[...] Se valessero a Roma le regole americane, ci sarebbero 186 parlamentari «fuorilegge»: tutti coloro che, pagati per fare i deputati o i senatori fanno pure altri mestieri, moltiplicando i propri affari grazie alla politica. E sottraendo tempo al proprio impegno istituzionale. Ecco: copiamo gli americani [...]
I primi tagli: iniziare dalla politica. Ecco dove
di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella (Corriere della Sera, 14.11.2011)
***
L’agenda di governo di Mario Monti non può che cominciare dalla B.
Berlusconi? No: Burocrazia.
Racconta il progettista della stazione Tiburtina di Roma di una conferenza dei servizi, «decisa per accelerare», con 38 partecipanti: trentotto! Un delirio: i 456 mila euro per dare le fotocopie del progetto a tutti gli invitati sono o no un costo della politica? Sì. Ed è lì che, per fare le altre riforme necessarie, il nuovo premier dovrà mettere mano. Anzi, proprio per toccare il resto, dovrà «prima» affondare il bisturi lì: nel grasso della cattiva politica.
A Auto blu
«Le abbiamo già dimezzate!», ha detto la ministra della Gioventù Giorgia Meloni mercoledì a La7. Il ministero della Difesa, che ha un centinaio di auto blu e 700 auto «grigie» nonostante solo in 14 avrebbero diritto al privilegio aveva appena acquistato 13 Maserati quattroporte blindate: alla faccia della manovra di luglio, che aveva stabilito la cilindrata massima di 1.600. Se ha ragione Brunetta si potrebbe risparmiare un miliardo l’anno. Da subito.
B Bilanci
È la riforma più urgente: i bilanci di Stato, Regioni, Province, Comuni sono un caos. Voci diverse, capitoli diversi, strutture diverse: ognuno fa come gli pare. Il tutto nella nebbia volutamente più fitta. Cosa c’è nei 50 milioni di euro della voce «fondo unico di presidenza» di palazzo Chigi? I soldi per le operazioni «discrete» degli 007 o la tinteggiatura dei muri? Servono bilanci unici, trasparenti, che lascino piena autonomia politica ma siano leggibili da tutti (le fognature si chiamino fognature, le consulenze consulenze) dove si capisca quanti soldi si spendono e per che cosa. Così i cittadini potranno fare dei confronti innescando una spirale che porterà a risparmi veri.
C Conflitto d’interessi
L’Italia è diventata una Repubblica fondata sul conflitto d’interessi. Basta con presidenti del Consiglio proprietari di reti televisive, ma anche assessori alla salute titolari di aziende fornitrici della sanità pubblica, sottosegretari proprietari di società che gestiscono la pubblicità per i giornali, sindaci geometri che presiedono giunte che approvano i loro progetti, avvocati-assessori che fanno causa alla propria amministrazione.
D Doppio lavoro
Se valessero a Roma le regole americane, ci sarebbero 186 parlamentari «fuorilegge»: tutti coloro che, pagati per fare i deputati o i senatori fanno pure altri mestieri, moltiplicando i propri affari grazie alla politica. E sottraendo tempo al proprio impegno istituzionale. Ecco: copiamo gli americani.
E Europa
Con la manovra di luglio si è deciso di equiparare gli stipendi dei nostri parlamentari alla media europea, sia pure corretta in base al Pil e limitata alle sei nazioni più grandi. Anche i rimborsi elettorali andrebbero adeguati a quella media. È inaccettabile che un italiano spenda in media 3 euro e 38 centesimi l’anno per mantenere i partiti, contro 2,58 degli spagnoli, 1,61 dei tedeschi e 1,25 dei francesi.
F Fisco
Una leggina infame permette a chi finanzia un politico di avere uno sconto fiscale 50 volte superiore a quello di chi dà soldi a un ente benefico o alla ricerca sul cancro. Avevano giurato di cambiarla, non l’hanno mai fatto. E tutte le proposte di legge presentate per correggere questo abominio giacciono mestamente in parlamento. Vanno tirate fuori e approvate. Subito.
G Gettoni
Un consigliere comunale di Padova incassa per ogni seduta 45,90 euro, uno di Treviso 92, uno di Verona 160. Per non dire delle regioni a statuto speciale, dove con trucchi vari un membro del consiglio municipale di Palermo può prendere 10mila euro al mese. Stop. L’autonomia non c’entra e non può essere usata a capriccio: regole fisse per tutti, da Lampedusa a Vipiteno.
H High speed
I ritardi sulla velocità di download, dove nella classifica netindex.com siamo al 70° posto dopo Kazakistan e Rwanda, sono così abissali da far sospettare a una scelta inconfessabile: meno funzionano gli sportelli elettronici, più i cittadini dipendono dai «piaceri» della burocrazia e della politica. Con costi enormi, da tagliare.
I Indennità
Le «buste paga» devono essere trasparenti, commisurate alla media europea, per tutte le cariche: l’assessore alla sanità altoatesino non può guadagnare 6mila euro più del ministro della sanità di Berlino. Basta furbizie, come certi rimborsi esentasse a forfait (magari anche a chi non ha la macchina, come nel Lazio) o il contributo per i portaborse che troppo spesso, incassato dal parlamentare, è girato ai collaboratori solo in minima parte e in nero. Si faccia come a Strasburgo, dove gli assistenti sono pagati direttamente dall’Europarlamento.
L Limiti
Il governo Prodi nell’infuriare delle polemiche aveva fissato un limite massimo agli stipendi dei superburocrati: 289 mila euro. Quel tetto, tuttavia, non è mai stato applicato. Tanto che il presidente delle Poste Giovanni Ialongo nel 2009 di euro ne ha presi 635 mila. Urgono nuove regole.
M Municipalizzate
Le società miste dei servizi pubblici locali sono state troppo spesso usate per aggirare le regole su assunzioni e appalti causando paurosi buchi finanziari ripianati dalla collettività. Basta. È inammissibile che un comune, socio principale, approvi un bilancio in rosso senza risponderne. Le regole devono essere le stesse del settore privato: chi truffa paga.
N Nomine
Il «manuale Cencelli», in base al quale vengono ripartite fra i partiti le poltrone pubbliche, vada al macero. Le nomine devono obbedire esclusivamente a criteri di merito. Va fissata la regola che chi ha ricoperto una qualsiasi carica elettiva non può essere nominato in un’azienda pubblica almeno per cinque anni. Sennò ogni poltrona diventa merce di scambio per i riciclati o per comprare un’alleanza.
O Onorevoli
Una legge costituzionale che preveda il dimezzamento dei Parlamentari e il superamento del bicameralismo perfetto si può approvare in 90 giorni. Sono tutti d’accordo, come dicono da mesi? Lo dimostrino.
P Province
Quante volte destra e sinistra hanno promesso che avrebbero abolito le Province? Costano fra i 14 e i 17 miliardi di euro l’anno e alla fine aveva accettato il taglio, sia pure a malincuore, anche la Lega. Passino dalle parole ai fatti. Anche in questo caso basterebbero tre mesi.
Q Quadruplo
Il mercato dell’auto in Italia è sceso ai livelli del 1983. Da quell’anno preso ad esempio il Pil pro capite è cresciuto del 40% ma il costo della Camera e del Senato in termini reali è quadruplicato. Un delirio megalomane. Da ricondurre a una maggiore sobrietà. Anche mettendo fine al principio dell’autodichia, in base al quale nessuno può mettere becco sui conti di Camera, Senato e Quirinale. Un controllo esterno, visto quanto è successo, è obbligatorio.
R Regioni
È intollerabile che rispetto agli abitanti i consigli regionali della Lombardia o dell’Emilia-Romagna costino circa 8 euro pro capite, quello sardo 51 o quello aostano 124. Identici servizi devono avere identici costi. Il «parametro 8 euro» farebbe risparmiare 606 milioni l’anno. Tolto l’Alto Adige per l’accordo internazionale da rispettare, andrebbero riviste inoltre alcune regole delle autonomie: non possono essere occasione di ingiusti squilibri e privilegi.
S Scorte
Da decenni ogni ministro dell’Interno dice d’averle tagliate, ma è una bufala. A Roma il rapporto fra auto di scorta e volanti della polizia, lo dice il Sap ma il prefetto concorda, è di otto a uno. Di più: la benzina per le scorte non manca mai, quella per le volanti o le gazzelle devono pagarla talvolta di tasca propria i poliziotti e i carabinieri.
T Trasparenza
Facciamo come gli inglesi: prendiamo le loro stesse regole sulla situazione patrimoniale di parlamentari, consiglieri regionali, sindaci e altre cariche elettive. Tutto trasparente, tutto sul Web. A partire dai finanziamenti privati ai partiti, oggi non solo limitati alle somme sopra i 50 mila euro, ma inaccessibili on-line. In più, la certificazione dei bilanci dei partiti va resa obbligatoria.
U Uniformità
È la regola aurea della buona amministrazione. I costi devono essere uniformi: dalle «liquidazioni» ai deputati alle siringhe delle Asl. Per mantenere i suoi dipendenti la Regione siciliana non può far pagare a ogni cittadino 353 contro i 21 euro della Lombardia. E se si stabilisce il blocco delle assunzioni, questo deve riguardare, a maggior ragione, anche palazzo Chigi.
V Voli blu
Nel 2009 le ore volate per ogni membro del governo sono state del 23% superiori al record del 2005 e addirittura del 154,2% rispetto al 2007 (gabinetto Prodi). La recente norma voluta da Tremonti che limita i voli blu ai massimi vertici dello Stato va applicata subito. Con l’obbligo di pubblicare su internet i dettagli di ogni viaggio: nome dei passeggeri, destinazione, costo. Una disposizione che dovrebbe essere retroattiva, perché i cittadini si possano rendere conto di quello che è successo negli ultimi anni.
W Welfare
Prima di toccare le pensioni dei cittadini va radicalmente cambiato il sistema dei vitalizi, che oggi vede da 11 a 13 euro di uscite per ogni euro di contributi in entrata. Vale per il Parlamento, vale per le Regioni: 16 anni dopo la riforma Dini è scandaloso che qua e là si possa andare in pensione ancora a 51 anni con quattro di contributi.
Z Zavorra
Vanno tagliate subito sul serio tutte le spese esagerate. I dipendenti di palazzo Chigi sono attualmente più di 4.600 contro i 1.337 del Cabinet Office di David Cameron. La sola Camera paga per affitti 35 milioni di euro l’anno: 41 volte più che nel 1983. Una megalomania estesa alle Regioni. Dove negli ultimi anni gli investimenti immobiliari sono stati massicci. La Puglia «sinistrorsa» ha appaltato la costruzione della nuova sede per 87 milioni, la Lombardia «destrorsa» per il Nuovo Pirellone con un mega-eliporto ne ha spesi 400. Per non dire di certi contratti extra lusso: ogni dipendente medio del Senato costa 137.525 euro. Cioè 19 mila più dello stipendio dei 21 collaboratori stretti di Barack Obama.
Sul tema, nel sito, si cfr.:
"PUBBLICITA’ PROGRESSO": L’ITALIA E LA FORZA DI UN MARCHIO REGISTRATO!!!
Il berlusconismo è stato l’autobiografia della nazione per dirla con Croce, non un accidente della storia. Non basta certo una giornata solennemente normale per liberarcene. C’è bisogno di anni di giornate normali. E per la prima volta non saranno gli storici a mettere in ordine gli archivi di un’epoca. Ci vorranno gli antropologi per classificare il berlusconismo come involuzione della specie italiana, perché anche noi, che siamo stati contro, l’abbiamo avuto addosso (...)
In che mani siamo
Tutti gli uomini di Goldman Sachs
di Francesco Piccioni (il manifesto,13.11.2011)
I «padroni dell’universo». Un soprannome modesto per gli uomini di punta di Goldman Sachs (GS). Una banca d’affari con 142 anni di vita, più volte sull’orlo del baratro, da sempre creatrice di conflitti di interesse terrificanti, da far impallidire - per dimensione e pervasività - quelli berlusconiani.
Famosa per «prestare» i propri uomini alle istituzioni, quasi dei civil servants con il pessimo difetto di passare spesso dalla banca privata ai posti di governo. Come peraltro i membri della Trilaterale o del Bilderberg Group. Mario Monti è uomo accorto: è presente in tutti e tre. Per GS ha fatto finora l’international advisor, come anche Gianni Letta, dal 2007, nonostante il ruolo di governo. Cos’è un advisor? Beh, è un consigliere; una persona in grado di indicare a una banca internazionale i migliori affari in circolazione. Specie quando uno Stato deve privatizzate le società pubbliche. Sta nella buca del suggeritore, ma può diventare premier... E G&S ha comunicato ai mercati in tal caso lo spread per i Btp italiani calerebbe a 350 punti in un lampo.
È la banca che ha inventato (subito copiata dalle altre) i prodotti derivati, quei 600mila miliardi di dollari virtuali che stanno strangolando il mondo. Che ha aiutato i conservatori greci a nascondere lo stato reale dei conti pubblici davanti alla Ue. Che ha mandato l’amministratore delegato Henry Paulson, nel 2006, a fare il ministro del tesoro di Bush figlio. Dopo il crack di Lehmann Brothers inventò il piano Tarp: 700 miliardi di dollari statali per salvare le banche private anche a costo di far esplodere il debito pubblico Usa. G&S riuscì in quel caso a intascare buona parte dei 180 miliardi destinati al salvataggio di Aig, gruppo assicurativo. Prima di lui era stato su quella poltrona Robert Rubin, con Clinton presidente; c’era poi tornato molto vicino, con Obama, ma dovette lasciare quasi subito il team economico: troppo evidente il suo doppio ruolo. Robert Zoellick è invece partito da G&S per coprire decine di ruoli per conto dei repubblicani, fino a diventare 11° presidente della Banca Mondiale.
Ma anche gli italiani si difendono bene. Romano Prodi era stato lui advisor, prima di tornare all’Iri per privatizzarla e spiccare quindi il volo verso la presidenza del consiglio, per ben due volte. Al suo fianco, negli anni, Massimo Tononi, ex funzionario della sede di Londra e quindi sottosegretario all’economia tra il 2006 e il 2008.
Ma il più noto è certamente Mario Draghi. Dal 2002 al 2005 è stato vicepresidente e membro del management Committee Worldwide della Goldman Sachs; in pratica il responsabile per l’Europa. Ha lasciato l’incarico per diventare governatore della Banca d’Italia e prendere la presidenza del Financial Stability Forum (ora rinominato Board), incaricato di trovare e mettere a punto nuove regole per il sistema finanziario globale. Compito improbo, che ha partorito molte raccomandazioni ma nessun risultato operativo di rilievo (le regole di Basilea 3 sono tutto sommato a tutela della solidità delle banche, non certo limitative di certe «audacie» speculative).
Dall’inizio di questo mese siede alla presidenza della Banca Centrale Europea, ma prima ancora di entrarci aveva scritto e poi fatto co-firmare a Trichet - la lettera segreta con cui il governo veniva messo alle strette: o le «riforme consigliate» in tempi stretti o niente acquisti di Btp. Forse rimpiange di ver lasciato il Financial Stability Board. Ma non deve preoccuparsi: al suo posto Mark Carney, governatore della Banca centrale canadese. Anche lui, per 13 lunghi anni, al fianco dei «padroni dell’universo» targati Goldman Sachs.
PER LA CHIAREZZA, PER LA LOTTA DA CONDURRE. CINQUE TESI
di Peppe Sini *
I. La caduta del governo Berlusconi non e’ la fine del berlusconismo.
II. Non solo: in Italia, in questi due decenni successivi al crollo dell’Urss, si e’ berlusconizzato pressoche’ l’intero ceto politico e l’intero panorama delle "macchine politiche" (e dei cosiddetti "movimenti" al seguito). Dal punto di osservazione di chi scrive queste righe ben poche differenze sostanziali vi sono su questioni decisive tra Berlusconi e coloro che in tv o nel web (dai media cosiddetti mainstream e da quelli pretesamente alternativi del machiavellismo degli stenterelli) vengono presentati come suoi avversari, in realta’ quasi sempre del tutto interni al suo universo di discorso, alla sua ideologia, alla sua pratica, al suo blocco storico.
III. La caduta del governo non e’ stata determinata dalla crisi economica o dalla speculazione finanziaria, ma dalla progressiva defezione di gruppi di berlusconiani in parlamento, guidati da caporioni non meno corrotti, neofascisti, razzisti o filomafiosi dei loro compari restati nelle stalle di Arcore.
IV. Cio’ per cui soprattutto occorreva battersi contro il governo Berlusconi non era cio’ di cui parlano i ricchi e parimenti famelici borghesi che ne condividono pienamente l’ideologia e la pratica avendo tuttavia l’accortezza dell’ipocrisia. Cio’ per cui soprattutto occorreva battersi contro il governo Berlusconi e’ stata la sua politica omicida: che si e’ concretizzata in primo luogo nella guerra assassina e nella persecuzione razzista.
La lotta - la lotta consapevolmente e concretamente nonviolenta - contro gli omicidi dei quali e’ consistita l’effettuale illegale politica guerriera e razzista dei governi italiani del ventennio berlusconiano, ebbene, questa lotta nonviolenta per il diritto alla vita di tutti gli esseri umani in pochi l’abbiamo condotta, quei pochi che l’abbiamo condotta anche quando lungo questo infame ventennio al governo c’era il cosiddetto centrosinistra, la cui subalternita’ e complicita’ con le scellerate scelte della guerra e del razzismo ha reso i suoi dirigenti nazionali tragicamente correi di quei crimini imprescrittibili, di quell’eversione dall’alto, di quelle uccisioni e persecuzioni.
V. Ergo la lotta consapevolmente e concretamente nonviolenta per salvare le vite, la dignita’ e i diritti di tutti gli esseri umani; la lotta per la pace che salva le vite, la dignita’ e i diritti di tutti gli esseri umani; la lotta per la legalita’ che salva le vite, la dignita’ e i diritti di tutti gli esseri umani; la lotta per la democrazia che salva le vite, la dignita’ e i diritti di tutti gli esseri umani, ebbene, questa lotta consapevolmente e concretamente nonviolenta e’ il nostro odierno fondamentale programma. Che e’ poi il nostro programma fondamentale di sempre, dalla conferenza di Zimmerwald del 1915 alla fondazione della prima Internazionale a Londra nel 1864.
E quindi concretamente, qui ed ora, i primari immediati obiettivi della nostra lotta sono:
che cessi immediatamente la partecipazione dello stato italiano alle guerre assassine;
che cessi immediatamente la persecuzione razzista dello stato italiano nei confronti di migranti e viaggianti;
che siano abrogate immediatamente le misure legislative ed amministrative anomiche e disumane in cui si e’ concretizzato il colpo di stato razzista;
che cessi immediatamente il colossale infame sperpero dei pubblici denari per le armi e gli eserciti, per le guerre e le stragi;
che cessi immediatamente la devastazione della biosfera;
che si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana, al rispetto della Dichiarazione universale dei diritti umani.
Vi e’ una sola umanita’.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.
L’unica politica ragionevole e decente qui ed ora, in Italia ed ovunque, e’ la scelta della nonviolenza.
Solo la nonviolenza puo’ salvare l’umanita’.
*
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 739 del 14 novembre 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
“La massoneria di Goldman Sachs”
Monti, Draghi, Papademos e il “capitalismo di relazioni della banca d’affari Usa
di Roberta Zunini (il Fatto, 17.11.2011)
Governatori dal capo cinto d’alloro finti inviati a redimere le corrotte province dell’Impero, sull’orlo della bancarotta, piuttosto che massoni tanto spietati quanto fedeli della “loggia americana Goldman Sachs”. Il neo establishment europeo, forte dell’ingresso di Mario Draghi, Mario Monti e Lucas Papademos alla testa rispettivamente della Banca centrale europea, del governo italiano e di quello greco, lascia perplessa la stampa internazionale. L’inglese Financial Times e il francese Le Monde, due giganti della stampa mainstream, hanno riportato alla luce il loro comune passato ai piani più alti della banca d’affari Goldman Sachs. Uno degli istituti bancari corresponsabili della crisi finanziaria mondiale scoppiata nel 2008.
Per una volta il documentatissimo quotidiano francese vicino alla sinistra si trova d’accordo con i no-strani Giornale, Libero o il Manifesto.
Ecco allora una storia dettagliata e ragionata del “capitalismo di relazioni” - come lo definisce il corrispondente da Londra, Marc Roche - di cui la banca d’affari Goldman Sachs sarebbe l’apostolo in Europa. I crociati più agguerriti sarebbero per l’appunto il governatore della Bce, Draghi e i neo premier Monti e Papademos.
IL PRIMO fu addirittura vicepresidente della Goldman Sachs International per l’Europa tra il 2002 e il 2005, con il compito ufficiale di occuparsi delle imprese dei paesi sovrani, ma corso in aiuto alla Grecia “camuffando i suoi conti grazie a prodotti finanziari swap”. Monti, dal 2005 a ieri consigliere internazionale di Goldman, sarebbe stato a lungo un “apritore di porte” con il compito di entrare nel cuore del potere europeo per difendere gli interessi di GS.
Dal catalogo Goldman, il neo premier aveva la missione di consigliare i vertici della banca su non meglio specificati “affari europei e i grandi dossier della politica mondiale”.
Papademos, già governatore della Banca centrale greca tra il ‘94 e il 2002, avrebbe invece giocato un ruolo importante con l’aiuto della Goldman nel nascondere i rovinosi conti pubblici ellenici. Ma la banca d’affari, al contrario degli istituti suoi concorrenti, non cerca di fare pressione sui deputati, sui ministri, insomma sugli esponenti delle compagini politiche europee, bensì cerca di mettere direttamente i suoi consiglieri o gli ex esponenti del suo vertice a capo delle Banche centrali o delle commissioni europee. Mario Monti è stato infatti a lungo commissario europeo.
Il loro compito è di raccogliere informazioni sulle operazioni che le Istituzioni europee stanno mettendo a punto e sulla politica dei tassi d’interesse in via di realizzazione da parte delle Banche centrali. Tutto ciò per avvantaggiare gli stessi soci della Goldman. La banca privata quindi usa i suoi uomini come api per impollinare esponenzialmente le istituzioni pubbliche e far fiorire governi compiacenti.