SANITA’: MACIGNO ENORME PER LA CALABRIA

Dal novembre 2007 ad oggi il debito della regione è raddoppiato
giovedì 30 luglio 2009.
 

Com’è noto, la criminalità organizzata si arricchisce sottraendo i soldi non tanto ai privati - attraverso il ‘pizzo’ - quanto piuttosto rubando denaro pubblico. In una regione povera come la Calabria, catalogata a livello europeo ad ‘Obiettivo uno’ per la mancanza di sviluppo economico e infrastrutturale, piovono periodicamente una montagna di soldi pubblici, frutto degli investimenti comunitari. Ed è soprattutto in questo settore che l’ndrangheta continua ad agire come un parassita. Sottrarre in modo illegale e continuativo soldi alla sanità porta a creare un sistema ospedaliero inefficiente e precario. “Dai centri di cura pubblici regionali si scappa” - scrive Baldessarro su la Repubblica di stamane, riferendosi alle strutture ospedaliere calabresi.

Il nord Italia rimane per molti pazienti la meta dei cosiddetti ‘viaggi della speranza’; il sud, invece, nonostante continui ad attrarre investimenti pubblici, torna periodicamente alla ribalta della cronaca nera per le morti assurde di ragazzi come Federica Monteleone ed Eva Ruscio, “frutto dell’inefficienza dell’Ospedale Jazzolino di Vibo Valentia” (la Repubblica, p.11).

I dati numerici sul debito contratto dalla regione in materia di sanità sono scioccanti: nel novembre 2007 la Giunta apprende (almeno ufficialmente) che il debito ammonta già a 850 milioni di euro. Va ricordato che il periodo coincide con quello in cui l’ex pm Luigi de Magistris viene attaccato su vari fronti per le sue indagini, le quali mettono in luce comitati d’affari che sottraggono fondi pubblici destinati allo sviluppo della Calabria. La fresca nomina del deputato europeo a Presidente della Commissione Bilancio apre uno spiraglio di trasparenza sulla gestione dei soldi. Ogni anno, infatti, il disavanzo della sanità calabrese si aggira sui 200-250 milioni di euro.

Nel febbraio 2008 il governo Prodi blocca il piano di rientro del debito per incongruenza tra i dati presentati dalla regione e quelli in possesso del governo. Il risultato della ricognizione sul debito, effettuato dalla Kpmg - società di consulenza mandata da Palazzo Chigi - accerta un’insolvenza pari a 1 miliardo e 750 milioni di euro. Cifre da capogiro che preannunciano un piano di rientro “lacrime e sangue” - come lo ha definito il governatore Agazio Loiero. A tappe forzate, quindi, la giunta regionale tenterà di recuperare l’enorme debito: reintroducendo il ticket sui farmaci e sul pronto soccorso; chiudendo molti presidi ospedalieri o riconvertendoli; aumentando l’Irap e confermando l’addizionale Irpef ai massimi. Per la Calabria, pertanto, si profila un periodo di ulteriori vessazioni: aumenteranno le tasse per colmare i debiti, mentre i servizi rischiano di rimanere pessimi. Pessimi servizi generano infatti un mare di soldi per migliorarli; pazienza se poi vengono dilapidati dall’incapacità della classe dirigente o, forse, anche dalla volontà di quest’ultima.

Non posso infatti esimermi dal constatare che l’articolo comparso oggi su la Repubblica, a firma di Giuseppe Baldessarro, seppur ben scritto e con dovizia di particolari, non fa menzione di Why not , l’indagine di de Magistris, nella quale l’ex pm aveva iscritto sia l’attuale governatore che il precedente, Chiaravalloti, il quale fino al 2005 guidava una giunta di centrodestra.

Se poi da una parte può apparire ‘confortante’ leggere che la stazione unica appaltante, la Sua, è guidata da Salvatore Boemi, magistrato che proviene dall’antimafia, dall’altra bisognerebbe chiedere con maggiore forza (verbale e politica) come mai un magistrato come Dolcino Favi ricopra ancora il proprio incarico presso la Procura di Catanzaro, mentre il coraggioso pm Pierpaolo Bruni non sia stato riconfermato, nonostante le sue importanti indagini su mafia e rifiuti, presso la DDA.


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