CIRCOLO CULTURALE IMPEGNOCIVILE
SAN GIOVANNI IN FIORE - Comunicato n° 1 della Nuova Era - 30.05.11
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UNA SPLENDIDA, STORICA GIORNATA:
HA VINTO IL CAMBIAMENTO
La data del 30 maggio 2011, come quella del 25 aprile del ’45 o quella del 2 giugno 1946, non sarà mai dimenticata.
La Città è stata liberata. I suoi abitanti sono tutti di nuovo pienamente titolari dei propri diritti, politici, civili e umani: ognuno potrà da oggi manifestare liberamente il proprio pensiero, criticare chi ritiene giusto criticare, militare o candidarsi per il partito che ritiene più vicino alle proprie convinzioni; senza nessun vincolo, limitazione o paura.
Questa è la libertà che la gente aspettava da oltre 40 anni.
La macchina per la creazione del consenso elettorale attraverso il voto di scambio è stata dissolta dal risveglio delle coscienze.
Già solo per avere prodotto questo Antonio Barile merita un posto nella storia ed un perenne riconoscimento del nostro popolo.
Un grandissimo, incommensurabile riconoscimento meritano anche gli uomini coraggiosi che lo hanno accompagnato, da Giovanni Iaquinta a Battistino Benincasa, a Pietro Tiano a Luigi Astorino, a Mario Iaquinta, a Tullio Cusani, a Pietro Giovanni Spadafora, a François Nicoletti, a Franco Gabriele, a Nicoletta Magnaghi, a ognuno degli altri 64 candidati nelle liste che hanno sostenuto Antonio Barile in questa grande battaglia di civiltà. Così come un grandissimo riconoscimento meritano tutte le donne e gli uomini liberi di questa Città che hanno capito quale fosse la posta in gioco della competizione elettorale e che hanno avuto la capacità di porre le vicende politiche locali su di un piano di valutazione assolutamente distinto e separato da quello relativo alla politica nazionale consentendo la realizzazione di sinergie originali e di fondamentale importanza per l’affermazione del progetto di cambiamento e l’inizio del cammino che potrà portare al profondo rinnovamento, soprattutto culturale, di cui S. Giovanni in Fiore ha assoluto bisogno. Adesso il cumulo di nequizie che si è andato stratificando nella nostra vita di comunità può essere rimosso ed è possibile quindi guardare al futuro con ragionevole ottimismo.
Riteniamo però che il recupero della piena libertà debba accompagnarsi alla consapevolezza della necessità che ognuno di noi cittadini si senta impegnato a riconoscere i propri doveri verso la Comunità. Non vi sono adesso più scuse per comportamenti individuali non congrui all’interesse generale.
Ma ci sarà tempo per tutto questo.
Oggi è il tempo di godere dell’immensa gioia che deriva dal sentirci tutti
donne e uomini pienamente liberi.
CANDIDATI - VOTI - PERCENTUALI *
Antonio Barile 6.796 - 61,90
Il Popolo della libertà (Pdl)
Lista Civica - Barile Sindaco
Lista Civica - Uniti per la Liberta’
Lista Civica - Liberi con Barile
Emilio Vaccai 4.182 - 38,09
Partito Democratico (Pd)
Lista Civica - i Democratici per la Citta’
Partito socialista italiano (Psi)
Socialisti Uniti - Alleanza per l’Italia (Api)
Comunisti italiani (Pdci)
* http://www.repubblica.it/static/speciale/2011/elezioni/comunali/san_giovanni_in_fiore.html
Una splendida, storica giornata: ha vinto il cambiamento ---- all’ombra del Cavaliere!!!
Parola di Gioacchino
Gioacchino, hai perfettamente ragione...
Per il proprio tornaconto piccolo piccolo, Vincenzio Tiano continua a fare il pesce in barile e continua ad affiggere manifesti e a gridare a squarciagola su la Voce di Fiore e a tutti i Sangiovannesi, che per lui il ballottaggio di San Giovanni in Fiore è come quello di Milano, Napoli, Cagliari! E che per il suo "circolo culturale impegnocivile" Barile è uguale a Pisapia, a De Magistris, a Zedda!!! Il suo è proprio ... un grande cambiamento!!!
Giovanni
Eh sì Giovanni.
All’ombra del Cavaliere glocale, si impara presto a nascondere il proprio piccolo piccolo conflitto d’interesse dietro una nuvola di fumo!!!
E, sì, ne vale proprio la pena riprendere e rileggere bene e di nuovo i saggi su ’Ndrangheta e politica in Calabria:
"La società sparente" (Neftasia Editore), di Emiliano Morrone e Francesco Saverio Alessio. con prefazione di Gianni Vattimo
DEMONI e SANGUE ’Ndrangheta: un potere glocale e invisibile di Francesco Saverio Alessio (Coppola editore).
E ricordare al cavaliere Vincenzo Tiano che la Voce di Fiore è un laboratorio antimafia - non un b-a-r-i-l-e
Parola di Gioacchino - da Fiore!!!
«Votate per l’acqua»
La mossa del vescovo di Locri-Geraci
di E. Mu. (Corriere della Sera, 30 maggio 2011)
E se i politici s’arrabbiano, pazienza. Monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, vescovo di Locri- Gerace, è un uomo d’azione: la prudenza cattolica che impegna la Chiesa a non esplicitare le scelte in cabina elettorale decisamente non fa al caso suo. Così venerdì sera si è seduto alla scrivania e ha scritto un breve messaggio da diffondere all’intera comunità:
«Carissimi, fra giorni ci saranno i referendum. Rompo il riserbo che il vescovo deve mantenere in occasione di competizioni elettorali, perché non si tratta di patteggiare per un candidato o l’altro, si tratta di difendere il bene comune. L’acqua fra qualche anno sarà più preziosa del petrolio. Non possiamo permettere che sia il privato a gestirla: si finirà come con la benzina, con rincari sempre più forti. Difendiamo il bene comune. Andiamo a votare e votiamo sì, a favore dell’acqua come bene comune. Ditelo anche ai fedeli e agli amici».
Dopo il nucleare, dritti in pasto al pubblico dibattito sono finiti proprio i due quesiti sull’acqua: il primo sull’abrogazione dell’articolo 23 bis della legge 133 del 2008 (poi modificato dal decreto Ronchi del 2009) relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica che prevede una permanenza del pubblico solo attraverso la creazione di Spa; il secondo sull’abrogazione di quella parte del decreto 152 del 2006 che consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa. Nella stessa maggioranza di governo la strategia da adottare in merito non è stata affatto univoca: se per il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo la consultazione sull’acqua è «totalmente inutile», per il leader della Lega Umberto Bossi «alcuni quesiti, come quello sull’acqua, sono attraenti». Poi, però, con il voto di fiducia sul decreto omnibus, l’obiettivo politico dichiarato - come ha ricordato il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto - è stato quello di disinnescare non solo il referendum sul nucleare ma anche quelli su acqua e legittimo impedimento, che avrebbero buone possibilità di raggiungere il quorum necessario del 50 per cento più uno.
In ogni caso, l’appello di monsignor Fiorini Morosini non dispiacerà certo alla Conferenza episcopale italiana, che martedì scorso - invitando «tutti i credenti a rispondere alle loro coscienze» - si era espressa con le parole di monsignor Mariano Crociata: «L’acqua è un bene di tutti, è un aspetto che va salvaguardato. Tutte le espressioni di volontà popolare sono da incoraggiare e apprezzare come elemento di democrazia; nel merito, sui temi quali l’acqua e simili, bisogna sempre esercitare vigilanza e responsabilità sociale».
l’abrogazione del "legittimo impedimento" fa tremare il cavaliere: non si rassegna a diventare un cittadino come noi
di Giancarla Codrignani (domani/arcoiris, 2 giugno 2011
Non si capisce perché, ma c’è un referendum che resta nell’ombra. Eppure riguarda direttamente Berlusconi e, a partire da lui, l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Forse le formule giuridiche non sono il massimo della chiarezza, ma il senso è evidente: dietro la richiesta di "abrogazione dell’art.1, commi 1, 2, 3, 5, 6 nonché dell’art.1 della legga 7 aprile 2010 numero 51 recante "disposizioni di impedimento a comparire in udienza...", sta una delle solite leggi ad personam.
Forse - una ripassata non fa male - sarà bene citarne qualcuna: limitazione delle rogatorie (per coprire movimenti finanziari illeciti), abolizione dell’imposta di successione per i grandi patrimoni, depenalizzazione del falso in bilancio, legittimazione del "sospetto" sul giudice, il condono fiscale "tombale" del 2003 (con beneficio per Mediaset), il sistema integrato delle comunicazioni ("la Gasparri", che in soldoni significa un guadagno netto di oltre un miliardo di euro), il condono edilizio del 2004, riduzione della prescrizione, sospensione dei processi per le alte cariche (dichiarata incostituzionale), scudo fiscale... Se aggiungiamo altre leggi a proprio beneficio fiscale, la storia delle frequenze Tv e di rete4, il decreto "salvacalcio", il segreto di stato su Villa Certosa... non c’è più nessuno che possa dubitare con quali intenti e a vantaggio di chi governi l’ "eletto dal popolo".
Un altro tentativo di proteggersi dal "comunismo" della giustizia e della Corte costituzionale - di cui chiamava testimone perfino Obama - è quello di correggere l’eccesso di uguaglianza previsto dall’art. 3 della Costituzione (comunista). Infatti, proprio perché uguali davanti alla legge, tutti i cittadini che, sia come imputati, sia come parte offesa, siano tenuti a presentarsi in tribunale, se realmente impediti, possono chiedere che il giudice fissi un rinvio, ovviamente presentando richiesta per motivi fondati di "impedimento grave e assoluto". Il nostro Presidente del Consiglio non si ritiene un normale cittadino e chiede - ecco il contenuto della legge 7 aprile 2010 - che per lui e, siccome è gentile, per i ministri basti un’autocertificazione continuativa per sei mesi, senza possibilità per il giudice di verificare la validità della giustificazione.
Questo tanto per dire il conto in cui Berlusconi tiene la giustizia rispetto ai privilegi di casta. I processi Mills, Mediatrade e Mediaset, dopo l’abbattimento per legge dei termini di prescrizione, difficilmente porteranno a condanna o proscioglimento dell’imputato. Per il caso Ruby lunedì il Presidente del Consiglio non si è presentato in udienza. Non era neppure a Montecitorio o a palazzo Chigi. Intanto l’avv. Ghedini (che tra parentesi è ministro della giustizia) ha ribadito che, veramente, Berlusconi credeva che la povera minorenne fosse nipote di Mubarak ridicolizzando l’imputazione di sfruttamento della prostituzione. Tuttavia resta un problema, per il quale la difesa chiederebbe il trasferimento al tribunale di Monza; infatti non si sa bene se in qualità di presidente o come privato cittadino abbia esercitato pressioni sulla polizia e la concussione, se provata, può portare, oltre alla condanna, l’interdizione dai pubblici uffici. Berlusconi non vuole andare in tribunale come "uno qualunque" e non vuole che un’autorità superiore per competenza possa controllare la sua parola. Vi pare poco?
Allora, ANCHE QUESTO QUESITO E’ IMPORTANTE: CON UN SI’ ALLA SUA ABROGAZIONE DIFENDIAMO L’ARTICOLO 3 DELLA COSTITUZIONE E IL DIRITTO AD ESSERE UGUALI (ALMENO) DAVANTI ALLA LEGGE