[...] Da bravo ex ministro dell’Interno, Francesco Cossiga consegna questa «ricetta democratica» (parole sue) al successore Roberto Maroni. «Deve fare proprio come ho fatto io negli anni ’70», insiste il senatore a vita in un’intervista rilasciata giovedì al Quotidiano nazionale. Sarebbe un errore scambiare le parole del Cossiga di oggi per una pazza nostalgia del «Kossiga» di allora. O indignarsi per il senno fuggito di un senatore a vita. Perché l’ex ministro dell’Interno ha detto esattamente la verità. E spesso il più grande rimpianto di un folle genio è quello di indicare il vero senza essere creduto. «Cassandra, vaticini di un poeta incompreso», si chiama, non a caso, l’ultima fatica letteraria dell’ex picconatore [...]
Le verità di Cossiga su Kossiga
di Matteo Bartocci (il manifesto, 25.10.2008)
Infiltratevi nel movimento, sfasciate un paio di macchine e vetrine, fateli sfogare per dieci giorni giorni e poi massacrateli senza pietà, soprattutto i professori universitari e le maestre più giovani. Niente arresti, niente magistrati, «bisogna spegnere la fiamma prima che divampi l’incendio, perché dalle università il terrorismo tornerà a insanguinare il paese».
Da bravo ex ministro dell’Interno, Francesco Cossiga consegna questa «ricetta democratica» (parole sue) al successore Roberto Maroni. «Deve fare proprio come ho fatto io negli anni ’70», insiste il senatore a vita in un’intervista rilasciata giovedì al Quotidiano nazionale. Sarebbe un errore scambiare le parole del Cossiga di oggi per una pazza nostalgia del «Kossiga» di allora. O indignarsi per il senno fuggito di un senatore a vita. Perché l’ex ministro dell’Interno ha detto esattamente la verità. E spesso il più grande rimpianto di un folle genio è quello di indicare il vero senza essere creduto. «Cassandra, vaticini di un poeta incompreso», si chiama, non a caso, l’ultima fatica letteraria dell’ex picconatore.
Infiltrare, massacrare, ingannare e deviare le indagini senza andare tanto per il sottile è quello che ha fatto lo stato italiano alla fine degli anni ’70. Con i blindati che sfondano i cancelli della Sapienza dopo la «cacciata di Lama» e le mitragliatrici a Bologna il giorno della morte di Francesco Lo Russo.
E’ un peccato che, come sempre, lo stesso Cossiga dopo aver «confessato» si affretti ora a correggere il tiro con una lettera volutamente paradossale pubblicata sul Sole 24 Ore di oggi. Un tentativo di dire e non dire ben rodato nel corso del tempo. Il 2008 del resto è stato un anno d’oro per l’esternatore per antonomasia. Dal 1 gennaio a oggi ha rilasciato ben 47 interviste, più di una a settimana.
E va bene che sono passati trent’anni dall’omicidio di Aldo Moro e il presidente emerito ha appena compiuto 80 anni, ma in pochi mesi le sue parole stampate su carta hanno portato alla riapertura del caso Ustica e potrebbero, come chiedono ora Rifondazione e i radicali, portare perfino a riaprire il dossier sul misterioso assassinio di Giorgiana Masi, uccisa a Roma da un proiettile vagante il 12 maggio 1977 durante un corteo radicale in ricordo della vittoria al referendum sul divorzio indetta nonostante l’assoluto divieto di manifestare allora in vigore a Roma. Quel giorno in strada c’erano migliaia di poliziotti e carabinieri affiancati da agenti in borghese. Scoppiano incidenti gravissimi. Due ragazze vengono colpite da proiettili sparati da Ponte Garibaldi. Elena Ascione rimane ferita a una gamba mentre Giorgiana Masi morirà durante il trasporto in ospedale.
Il problema è che a forza di ricordare i tempi andati qualcuno dalla memoria corta poi finisce per crederci davvero. Come fa il ministro della Difesa Ignazio La Russa e mezzo governo. Di «cattivi maestri» Berlusconi e i suoi non hanno bisogno. Fanno tutto da soli. E Genova insegna.
APPELLO AL PRESIDENTE NAPOLITANO
PER FARE CHIAREZZA
SULLE RECENTI DICHIARAZIONI
DEL SEN. COSSIGA
PER PRENDERE
VISIONE DELLA PETIZIONE
(cliccare sul rosso ->):
http://firmiamo.it/appelloalpresidentenapolitanodichiarazionicossiga
Sul tema, nel sito, si cfr.:
Scuola, violenti scontri a Roma
Epifani: governo soffia sul fuoco
Veltroni: «È aggressione politica»
di Massimo Franchi *
Francesca ha perso la voce. Ha urlato nel megafono, si è sgolata per fermarli. Non c’è riuscita. E così di piazza Navona si dirà: gli studenti si picchiano fra di loro, quelli di destra contro quelli di sinistra e viceversa.
C’è però un’altra verità, molto più importante. Perchè dopo qualche minuto le grida di Francesca sortiscono effetto. Mentre i ragazzi dei centri sociali arrivavano per «riprendersi la piazza» e un nutrito gruppo di fascisti difende il furgoncino del Blocco studentesco di destra che si è spostato verso via Agonale alla fine della piazza, una folla avanza a braccia alzate. È la maggioranza, la stragrande maggioranza degli studenti universitari e medi che scendono in piazza da giorni per difendere scuola e università dalla Gelmini e dai tagli del governo. Avanzano urlando «Con le mani alzate, con le mani alzate» e poi intonano «La protesta è pacifista, la protesta è pacifista» e «Bella ciao». Nel giro di qualche minuto hanno il sopravvento, gli animi si calmano. Francesca e i suoi compagni di Roma Tre riescono a riprendere il megafono e a ricordare a tutti che «la violenza non ci serve, è contro la nostra protesta». Ritornano in piazza anche i ragazzi e le ragazze che sono fuggiti impauriti dagli scontri. Si riprendono la piazza e la loro protesta. Qualche minuto di consultazioni e si decide: il corteo riparte verso la Sapienza al grido "Siamo tutti antifascisti".
Purtroppo la cosa farà molto meno notizia degli scontri. Pochi minuti sono bastati ai violenti, di destra e di sinistra, per darsele pesantemente: volano tavolini, bastoni, qualche pietra e anche un enorme Pinocchio di legno preso da un negozio di giocattoli sulla piazza. A rovinare tutto sono stati i "rinforzi". Chiamati da una parte e dell’altra dopo un primo scontro, cioè dopo che i ragazzi del Blocco avevano cercato di entrare nella viuzza che arriva al Senato, presidiata dai ragazzi di sinistra. Un centinaio di "giovani" di destra che a colpi di cinture, caschi e bottiglie hanno costretto i manifestanti dell’Unione degli studenti (Uds) a scappare per i vicoli circostanti. Tre ragazzi di sinistra vengono feriti in questo primo scontro.
Dura un decina di minuti. Poi ritorna la calma. Una calma apparente. I telefonini lavorano, la notizia arriva da una parte e dall’altra. I rinforzi arrivano nel giro di una mezz’oretta. Caschi e spranghe di ferro avvolte nel tricolore per i fascisti che si schierano a difesa del camioncino, caschi e qualche bastone per quelli dei centri sociali che non ascoltano le proteste di Francesca e degli altri che non vogliono violenze.
Scoppia il caos, botte da orbi mentre i ragazzi dei licei scappano. La polizia arriva a quel punto pure lei e carica. Ci sono feriti e fermati su entrambi i fronti. Un ragazzo di sinistra ha la testa spaccata, lo portano via a braccia, poi arriva l’ambulanza. Avrà trent’anni, ha la felpa con il cappuccio e la faccia spaventata. «Gliel’hanno fatto col calcio della pistola», dice un suo amico. Un ragazzo di destra con la testa rasata e una maglietta col Duce è sdraiato sul marciapiede. Venti studenti di Blocco studentesco vengono fermati e identificati.
Sul camioncino del Blocco studentesco c’era anche Paola, 17enne all’ultima moda. Maglietta e occhiali da sole di marca, collana d’oro. Prima degli scontri teneva uno striscione: "Né di destra, né di sinistra, siamo tutti contro la ministra". Ora è sconvolta: «Mi è arrivata una bottiglia addosso, mi potevano ammazzare: a me non frega un cazzo della politica, eravamo qua perché siamo contro la Gelmini e invece è andata a finire che ci hanno picchiato», dice sconsolata.
I suoi amici fermano le televisioni e raccontano la loro versione. «Ci hanno picchiato, qualcuno dovrà dire la verità, siamo stati massacrati da quelli di sinistra e poi la polizia ha portato via anche delle ragazzine». Interviene una madre di sinistra: «Ragazzine portate via dalla polizia? Come a Bolzaneto». Il ragazzo la guarda male. Ma almeno si parlano e si chiariscono. La polizia, si scopre poi, si è portata via 23 persone fermate, tutte di Blocco studentesco, 21 delle quali vengono rilasciate poche ora dopo. Due arresti e quattro denunce a piede libero per porto abusivo di oggetti atti a offendere: uno di destra e uno di sinistra. «Dovete stare uniti contro la Gelmini», chiosa un’altra mamma, «ex sessantottina» che consiglia i suoi due figli.
La speranza è di rivedere Paola e Francesca in un’altra piazza a protestare assieme. Il movimento vincerebbe.
Ma dopo gli scontri di mercoledì sono in molti a pensare che la responsabilità della tensione sia solo di uno: il governo. Per il segretario della Cgil Guglielmo Epifani, che giovedì sarà sul palco di piazza del Popolo per la manifestazione nazionale della scuola, «Berlusconi sta soffiando sul fuoco in tutti i modi». «Il Governo - ha aggiunto Epifani - sta mettendo in campo tutti i meccanismi per depotenziare il valore straordinario della mobilitazione dei giovani. Ciò a cui assistiamo è una situazione che conosciamo». E secondo Epifani nemmeno la polizia ha fatto il suo dovere: «Fin quando lo scontro non è diventato tra fascisti e centri sociali - dice - c’è stata una sostanziale indifferenza delle forze di polizia».
Anche per il segretario del Pd Walter Veltroni gli incidenti sono il prodotto di «un’aggressione di una parte politica nei confronti di altri». «Il governo - prosegue Veltroni - non ha ascoltato nessuno degli appelli a ritirare il provvedimento e ad aprire la discussione con i soggetti interessati e ha poi ignorato un grande movimento civile di cui va rispettata l’autonomia e che non va strumentalizzato e composto anche da associazioni e organizzazioni che hanno votato per la destra. Il governo - sostiene - ha condotto politicamente e parlamentarmente con grande arroganza questa vicenda, nulla di quanto è stato votato è stato discusso con le persone interessate, un modo di governare radicalmente sbagliato che alimenta una crescente insoddisfazione e protesta».
E perfino il leader dell’Udc Pierferdinando Casini arriva ad avvertire gli studenti che manifestano: «Guardatevi dagli agitatori di professione, perchè sono i vostri principali nemici», ricordando che «in ogni manifestazione studentesca ci sono sempre stati degli infiltrati».
* l’Unità, Pubblicato il: 29.10.08, Modificato il: 29.10.08 alle ore 19.09
Mente sapendo di mentire
di Maria Novella Oppo (l’Unità 1.11.2008)
I tg di ieri ci hanno riferito la versione del governo sulle violenze di piazza Navona: una aggressione degli studenti di sinistra, alla quale i fascisti avrebbero reagito. E dire che qualche milione di spettatori avevano già visto la sera prima ad Annozero un filmato che dimostrava senza ombra di dubbio come i fascisti si fossero schierati in formazione militare, armati di mazze, in attesa dell’ordine di attacco, che è puntualmente arrivato e si è sentito benissimo anche in tv. Allora si sono mossi come un sol uomo, con i poliziotti che restavano immobili alle loro spalle. Il tutto sotto gli occhi dei giornalisti presenti al momento (che infatti lo hanno scritto). E ora, che giudizio si può dare di un governo che mente sapendo di mentire al Parlamento e al popolo? Esattamente quello che si può dare di Berlusconi, che nega non solo le verità più evidenti, ma perfino le sue stesse parole. Per lui, la satira di una Sabina Guzzanti in gran forma, non basta: a Blob l’ardua sentenza.
Il sottosegretario Nitto Palma alla Camera: agenti equilibrati e prudenti
Scuola, polemica sugli scontri Il governo: partiti dalla sinistra
Ma Pd e Idv: menzogne, hanno iniziato teppisti di estrema destra
Maroni sulle occupazioni e le denunce: abbiamo acquisito relazioni dettagliate su ogni istituto
di Fabrizio Caccia (Corriere della Sera, 1.11.2008)
ROMA - Già a caldo, mercoledì scorso, subito dopo gli scontri in piazza Navona tra i fascisti del Blocco Studentesco e l’opposta fazione di Collettivi universitari, Cobas e centri sociali, alcuni parlamentari di centrodestra e centrosinistra (Gasparri, Pardi, Vita, Nerozzi) avevano chiesto al governo un’informativa urgente. Ieri mattina, il sottosegretario all’Interno, Francesco Nitto Palma (Pdl), 58 anni, ex sostituto della Procura di Roma, dopo aver letto il rapporto della Digos, ha svolto alla Camera il suo intervento: «Gli scontri più duri sono stati avviati da un gruppo di circa 400-500 giovani dei collettivi universitari e della sinistra antagonista, alcuni con caschi da motociclista, che è venuto a contatto con gli esponenti di Blocco Studentesco, urlando slogan contro i fascisti e poi iniziando un fitto lancio di oggetti, sedie e tavolini prelevati dai bar della piazza».
Quelli del Blocco, però, erano arrivati con un camioncino bianco Iveco, da cui poi hanno preso, per picchiare, decine di bastoni rivestiti dal tricolore. Com’è stato possibile? «È usuale che durante le manifestazioni i mezzi con altoparlanti raggiungano piazza Navona», ha detto Nitto Palma. E i bastoni «erano occultati ». Le prime tensioni - secondo la ricostruzione del governo - sono cominciate alle 11 quando, dopo reciproche accuse di aggressione tra «rossi» e «neri», gli studenti si sono fronteggiati, divisi da agenti in borghese («L’ atteggiamento dei manifestanti, che urlavano slogan anche contro le forze di polizia, ha indotto a non impiegare queste ultime direttamente in piazza Navona per evitare di acuire la tensione »). Nitto Palma ha contestato anche il filmato sul web in cui si parla di un infiltrato della polizia tra i ragazzi di destra. In realtà, ha spiegato, «si trattava di un giovane del Blocco, fermato e accompagnato in questura». Ha quindi concluso elogiando l’operato «equilibrato e prudente» delle forze dell’ordine (334 gli uomini impegnati). La versione governativa, però, ha fatto insorgere opposizione e movimento studentesco. Antonio Di Pietro (Idv) parla di «menzogne» e di «atto di bassezza mediatica», Walter Verini (Pd) di «grave sottovalutazione dei fatti: teppisti di estrema destra hanno aggredito ragazzi poco più che adolescenti ». I Collettivi della Sapienza hanno annunciato una controinchiesta («Noi aggrediti per primi»). Intanto, su «Spazio azzurro», la bacheca del Pdl su Internet, sono molti i messaggi che chiedono al premier Berlusconi di portare l’elettorato di centrodestra nelle piazze per difendere la legge Gelmini. Qualcuno lo invita perfino ad andare in pub e discoteche a spiegare ai giovani la riforma. E il ministro Maroni, che l’altro giorno aveva annunciato denunce contro chi occupa abusivamente le scuole, ieri ha aggiunto: «Abbiamo acquisito una relazione dettagliata su ogni singolo istituto. Ora valuteremo con saggezza, prudenza e il rigore che serve, perché le leggi vanno rispettate. Ma non è un’iniziativa del governo. È solo una cosa ovvia».
Spranghe in piazza? Normale
di Massimo Solani (l’Unità, 1.11.2008)
Il governo: colpa dei ragazzi di sinistra. Polemica sulla ricostruzione del sottosegretario Dal Blocco studentesco i primi atti di violenzaI filmati e le sequenze delle cinghiate
Nitto Palma: «Usuale che i camion entrino in piazza Navona per le manifestazioni». Ma che dentro ci fossero i bastoni dei fascisti era ben visibile. E su questo indaga la Procura. Il Pd: l’esecutivo ha sottovalutato. Monca, ad essere cauti. Faziosa e volutamente miope, se si vuol essere realisti. Comunque la si guardi, la ricostruzione degli incidenti di mercoledì a Piazza Navona fatta dal sottosegretario all’Interno Francesco Nitto Palma ieri alla Camera lascia inquietanti zone d’ombra. Perché nel corso della sua ricostruzione l’ex sostituto procuratore di Roma ha puntato l’indice contro i giovani dei collettivi dando loro tutta la responsabilità e scagionando così i fascisti del Blocco Studentesco. «Alcuni indossavano caschi - ha spiegato - e invece di attestarsi nella piazza a manifestare, si sono fatti largo tra i ragazzi e si sono dapprima schierati urlando slogan contro i fascisti e poi hanno iniziato un fitto lancio di oggetti, sedie e tavolini prelevati dai bar della piazza». Alcuni esponenti del Blocco, ha continuato il sottosegretario, «ma in numero molto minore, si sono schierati ed hanno preso bastoni dal camioncino, mentre i ragazzi dei Collettivi sono avanzati venendo a contatto».
Una versione miope che, ad esempio, ha lasciato sullo sfondo come si trattasse di un dettaglio di nessuna importanza le aggressioni avvenute circa un’ora prima degli incidenti. Quando cioè i ragazzi del Blocco, come testimoniato dalla foto sopra, hanno picchiato e mandato in ospedale due persone, una delle quali refertata al Pronto Soccorso ben prima che in Piazza Navona si scatenasse il finimondo. Aggressioni che hanno poi suscitato la reazione dei collettivi universitari, accorsi in Piazza Navona per difendere gli studenti medi e ricacciare indietro (a mani nude, tanto che sono stati lanciati tavolini e sedie dei bar) quelli del Blocco nel frattempo arretrati e già posizionati in assetto da battaglia con bastoni e caschi. Il tutto senza che la Polizia muovesse un dito per intervenire. Particolari che la Digos aveva segnalato già nella sua prima informativa (una seconda prevista per ieri è stata “congelata” in attesa dei riscontri su ulteriori fotografie e filmati) che da giovedì fa parte del fascicolo di inchiesta affidato al pm Patrizia Ciccarese. Quindici le persone indagate, 21 quelle identificate ad oggi, fra loro 20 appartenenti al Blocco Studentesco.
Ma ci sono altri particolari che la ricostruzione di Palma non ha affatto chiarito. Innanzitutto la presenza in piazza del furgone del Blocco carico di bastoni e mazze (secondo la Digos occultati in una intercapedine, in realtà ben visibili a tutti già lungo il tragitto del corteo): «È usuale - ha sottolineato infatti il sottosegretario - che durante le manifestazioni i mezzi con altoparlanti raggiungano piazza Navona». Non è dello stesso parere la procura che, al contrario, sta proprio cercando di capire chi abbia dato il permesso ai mezzi (c’era anche un sound system dei centri sociali) di entrare in una zona normalmente off limits. Ma nel suo intervento Palma ha scagionato da ogni addebito la Polizia («L’atteggiamento dei partecipanti che urlavano slogan contro le forze dell’ordine - ha spiegato - ha indotto a non impiegare queste ultime in piazza per evitare di acuire la tensione») negando che fra i ragazzi fermati e appartenenti al Blocco ci fosse anche un agente infiltrato. Una ricostruzione che ha scatenato la bagarre in Aula e fuori. «Decine di teppisti appartenenti a Blocco Studentesco hanno aggredito armati di mazze e bastoni ragazzi poco più che adolescenti - ha commentato il deputato del Pd Walter Verini - la ricostruzione del governo è molto al di sotto della gravità dei fatti». «Non si può mentire per sempre», ha accusato il leader dell’Idv Antoni Di Pietro secondo cui quanto dichiarato da Nitto Palma mostra «una bassezza mediatica legata al tentativo di attribuire la colpa dei tafferugli ai giovani di sinistra».
Dai dirigenti ho sentito frasi para eversive: macché costituzione
L’agente: «Infiltrati? Probabile, vogliono far salire la tensione»
di Malcom Pagani (l’Unità, 1.11.2008)
Si aspetta la domanda, non sembra stupito. «Infiltrati in Piazza Navona e nel movimento? Molto probabile. La protesta studentesca dà fastidio e lo scopo finale è quello di alzare la tensione». Il poliziotto che accetta di parlare con la garanzia dell’anonimato, ha molti anni di esperienza nell’ordine pubblico e un dubbio, diventato certezza col passare delle ore: i ragazzi di «Blocco studentesco» hanno avuto vita facile. «Li hanno lasciati fare. I dirigenti presenti sono stati blandi e volontariamente disattenti. Avrebbero dovuto sequestrare le mazze e denunciare i possessori». Non è successo. «Destra e sinistra c’entrano relativamente. È una questione di legalità». I segnali provenienti dall’esecutivo, dichiarazioni di Maroni e Berlusconi in testa, farebbero pensare ad un inasprimento delle tensioni pronto a deflagrare in tempi stretti. L’uomo in divisa, allarga il campo del ragionamento. «In teoria, il governo non avrebbe bisogno di utilizzare certi metodi ma l’incapacità di alcuni dirigenti di PS e la voglia di legittimarsi davanti ai nuovi padroni, potrebbero produrre un corto circuito. Di servi sciocchi, è pieno il mondo. In molti vanno oltre il proprio mandato e quando sentono parlare di legalità, girano le spalle». Un quadro sconsolante. «Ho sentito con le mie orecchie, dirigenti di un certo peso arringare i giovani sottoposti con gli argomenti sbagliati: "Ma quale Costituzione? Se dobbiamo arrestare, arrestiamo. Se dobbiamo produrre prove, le costruiamo dopo”». Squarci inquietanti. «Purtroppo credo che andrà a finire male. Ci sono poliziotti esasperati, provati da turni massacranti e in piazza viene utilizzato anche il personale di norma impiegato negli uffici. La gente stanca è meno disponibile al dialogo e accade di sbagliare o spaventarsi. Basta una sola scintilla, come a Genova». «Sa qual’è la verità? Siamo troppo vicini a una pozzanghera e gli schizzi finiscono per colpire chiunque».
Servizi, squadristi e X Mas: la strategia della provocazione
Destra estrema e forze dell’ordine: contiguità degli anni 70 1977 Negli scontri tra autonomi e polizia muore la studentessa Giorgiana Masi
di Aldo Giannuli (l’Unità, 1.11.2008)
Roma 9 novembre 1963, il corteo sindacale è arrivato a Piazza Santi Apostoli, la manifestazione inizia a sciogliersi, i militanti arrotolano bandiere e striscioni mentre il palco viene smontato. All’improvviso, incomprensibilmente, scoppia un parapiglia. Sembra una rissa fra pochi manifestanti, poi man mano ne giungono altri e, dopo poco, gli scontri dilagano. Polizia e carabinieri intervengono con brutalità e la manifestazione finisce fra le manganellate ed il fumo acre dei lacrimogeni. I dirigenti della Cgil non capiscono come sia potuto succedere, sono disorientati come anche i dirigenti del Partito comunista e del Partito socialista. Maggior fiuto mostra Ferruccio Parri - futuro presidente della Sinistra indipendente - che sente odore di provocazione. I fatti gli daranno presto ragione: durante l’inchiesta sul Sifar (il servizio segreto militare dell’epoca), si scoprirà che gli incidenti erano stati provocati ad arte dalle «squadrette» reclutate da un alto dirigente del Servizio, il colonnello Renzo Rocca, fra giovani fascisti e veterani della X Mas. La polizia aspettava solo un pretesto per intervenire.
Stava per formarsi il primo governo di centrosinistra. Una svolta che suscitava aspettative «pericolose» fra lavoratori i quali, dopo anni di stretta salariale, pensavano fosse giunto il momento di una spallata rivendicativa. Dunque, meglio stroncare le cose sul nascere: quegli incidenti erano giunti opportuni.
Non fu l’unico episodio periodo: era venuto in visita a Roma il presidente del Congo Moise Ciombe - su cui gravava la responsabilità morale dell’assassinio del leader progressista Patrice Lumumba - e la Federazione giovanile comunista italiana aveva organizzato una manifestazione di protesta, che i teppisti di Avanguardia Nazionale avevano attaccato a freddo. Quando i giovani comunisti, riavutisi dalla sorpresa, reagirono, i cordoni della polizia si aprirono per far passare i fascisti e poi si richiusero per caricare i manifestanti. Scene che si vedranno a Valle Giulia, il 1° marzo 1968, dopo che la spedizione squadristica guidata da Giorgio Almirante e Giulio Caradonna era stata respinta dagli studenti. Poi a Bologna il 18 giugno 1969 (dove gli incidenti furono scatenati dal Fuan, il Fronte universitario anticomunista nazionale, organizzazione fiancheggiatrice del Movimento sociale italiano). Dopo, ancora a Milano, durante i funerali dell’agente Antonio Annarumma, il 21 novembre 1969, quando il leader del Movimento studentesco Mario Capanna corse il rischio d’esser linciato. E poi cento altre volte ancora, per tutti gli anni Settanta. Magari con qualche variante, come il 12 maggio 1977 quando, in uno scontro a fuoco fra «autonomi» e polizia, fu uccisa Giorgiana Masi, una studentessa di 19 anni. Tra gli «autonomi» armati, ne venne fotografato uno che poi fu individuato come agente di polizia.
Era una fase storica particolare, nella quale le forze dell’ordine, come per una macabra par condicio, colpivano anche l’estrema destra. Accadde a Roma, in via Acca Larentia, dove i carabinieri intervenuti dopo l’assassinio di due militanti del Movimento sociale da parte delle Brigate rosse, aprirono il fuoco contro gli stessi missini che protestavano, uccidendone uno. Un fatto, come si diceva, accaduto in un momento storico particolare. Perchè di rado l’estrema destra e le forze dell’ordine si sono scontrate. Il tema ricorrente è stato, al contrario, quello dell’incontro. Una vicinanza che trova le sue radici nella comune lotta contro comunisti le sinistre. Non dimentichiamo il problema storico della continuità della polizia dei primi anni della Repubblica con la polizia fascista.
Certo da una ventina d’anni la polizia è cambiata, sia per il livello culturale degli agenti e dei funzionari, sia per la composizione sociale ed anche per le simpatie politiche dei suoi componenti, oggi ben più distribuite fra i diversi partiti. Sarebbe sbagliato non capirlo. Ma si non si può tacere il fatto che determinati ordini, o più semplicemente, certi segnali del potere politico trovino ancora terreno accogliente e possano andare a risvegliare antichi umori che, anche se assopiti, non sono del tutto scomparsi. A volte basta un’intervista, una dichiarazione appena accennata.
SCUOLA: OGGI IL VOTO AL SENATO, DOMANI LO SCIOPERO *
ROMA - Un voto scontato al Senato e uno sciopero generale che promette di portare in piazza migliaia e migliaia di persone e, intanto, scalda gli animi: in vista di questi due appuntamenti il mondo della scuola e dell’università, in una saldatura ormai collaudata, non ha risparmiato energie nel protestare. Palazzo Madama, dove è ripreso - con toni accesi - il dibattito sul contestato decreto Gelmini, è stato preso d’assedio dagli studenti sin dal mattino - una protesta a tratti rumorosa, con qualche scaramuccia tra sigle di opposti schieramenti ma tutto sommato pacifica, che è ancora in corso - e cortei e manifestazioni hanno attraversato il Paese come un ideale serpentone di dissenso. E nel pomeriggio mentre il ministro Maristella Gelmini ha ricevuto alcune associazioni di genitori, il sindacato ha diffuso uno studio dal quale emerge che i tagli al tempo pieno danneggeranno non solo la qualità dell’istruzione, ma anche le mamme-lavoratrici. Una ulteriore difesa della "riforma" Gelmini è arrivata in serata dal Premier: "C’é stata una vasta disinformazione e delle falsità enormi su modifiche che sono di buon senso".
SCUOLE E ATENEI SEMPRE IN PRIMA LINEA Un corteo itinerante tra le facoltà occupate a Torino, dove stasera è in programma una fiaccolata; banchi e lavagne in strada a Napoli; una breve ma simbolica occupazione dei binari della stazione ferroviaria a Viareggio; un lungo corteo spontaneo di studenti a Bari, in testa anche il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. E poi ancora migliaia di universitari e studenti delle superiori scesi in piazza a Perugia, bimbi travestiti da fantasmini in piazza Maggiore a Bologna in difesa della scuola pubblica, assemblea partecipatissima all’università di Ancona, lezioni in piazza davanti al Colosseo (nonostante la pioggia) e a piazza San Marco a Venezia, maxischermi a Roma Tre per consentire a tutti gli studenti di seguire l’affollatissima assemblea, presente il rettore, in corso nell’aula magna. Almeno sette cortei a Roma, autogestioni e occupazioni da Bolzano a Caltanissetta. La vigilia del voto al contestato decreto Gelmini é stata contrassegnata da una miriade di iniziative, compreso lo sciopero della fame annunciato da un papà romano (M.S.,funzionario del ministero dell’Ambiente) preoccupato per il futuro dei suoi tre figli in età scolare.
SENATO SOTTO ASSEDIO Diecimila, quarantamila: oscillano le cifre sui manifestanti davanti al Senato, come sempre in questi casi. Ma è certo che gli studenti non intendono mollare la postazione. Sono arrivati a piccoli gruppi e c’é stato pure qualche screzio: l’Unione degli studenti ha preso le distanze dalle formazioni di destra pure presenti in piazza accusandole di violenza gratuita.
Complice il violento nubifragio che si è abbattuto sulla Capitale, gli studenti che per tutto il pomeriggio hanno assediato il Senato in sit-in, hanno deciso di non passare la notte in piazza ma di tornare nelle università a proseguire le occupazioni, o a casa. L’appuntamento, con ogni probabilità sempre di fronte al Senato, è fissato per la mattinata quando ci sarà il voto del decreto sulla Scuola.
PD PRESENTA IN 10 PUNTI SUA RIFORMA PER UNIVERSITA’ Il leader del Pd, reduce dal successo del Circo Massimo, ha presentato oggi pomeriggio, in una conferenza stampa, la ricetta del partito democratico per l’università. Una ricetta in dieci punti che va dalla revisione dei meccanismi dei concorsi all’istituzione dell’Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario passando per una riforma della governance e per la valutazione periodica dei docenti. Il Pd chiede pure di abrogare il blocco del turn over dei docenti e di tornare al reclutamento straordinario di ricercatori previsto dal governo Prodi.
E PARLAMENTARI PDL INCONTRANO STUDENTI CENTRO-DESTRA "Andiamo avanti con il decreto Gelmini" ha assicurato Maurizio Gasparri (Pdl) durante l’incontro di oggi tra studenti di centrodestra e parlamentari del Popolo della libertà. "Dobbiamo guardare alla protesta con serietà ma non pensare che sia una rivolta generazionale, sono i numeri a dirlo" ha aggiunto Giorgia Meloni, ministro della Gioventù, assicurando, per parte sua "spazio di dialogo con gli studenti indipendentemente dall’orientamento politico".
SCIOPERO DEL 30 PROSSIMA TAPPA DEL MALCONTENTO La lunga marcia di avvicinamento allo sciopero generale della scuola è quasi finita: giovedì il mondo della scuola (ma anche quello dell’università) scenderà in piazza a Roma. La macchina organizzativa si è messa in moto: 9 treni speciali, 1.000 pullman, e tanti, tantissimi manifestanti ’fai da te’. I sindacati promotori (Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda) contano su grandi numeri e parlano di "data che resterà nella memoria". Sul palco anche i tre big di Cgil, Cisl e Uil: Epifani, Bonanni e Angeletti.
VELTRONI, GOVERNO RITIRI DECRETO, NON SIA ARROGANTE - Il governo dovrebbe ritirare il decreto Gelmini sulla scuola perché "sarebbe un atto di arroganza andare avanti". Lo ha detto il segretario del Pd Walter Veltroni. "E’ indice di intelligenza - ha aggiunto Veltroni - fermarsi quando un provvedimento crea tanto conflitto sociale". "Stiamo assistendo a un gioco delle parti - ha affermato Veltroni - perché il governo non ha presentato nessuna riforma né per la scuola né per l’università, cosa che a noi piacerebbe discutere. Allo stato stiamo discutendo solo sui tagli voluti dal ministro Tremonti". "Secondo noi - ha detto ancora Veltroni - si può e si deve tagliare ovunque nella spesa pubblica, tranne che su un punto, e cioé scuola e università, perché è la garanzia per il rilancio della nostra competitività. Lì, semmai, si deve mettere mano al portafoglio. Noi oggi spendiamo poco e male, dobbiamo smettere di spendere male ma smettere anche di spendere poco". "Ho visto che il ministro Gelmini - ha poi ironizzato il segretario del Pd - si paragona a Obama: ora tutti improvvisamente si stanno schierando. Però Obama ha annunciato un investimento di 14 miliardi di dollari per le università".
* ANSA» 2008-10-29 08:08
Lettera
Simpatico nonno
di Attilio Doni *
Gentile direttore. un anziano signore, simpatico nonno, fa gravissime rivelazioni (QN 23 ottobre) sul suo comportamento immorale quando era ministro dell’Interno, si augura che Roberto Maroni lo emuli, e la notizia lascia stampa e televisione pressoché indifferenti. Fa più scalpore la notizia di un atto di bullismo nelle scuole. Ma che cosa mai possiamo pretendere dai nostri ragazzi se l’esempio che viene dall’alto è di tal fatta? L’anziano simpatico signore vorrebbe che il ministro Maroni, per fortuna con la testa sulle spalle, infiltrasse fra gli universitari "agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti...mettano a ferro e fuoco le città...per poi mandarli tutti in ospedale...picchiare i docenti che fomentano...e le maestre ragazzine". Ma la frase più grave, che rivela l’alta statura morale dell’anziano signore che vuole bastonare le maestre ragazzine, è questa: "In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perchè pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...". La preoccupazione non è per il ragazzino ucciso o gravemente ferito, bensì per ciò che potrebbe succedere.
Attilio Doni
Genova
Segreteria del CST CENTRO STUDI TEOLOGICI - Centro Ecumenico - di Milano tel. 339.5280021 - fax 02.95310741
"COSSIGA VENGA A CONFESSARSI, PERCHE’ SE LEI MUORE
VA DIRITTO ALL’INFERNO! ": PAROLA DI VESCOVO
Le ultime parole di uomo politico che non è più nemmeno cristiano
Qualche giorno fa, in un’intervista al giornalista Andrea Cangini, di QN Quotidiano Nazionale (Il Giorno, il Resto del Carlino e la Nazione ) riportata poi da molti media italiani e stranieri, il Presidente Emerito Francesco Cossiga sembrerebbe aver dichiarato (segue un estratto dell’intervista):
“Maroni [...] dovrebbe ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. [...] Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri [...] nel senso che le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano [...], soprattutto i docenti [...] non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. [...] Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!”
OGGI IL VESCOVO MONS. + GIOVANNI CLIMACO MAPELLI
dice poche parole a FRANCESCO COSSIGA:
Signor Senatore a vita,
Lei si definisce cristiano, Lei sa bene qual è l’idea fondamentale di Cristo sulla violenza, qualunque violenza, anche quella operata dallo Stato: Lei ha proferito in una intervista ad un quotidiano quelle inaccettabili parole!...
Si ricordi il passo evangelico in cui Cristo ammonisce Pietro quando estrae la spada dal fodero e colpisce il servo del Sommo sacerdote nell’orto del Getsemani....
Non può definirsi cristiano chi ragiona così contro Cristo e il Suo Evangelo!
Lei non ha neppure rispetto per la Sua carica istituzionale, nè il rispetto della democrazia vera e autentica, Lei calpesta con le sue parole ogni concetto del diritto umano e civile, nonostante Ella sia un giurista ed ex docente di diritto.
Le sue parole hanno offeso la dignità dei cittadini, degli studenti, di chi manifesta dissenso con mezzi pacifici e civili, la dignità delle persone oneste che credono ancora in uno Stato democratico.
E’ veramente inquietante ciò che Lei ricorda del suo mandato al Ministero degli Interni....
E’ vergognoso che da uomo di 80 anni, da padre, da nonno, da uomo di Stato, da ex Presidente della Repubblica, da Senatore a vita (sarebbe meglio dire di "Senatore a morte" !) da uomo delle leggi, da cittadino italiano Lei abbia mandato - ricordando il suo triste travagliato passato - quel messaggio o consiglio foriero di morte e di tragedie, gravido di immani sofferenze e di sangue all’attuale Ministro degli Interni.
Come Vescovo di una piccola Chiesa in Italia Le chiedo, se ancora si ritiene cristiano di venire a confessarsi o di trovare un confessore poichè alla sua età avanzata se Lei dovesse morire, se Le verrà richiesto di lasciare questa terra, Lei rischia veramente di andare diritto all’inferno! Laggiù La stanno già aspettando davvero....
Si penta di quelle azioni malvagie compiute durante la sua vita, di cui non sente punto rimorso, e che forse sono costate la vita e sofferenze a tante persone ignare e anche innocenti: si penta ora di queste parole incoscienti e ferali dette senza cognizione di causa, con il proponimento sincero di riparare al male procurato alla convivenza civile, al bene di una nazione, e all’immagine delle nostre Istituzioni democratiche dello Stato.
Dio la perdoni! Lui che è Signore di misericordia e di pietà...
Pastore buono e amante degli uomini, come celebra la nostra Liturgia madre in Oriente.
Amen
+ Joannes Climacos MAPELLI
Arcivescovo Primate
della CHIESA CRISTIANA ANTICA CATTOLICA e APOSTOLICA
Milano, dalla Sede Arcivescovile il 27 Ottobre dell’Anno 2008