ITALIA 2012. ELEZIONI REGIONALI

SICILIA SUPERSTAR: TUTTA L’ITALIA IN MOVIMENTO. Crocetta governatore, crolla il Pdl, Il Movimento 5 Stelle primo partito, alle urne solo il 47 per cento.

LA CAVALCATA DI GRILLO. Per il Movimento 5 Stelle è stata una vittoria (...) è oggi il primo partito dell’isola, in barba a vincitori (Pd) e vinti (Pdl).
martedì 30 ottobre 2012.
 

[...] I grandi sconfitti sono i partiti tradizionali. Non solo il Pdl, che ne subirà le più immediate conseguenze. Perché anche quelli che hanno vinto non sono usciti indenni (persino il Pd ha lasciato 5 punti sul campo) e perché tutti dovranno fare i conti con il forte segnale che arriva dall’astensionismo siciliano. Meno di un siciliano su due è andato a votare e Crocetta diventa governatore con il voto di circa il 15% dell’elettorato totale. Nemmeno Grillo è riuscito a incidere un blocco che ha rifiutato insieme la politica e la cosiddetta anti-politica. Anche questo dovrà far riflettere [...]


-  Sicilia, Crocetta nuovo governatore
-  Crolla il Pdl, adesso è rebus alleanze
-  Il Movimento 5 Stelle primo partito

-  Astensionismo record: alle urne solo il 47%.
-  E Bersani festeggia: “Abbiamo vinto, cose da pazzi...”
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PALERMO In Sicilia prevale per un soffio Rosario Crocetta, crolla di 20 punti il Pdl, che sosteneva Nello Musumeci, e vincono due partiti: quello del non voto e quello di Grillo. Per Palazzo d’Orleans il candidato di Pd e Udc passa però con una percentuale intorno al 31% e quindi senza una maggioranza certa a Palazzo dei Normanni che gli consenta di fare subito il governo. Ma se la vittoria del candidato dell’alleanza-laboratorio tra democratici e cetristi non è completa, è il quadro politico ad uscire fortemente segnato dal boom grillino e dell’astensionismo.

LO SCHIAFFO AI PARTITI TRADIZIONALI

Come andrà a finire la partita Crocetta lo si vedrà nei prossimi giorni: un’alleanza con Micciché, vero arbitro data l’indisponibilità di Grillo ad alleanze, appare l’unica praticabile, ma l’interessato è pronto anche a tornare alle urne («Se qualcuno mi dovesse fermare allora si va al voto e sono convinto che questa volta’ sarò eletto con il 60% dei consensi»). Si tratta in ogni caso, come dice Bersani, di «risultati storici». E lo è davvero se si pensa al cappotto 61 a 0 che subì il centrosinistra nel 2001, ma anche al tratto anti-mafia che rivendica il nuovo governatore: «Si è rotto un muro di gomma, per la prima volta è stato eletto un candidato che ha scelto come valore fondante la lotta alla mafia».

I grandi sconfitti sono i partiti tradizionali. Non solo il Pdl, che ne subirà le più immediate conseguenze. Perché anche quelli che hanno vinto non sono usciti indenni (persino il Pd ha lasciato 5 punti sul campo) e perché tutti dovranno fare i conti con il forte segnale che arriva dall’astensionismo siciliano. Meno di un siciliano su due è andato a votare e Crocetta diventa governatore con il voto di circa il 15% dell’elettorato totale. Nemmeno Grillo è riuscito a incidere un blocco che ha rifiutato insieme la politica e la cosiddetta anti-politica. Anche questo dovrà far riflettere.

LA CAVALCATA DI GRILLO

Per il Movimento 5 Stelle è stata una vittoria limpida. Cancelleri ha beneficiato del voto disgiunto e il movimento è balzato dal 2-3% del 2008 (politicamente è ormai giurassico) al 18% attuale. Soprattutto è oggi il primo partito dell’isola, in barba a vincitori (Pd) e vinti (Pdl). Quando Grillo parla di boom ha ragione da vendere. E stavolta il botto dev’essere arrivato alle orecchie di tutti.

Il radicamento nazionale dei grillini è tale, ma questo era ormai chiaro, che nessun sistema elettorale potrà sbarrargli la porta del Parlamento. Al massimo si potrebbe tentare di «contenerlo» con una riforma che però, bozza attuale alla mano, manifesta forti rischi di ingovernabilità. D’altro canto, l’attuale porcellum potrebbe portare, vista la forza in alcune zone dei grillini, ad una ingovernabilità del Senato, dove il premio è appunto regionale. E a quel punto si potrebbero aprire scenari greci, con tanto di possibile ritorno immediato alle urne. O con un ritorno della grande alleanza di cui oggi beneficia Monti.

Il premier, peraltro, dai risultati siciliani non esce sicuramente indebolito: a vincere sono partiti che mantengono saldo il loro impegno di sostenerlo; inoltre la fragilità del quadro politico generale sconsiglia colpi di testa.

IL NEOGOVERNATORE: “CON ME CAMBIA LA STORIA”

. «Oggi è cambiata la storia della Sicilia, sono riuscito nel miracolo» dice Crocetta dal suo comitato elettorale, accerchiato dalle telecamere. I cronisti gli chiedono di Raffaele Lombardo e dell’accordo che avrebbe siglato con Gianfranco Micciché per battere Musumeci. «Basta con questa storia di Lombardo», sbotta. «Mi avete rovinato la campagna elettorale, senza questa storia avrei vinto con oltre il 40%», aggiunge infastidito. «Non farò inciuci all’Assemblea regionale», ripete come un mantra a chi lo continua a incalzare con domande su Lombardo e la mancanza di una maggioranza all’Ars. «Perché mi chiedete sempre la stessa cosa, cercherò la maggioranza sui singoli provvedimenti e se non ci riuscirò chiederò il sostegno dei cittadini; tornerò al voto e vincerò con oltre il 60% di voti», continua.. «Io sono veramente rivoluzionario, non Grillo che blatera: lo volete capire o no?», alza la voce il neo-governatore, eletto con circa il 30% dei consensi». Crocetta fa il giro delle tv. È un fiume in piena: «Con me cambia la storia, ho rotto un muro di gomma, per la prima volta la Sicilia ha eletto un candidato che ha fatto dell’antimafia una scelta di vita», ripete con orgoglio. Il neopresidente della Regione, omosessuale dichiarato ed icona dell’antimafia siciliana, non scorda che gli ultimi due governatori, Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo, hanno dovuto abbandonare in anticipo dopo essere incappati in vicende di mafia: «Come dice anche Camilleri, in Sicilia ora è entrata aria nuova e pulita».

ALFANO: SCONFITTA COLPA DEL CENTRODESTRA DIVISO

Il terzo polo, pur diviso in Sicilia tra Crocetta e Micciché, può cantare vittoria. E Casini ha tutte le ragioni per invocare la validità del laboratorio siciliano: «Da lì è arrivata un’indicazione chiara e semplice: è ineludibile il rapporto tra progressisti e moderati che mette al bando gli estremismi e i populismi ed è l’unico antidoto all’ antipolitica». Perché Grillo, argomenta, può arrivare ad un 25% nazionale e se si vuole contrastarlo servono alleanze vincenti. Il Pd, dice, eviti di ragionare per “sommatorie” perché Grillo ha «rubato» voti a Idv e Sel.

Chi è sempre più nei guai è il Pdl. Nello Musumeci è uscito sconfitto dalla prova elettorale e il partito ha perso oltre 20 punti, quasi i due terzi dei voti. Un’altra ferita in un Pdl sempre più dilaniato. Alfano non è riuscito a portare dalla sua parte i moderati in campo nazionale («Se i toni sono quelli di Berlusconi - dice oggi Casini - è ridicola ogni ipotesi di rapporto con il Pdl») e neanche nella sua Sicilia (dove il Cavaliere ha brillato per l’assenza). Il segretario però tiene duro (la colpa della sconfitta, dice, è «del centrodestra diviso») e conferma sia la data delle primarie (il 16 dicembre) sia la propria candidatura. Il rischio a questo punto è che le primarie diventino il terreno di uno scontro anche personale, quasi una sorta di ordalia, dall’esito, per la sopravvivenza del partito, difficilmente prevedibile.

ASTENSIONE BOOM E REBUS ALLEANZE

Crocetta, prima volta un ex comunista al governo della Regione, non avrà una maggioranza all’Assemblea regionale, gli mancano 7 deputati; in suo soccorso potrebbe arrivare Raffaele Lombardo, il governatore uscente, che lascia in dote, oltre al figlio Toti, 24 anni, eletto nel collegio di Catania, altri nove deputati. Insomma si profila la stessa maggioranza che ha sostenuto Lombardo per un periodo. Il dato più importante è però il boom del Movimento 5 Stelle, che diventa il primo partito nell’isola, con circa il 15%. Un risultato straordinario per Grillo ottenuto in una regione che per decenni è stata in mano alla Dc e poi agli eredi democristiani e poi ancora roccaforte di Forza Italia (e quindi del Pdl). Ma questa elezione passerà alla storia anche per il dato impressionante di astensionismo: ben il 53% degli elettori non ha votato. Di fatto il nuovo governo e l’Assemblea regionale sono stati legittimati dalla minoranza dei siciliani che si è recata alle urne, il 47%. Il nuovo governatore dovrà trovarsi la maggioranza in Assemblea potendo contare su 39 deputati su 90, compresi gli 8 eletti direttamente col listino. «Non farò inciuci, cercherò intese sui singoli provvedimenti», ha garantito a caldo Crocetta. Escludendo un allargamento a Pdl e Pid, che hanno sostenuto Musumeci, rimangono due alternative: un’alleanza con i grillini (15 deputati) che finora hanno sempre escluso accordi con i partiti oppure con i deputati eletti nelle liste di Grande Sud (5) e Pds-Mpa (10), il partito di Lombardo.

Rimane fuori dall’Assemblea, Gianfranco Micciché. Giunto quarto nella corsa alla Presidenza della Regione (ha avuto il 15,5%) e dietro a Giancarlo Cancelleri del Cinque Stelle, il leader di Grande Sud come capolista nel collegio di Palermo ha ottenuto meno voti rispetto ai due candidati eletti, Edy Tamajo e Riccardo Savona. Fuori per la seconda volta consecutiva da Palazzo dei Normanni Idv e la lista di sinistra (Sel, Fds e Verdi) che non hanno superato lo sbarramento del 5% e che hanno sostenuto Giovanna Marano (6%), subentrata in corsa a Claudio Fava, incappato nell’errore procedurale che lo ha costretto a rinunciare alla candidatura. A bocca asciutta anche Fli, che non avrà alcun deputato.

* La Stampa, 29/10/2012


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