EVANGELO E COSTITUZIONE. "DIO NON E’ CATTOLICO" (Carlo Maria Martini), E L’AMORE ( Charitas) NON E’ MAMMONA (Benedetto XVI, "Deus CARITAS est", 2006)!!!

«Et nos credidimus Charitati...». LO SPIRITO DI DON PRIMO MAZZOLARI FACEVA TREMARE IL VATICANO NON SOLO IERI (1948) MA ANCHE OGGI (2008): "ADESSO"!!! Una nota del Presidente della Fondazione - a cura di Federico La Sala

Oggi, alla Casa della Gioventù di Bozzolo (Mn), la Fondazione Mazzolari promuove un convegno dedicato a «Don Primo Mazzolari e le elezioni del 1948».
sabato 18 ottobre 2008.
 

CULTURA E RELIGIONE

A 60 anni di distanza Bozzolo ricorda con un convegno il 18 aprile elettorale di don Primo: dall’oratoria in piazza («Ma da sacerdote, non da galoppino») a favore della Dc al monito ai deputati appena eletti: «Siate grandi!»...

1948, i comizi di don Mazzolari

di GIUSEPPE GIUSSANI (Avvenire, 18.10.2008)

Nella lettera al suo vescovo, monsignor Cazzani, il 29 gennaio 1949, don Mazzo­lari così scriveva: «Subito dopo la Li­berazione ho fatto la campagna per sedare e svelenire gi animi da un an­tifascismo improvvisato quanto di­sumano, e fui uno dei primi ad af­frontare sulle piazze ed in pubblici contraddittori il comunismo, gua­dagnandomi dai miei la qualifica di filo-comunista. Ho condotto tre campagne elettorali, non come ga­loppino di partito, ma come sacer­dote, fino a buttarmi via salute e cuo­re, e sono rimasto con i debiti delle auto non pagate dagli stessi comitati che mi richiedevano con urgenza di­sperata ».

Bisogna però affermare subito che la presenza di don Mazzolari sulle piazze, dal 1946 al ’58, era sempre al di sopra di un partito, la Democra­zia cristiana, perché la sua presen­za era da lui considerata un mo­mento del suo ministero di predi­cazione e un complemento dei suoi articoli sui giornali e dei libri. Dal 1945 al ’48 don Mazzolari scrisse con regolare frequenza sul settimanale della Dc milanese, Democrazia, ve­nendo quasi a colmare lo spazio fra l’impegno della Resistenza e la pub­blicazione della rivista Adesso.

Credo non sia facile pensare cosa sia stata la «politica» per don Mazzola­ri, egli però sapeva conciliare il suo ministero pastorale con l’impegno politico perché - nel ministero - pre­dicava la giustizia, parteggiava per i poveri, combatteva contro i poten­ti e si spendeva anche nell’area del­le realtà terrene, sociali e culturali. Tuttavia non prese mai un posto nel­le file di un movimento, non si i­scrisse al Partito popolare e neppu­re alla Dc, aveva partecipato alla Le­ga democratica nazionale, nel 1921, perché lasciava piena libertà agli a­derenti e per l’autonomia dall’auto­rità ecclesiastica.

Nel pensiero di don Mazzolari per­mane una sublime utopia: il Vange­lo come ragione d’essere della poli­tica; ora, il Vangelo è certamente un annuncio di salvezza, ma non si im­pegna in scelte economiche e in e­quilibri politici o amministrativi; la sofferta partecipazione politica di don Mazzolari rivela perciò la sin­cera derivazione mistica della sua predicazione a tutti, anche ai parla­mentari, ma rimane nella prospet­tiva disincarnata del progetto idea­le, e qui egli rivela insieme il suo ge­nio e il suo limite; l’esecuzione di un progetto evangelico può essere in­fatti un rompicapo e perfino un pe­ricolo, se non si confronta con le cir­costanze concrete.

È forse opportuno ricordare, di quel periodo, il rapporto tra don Mazzo­lari e Guido Miglioli (1879-1954) sin­dacalista cattolico cremonese che a­veva organizzato, negli anni ’20, un vasto movimento bracciantile nella bassa padana (leghe bianche) so­stenendo l’unità con le leghe socia­liste contro il fascismo. Costretto al­l’esilio nel 1926, Miglioli si recò in Russia e - tornato in Italia nel ’45 - scrisse Con Roma e con Mosca, in cui affermava, dopo la sua esperienza esistenziale, che era possibile la con­vivenza fra le due città cristiana e bolscevica. Nel 1946-47 vi fu uno scambio di articoli tra Mazzolari e Miglioli. Il 6 ottobre 1946 don Primo scrisse: «L’agitazione comunista non è l’azione nostra, però se la nostra a­zione e la nostra democrazia non saranno prese incandescenti dalla passione cristiana, l’azione e la de­mocrazia avranno un’altra volta la peggio. Di fronte al comunismo un cristiano che non sia ’di più’ è un perduto; l’amore più grande non fa soltanto l’idea, ma la rivoluzione più grande». La risposta di Miglioli fu far respirare l’anima cristiana nella ri­voluzione comunista, e don Primo gli obiettò: «Non capisco perché un cristiano abbia bisogno di andare a prestito di rivoluzioni; voi parlate di rivoluzioni ’collettive’, io propongo, col Vangelo in mano, la rivoluzione ’personale’».

Dei numerosissimi discorsi tenuti da don Mazzolari sulle piazze della Lombardia e dell’Emilia nel 1948, re­stò memorabile un contraddittorio con l’onorevole Montanari del Pci in piazza Sordello a Mantova, e un secondo a Rivarolo del Re con l’ex prete Vittorio Marazzi. Farò riferi­mento a un solo discorso: quello te­nuto nella piazza del Duomo a Cre­mona, l’8 aprile, davanti a seimila giovani lavoratori cristiani. Don Pri­mo disse: «Siete qui non per una pa­rata elettorale, ma per una profes­sione di fede e dovete assumere po­sizione nella svolta attuale della sto­ria. L’impegno cristiano di oggi è nei tre avverbi: militantemente, urgen­temente, decisamente. Oggi è una giornata facile; domani, di fronte al­l’odio, sentireste il costo della pro­fessione cristiana, ma solo ciò che costa è degno di essere amato... Mi auguro che la vittoria cristiana assi­curi quello che in 20 secoli la Chie­sa ha conservato: la dignità della persona umana». Una valanga di ap­plausi mostrò l’apprezzamento e­n­tusiasta dei giovani.

Ma il suo vescovo come vedeva que­sti comizi elettorali? Monsignor Pao­lo Antonini, che è rimasto forse l’u­nico discepolo e amico ancora vi­vente di don Primo, ricorda queste sue parole: «Mi trattano come un ca­ne: quando c’è bisogno, lo si chiama fuori dal canile per abbaiare, quan­do non c’è più bisogno, lo si riman­da dentro perché faccia silenzio». Forse, nell’esagerazione, c’è un bri­ciolo di verità.

Mi sembra di dover concludere con alcuni passi di una lettera aperta ri­volta ai deputati e ai senatori cri­stiani appena eletti, pubblicata sul quotidiano cattolico di Bergamo il 27 maggio, col titolo: «Siate grandi!»: «Sono sicuro che non vi sentite de­gli arrivati, però la tentazione ci at­tende su ogni strada, anche su quel­le imposteci dall’obbedienza, la quale, se non ci dà mano nel bene, non ci garantisce dal nostro male. Gli uomini che veramente valgono non rifiutano la responsabilità. L’a­spetto, finora poco considerato, del­la spiritualità laica cristiana, va mes­so in luce se vogliamo liberarla da ogni residuo farisaico che, detesta­bile in religione, non lo è meno in politica. Siate dunque consapevoli dell’istanza presentata e dell’impe­gno ricevuto. Le Camere hanno un’aria mefitica e ci vogliono pol­moni sani, se no, vi ammalate di par­lamentarismo e delle sue adiacenze ministeriali... Dovete dar vita a un nuovo costume politico, aprire alla nuova tradizione. Siate grandi come la povertà che rappresentate!». Non so come queste parole siano state messe in pratica.

IL CONVEGNO

Nel 2009 il 50° con un premio al «Giusto»

Oggi, alla Casa della Gioventù di Bozzolo (Mn), la Fondazione Mazzolari promuove un convegno dedicato a «Don Primo Mazzolari e le elezioni del 1948». Grazie alle relazioni dello storico Giorgio Vecchio, del giornalista Gianni Borsa e del presidente della Fondazione don Giuseppe Giussani (il cui testo è pubblicato per ampi stralci in questa pagina), si cercherà di indagare un tema centrale nella vicenda pastorale e umana del parroco scrittore.

L’occasione servirà a presentare le manifestazioni per il 50° della morte del fondatore di «Adesso», avvenuta il 12 aprile 1959. Tra le iniziative in programma: una rassegna internazionale d’arte «Città di Bozzolo» (idea realizzata dallo stesso Mazzolari negli anni ’50 con l’Ermitage di San Pietroburgo), un convegno sul rapporto tra don Mazzolari e la comunicazione, il premio «Giusto come don Primo» e un convegno a Roma (17 e 18 aprile 2009) sull’ecclesiologia ai tempi di don Primo. Inoltre sono previsti interventi più strutturali, come la raccolta in formato digitale di tutti i discorsi e il restauro della tomba del sacerdote.


Sul tema, nel sito, si cfr.:

-  "Adesso"!!! Lettera di un industriale milanese a don Primo Mazzolari, presentata da don Aldo Antonelli

-  MAZZOLARI E GANDHI (E IL DIO "CARITAS" DI PAPA RAZTZINGER).
-  Gandhi, al pari di un vero cristiano, ha creduto nella Carità. Una nota (1948) di don Primo Mazzolari

-  L’ENTUSIASMO DI UN POPOLO PER LA DEMOCRAZIA.
-  LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE ITALIANE DAL 1946 AL 1956.

-  LA SVOLTA DI SALERNO... E LA LOTTA PER LA LIBERTA’ E LA DEMOCRAZIA, OGGI

-  LA QUESTIONE "CATTOLICA" E LO SPIRITO DEI NOSTRI PADRI E E DELLE NOSTRE MADRI COSTITUENTI.
-  Per un ri-orientamento antropologico e teologico-politico.

-  LA PAROLA DI DIO, IL SINODO DEI VESCOVI, E UN OMAGGIO AI FRATELLI MAGGIORI E A SIGMUND FREUD.
-  Il teologo Ratzinger scrive da papa l’enciclica "Deus caritas est" (2006) e, dopo due anni, nessuno ne sollecita la correzione del titolo. Che lapsus!!! E che confusione spirituale di lunga durata!!!

-  PER L’ITALIA E PER LA CHIESA: LA MEMORIA DA RITROVARE. L’"URLO" DI DON PEPPINO DIANA.
-  «La camorra ha assassinato il nostro paese, noi lo si deve far risorgere, bisogna risalire sui tetti e riannunciare la "Parola di Vita"».
-  Riflessioni di don Ciotti e una nota di Raffaele Sardo


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