e misure Maroni: qual è il legame?
Potrei essere anche disposto a dirle che il 90 per cento di coloro che vivono nei campi non delinqueranno mai, ma ora è il momento di intervenire. Bisogna farlo per evitare che le condizioni disumane in cui per troppo tempo sono stati costretti a vivere possano indurli a delinquere. Io voglio vedere e capire chi c’è in quei campi. È un mio dovere istituzionale oltre che un diritto del governo sapere chi vive in Italia. Ma questo non vuol dire schedare. Questo non vuol dire essere razzista.
di Arturo Celletti , Avvenire 3 luglio 2008
Al contrario del settimanale dei Paolini - che ha duramente criticato il Governo - e del Commissario Ue agli Affari sociali Vladimir Spidla - che ha parlato di discriminazione etnica - il Comitato "Troviamo i bambini" (500mila iscritti in 130 Paesi), un’autorità in materia di minori scomparsi, con un Comunicato Stampa si è schierato apertamente a favore del progetto di identificazione dei bambini rom proposto dal Governo.
"Ogni anno - spiega Cora Bonazza del Comitato - ne spariscono a centinaia: bimbi di cui spesso non c’è nemmeno una foto". E il fenomeno è in aumento. I minori stranieri scomparsi nel 2005 erano 403, 486 quelli nel 2006 e ben 757 quelli nel 2007 (curioso: la Romania entra nella Ue e i minori stranieri scomparsi raddoppiano). Nei primi tre mesi del 2008 sono spariti 257 minori stranieri (cfr. Libero 2 luglio 2008). Questi dati davvero agghiaccianti, dimostrano che il vero scandalo non sono le impronte digitali. È il modo in cui vivono i bambini rom. E i veri razzisti sono quelli che, non facendo nulla, hanno consentito che tutto questo continuasse, indisturbato per anni
SANPIETRO E DINTORNI DI MARCO TOSATTI: La Stampa, 4/7/2008
Vescovo: sì impronte ai Rom
Monsignor Graziani, di Crotone, critica Famiglia Cristiana: buonismo cattolico autolesionista
Una voce dissonante, nel coro di critiche all’ipotesi del ministro Maroni di identificare con impronte digitali i minori residenti nei campi Rom, che attualmente sfuggono a ogni possibilità di controllo. Le organizzazioni cattoliche, Sant’Egidio in testa hanno sparato a zero sulla proposta, e Famiglia Cristiana in un editoriale non è stata da meno. Ma l’ arcivescovo di Crotone monsignor Domenico Graziani, intervistato da un sito cattolico indipendente, “Milizia di San Michele Arcangelo”, nella rubrica “Vatispy” critica il settimanale dei Paolini. “ In linea teorica, ma solo teorica, Famiglia Cristiana parla bene. Ma che ne sanno loro? Nel loro servizio partono dal classico buonismo cattolico autolesionista che alla fine premia giochi o interessi criminali molto più forti e presenti. Il parlare chiaro mi impone poi di dire che da tempo la sinistra cavalca la tigre dell’immigrazione clandestina come strumento di lotta politica e non è giusto speculare su drammi tanto forti e penosi”. L’arcivescovo dice di essere favorevole all’iniziativa del ministro: “ Nel concreto, si. Ho parlato a lungo con le forze di polizia, con il Prefetto e mi sono fatto un’idea chiara. Le impronte servono per dare un’identità a bimbi che spesso non la hanno. Non possedendo dati documentali si prestano al commercio degli organi, a delitti su commissione da parte di bande di adulti senza scrupoli. Insomma, tutti noi chiediamo collaborazione alla polizia e alle forze dell’ordine, quando qualcuno si muove come ha fatto il Governo, ecco le critiche. È necessario dare un’identità a questi bimbi proprio nel loro interesse e per stroncare traffici criminali”. Monsignor Graziani ha esperienza diretta di immigrazione clandestina. Qual è la sua posizione sull’ipotesi di un reato di immigrazione clandestina? “Intanto non mi sembra giusto definirli clandestini, ma irregolari. Ovvio che compito dei cattolici e della Chiesa è quello della solidarietà e dell’accoglienza. Quello dell’immigrazione è un fenomeno disumano, un vero business per pochi delinquenti. Credo che il problema vada risolto con la collaborazione dei Paesi rivieraschi, anche se esprimo la mia solidarietà alle forze di polizia. L’esodo ormai è una isteria di massa e produce guadagni spaventosi per pochissimi. Ne parlo con competenza di causa. Nella mia diocesi esiste un Centro di temporanea accoglienza ormai ingestibile e lancio l’allarme: è una vera bomba ad orologeria, ormai ingestibile”.
Cambiamo argomento, per citare un’iniziativa che in tempi di vacanze ci sembra interessante. Trecento giovani della Comunità Missionaria di Villaregia - una realtà cattolica fondata 27 anni fa in provincia di Rovigo e che lavora nei paesi in via di sviluppo - percorreranno le spiagge e le vie del lungomare adriatico e tirrenico per invitare chi lo vorrà a recarsi presso i supermercati a realizzare una “spesa missionaria” in favore dei poveri della missione di Lima, in Perù. Inoltre, i giovani inviteranno altri giovani a partecipare alla veglia missionaria del sabato notte. La Chiesa Santissimo Salvatore di Terracina e la Chiesa di San Giacomo di Cesenatico rimarranno aperte fino alle 2 di notte per una adorazione notturna. La prima missione avrà luogo dal 1 al 3 agosto grazie all’opera di 150 giovani dai 18 ai 30 anni della Comunità di Roma e di Nola (NA) sulle spiagge di Terracina. La seconda, a Cesenatico - si terrà l’8, il 9 e il 10 agosto. I giovani inviteranno i bagnanti a una raccolta di alimentari e altri generi di prima necessità che saranno poi inviati per ai comedores populares di Lima, le mense popolari che sfamano migliaia di bambini e famiglie nella poverissima periferia della capitale peruviana.
Crotone - Nella Chiesa c’è anche chi invita a non drammatizzare sulla vicenda delle impronte digitali che il Governo vuole prendere ai bambini rom. Come si ricorderà, nei giorni scorsi il settimanale dei Paolini Famiglia Cristiana, che ha inaugurato una stagione di nuovo protagonismo con i suoi editoriali politici, aveva criticato duramente l’intenzione del Governo di procedere con l’identificazione anche attraverso le impronte digitali dei piccoli rom presenti in Italia. Perplessità erano state espresse pure dalla fondazione Migrantes della Cei. Ora l’arcivescovo di Crotone, Domenico Graziani, alla guida di una Diocesi fortemente interessata dal fenomeno immigrazione, prende le distanze dal settimanale cattolico. Lo fa con un’intervista concessa a Vaticanspy, una nuova rubrica del sito dell’associazione cattolica «Milizia di San Michele Arcangelo».
«In linea teorica, ma solo teorica - spiega l’arcivescovo Famiglia Cristiana parla bene. Ma che ne sanno loro? Nel loro servizio partono dal classico buonismo cattolico autolesionista che alla fine premia giochi o interessi criminali molto più forti e presenti. Il parlare chiaro mi impone di dire - aggiunge il prelato - che da tempo la sinistra cavalca la tigre dell’immigrazione clandestina come strumento di lotta politica e non è giusto speculare su drammi tanto forti e penosi».
Alla domanda se sia d’accordo con l’iniziativa dell’identificazione a mezzo delle impronte digitali, monsignor Graziani risponde: «Nel concreto, sono favorevole. Ho parlato a lungo con le forze di polizia, con il Prefetto e mi sono fatto un’idea chiara. Le impronte servono per dare un’identità a bimbi che spesso non la hanno. Non possedendo dati documentali si prestano al commercio degli organi, a delitti su commissione da parte di bande di adulti senza scrupoli. Insomma, tutti noi chiediamo collaborazione alla polizia e alle forze dell’ordine, quando qualcuno si muove come ha fatto il governo, ecco le critiche. È necessario dare un’identità a questi bimbi proprio nel loro interesse e per stroncare traffici criminali». Nell’intervista l’arcivescovo parla anche dell’immigrazione clandestina.
«Intanto - precisa Graziani - non mi sembra giusto definire gli immigrati “clandestini”, vanno chiamati “irregolari”. Ovvio che compito dei cattolici e della Chiesa è quello della solidarietà e dell’accoglienza. Quello dell’immigrazione è un fenomeno disumano, un vero business per pochi delinquenti. Credo che il problema vada risolto con la collaborazione dei Paesi rivieraschi, anche se esprimo la mia solidarietà alle forze di polizia. L’esodo ormai è una isteria di massa e produce guadagni spaventosi per pochissimi. Ne parlo con competenza di causa. Nella mia diocesi esiste un Centro di temporanea accoglienza divenuto ormai ingestibile e lancio l’allarme: è una vera bomba ad orologeria». Quanto alle iniziative concrete da prendere, il prelato conclude: «Bisogna coniugare solidarietà e accoglienza, ma ridurre al minimo i tempi di permanenza. Impopolare ma è cosi. Poi scattino i provvedimenti».
Il Giornale n. 159
La Chiesa che dà fastidio
di Maurizio Chierici *
Famiglia Cristiana non è il solo giornale ad inquietare le gerarchie della Chiesa. È già successo; risuccederà. Con l’assenso silenzioso del Vaticano il fascismo aveva scremato ogni testata considerata inopportuna. Fogli diocesani «non patriottici» nel mettere in dubbio le opere del regime. Anche la democrazia non è stata da meno. Lontano dai veleni del dopoguerra, negli anni Ottanta Padre Alex Zanotelli è stato rimosso dalla direzione di Nigrizia per aver pubblicato l’elenco delle industrie italiane che fabbricavano armi proibite: mine antiuomo, per esempio. E