UNA MAMMA AGEDO: "E’ ARRIVATO IL MOMENTO STORICO DELLA DIGNITA’, DELLA VISIBILITA’, DEI DIRITTI"
di Francesca - AGEDO Palermo (Gaynews, 06.07.2006)
Secondo molti, sarebbe meglio se non ci fossero.
In effetti, qualcuno ha progettato e attuato soluzioni definitive al problema (dai roghi, ai lager, alle condanne a morte).
Se queste non hanno sortito i risultati sperati è solo perchè le persone omosessuali nascono subdolamente in seno a tradizionalissime famiglie eterosessuali.
Più efficace della morte fisica si è rivelata, invero, la morte sociale : portare le persone omosessuali all’esclusione o ai margini della società attraverso "campagne pubblicitarie" (antiche e moderne che veicolano stereotipi negativi falsità e pregiudizi) le persone omosessuali possono essere condotte così a vergognarsi di se stesse al punto da non vivere o vivere nascostamente la propria dimenzione affettivo-relazionale.
I genitori, a cui la sorte dava un figlio omosessuale dovevano vergognarsi per avere generato un peccatore pervertito che andava allontanato per non gettare discredito sulla famiglia; oppure dovevano pensare di avere generato un malato da commiserare e di cui cercare la guarigione con cure mediche e psichiatriche, internamenti, richieste di miracoli, il tutto accompagnato da grandi sensi di colpa.
Attualmente il peccato, la perversione e la malattia vanno meno di moda e il political correct impone che si convincano i genitori che i figli omosessuali vanno rispettati e amati.
Ma tutto lo sforzo viene lasciato sulle spalle dei genitori, mentre non si adottano politiche anti-discriminatorie, non si attua formazione, non si fanno campagne di informazione e esplicitamente si afferma che le persone omosessuali non hanno bisogno di tutele specifiche in relazione alla propria identità.
D’altra parte la giostra dei locali notturni, del turismo, del sesso è a disposizione, perchè chiedere altro?
Forse perchè le giostre dei divertimenti sono belle quando sono tali, ma diventano ghettizzanti quando sono l’unico luogo dove poter esprimere la propria identità.
Forse semplicemente perchè è arrivato il momento storico della dignità, della visibilità, dei diritti.
Prima ancora del matrimonio, pacs o unioni civili, i nostri figli vogliono comunicarci e comunicare la gioia di essere se stessi.
Essi chiedono che la loro esistenza in quanto persone con un’affettività amorosa omorelazionale sia prevista e accolta con serenità da genitori, scuola, consesso civile.
Pretendono che l’omosessualità non sia più un fattore discriminante e determinante per la qualità della vita. Tutto il resto verrà di conseguenza.
Il riconoscimento e il rispetto sociale sono importanti tanto quanto il riconoscimento dei diritti legislativi individuali e di coppia e le due cose devono procedere insieme.
E noi genitori?
Le "campagne pubblicitarie" da qualunque parte arrivino, non ci annebbiano più la mente.
Il re è nudo!!!
L’orientamento sessuale non è più nella lista delle cose che prendiamo in considerazione per sentirci soddisfatti o meno della relazione che ci lega ai nostri figli. Saremo felici di aiutarli "a tirar su casa" quando troveranno l’amore e faremo festa, a prescindere dal loro orientamento.
Non ci convincerete più a discriminare i nostri figli.
AGEDO - PRESENTAZIONE (www.agedo.org):
L’Organizzazione mondiale della sanità, la maggior parte degli psicologi, psichiatri e medici sono concordi nel sostenere che essere omosessuali non è né una scelta né una malattia, ma una condizione che può e deve essere serenamente vissuta poiché gli omosessuali hanno diritto di vivere una vita dignitosa.
È un’organizzazione di volontariato composta da genitori che hanno figlie e figli omosessuali. Vogliamo essere d’aiuto e sostegno a quei genitori che hanno saputo dell’omosessualità della propria figlia o figlio e ne soffrono perché per loro è difficile comprendere o accettare. Pensiamo di poter condividere il loro disagio offrendoci come interlocutori per un dialogo su una situazione che noi abbiamo vissuto e superato.
Sappiamo che è molto più facile essere capiti da chi già ha vissuto le stesse situazioni. Da soli i problemi sembrano irrecuperabili. A volte basta parlarne e tutto diventa più semplice. Siamo disponibili ad aiutare chi non riesce a reagire da solo.
Vogliamo far sapere che i genitori di omosessuali sono un grande numero (due per ognuno dei tre milioni di gay e lesbiche stimati in Italia): sono sempre di più i genitori che chiedono a testa alta che i loro figli vengano accettati e rispettati. Vogliamo far si che i genitori di eterosessuali ci aiutino a creare una nuova mentalità capace di accettare tutte le diversità.
Vogliamo, con la nostra forza, fare da argine alle discriminazioni, alle ingiustizie, alle intolleranze cui sono soggetti i gay e le lesbiche affinché acquisiscano pari diritti, libertà e rispetto come tutte le altre persone.
Il nostro intento è che nessuno abbia più a soffrire inutilmente per ignoranza di un fenomeno e per colpe inesistenti.
VALENCIA 2006
Famiglia, l’amore che ogni giorno genera il futuro
Dal «Foro» iberico alle «Coppie per Cristo» nelle Filippine, da Clal «Sodalitium» nato in Perù: i volti di un impegno senza frontiere
Dal Nostro Inviato A Valencia Pier Luigi Fornari (Avvenire, 06.07.2006)
Nell’introdurre e presiedere la prima tavola rotonda sulla famiglia, il cardinale Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, ha ricordato i tre principi «non negoziabili» menzionati da Benedetto XVI durante la recente udienza agli esponenti del Partito popolare europeo: la difesa della vita, la libertà educativa, il riconoscimento della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna. Temi che sono capisaldi della azione del Foro Spagnolo della Famiglia, che benché sia in funzione da poco più di cinque anni, ha dovuto rapidamente superare le fasi di rodaggio organizzando il 18 giugno del 2005 una manifestazione per protestare contro la riforma del matrimonio del governo Zapatero che ha inserito nel codice civile una modifica per cui è considerato tale anche quello tra persone dello stesso sesso. E successivamente, il 12 novembre, ha raccolto in piazza due milioni di persone contro la legge sul sistema educativo che viola i diritti costituzionali dei genitori e apre la strada ad un pericoloso interventismo da parte dello Stato. Il Foro è una istituzione civile non confessionale, ha specificato José Gabaldón López, presidente della organizzazione. Le sue origini spirituali risalgono al 23 luglio 1999 a Santiago de Compostela, in una riunione di numerosi rappresentanti di varie organizzazioni. Tra le attività realizzate da menzionare l’iniziativa della Confederazione delle famiglie numerose che ha elaborato e ottenuto una legge di protezione dei nuclei con molti figli. «Il lavoro che stiamo facendo - ha osservato, sempre per il Foro, Benigno Blanco - è estremamente importante, anche se è a volte silenzioso, siamo comunque certi che portandolo sempre più nelle strade, alla conoscenza dei media e degli operatori pubblici, accrescerà notevolmente la nostra influenza». Don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e liberazione, alla luce del magistero di don Gi ussani, ha evidenziato l’aspetto antropologico che sta alla base del matrimonio. «Bisogna aiutare l’uomo e la donna a conoscere il mistero costituito da ogni persona, solo così saranno rispettosi della dignità dell’altro, evitando violenze e delusioni, l’inganno che il tu possa fare felice l’io». Eppure in nessuna condizione, ha aggiunto Carrón, citando Leopardi e Rilke, come nella relazione di coppia la persona è posta di fronte «alla profondità del suo desiderio infinito». La bellezza della donna è una promessa della presenza del divino, ma se non si sa distinguere tra il segnale e la realtà del divino, cioè la bellezza di Cristo, si è destinati alla spirale delle delusioni. «Senza Cristo la relazione a due marcisce, ma quello che è impossibile all’uomo è possibile a Dio». La testimonianza di questa opera di redenzione di Cristo è la migliore proposta educativa per i figli, ha concluso Carrón, sottolineando che in questo contesto si inserisce il ruolo insostituibile della comunità, che accompagna la coppia a fare esperienza di Cristo. Hanno parlato poi Francisco e Geraldine Padilla, per «Le coppie per Cristo», che tra i 123 movimenti ecclesiali e le nuove comunità, ufficialmente riconosciuti dalla Santa Sede, è l’unico che è nato ed ha base in Asia. «Le coppie per Cristo» iniziò nelle Filippine nel giugno del 1981 - hanno spiegato i coniugi Padilla - ed ora contano un milione di membri attivi di diverse nazionalità in 153 Paesi. Nella visione di questo movimento è che siano le famiglie grazie allo Spirito Santo a portare il Vangelo. Il movimento porta la gente ad una rinnovata relazione con Gesù Cristo, accompagnando le persone con una formazione permanente nel luogo dove concretamente vivono. Un’altra risposta promossa dallo Spirito Santo agli influssi negativi della globalizzazione, alla dittatura del relativismo, all’integralismo anticattolico, viene dal Sodalitium Christianae Vitae e dal Movimento di vita cristiana, sorto in Perù. Il programma concreto che da ll’85 ha aiutato migliaia di famiglie di quattro continenti, si articola in cinque punti, ha spiegato il fondatore, don Luis Fernando Figari. Il primo consiste nella ricerca della santità personale, «il matrimonio può essere felice nella misura in cui ciascuno assume responsabilmente l’impegno della sua conversione in ordine ad una vita che non finisce». Il secondo aspetto riguarda il processo in cui si genera l’amore coniugale che si nutre dell’amore di Gesù, «rinunciando a se stessi, per amore all’altro». Il terzo punto consiste nella formazione dei figli alla responsabilità, nel rispetto della loro realtà di persone libere, affidandoli al progetto che Dio ha per loro. Il quarto aspetto comporta che l’impegno professionale, promosso dall’ideologia consumistica, non ostacoli la vita familiare. Da ultimo è importante avere presente che siamo membri di una famiglia più grande che è la Chiesa. La famiglia «Chiesa domestica» deve essere attore di apostolato, al suo interno.
Usa, l’appello della vescova episcopale Budde a Trump: "Pietà per migranti e bambini lgbt"
Un appello coraggioso e pieno di compassione, che resiste al potere terreno e si ispira ai valori del Vangelo, ma che il presidente degli Stati Uniti sembra non aver apprezzato. Il 21 gennaio, durante il suo secondo giorno da presidente, Donald Trump ha partecipato a una funzione religiosa alla cattedrale dei Santi Pietro e Paolo di Washington D.C., una delle chiese più significative del paese, facente parte della Chiesa Episcopale. In quell’occasione, Mariann Edgar Budde, vescova episcopale di Washington, ha esortato Trump a mostrare pietà per migranti e persone LGBTQ+, sottolineando che molte persone, tra cui bambini gay, lesbiche e transgender, temono per la loro vita a causa delle politiche del presidente. Ha anche ricordato il contributo fondamentale dei lavoratori migranti, che pur senza documenti, svolgono ruoli cruciali nella società, e ha chiesto di proteggere le famiglie i cui genitori temono la deportazione. Trump e il vicepresidente J.D. Vance sono apparsi perplessi durante l’intervento e, successivamente, Trump ha definito il sermone "non emozionante". Elon Musk, commentando su X, ha definito le parole della vescova un esempio di "virus della mentalità woke". Budde, 65 anni, dal 2011 prima donna a ricoprire il ruolo di vescova della diocesi di Washington, è una figura di spicco nella Chiesa Episcopale, che da tempo adotta posizioni progressiste su molte questioni. A cura di Pasquale Quaranta
Reuters
22/01/2025 01:37
Documento vaticano.
Coppie “di fatto” e dello stesso sesso, sì alla benedizione
Con “Fiducia supplicans” del Dicastero per la Dottrina della Fede, approvata dal Papa, possibile benedire coppie formate da persone dello stesso sesso ma al di fuori di qualsiasi ritualizzazione
di Luciano Moia (Avvenire, lunedì 18 dicembre 2023)
Sul tema delle benedizione per le coppie irregolari o dello stesso sesso «non si debbono aspettare altre risposte su eventuali modalità per normare dettagli o aspetti pratici». La Dichiarazione firmata oggi dal cardinale Fernandez va intesa insomma come la parola finale sulla questione e va considerata come sufficiente «per orientare il prudente e paterno discernimento dei ministri ordinati a tal proposito». Una sottolineatura importante, quella indicata nel documento del Dicastero per la dottrina della fede. Quanto espresso in questo testo dev’essere considerato sufficiente, sia dal punto sostanziale, sia da quello formale.
E qui le coordinate sono esplicite: nessuna forma rituale propria della liturgia, ma preghiere spontanee con benedizioni impartite in contesti “non ufficiali”, come durante un pellegrinaggio, una visita ad un santuario, un incontro con un sacerdote, cogliendo il meglio «dalle viscere della pietà popolare» che sa individuare le strade più opportune per «invocare lo Spirito Santo».
Non si tratta di una “semplice ripetizione” di quanto già detto all’inizio di ottobre, prima dell’avvio del Sinodo. La Dichiarazione sul senso pastorale delle benedizioni per le coppie irregolari e dello stesso sesso,
Dietro al nuovo testo c’è insomma una «riflessione teologica basata sulla visione pastorale di papa Francesco» che «implica un vero e proprio sviluppo rispetto a quanto è stato detto sulle benedizioni nel Magistero e nei testi ufficiali della Chiesa». È sulla parola “sviluppo” che dobbiamo soffermarci per comprendere il senso delle nove pagine firmate dal prefetto del Dicastero, il cardinale Victor Manuel Fernandez, e «approvate con la sua firma» dal Papa.
Uno “sviluppo” che ci fa comprendere, più sul piano pastorale che su quello dottrinale, che è possibile benedire le coppie in situazioni irregolare e le coppie dello stesso sesso «senza convalidare ufficialmente il loro status o modificare in alcun modo l’insegnamento perenne della Chiesa sul matrimonio».
Una contraddizione? Tutt’altro. Dietro questo ragionamento c’è un percorso coerente avviato da papa Francesco già nei due Sinodi sulla famiglia e poi nell’Esortazione Amoris laetitia: «Nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo. Non mi riferisco solo ai divorziati che vivono una nuova unione, ma a tutti, in qualunque situazione si trovino» (AL 297).
Quindi, se l’obiettivo è quello di “integrare tutti”, di aiutare ciascuno «a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale», è evidente che - come si legge nel nuovo documento - vanno accolti tutti coloro che adorano «il Signore con tanti gesti di profonda fiducia nella sua misericordia e che con questo atteggiamento viene costantemente a chiedere alla madre Chiesa una benedizione».
Un punto fermo che dovrebbe apparire esplicito alla luce del magistero di papa Francesco e, soprattutto, ai principi del Vangelo ma che, ammette il cardinale Fernandez, «ha suscitato non poche e diverse reazioni» quando è stato sintetizzato nel precedente Responsum ad dubium. «Alcuni hanno accolto con plauso la chiarezza di questo documento e la sua coerenza con il costante insegnamento della Chiesa», ma altri non hanno condiviso o non l’hanno ritenuto sufficientemente chiara. Da qui la necessità di una “seconda puntata” per entrare meglio nel dettaglio della questione e illustrare con più ampiezza il pensiero del Papa.
Proprio per evitare fraintendimenti il testo mette subito in chiaro che l’obiettivo non è quello di far confusione tra il matrimonio tra uomo e donna e altri tipi di unione. Il matrimonio è un sacramento che prevede un’unione «esclusiva, stabile e indissolubile tra un uomo e una donna, naturalmente aperte a generare figli». E su questo punto la dottrina resta ferma.
Altra cosa è la benedizione, considerata «tra i sacramentali più diffusi» - non sacramenti - gesti cioè che ci conducono «a cogliere la presenza di Dio in tutte le vicende della vita» e hanno per destinatari «persone, oggetti di culto e di devozione, immagini sacre, luoghi di vita, di lavoro e di sofferenza, frutti della terra e della fatica umana, e tutte le realtà create che rimandano al Creatore le quali, con la loro bellezza, lo lodano e lo benedicono».
A questo punto la grande domanda. L’amore di una coppia irregolare o dello stesso sesso rimanda al Creatore? Può diventare inno di lode e di benedizione? Finora la risposta della Chiesa è sempre stata negativa, perché - ribadisce il documento - ha da sempre «considerato moralmente leciti soltanto quei rapporti sessuali che sono vissuti all’interno del matrimoni».
Il discorso si sarebbe potuto chiudere qui se l’insegnamento di papa Francesco, ripreso nella Dichiarazione del cardinale Fernandez, non ampliasse il senso della benedizione, sollecitando quello sviluppo innovativo che riflette l’impegno di una Chiesa davvero in uscita, attenta a cogliere e a sostenere la fatica di tutte le periferie esistenziali.
Quindi una benedizione subordinata a «troppi prerequisiti di carattere morale» - come quelli previsti per un sacramento - finirebbe per porre in ombra «la forza incondizionata dell’amore di Dio», quando proprio papa Francesco «ci ha esortato a “non perdere la carità pastorale che deve attraversare tutte le nostre decisioni e atteggiamenti” ed evitare di “essere giudici che solo negano, respingono, escludono”».
Ecco allora la necessità - come appunto fa la Dichiarazione - di ripercorrere le benedizioni secondo la voce della Scrittura per andare a cogliere quelle numerose ed esplicite tracce di misericordia divina che ci fanno riconoscere il gesto di benedire come «dono sovrabbondante e incondizionato». E questo, secondo la ricognizione sintetizzata nel documento, è vero sia nell’Antico sia nel Nuovo Testamento dove la benedizione non è soltanto ascendente «in riferimento al Padre», ma anche discendente «riversata sugli altri come gesto di grazia, protezione e bontà».
Ecco perché la benedizione dev’essere intesa anche come messaggio di «inclusione, solidarietà e pacificazione», ma anche di «conforto, custodia e incoraggiamento che esprime l’abbraccio misericordioso di Dio e la maternità della Chiesa e che invita il fedele ad avere gli stessi sentimenti di Dio verso i propri fratelli e sorelle». Nessuno escluso. Opportuno ribadirlo.
Ecco perché papa Francesco sollecita a comprendere il senso della benedizione come «risorsa pastorale da valorizzare» piuttosto che come rischio e problema anche per le coppie irregolari e per quelle dello stesso sesso. L’importante è, appunto, evitare confusioni con il sacramento del matrimonio.
Ecco perché papa Francesco sollecita a comprendere il valore della benedizione come “risorsa pastorale da valorizzare” piuttosto che come rischio e problema anche per le coppie irregolari e per quelle dello stesso sesso.
L’importante è, appunto, evitare confusioni con il sacramento del matrimonio. Opportuna quindi una benedizione non ritualizzata per evitare di confonderla con un atto liturgico o semi-liturgico, che «priverebbe i ministri della libertà e della spontaneità nell’accompagnamento pastorale della vita delle persone». Per questa ragione non si deve promuovere né prevedere «un rituale per le benedizioni di coppie in una situazione irregolare, ma non si deve neppure impedire o proibire la vicinanza della Chiesa ad ogni situazione in cui si chieda l’aiuto di Dio attraverso una semplice benedizione».
Cosa chiedere quindi nella breve preghiera che precede la benedizione? «La pace, la salute, uno spirito di pazienza, dialogo e aiuto vicendevole, ma anche la luce e la forza di Dio per poter compiere pienamente la sua volontà». E se, sempre con il proposito di evitare confusioni, vanno evitati «abiti, gesti e parole propri di un matrimonio», non bisogna mai dimenticare che «ricevere una benedizione può essere il bene possibile in alcune situazioni» e che «ogni fratello e ogni sorella potranno sentirsi nella Chiesa sempre pellegrini, sempre mendicanti, sempre amati e, malgrado tutto, sempre benedetti».
Papa Francesco: Dio si fa vicino a tutti con cuore di Padre
Dio "si avvicina con amore ad ognuno dei suoi figli, a tutti e ad ognuno di loro. Il suo cuore è aperto a tutti e a ciascuno. Lui è Padre". Così Papa Francesco in una breve lettera autografa in spagnolo inviata al padre gesuita James Martin, che svolge il suo apostolato tra le persone Lgbt, in occasione del webinar "Outreach 2021", tenutosi ieri.
Il sacerdote ha pubblicato oggi la lettera su Twitter.
"Lo ’stile’ di Dio - scrive il Papa - ha tre tratti: vicinanza, compassione e tenerezza. Questo è il modo in cui si avvicina a ciascuno di noi. Pensando al tuo lavoro pastorale, vedo che cerchi continuamente di imitare questo stile di Dio. Tu sei un sacerdote per tutti e tutte, come Dio è Padre di tutti e tutte. Prego per te affinché tu possa continuare in questo modo, essendo vicino, compassionevole e con molta tenerezza".
Francesco ringrazia padre Martin per il suo zelo pastorale e per la sua "capacità di essere vicino alle persone con quella vicinanza che aveva Gesù e che riflette la vicinanza di Dio".
"Prego per i tuoi fedeli, i tuoi ’parrocchiani’ - conclude il Papa - tutti coloro che il Signore ha posto accanto a te perché tu ti prenda cura di loro, li protegga e li faccia crescere nell’amore di nostro Signore Gesù Cristo".
* https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2021-06/lettera-del-papa-a-padre-james-martin.html
Nota della Presidenza CEI sul Ddl Zan.
Troppi i dubbi: serve un dialogo aperto e non pregiudiziale *
La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, riunitasi lunedì 26 aprile, coerentemente a quanto già espresso nel comunicato del 10 giugno 2020, nel quadro della visione cristiana della persona umana, ribadisce il sostegno a ogni sforzo teso al riconoscimento dell’originalità di ogni essere umano e del primato della sua coscienza. Tuttavia, una legge che intende combattere la discriminazione non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e donna.
In questi mesi sono affiorati diversi dubbi sul testo del ddl Zan in materia di violenza e discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere, condivisi da persone di diversi orizzonti politici e culturali. È necessario che un testo così importante cresca con il dialogo e non sia uno strumento che fornisca ambiguità interpretative.
L’atteggiamento che è stato di Gesù Buon Pastore ci impegna a raggiungere ogni persona, in qualunque situazione esistenziale si trovi, in particolare chi sperimenta l’emarginazione culturale e sociale.
Il pensiero va in particolare ai nostri fratelli e sorelle, alle nostre figlie e ai nostri figli, che sappiamo esposti anche in questo tempo a discriminazioni e violenze.
Con Papa Francesco desideriamo ribadire che «ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza» (Amoris Laetitia, 250).
Alla luce di tutto questo sentiamo il dovere di riaffermare serenamente la singolarità e l’unicità della famiglia, costituita dall’unione dell’uomo e della donna, e riconosciamo anche di doverci lasciar guidare ancora dalla Sacra Scrittura, dalle Scienze umane e dalla vita concreta di ogni persona per discernere sempre meglio la volontà di Dio.
Auspichiamo quindi che si possa sviluppare nelle sedi proprie un dialogo aperto e non pregiudiziale, in cui anche la voce dei cattolici italiani possa contribuire alla edificazione di una società più giusta e solidale.
La Presidenza della CEI
28 Aprile 2021
* Fonte: Chiesa Cattolica Italiana
Omofobia.
In Spagna arcivescovo indagato per una frase. Caso che fa riflettere
Il rischio è di introdurre nel nostro ordinamento il cosiddetto "reato di opinione", anche chi afferma verità affermate dalla Chiesa cattolica da sempre
di Marcello Palmieri (Avvenire, mercoledì 10 giugno 2020)
La cosiddetta Legge Mancino, recepita negli articoli 604 bis e 604 ter del codice penale, punisce «con la reclusione sino a tre anni chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi».
Non solo. Lo stesso testo normativo istituisce la pena della «reclusione da sei mesi a quattro anni» per «chi in qualsiasi modo incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi». Sono ben precise e tassative - come d’altronde impone il diritto penale - le fattispecie punite, in quanto i concetti di discriminazione o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi risultano pacificamente chiari alla stragrande maggioranza dei cittadini.
Lo stesso non può dirsi per le fattispecie che vorrebbero essere incluse in questa legge: locuzioni come "identità di genere" e "orientamento sessuale" - contenuti nei testi in discussione presso la commissione Giustizia della Camera - rimandano a concetti tutt’altro che definiti, sui quali anche la comunità scientifica non si è ancora pronunciata in modo univoco. E il rischio, qualora queste proposte diventassero legge, sarebbe quello di introdurre nel nostro ordinamento il cosiddetto "reato di opinione", per la cui commissione basterebbe riferire un pensiero personale.
Né più né meno di quanto successo nel 2014 all’arcivescovo di Malaga (Spagna), indagato penalmente per aver affermato che la sessualità è destinata alla procreazione, evidentemente impossibile all’interno di una coppia omosessuale: una situazione, insomma, che si porrebbe in evidente contrasto il diritto alla libertà di pensiero sancita dalla nostra Costituzione. Affermare questo, tuttavia, non significa voler negare una doverosa tutela a quelle persone che, per via delle loro tendenze omo, si trovassero oggetto di qualsiasi tipo di violenza.
Già ora, infatti, il nostro ordinamento punisce penalmente chi uccide una persona, oppure la percuote, la diffama, la riduce o la mantiene in schiavitù, la sequestra, la violenta, la minaccia, la obbliga a fare o non fare una cosa, oppure ancora la rende vittima di stalking. Anche in questo caso, si tratta fatti (odiosi e delittuosi) ben chiari. Non di (liberi) pensieri, per di più su concetti tutt’altro che condivisi.
Vi racconto la mia storia quando un giorno si è spalancato un mondo diverso
Essere genitore di un figlio omosessuale
di MILA BANCHI *
Nessuno sceglie di essere omosesssuale, ognuno è libero di decidere come vivere, la condizione dell’omosessuale in Italia è complessa, circondata da sospetti e assenza di dialogo
PRESENTANDOMI a voi, spero non rimaniate condizionati dal mio ruolo nell’Associazione genitori parenti e amici di omosessuali (Agedo) per la quale sono rappresentante nella sezione territoriale di Livorno. Vorrei che mi ascoltaste solo come si ascolta un genitore che racconta il suo percorso familiare. Sarò forse un po’ lunga, ma non è facile cercare di far conoscere un vissuto in maniera obiettiva a chi magari non ha sentito parlare di certi argomenti che in certi termini «teologici» o «scientifici».
Ho avuto la fortuna di partecipare a gruppi di lavoro nelle chiese battiste della Toscana riguardanti le benedizioni delle coppie omosessuali e in queste occasioni ho capito che ci sono strade che portano lontano dall’essere informati in modo completo e corretto, perché, se da una parte si ricorre a usare una conoscenza riferita solo a una piccola corrente integralista, dall’altra mancano gli strumenti per rispondere anche da un punto di vista teologico, ma per questo non mi ritengo di certo una persona in grado di dare delle risposte. Dunque, mi sento in dovere di mostrare una strada tra la confusione di informazioni che vi vengono date, per fornire gli strumenti necessari per poter arrivare a capire che cosa significa veramente essere omosessuali.
Ecco la mia storia: ho due figli, un maschio e una femmina, il più piccolo a 17 anni ci ha detto di essere omosessuale. Come l’ha capito? Si è innamorato. Sapete che cosa è successo alla mia famiglia e a me personalmente? Che dopo aver allevato i figli con amore, cercando di dar loro senso dell’onestà e giustizia, sei costretto a dire che in un certo modo li hai imbrogliati. Dov’è l’amore, se quel Dio che tu hai indicato come accogliente e illuminante non capisce il loro di amore? Dov’è la giustizia se questo mondo di «peccatori», come dicono le chiese, lascia che alcuni di questi «peccatori» si sentano superiori e dalla parte del giusto rispetto agli altri?
No signori, mi sono ribellata a tutto questo. La mia famiglia è stata capace di capire la lezione di sincerità, di dignità e coraggio che ci ha dato il nostro ragazzo. Sono fortunata per la sincerità che trovo sempre in mio figlio, ma mi fa troppo male il velo di tristezza che attraversa i suoi occhi, quando lui, cattolico osservante, si sente offeso dai rappresentanti della sua chiesa e del suo Stato nel momento in cui gli vengono negati i diritti che stanno alla base del consolidamento della felicità e della dignità di ogni persona.
Quanti ragazzi e ragazze vanno persi nel mondo del dolore per l’ignoranza di chi non vuol vedere. Si parla di «scienza» in un documento che ho potuto leggere ultimamente e quello che vi si dice in riferimento all’omosessualità è a dir poco sconcertante. In tutti questi anni non ho mai creduto di poter stare vicino ai ragazzi senza formarmi prima una conoscenza e una coscienza obiettiva su queste tematiche.
L’Organizzazione mondiale della Sanità nel 1983 ha definito l’omosessualità come «variante naturale dell’orientamento sessuale-affettivo della persona umana». Nel 1987 l’Associazione psichiatrica americana ha eliminato anche l’omosessualità egodistonica dall’edizione riveduta del Dsm III R* in quanto «tale categoria diagnostica poteva far pensare all’omosessualità come a qualcosa di patologico in sé», interpretando il disagio egodistonico (vedi anche omofobia interiorizzata) come processo evolutivo e non come sindrome a se stante. Nel Dsm IV pubblicato nel 1994 la posizione è rimasta inalterata (Pietrantoni 1999) e nel 1985 la maggiore associazione psicologica mondiale (Associazione Psicologi Americani) ha creato la Divisione 44 dedicata allo studio delle tematiche gay e lesbiche alla quale attualmente si contano più di 2000 iscritti. Nel 1990 anche in Europa è nata l’European Association of Lesb Gay and Bisex Psychology e nel 1998 la British Psychological Society ha fondato una sezione dedicata alla psicologia gay e lesbica. Al momento, e per semplificare l’argomento, le maggiori associazioni mondiali di psichiatri e psicologi lavorano nel rispetto di quanto asserito dall’Organizzazione mondiale della Sanità. Potete consultare riguardo a quella che Nicolosi definisce terapia riparativa, Gay e lesbiche in psicoterapia, di Paolo Rigliano e Margherita Graglia (2006), con particolare riferimento al capitolo IV.
Potrei citare dati e autori a non finire, ma voglio concludere con la mia esperienza di volontaria Agedo e mamma. Da anni svolgo per l’associazione servizio di counseling telefonico (dopo aver ricevuto un’adeguata formazione per farlo) e vi posso assicurare che mi convinco sempre di più di quello che un giorno ho sentito dire dallo scrittore Piergiorgio Paterlini: «nessuno sceglie di essere omosessuale, ma ognuno è libero di scegliere come vuole vivere». La ricerca di una via facile per raggiungere una «buona qualità di vita», può indurre a fare scelte che poi vengono pagate: al telefono non sempre sono genitori che cercano condivisione di esperienze o ragazzi che hanno scoperto che non è poi così facile parlare con gli adulti che hanno intorno, sono anche adulti che hanno scelto di essere eterosessuali per spinte esterne, timori personali, e non riescono più a sopportare il male che si sono fatti e stanno facendo vivendo nella menzogna.
Parlando per luoghi comuni, il mestiere di genitore ai nostri tempi, o forse da sempre in realtà, non è dei più facili, qualcuno è un tantino più fortunato però, e io ritengo di appartenere a questa categoria.
* Per Dsm si intende il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), pubblicato dall’American Psychiatric Association (Apa), nel 1994. La prima edizione risale al 1952.
Il presente articolo è tratto da Riforma - SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI Anno143 - numero 39 - 12 ottobre 2007. Ringraziamo la redazione di Riforma (per contatti: www.riforma.it) per averci messo a disposizione questo testo
Bindi: di famiglia discuto con i genitori dei gay
di Maria Zegarelli *
«Mi dispiace Fiorenza se ho piantato questa grana, ma era importante essere chiari e questa è la sede giusta». Fiorenza Bassoli, responsabile Welfare Ds risponde: «Capisco Rosy, questa era la sede giusta», ma certo questa è una grana vera. Rosy è il ministro della Famiglia Rosy Bindi che ha da poco concluso il suo intervento alla presentazione del laboratorio delle politiche familiare di Ds e Dl raccogliendo molti «brava» e lasciando di stucco la platea quando all’improvviso ha tirato fuori la «grana». Cioè: «Sto per dire una cosa, non riesco a essere reticente, lo faccio come omaggio alla mia amica che siede in prima fila...». Tutti gli sguardi a Paola Binetti. Mano tesa alla teodem? No. Bindi guarda Paola Concia, co-portavoce di Gayleft e cala la doccia fredda sui Ds: «Alla Conferenza nazionale sulla Famiglia non ho invitato le associazioni gay, ma i genitori di omosessuali. Credo di aver dato prova che i Dico non sono un’appendice alla vita del governo, a me il discorso delle priorità quando si parla di diritti delle persone non piace, su qualunque diritto siamo sempre in ritardo. Ma alla conferenza nazionale sulla Famiglia gli omosessuali non hanno legittimazione a partecipare». Il ministro parla ai suoi, certo, ma soprattutto parla alla piazza che va riempiendosi per il 12 maggio. Dice: «Io questa responsabilità me la prendo, ma penso agli organizzatori del Family Day: non si strumentalizza la piazza confondendo la famiglia con i Dico». La prima a commentare è la deputata Ds Emilia De Biasi: «Coraggiosa, coerente con il suo ragionamento rispetto ai Dico e alla Famiglia. Il suo è un atto di verità». Anna Serafini, moglie del segretario ds ci pensa un attimo: «Non vedo contraddizione. Le politiche della famiglia e i diritti della persona sono ugualmente importanti». Paola Concia sfodera le armi: «Ne avevamo parlato, avevamo chiesto di invitare l’associazione Arcobaleno, lei ha fatto una scelta di mediazione. Poco fa ha parlato della necessità di non fare distinzioni tra famiglia e famiglie e poi ha escluso i gay. Loro, i cattolici, sono fatti così. Non capisco la necessità di questo annuncio plateale». Franco Grillini a stretto giro di posta avverte: Rosy Bindi quella omosessuale non è famiglia, e nemmeno quella eterosessuale convivente, visto che non sono state invitate nemmeno le associazioni delle coppie di fatto. La Liff, lega italiana famiglie di fatto, farà il suo congresso nazionale in contemporanea alla conferenza nazionale del ministero così da far partecipare alla discussione tutti gli esclusi».
C’è chi commenta che proprio a ridosso del Family Day non ci voleva questa presa di posizione di Bindi. «Sono consapevole di aver aperto un fronte di polemica - dice il ministro - ma preferisco essere chiara». Ed è anche certa che non ci saranno prese di distanza da parte del premier. Evidente che deve esserci stato un colloquio tra i due. I Ds cercano di stemperare i toni. Il convegno sul Laboratorio delle politiche familiari è nato con questo spirito: dimostrare che c’è convergenza tra i due partiti sul tema più caldo dell’agenda politica. E l’intesa sulle priorità e gli interventi da mettere in campo è stato totale, compresi i paletti messi qua e là durante i lavori. Quelli di Francesco Rutelli diretti al premier Romano Prodi con il quale è in atto una prova di forza sul tema della casa («L’Ici è una tassazione percepita dai ceti medio-bassi come odiosa. Chi ha un reddito basso se ne accorge eccome. Non facciamo l’errore di pensare che sia un problema che riguarda i ricchi»). E quelli dei relatori Ds e Dl (perfettamente divisi tra i due partiti) che hanno affrontato i temi roventi sul piatto del Pd: laicità e capacità di sintesi tra le due culture, quella socialista e cattolica. «Alla fine abbiamo ascoltato Luigi Bobba e abbiamo scoperto che non mangia i bambini e la pensa come noi», scherza Fassino
«È sbagliato mettere in contrapposizione il riconoscimento dei diritti delle persone e quelle delle famiglie, perché la nostra Costituzione salvaguarda sia gli uni sia gli altri», dice Fiorenza Bassoli aprendo i lavori. «Continuo a pensare che sia un errore ritenere che adeguate politiche a sostegno della famiglia siano incompatibili con il riconoscimento dei diritti e le tutele a chi sceglie la convivenza - ribadisce il segretario ds Piero Fassino - . Si deve arrivare a una sintesi, anziché creare due fronti contrapposti che si combattono a suon di “non possumus” che determinano un clima di guerra civile permanente».
«Il family Day non è un nemico del centrosinistra, il congresso Dl lo ha definito un evento utile e positivo, ci aspettiamo innanzitutto delle proposte», dice Rutelli. «Le forze che si riconoscono nel Pd guardano con attenzione e senza ostilità alla manifestazione», dice Fassino. «No a scontri ideologici, la politica abbia una visione realistica della famiglia, alla famiglia così come è oggi», ribadisce Vittoria Franco, coordinatrice donne Ds. «Le proposte che arriveranno dal Family Day saranno importanti, andranno ascoltate e soprattutto rielaborate», promette Binetti.
«Il governo dia messaggi chiari e semplici, di sintesi, non rumori di fondo. In questo anno ci è mancato un messaggio più essenziale che sappia esaltare l’articolazione e la ricchezza delle nostre posizioni», in ballo il non trascurabile «ingrediente per chi fa politica, che è il consenso», dice Rutelli. Ds e Dl chiedono l’uso dell’extragettito per sostenere la famiglia, impegni più sostanziosi nella prossima Finanziaria per le spesa sociale che porti l’Italia ai livelli europei, meno pressione fiscale, più servizi. E un nuovo modello di Welfare.
* l’Unità, Pubblicato il: 07.05.07, Modificato il: 08.05.07 alle ore 8.49
Vescovo di Spagna: Dio ama gli omosex
di † Demetrio Fernández, vescovo di Tarazona *
Pubblichiamo un breve scritto di monsignor Demetrio Fernández, vescovo di Tarazona, dal titolo "Dio ama anche gli "omosessuali." Il testo spagnolo da me velocemente tradotto, è stato divulgato in tutti i paesi di lingua spagnola e inglese. Perfino in Turchia e qualche paese arabo meno "radicale". Ma non in Italia!
Speriamo ancora, non che sia un testo teologicamente perfetto e liberatorio, ma almeno per la prima volta non siamo "abominio" ma amati
buona domenica
fra Roberto
TARAZONA, sabato, 11 novembre 2006
Dio ama gli omosessuali, perché sono persone create da Lui per la sua gloria. Dio ama tutto quello che Egli ha creato e non disprezza nessuna delle sue creature. Non ci sono persone di prima classe e persone di seconda. Né meno ancora, persone eliminabili. "Esisto, dunque Dio mi ama immensamente", può dire ogni persona, sia come sia la sua condizione, sia come sia la sua situazione.
Al principio, Dio creó l’uomo, maschio e femmina li creó. "E Dio vide che era cosa molto buona". Dio non si pente di nessuna delle creature che Egli porta a questo mondo. E tutti veniamo a questo mondo come frutto di un amore personale e creativo di Dio, al quale collaborano i nostri genitori come pro-creatori, ma il Creatore continua ad essere insostituibilmente Dio. Dio non si è sbagliato creando ognuno di noi.
Dio crea l’anima spirituale, in maniera unica ed irripetibile, come il principio che anima tutto il nostro essere. Non siamo pura materia, o semplice insieme di reazioni chimiche. Siamo persone libere ed intelligenti che hanno un’anima, creata da Dio e data direttamente ad ognuno. Siamo un frutto dell’amore di Dio, e nella nostra propria crescita influiscono molte persone che ci circondano.
Ma nell’origine della storia dell’umanità entrò il peccato, per iniziativa umana. La tentazione del demonio fu suggerire all’uomo e la donna: "Sarete come dei", e, affascinati per questa pretesa ingannevole, essi si allontanarono da Dio, disubbidirono alla sua sacra legge, peccarono contro Dio e turbarono tutta la natura creata. Questo è il peccato originale, col quale tutti nascono.
Il peccato originale introdusse un blackout universale che solo la luce di Cristo ha potuto restaurare. A partire dal peccato originale, la natura intera soffre una confusione, un squilibrio, che ci colpisce tutti. E dentro la natura, l’uomo nasce ferito a causa del peccato. L’uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio, constata che questa immagine è sfumata, sfumata. Non tutto quello che è successo all’uomo, è buono. Più ancora, ha molte trovate e sentimenti che vanno contro Dio, e che fanno male a sé stesso e gli altri.
Uno non sceglie il suo proprio sesso, per quanto lo dica il Parlamento. Qualunque sia la sua inclinazione (mettiamo da parte ora quello che ci sia di biologico, psicologico o educativo), l’uomo deve accettare sé stesso come è e deve vivere la sua sessualità in un clima di castità che gli insegni ad amare gratuitamente. La sessualità umana anche questa consunta dal peccato deve essere redenta da un amore sempre crescente, per il quale ogni uomo conta sulla grazia di Dio.
Anche una persona con inclinazione omosessuale è amata da Dio e è chiamata all’amore che non necessariamente si esprime per l’esercizio della sessualità. Un mondo supererotizzato rende più difficile vivere la castità senza repressione, ma dove abbondò il peccato soprabbondò la grazia, e la redenzione di Cristo è grazia abbondante per vivere la castità con libertà, nella situazione personale nella che ognuno si trovi. La Vergine María che fu liberata di ogni peccato, perfino del peccato originale, è madre che ci ama uno ad uno e capisce questi nostri problemi. Guardandola capiamo meglio la nuova umanità alla quale Dio ci chiama. Ella è "dolcezza" e speranza nostra.
Col mio affetto e benedizione:
† Demetrio Fernández, vescovo di Tarazona
* Fonte: www.ildialogo.org, Domenica, 03 dicembre 2006
Vaticano e ultraortodossi contro il corteo di Gerusalemme
Gay pride, perché le religioni odiano i «pervertiti»?
di Saverio Aversa (Liberazione, 12.11.2006)
Ancora una volta la Libertà è stata sconfitta a Gerusalemme. Venerdì 10 novembre i diritti umani e civili hanno subito una grave battuta d’arresto da parte dei fondamentalisti delle tre religioni monoteiste che non si sono fatti alcuno scrupolo nello strumentalizzare lo stato di guerra continua presente in quella città, in Israele e in Palestina, per cercare di impedire una manifestazione pacifica organizzata dalle associazioni gay, lesbiche, bisessuali e transessuali. Già dall’anno scorso a Gerusalemme si sarebbe dovuto tenere il World Pride, il secondo dopo quello di Roma del 2000, ma la tensione e i disordini collegati allo sgombero dei coloni israeliani dalla striscia di Gaza aveva imposto uno spostamento all’anno successivo. Il WP era stato quindi rimandato all’agosto 2006 ma, sfortunatamente, la concomitanza con la guerra con il Libano ha fatto cancellare il nuovo appuntamento ed è stata fissata un’altra data: il 10 novembre.
Ma già il 18 ottobre scorso, esponenti politici conservatori e rabbini ultraortodossi sono scesi in piazza chiedendo la definitiva cancellazione del Pride. Una serie di manifestazioni intolleranti e violente, avallate dai partiti di destra che fanno parte del governo, si è protratta anche nei giorni successivi trasformandosi in una vera e propria rivolta contro “il corteo dei pervertiti” con lanci di pietre e altri oggetti verso i poliziotti, con fuochi appiccati ovunque. Una bomba rudimentale è stata ritrovata in una stazione di polizia sotto la scritta “Via i sodomiti”.
Un gruppo di attivisti capitanati da Saar Netanel del partito Meretz, gay dichiarato, ha fatto ricorso alla Corte Suprema che si espressa con una sentenza a favore della manifestazione ma contraria alla partecipazione di esponenti glbt provenienti dall’estero cancellando quindi il carattere internazionale del Pride. Le forze dell’ordine hanno dichiarato di non avere i mezzi per garantire la sicurezza della parata che doveva percorrere le vie della città nuova senza quindi toccare i quartieri del centro. A questa complessa situazione si è aggiunto il timore di rappresaglie, conseguenti ai bombardamenti israeliani dell’8 novembre a Gaza con l’uccisione di 18 civili, che tiene in stato di allerta sia polizia che esercito.
Intanto è arrivata anche una dichiarazione dal Vaticano nella quale Ratzinger esprimeva viva disapprovazione nei confronti della parata omosessuale considerata un grave affronto ai sentimenti di milioni di credenti ebrei, musulmani e cristiani che pretendono venga rispettato il carattere sacro della città di Gerusalemme. Tsipi Livni, ministro degli esteri di Israele, ha ricevuto, attraverso il nunzio apostolico, la richiesta di impegnarsi per impedire l’evento mentre il Rabbino Capo ha organizzato riunioni di preghiera contro “l’abominevole marcia”.
Il corteo non è stato quindi autorizzato e i gruppi glbt hanno dovuto accettare il duro compromesso di una manifestazione stanziale che si è tenuta nello stadio dell’Università Ebraica situato in una zona vicina al Parlamento ma lontana da “Mea Sharim”, quartiere degli ultraortodossi, con la presenza ridotta di soltanto 3000-4000 persone che hanno dato vita ad una protesta contenuta, senza l’allegria e la stravaganza tipiche delle marce per l’Orgoglio omosessuale ma con la partecipazione significativa di molte famiglie eterosessuali con bambini al seguito. C’erano cartelli e striscioni portati soprattutto dagli appartenenti ad “Open House”, la più importante associazione glbt di Gerusalemme, affiancati dagli esponenti di “Queeruption”, anarchici radicali di Tel Aviv che hanno protestato energicamente contro la guerra che Israele sta continuando contro gli hezbollah insediati nel Libano del sud. Fra i due gruppi si è accesa una forte discussione: “Open House” ha accusato “Queeruption” di voler trasformare la protesta contro l’omofobia in una contestazione politica contro la guerra, argomento che divide anche la comunità glbt israeliana. Il raduno è stato protetto da qualche migliaio di poliziotti, dal cielo sorvegliavano numerosi elicotteri mentre, nei pressi del Giardino della Campana della Libertà, qualche decina di attivisti glbt tentavano comunque di dar vita una marcia non autorizzata con l’intenzione di raggiungere lo stadio. Ma la polizia è intervenuta immediatamente e ha fermato alcuni dimostranti, così come ha fermato un gruppo di ebrei ultraortodossi che avevano la stessa meta ma intenzioni diverse.
Come ha scritto Ralf Dahrendorf, in un articolo ripreso da Repubblica oggi, tutto questo è l’ennesima dimostrazione di quanto la religione condizioni fortemente la politica in tutto il mondo, con ingerenze evidenti a tutti e con la conseguenza di una sofferenza arrecata a molti. Daherndorf ricorda come Israele ha atteso molti anni prima di stilare la propria Costituzione poiché i laici temevano fortemente l’influenza degli ebrei ortodossi e conclude esortando chi ha a cuore la libertà di difenderla ora, prima che sia troppo tardi, prima che sia necessario battersi per riconquistarla. A Gerusalemme la libertà sembra definitivamente perduta e ci vorrà molto tempo e un serio impegno civile diffuso prima di ritrovarla.
“GESU’” E “MARIA”...CHE ’BELLA’ E ’SANTA’ ALLEANZA!!!
Una nota sull’ordine simbolico della madre ...e del figlio di Federico La Sala
Dalla teoria alla pratica: Ratzinger - Benedetto XVI apre alla donna-MADRE e Luisa Muraro (la teorica dell’ordine simbolico della MADRE: cfr. Intervista[*], “Più che di morale, ci dice qualcosa di Dio”, a c. di Lorenzo Fazzini, Avvenire, 02.03.2006) apre all’ uomo-FIGLIO - e tutti e due stringono una “santa alleanza” e ... partono per sogni incestuosi sul ’corpo’ e sul ’trono’ di "DIO". GESU’ e MARIA!!!...e questo che cosa è se non la teorizzazione e la santificazione dell’incesto e della struttura edipica, ’cattolica’ - ’universale’, di cui Freud - ’Giuseppe’ (il grande interprete dei sogni) ha denunciato abbondantemente vita morte e miracoli, “peste” e “corna”!!! Dopo la tempesta di vento e la chiusura del Libro, al funerale di Karol Wojtyla-Giovanni Paolo II (del cui travaglio non si è proprio capito e voluto far capire niente), per queste pacchianate pre-evangeliche non c’è proprio più futuro!!! Cerchiamo di svegliarci.... e cerchiamo di capire che significa essere esseri umani!!! (03.03.2006) Federico La Sala
[*]
«PIU’ CHE DI MORALE, CI DICE QUALCOSA DI DIO» Luisa Muraro:«Nell’enciclica si coglie il senso del mistero» di Lorenzo Fazzini (Avvenire, 02.03.2006)
Ha letto l’enciclica Deus est caritas come donna impegnata nella riflessione filosofica ed ermeneutica. E pure come persona che «non aderisce a nessun credo», ma «non per questo anticlericale», come lei stessa si è definita. Luisa Muraro, filosofa della differenza sessuale, analizza il documento papale sull’amore scoprendo «bagliori caldi» di pensiero nel testo di Benedetto XVI. Condividendo in maniera convinta la critica di Ratzinger al marxismo in nome di un «qui e ora inattingibile al pensiero e assoluto» rispetto a ogni strumentalizzazione. Quali sono questi punti "caldi" del documento di Benedetto XVI? «Due, soprattutto: quando dice che "il programma del cristiano è un cuore che vede". E quando scrive che "Dio ci coglie di sorpresa". Credo che questi elementi vengano proprio dal suo cuore, che li abbia scritti senza la preoccupazione della dottrina. Qui il Papa vuole - a mio parere - comunicare il senso del divino che ha dentro di sé. Non gli interessa la morale, ma qualcosa di Dio, che a noi arriva proprio nel modo in cui lui lo percepisce. Si sente, in questi frangenti, che Benedetto XVI è uno come noi, che parte dalla sua bisognosità creaturale di Dio, e ci comunica quanto lui stesso ha provato di Dio». «Un cuore che vede» è un’espressione quasi materna... «Sì, è vero, mi ha richiamato subito la figura della madre verso il proprio figlio. E vorrei ricordare quanto lo psicoanalista inglese Donald Woods Winnicott diceva delle mamme "sufficientemente buone", che in quanto tali adempiono il programma cristiano, così come lo prospetta Benedetto XVI. Anche se devo sottolineare che nell’analisi dell’amore compiuta nell’enciclica manca il riferimento all’amore materno». Nel suo testo il Papa critica il marxismo da un punto di vista inedito: «L’uomo che vive nel presente viene sacrificato al moloch del futuro». Qui e altrove Benedetto XVI sembra fare spazio ad una prospettiva di "trascendenza terrena" che può unire credenti e non credenti: cosa pensa al riguardo? «Questo mi sembra una questione cruciale, che considero il punto più alto dell’enciclica. Finora il marxismo respingeva la religione in quanto rimandava al Cielo ciò che doveva essere un’esperienza umana, da sperimentarsi qui e ora. In questo passaggio, invece, Benedetto XVI segna un punto importante nella critica al marxismo: rifacendosi ad un "qui e ora", il Papa afferma la precedenza del presente sull’assente. E segna un’affermazione fondamentale della metafisica nei confronti della religione moderna e postmoderna, che su questo punto è un macchinoso marchingegno che si fonda sul filo dell’assenza. Per il Papa questo "qui e ora" è la presenza dell’amore. E Benedetto XVI si oppone alla modalità pratica del marxismo, che usa l’altro per ottenere un suo fine - con effetti aberranti, come si è visto nella storia. A tutto questo il Papa contrappone la testimonianza di un "di più" presente nell’amore cristiano che rende visibile un assoluto che nessuno può controllare. Questo, a mio giudizio, è il punto cruciale dell’intero testo, perché il "qui e ora" come testimonianza dell’amore rimanda a un altro che è inattingibile e che nessuno può possedere in maniera speculativa. Infatti l’amore è il punto di contatto fra quello che noi siamo nella nostra finitezza e l’infinitezza (per usare un’espressione di Simone Weil) che i cristiani chiamano Dio, che è appunto amore».
L’AMORE CHE MUOVE IL SOLE E LE ALTRE STELLE: "“non dal carne, dal sangue, da Dio siamo nati”!!!
Editoriale Ai fratelli riuniti a Valencia per celebrare la famiglia
di Fausto Marinetti*
Ringraziamo Fausto Marinetti per questo intervento. Fausto Marinetti (1942)è scrittore, gia’ missionario in Brasile. Licenziato in teologia, si dedica agli emarginati. L’incontro con don Zeno Saltini, il fondatore delle Comunità di Nomadelfia, gli cambia la vita. Per dieci anni (1969-79) gli fa da aiutante e confidente. Imbevuto del suo amore per i popoli-fratelli s’immerge nelle stigmate del nordest brasiliano. Denuncia le cause dell’ingiustizia strutturale con libri-testimonianza (L’olocausto degli empobrecidos, 1987, 7a ed., Lettere dalla periferia della storia, 1989, 3a ed., editi dalla Morcelliana, Brescia). Visita vari paesi come reporter per varie riviste missionarie (1990-2000). Rientra in Italia nel 2000 e si dedica all’approfondimento e diffusione del messaggio di don Zeno. Nel 25° del suo trapasso gli dice “grazie” con il libro-di-vita "Don Zeno. Obbedientissimo ribelle", edito da La Meridiana
Cari fratelli,
quanti abbandonati, separati, conviventi, divorziati avete invitato al banchetto? Il medico non è venuto per i “malati” più che i sani? “Una pianta si conosce dai frutti”. Perché anche la famiglia cristiana alimenta istituti per minori e ricoveri per anziani? Noi non abbiamo credenziali per far sentire la nostra voce. Perché non ascoltare quella di certi profeti? Quella di don Zeno, per esempio, che ha salvato 4.000 abbandonati. Si potrà contestarne le parole, non le opere. Se i cristiani emarginano gli abbandonati, segregandoli, significa che non amano e “chi non ama è nello stato di morte”. Come mai pagani e selvaggi non hanno mai inventato queste forme di “soluzioni finali”?
Don Zeno direbbe: la sfida di Cristo a Nicodemo (rinascere dallo spirito) è rivolta non solo al singolo ma anche alla famiglia. Non si può credere alla famiglia isolata, perché non ce la fa a salvare i figli. Ogni giorno vai al lavoro e non sai se ritorni la sera. Esponi moglie e figli al rischio di restare vedova e orfani. Non è come andare in aereo senza paracadute? Il decantato affetto familiare relega in collegio i figli scomodi e all’ospizio i genitori anziani. Da parroco quante volte, sulla via del cimitero, lo ferisce il commento delle donne: “Quando muore una mamma, sarebbe meglio mettere il figlio nella cassa con lei”. O è crudele Dio a fare gli orfani, o crudeli siamo noi. I selvaggi hanno soluzioni più civili delle nostre: tribù, clan, gruppi gentilizi, famiglie patriarcali. Se con il vincolo del sangue (razza) si è riusciti a dare alla famiglia un supporto, che cosa si potrebbe fare con quello della fede? Solo una famiglia irrobustita dall’unione con altre famiglie può dare al bambino la certezza di non rimanere mai abbandonato. La famiglia isolata è contro natura?
Come si pretende la fraternità tra gli individui, perché non pretenderla tra le famiglie? La famiglia ha una funzione sociale non può chiudersi in se stessa. Se l’amore che hai per tuo marito e tuo figlio diventa un ostacolo per amarci come fratelli anche tra famiglia e famiglia, che amore è? Il matrimonio ci deve aprire non chiudere in un fortino di egoismi. Il sacramento ci fa rinascere al rapporto di Cristo: “Non dalla carne, dal sangue, dalla volontà di uomo, da Dio siamo nati”. Perché “ciò che é carne é carne, é lo spirito che vivifica”. La paternità é solo di Dio. Un figlio di Nomadelfia ha scritto: “La madre dà le cellule, l’anima la dà Dio”. E un altro: “Mamma non è colei che ti genera, questo è un fatto di Dio, ma colei che ti nutre e ti porta all’amore”.
I cristiani dovrebbero portare al popolo la pienezza della famiglia secondo il vangelo, cioè aperta, universale. I figli nascono carne e il vero amore di Dio li fa risorgere spirito. Gesù propone il superamento della famiglia biologica: “Mia madre e miei fratelli sono quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”. Perché il sangue si raggruma, blocca i vasi comunicanti mentre lo spirito ci fa superare i suoi limiti: privilegi, preferenze, divisioni. Se viviamo la vita fraterna tra famiglie scopriamo, che la fede ha gli occhi e il senso è cieco. L’amore é Dio in noi. Se ami come Lui, ami anche con l’affetto. Non smorzi i sentimenti, li elevi. Bisogna amare anche con i sensi, senza fermarsi ad essi, perché l’uomo animale non “percepisce le cose di Dio”. I sensi sono delle spinte, che ci sollecitano ma devono essere guidati dallo spirito e non farci schiavi della parentela, del sesso, della materia. La luce di Dio passa attraverso i sensi, diventa sensibile, ma é misurata, equilibrata. Per chi ha spirito, i figli sono tutti uguali. Noi, invece, diciamo: “Mio figlio, mio figlio!” Se si predilige un figlio, si mortifica l’altro. Il tuo figlio carnale lo ami di più? Che cos’è questo di più? Il bambino va amato come lo ha ama Dio, il quale ci ha dato l’onore di consegnarci i Suoi figli. Il sangue é una minaccia, un furto. Confonde papi, capi di stato, tutti. Per il vangelo quando nasce un figlio, “nasce un uomo al mondo”, non alla madre. É di tutti, per tutti! Cristo è andato contro la tradizione ebraica della razza. E questo nasce dalla fede, perché il sentimento spesso è ingiusto. Se ti fa amare un figlio, perché non ti fa amare anche quell’altro? Cristo va oltre l’uomo di carne e propone l’uomo di spirito. Dobbiamo fare dei figli di Dio non dell’uomo. La finezza della fede ti dà un amore, che non è un sentimento ma una vita superiore al senso. La storia degli orfani è una tragedia. Se fosse una necessità ineluttabile, Dio sarebbe crudele. Il fatalismo dei cattolici è un’offesa all’umanità, perché anche nella sventura ci deve essere la sicurezza dell’aiuto fraterno. Morte, malattia, solitudine, più niente ci fa paura. Non abbiamo i fratelli su cui contare?
I figli non sono zimbello dei genitori, della fatalità, della disgrazia. Chi può garantire ai figli la vita, la salute, l’affetto? I cristiani devono trovare nuove forme di convivenza tra le famiglie. Allora i bambini si sentono abbracciati da un amore eterno, per cui quando muore la mamma, il babbo non è una tragedia irreparabile. Le famiglie, unite, possono dire all’abbandonato: “Noi siamo per te resurrezione e vita”. Sulla croce Gesù ha creato la famiglia dallo spirito: “Donna ecco tuo figlio”. Nostro padre chi è? Dio. Allora che c’entra l’essere nati da famiglie diverse? L’amore è un moto dello spirito. Più è sensibile meno è amore. In ogni uomo vede un fratello. Perché vogliamo amare solo qualcuno quando Dio ci ha dato la forza di amare tutti? Tu ami tuo figlio, tua moglie, tuo marito, ma questo amore non ci divide, altrimenti non siamo fratelli. Il mondo degli affetti deve risorgere a vita nuova. Cristo non si è mai affidato all’affetto familiare: “Non sapete che devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. L’affetto istintivo é dei gatti, noi abbiamo l’amore.
Uno dice: “Mio figlio sta bene”. E gli altri cosa sono, dei cani? Non si può accettare il linguaggio del sangue che ama solo quelli della propria stirpe. Non siamo di terra, di sangue, di carne ma di spirito. La carne, in noi, deve essere un canto del creato. Perché non ci torturiamo per diventare i fratelli e non gli oppressori della nostra carne, che è un capolavoro? La dobbiamo baciare, riverire, ringraziare il Signore, perché è una sola cosa con lo spirito.
La fede è una forza divina, che ci fa superare i limiti del sangue. L’uomo, come tale, non riesce ad amare come Dio ama. Ci vuole l’uomo nuovo, la famiglia nuova. Non si tratta di non avere peccati, perché siamo esseri umani, ma l’uomo nuovo quando sbaglia e cade, rimbalza, perché non è più di terra, è di spirito. Dire “Nuova Creazione”, significa che tutto deve essere nuovo: il cuore, la carne, la mente, i sensi, i sentimenti, le cellule, tutto. Tutto diverso, un’altra cosa: “non dal carne, dal sangue, da Dio siamo nati”.
* WWW.ILDIALOGO.ORG/EDITORIALI, Giovedì, 06 luglio 2006
Uno studio olandese evidenzia questi dati:
Morale della favola, non solo i governi dovrebbero incentivare il più possibile la famiglia tradizionale fondata sul matrimonio, ma anche porre in essere misure tese a scoraggiare qualunque altra forma di unione, altro che Pacs. E questo, come si è visto, non solo per frenare e possibilmente invertire il declino demografico. Ora, l’unica realtà che opera, anche da questo punto di vista, per il bene dell’uomo è la Chiesa cattolica, cui stanno accodandosi quei laici più ragionevoli che vedono nel diritto naturale e cristiano il fondamento della civiltà. Dall’altro lato, anche politico, abbiamo i teorici della dissoluzione e del suicidio culturale e perfino fisico, che, al massimo, acconsentono ad accogliere nei loro consessi (ma in posizione subordinata) quei «cattolici adulti» che hanno accettato di relegare nella dimensione meramente privata la loro fede e hanno altresì accettato di bruciare incenso sull’altare dell’idolo del pluralismo relativista.
Ma la neutralità ideologica dello Stato, giusta e doverosa, non ha nulla a che vedere con quella etica, e il diritto naturale non può essere suscettibile di contrattazione lobbistica. Né la laicità dello Stato può essere sostituita e contraffatta da un regime che obblighi i cristiani a far finta di non esserlo per poter venire ammessi in società . Infine, l’enfasi sui “diritti” degenera in individualismo anarchico e in jungla dove predomina il forte sul debole, l’interesse particolare sul bene comune. Quel bene comune per tutelare il quale lo Stato esiste ed è nato. Ma la cui nozione sembra essersi persa nel vocìo dei cortei, delle piazzate e dei talk show (che non sono, checché ne dicano, «approfondimenti», bensì mere parate di opinioni). Il bene comune, altro che Pacs.
(Amakusa Shiro su La Padania del 18 maggio 2006)
"Perché cercate tra i morti colui che è vivo?" (Lc. 24.5)
Caro Biasi usa i tuoi talenti! Raccogliendo questi ’pizzini’, continui solo a sputare contro il vento: sarebbe meglio che tu ti dedicassi di più e meglio allo studio dei testi eu-angelici.... Solo così forse potrai svegliarti e ricevere "lo Spirito Santo" (Gv 20, 22) di giachimita memoria e dell’Amore di tuo padre (’Giuseppe’) e di tua madre (’Maria). "il regno di Dio è vicino" ... a ’casa tua’, a San Giovanni in Fiore - riattiva la memoria!!! E leggi la DIVINA COMMEDIA!!! VIVA GIOACCHINO, VIVA DANTE, VIVA L’ITALIA !!!
M. saluti, Federico La Sala
Caro Federico, oramai il ritornello lo so a memoria. Perchè non cerchi di rispondere e confutare "i pizzini " , invece di nasconderti dietro le tue famose teorie ? Mi sembri Galimberti che da dieci anni dice sempre le solite...
Cordialissimi saluti. Blaise
Caro Biasi
insisti, insisti, e persevera ... qualcosa arriverà (dalla memoria) alla coscienza: e spero che non sia (mai !) troppo tardi - per te, e per l’Amore di tuo padre (’Giuseppe’) e di tua madre (’Maria’). Leggi il testo eu-angelico e la Costituzione di nostri Padri e delle nostre Madri: sarà solo SALUTE, per te!!! VIVA GIOACCHINO, VIVA DANTE, VIVA L’ITALIA
M. saluti. Federico La Sala
Caro Galvani nel pieno apprezzamento della sua risposta ai dati della sintesi della "ricerca scientifica" riportati da Biasi, mi auguro sia gradita (qui di seguito allegate) questa mia recente nota sul problema. M. grazie per l’intervento e cordiali saluti. Federico La Sala ___________________________________________________________________________
L’ “amore debole” della Chiesa ‘cattolica’ e la COSTITUZIONE dei nostri Padri e delle nostre Madri.
In onore di Carlo A. Ciampi e di Giorgio Napolitano, i presidenti della Repubblica Italiana
di Federico La Sala*
Uomo e Donna - ‘Adamo’ ed ‘Eva’... ‘Maria’ e ‘Giuseppe’: “Il papa: solo fra uomo e donna un donarsi che crea futuro” (così il titolo dell’art. di Mimmo Muolo, con il discorso di Benedetto XVI, sull’Avvenire dell’11.05.2006). Ora, se è vero, come è vero, che “la differenza sessuale che connota il corpo dell’uomo e della donna non è [...] un semplice dato biologico, ma riveste un significato ben più profondo: esprime quella forma dell’amore con cui l’uomo e la donna, diventando una sola carne, possono realizzare un’autentica comunione di persone aperta alla trasmissione della vita e cooperano così con Dio alla generazione di nuovi esseri umani”, è altrettanto vero, come è vero, che - se si vuole pensare bene la loro “differenza” - bisogna pensare bene la loro “identità”. Il problema è proprio questo! Tutto il paganesimo difendeva la natura - ma in modo cieco e zoppo (Edipo: la lezione di Freud) e ... alla fine biologicamente razzista e nazista. La questione, sì, non è assolutamente e riduttivamente biologica, ma ontologica e culturale - e, ben impostata, mostra che tra natura e cultura c’è un rapporto circolare chiasmatico aperto, non chiuso e non oppositivo e di negazione! Ora, se è così, una mezza verità ... è solo e sempre una mezza falsità! Il messaggio ebraico-cristiano, infatti, riposa - al contrario - tutto sullo e nell’ Amore di D(ue)IO - due esseri naturali, che proprio per essere capaci di riconoscere le loro differenze e di trascenderle amorosamente... rinascono a se stessi come figli dell’ Amore di D(ue)IO, figli e figlie dello stesso “Dio” - il “Padre nostro”, come due persone (sul tema, rileggere l’art. 3 della nostra Costituzione)! L’Arca dell’Alleanza, con i suoi “due Cherubini”, indica questo e non altro - e dice dell’Uno e Unico Amore, e non di un amore forte e di "un amore debole". Non confondiamo l’eros - cupìdo e cieco, con l’Amore! Deus claritas est: apriamo gli occhi, e cerchiamo di non continuare a zoppicare. Ne va della vita e della verità: teniamone conto e pensiamoci, se vogliamo ritrovare o non perdere la bussola - per l’oggi .... per l’ieri, e per il domani!!! (Federico La Sala,12.05.2006).
www.ildialogo.org/filosofia, Sabato, 13 maggio 2006.
39 SACERDOTI CATTOLICI: IL "CONCILIO" DI UNA NUOVA CHIESA Una grande testimonianza di umanità e di verità di Federico La Sala *
La “Lettera aperta” dei e ai “carissimi fratelli e carissime sorelle in Cristo” , sulla recente "Istruzione" della Congregazione dell’educazione sulla esclusione delle persone con tendenza omosessuale al seminario e al sacerdozio (cfr. www.ildialogo.org/omoses/,15.12.2005), pone alla Gerarchia della Chiesa (e non solo) ineludibili e radicali domande e denuncia chiaramente che la realtà ha già superato le colonne d’Ercole del ‘vecchio mondo’ della ‘vecchia chiesa’!!!. La questione che viene aperta e che si apre non è più e affatto una questione di statistiche e di sociologia, ma investe direttamente il cuore del sistema e dell’Istituzione: quella che si pone è direttamente e immediatamente una questione insieme antropologica e teologica - vale a dire, quella cristologica!!!
Coloro che parlano non sono persone comuni: “Siamo dei sacerdoti cattolici con tendenza omosessuale, diocesani e religiosi, e il fatto di essere tali non ci ha impedito di essere buoni preti”. E tutti insieme - un vero e proprio inizio dei lavori di un “nuovo concilio” (cosa che si richiedeva e richiede da anni)!!! - hanno osato, scritto, e dichiarato: “Carissimi fratelli e carissime sorelle in Cristo, noi consideriamo la nostra omosessualità come una ricchezza, perché ci aiuta a condividere l’emarginazione e la sofferenza di tanti fratelli e sorelle; per parafrasare San Paolo, possiamo farci tutto a tutti, deboli con i deboli, emarginati con gli emarginati, omosessuali con i gay “; e, ancora: “Carissimi fratelli e carissime sorelle in Cristo, come tutte le persone oneste non possiamo negare la nostra fragilità, condizione della natura umana: portiamo il dono di Dio in vasi di creta, ma la nostra situazione non è un ostacolo ad essere pastori secondo il cuore di Dio”.
Per chi ha orecchie (e intelligenza), per intendere, intenda: al di là delle persone, qui sono nodi epocali che vengono al pettine e questioni cruciali che si pongono all’ordine del giorno!!! E ciò che è in gioco è una vera e propria svolta antropo-teologica!!! L’emergere della questione della omosessualità della e nella Chiesa ‘cattolica’ e in tutto l’Occidente non è affatto una questione biologica!!! E’ una questione culturale e spirituale, che pone in modo radicale il riorientamento e la ristrutturazione della nostra stessa auto-coscienza, di uomini, di bianchi, di occidentali, e di ‘cattolici’!!! Coerentemente con la tradizione critica e, se si vuole, cristica-evangelica, è una sollecitazione non solo a crescere e a conoscere se stessi e l’altro in modo più maturo e adulto (non da minorenni ...e da minorati!) ma anche a prendere atto che tutta la costituzione stessa della Chiesa (come dell’intero Occidente, e non solo - vedi il caso del Sol Levante: www.ildialogo.org/filosofia, 17.11.2005) riposa su un’antropologia naturalistica, greco-romana ed egiziana, altro che cristiana!!!
La testimonianza e la “lettera aperta” dei 39 preti italiani, se ben vi riflettiamo, invita ad aprire le porte e le finestre del nostro presente storico, senza paura!!! E’ una indicazione e una premessa per modificare non solo la vecchia costituzione terrena della Istituzione Chiesa, ma anche la stessa vecchia costituzione celeste ... e aprire davvero a tutti gli esseri umani, nessuno escluso (l’art. 3 della nostra Costituzione, di chiara derivazione evangelica, è ben al di là del ‘talebanismo’ della teocrazia ‘cattolica’!!!) la porta e la strada del regno di Dio, dove tutti e tutte possono diventare cittadini-sovrani, cittadine-sovrane (don Milani!!!).
Che ce ne facciamo di una chiesa e di una teocrazia assoluta, che riposa su una fondamentale omosessualità (psichica e spirituale, non tanto e affatto quella fisica) negata (dei suoi preti, dei suoi vescovi, dei suoi cardinali e dei suoi papa) - vale a dire sulla diabolica menzogna?! Dio, come ha chiarito Gesù, è Amore: e Amore e Verità vanno insieme - non dimentichiamolo!!!
Federico La Sala
www.ildialogo.org/filosofia, Lunedì, 19 dicembre 2005
Allegato
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