GENTILINI: "PULIZIA ETNICA CONTRO I GAY" *
TREVISO - "Pulizia etnica contro i culattoni": con parole durissime, il vicesindaco di Treviso Giancarlo Gentilini ha dichiarato guerra ai gay che avrebbero trasformato il parcheggio di via dell’Ospedale in un luogo di incontro dove si consumano rapporti sessuali, suscitando le proteste degli abitanti della zona. "Darò subito disposizioni alla mia comandante (dei vigili urbani, ndr) affinché faccia pulizia etnica dei culattoni - ha detto ai microfoni di Rete Veneta l’ex sindaco sceriffo della Lega, riportano oggi i quotidiani locali - Devono andare in altri capoluoghi di regione che sono disposti ad accoglierli. Qui a Treviso non c’é nessuna possibilità per culattoni e simili".
Gentilini - più volte protagonista di polemiche infuocate, l’ultima delle quali dopo il pestaggio dell’on.Wladimir Luxuria da parte della polizia russa - ha annunciato anche un ’giro di vite’ attraverso la videosorveglianza per stroncare il via vai di ’scambisti’ denunciato dagli abitanti nel parcheggio ’a luci rosse’, dove è stata segnalata anche la presenza di prostitute. "Daro disposizione di rinforzare le telecamere. Ma a me interessa piuttosto fare i controlli mirati - ha detto ancora Gentilini -. Quando la mia polizia vigilerà per la zona ci sarà un fuggi fuggi generale".
* ANSA » 2007-08-09 10:44
A mezzogiorno manifestazione con bacio collettivo di coppie etero e omosessuali
In risposta alle parole del vicesindaco che ha invocato "pulizia etnica" contro i gay
A Treviso "kiss-in" davanti al comune
E’ la protesta contro il prosindaco Gentilini
TREVISO - Bacio collettivo in pubblico e triangoli rosa appuntati al petto, simbolo degli omosessuali deportati nei campi di sterminio: si svolgerà così la manifestazione di protesta contro il prosindaco di Treviso Giancarlo Gentilini, che, riferendosi ai gay, aveva usato la frase "bisogna fare pulizia etnica dei culattoni". A mezzogiorno si ritroveranno in molti per il "kiss-in", coppie sia etero che gay e lesbiche: una inziativa già sperimentata in altre occasioni ma che assume, vista la durezza delle parole di Gentilini, un significato tutto particolare.
In prima fila ci sarà Franco Grillini, deputato e presidente onorario dell’Arcigay, ma anche Alessandro Zan, presidente di Arcigay Veneto, promotore della mozione sulle coppie di fatto approvata dal Comune di Padova, e poi Luana Zanella (Verdi), Franca Bimbi (Dl) e molti altri tra politici e rappresentanti di associazioni.
* la Repubblica, 11 agosto 2007
Treviso, Gentilini: «Pulizia etnica contro i culattoni» *
L’Arcigay Veneto manifesterà davanti al municipio contro le dichiarazioni del vicesindaco Giancarlo Gentilini, l’ex «sindaco-sceriffo» per due mandati di Treviso che giovedì a Rete Veneta ha detto: «Darò disposizione ai vigili urbani affinché facciano pulizia etnica dei culattoni».
L’Arcigay veneto, insomma, "sfida" Gentilini: «Invitiamo tutta la Treviso democratica a partecipare alla grande manifestazione che si terrà proprio a Treviso davanti al municipio alle ore 12 di sabato 11 agosto - dice in una nota - e sempre in questa occasione faremo anche un kiss-in pubblico».
Non nuovo a dichiarazioni razziste, lo "sceriffo" sindaco per due mandati e ora vice potente quanto prima, dopo immigrati e nomadi ora ha messo nel mirino gli omosessuali. «Darò subito disposizioni alla mia comandante (dei vigili urbani, ndr) affinché faccia pulizia etnica dei culattoni», ha detto ai microfoni di Rete Veneta l’ex sindaco sceriffo della Lega, riportano giovedì i quotidiani locali. «Devono andare in altri capoluoghi di regione che sono disposti ad accoglierli. Qui a Treviso non c’è nessuna possibilità per culattoni e simili».
Gentilini - più volte protagonista di polemiche infuocate, l’ultima delle quali dopo il pestaggio dell’onorevole Wladimir Luxuria da parte della polizia russa - ha annunciato anche un "giro di vite" attraverso la video-sorveglianza per stroncare il via vai di "scambisti" denunciato dagli abitanti nel parcheggio "a luci rosse", dove è stata segnalata anche la presenza di prostitute.
«Darò disposizione di rinforzare le telecamere. Ma a me interessa piuttosto fare i controlli mirati», ha detto ancora Gentilini. «Quando la mia polizia vigilerà per la zona ci sarà un "fuggi fuggi" generale».
«Certo, il problema esiste», dice il sindaco di Treviso Giampaolo Gobbo, che non trova nulla di scandaloso nelle espressioni usate dal suo predecessore e attuale vice che, sull’onda delle proteste degli abitanti contro il parcheggio trasformato in luogo d’incontro, arriva a dire: «Gay o non gay, il problema non è il linguaggio del prosindaco Gentilini ma il decoro pubblico». E ancora: «Ognuno ha la propria espressività e usare questi termini non politically correct, del resto, è la caratteristica specifica di Gentilini», sottolinea il sindaco. «È il suo modo di essere».
«In questo caso si parla di decoro pubblico - continua - e noi cerchiamo di spostare gay, prostitute, coppie omosessuali o eterosessuali, fa lo stesso, che si scambiano effusioni sotto gli occhi di tanta gente». Ma per il sindaco di Treviso, questi non sono altro che palliativi, contro-misure necessarie ma non sufficienti: «Il problema è nazionale e infatti ci stiamo attivando perché venga cambiata la legge Merlin. Bisogna riaprire le case chiuse e creare quartieri a "luci rosse" come succede nel resto d’Europa: garantiscono protezione sanitaria e tasse pagate».
Forte la reazione degli esponenti del mondo gay. «Gentilini ha violato palesemente la legge Mancino, ha commesso un reato e dovrebbe dimettersi». Lo ha detto Franco Grillini, deputato della Sinistra Democratica, commentando le parole di Gentilini.
«Chi invoca la pulizia etnica - ha proseguito Grillini - ricade in un reato previsto dalla legge Mancino. Amato dovrebbe rimuoverlo immediatamente. Ci troviamo di fronte a un esponente della coalizione di centrodestra che dice cose becere, talmente becere che in Europa nemmeno Le Pen le pronuncerebbe mai».
Grillini ha anticipato che l’Arcigay organizzerà una serie di manifestazioni di protesta a Treviso e spera in «una reazione adeguata dal mondo politico italiano, sempre pronto a sollevarsi per difendere le altre minoranze, ma non i gay» e una «richiesta corale di dimissioni».
Per il presidente di Arcigay Aurelio Mancusa «le allucinanti omofobe dichiarazioni del vice sindaco di Treviso Giancarlo Gentilini, confermano quanto stiamo da tempo sostenendo, ovvero che è in atto una campagna d’odio verso le persone omosessuali. «La "pulizia etnica dei culattoni" lanciata da Gentilini - afferma Mancuso - ha bisogno di una risposta finalmente convinta da parte di tutte le istituzioni. Ci appelliamo al ministro degli interni affinché intervenga nei confronti di una amministrazione che incita alla violenza e all’odio, che non possono essere compatibili con il ruolo di rappresentanti di istituzioni locali». «La volontà espressa a chiare lettere di cacciare i gay dal comune di Treviso - conclude - non può essere tollerata e per questo chiediamo formalmente l’intervento di tutti gli organi dello Stato preposti al controllo, prevenzione e repressione di reati contro la libertà personale e collettiva delle persone omosessuali».
Ma il procuratore di Treviso, Antonio Fojadelli, ha già dichiarato che non aprirà nessuna inchiesta. «Non è compito della magistratura intervenire su questioni di cattivo gusto». «Finchè si tratta di stravaganze - ha aggiunto Fojadelli - da parte nostra non esiste alcun obbligo a procedere, dato che un reato è qualcosa di previsto da una legge positiva e non è costruito su opinioni. Dal mio punto di vista - ha concluso - in questo caso non vedo alcuna istigazione all’odio nei confronti degli omosessuali».
* l’Unità, Pubblicato il: 09.08.07, Modificato il: 09.08.07 alle ore 16.32
CENTRO STUDI TEOLOGICI
Diocesi della CHIESA CRISTIANA Cattolica Antica Apostolica di Milano e Monza*
MILANO, 9 agosto 2007 COMUNICATO STAMPA
GENTILINI NON SI SMENTISCE MAI : ADESSO, CON GLI ULTIMI INSULTI AGLI OMOSESSUALI HA TOCCATO IL FONDO E QUALCUNO DEL CONSIGLIO COMUNALE DOVRA’ PUR RENDERSENE CONTO E CHIEDERE LE SUE DIMISSIONI PER SALVARE ALMENO L’IMMAGINE DELLA CITTA’ DI TREVISO E DEI TREVISANI - IN ITALIA OCCORRE DENUNCIARE PENALMENTE CHIUNQUE OFFENDE LE PERSONE GAY E LESBICHE O TRANSESSUALI SONO MOLTI NELLA LISTA DEI PEGGIORI : DALL’EX MINISTRO CALDEROLI FINO A STORACE, E MOLTI TRA I DEPUTATI E SENATORI DA OGGI PARTIRANNO DENUNCE VERSO CHI SI PERMETTE DI OFFENDERE LE PERSONE GAY, LESBICHE E TRANSESSUALI
Ricordiamo quando affermò che "i negri andavano caricati sui carri bestiame e rispediti a casa..." ed il nostro CENTRO STUDI TEOLOGICI di MILANO alzò una sdegnata protesta, invocando anche l’intervento del Vescovo di Treviso allora in carica Mons. Magnani. Oggi ci risiamo di nuovo: il pro-Sindaco Giancarlo Gentilini, per stigmatizzare un comportamento di alcuni cittadini, poco conforme al codice civile, usa parole feroci all’indirizzo di tutte le persone omosessuali. Lo fa’ usando termini come "pulizia etnica dei culattoni", in questo modo rappresentando molto bene il suo pensiero circa i diritti degli omosessuali, che vanno appunto "epurati". Noi riteniamo che con questa ultima uscita, il personaggio abbia passato la misura di gran lunga e che qualcuno nel Consiglio Comunale di Treviso debba cogliere l’occasione per richiedere le sue dimissioni, perchè l’immagine della città di Treviso è stata offesa e umiliata. I Trevisani, al di là degli schieramenti politici, non si vergognano di avere un uomo simile che li rappresenta? Quando, alcuni anni fa’, offese impunemente le persone di colore (chiamati negri) avevamo ospite uno dei Segretari di Papa Wojtyla che è un vescovo appunto di colore originario del Congo. Fu allora che chiedemmo l’intervento della Curia Vescovile di Treviso e del Vescovo mons. Magnani, come oggi, per il rispetto e la dignità delle persone gay e lesbiche, nostri fratelli e sorelle, chiediamo un intervento dell’attuale Vescovo mons. Andrea Bruno Mazzocato. Non è possibile che si taccia di fronte all’odio e alla discriminazione invocate da chi ha un incarico pubblico ed un mandato di rappresentanza cittadina. I cristiani hanno il dovere di denunciare , in nome del Vangelo, ogni violazione dei diritti umani e della sacralità di ogni persona umana! Condividiamo l’opinione dell’onorevole Franco Grillini, già presidente di Arcigay che ha chiesto al Ministro dell’Interno Amato di avviare una procedura di radiazione di Gentilini dal Consiglio Comunale poichè ha compiuto un reato sanzionato dal codice penale nella sua veste di pubblico amministratore. E invitiamo da oggi a denunciare penalmente in tutte le sedi - come farà il nostro CENTRO STUDI TEOLOGICI - chiunque offenda la dignità delle persone omosessuali o transessuali, soprattutto tra i politici e gli uomini di Stato che hanno compiti di rappresentanza.
S.E. Mons. + GIOVANNI CLIMACO MAPELLI
Vescovo
presidente del CENTRO STUDI TEOLOGICI di MILANO
Diocesi della Chiesa Cattolica Antica Apostolica di Milano e Monza*
CENTRO ECUMENICO
tel 339.5280021 02.95310741 fax www.centrostuditeologici.too.it
* Chiesa di tradizione e successione apostolica autentica non dipendente dal Vaticano e dal Papa (ANTICA CATTOLICA ED APOSTOLICA DEL PRIMO MILLENNIO )
VESCOVO CONTRO SCERIFFO GENTILINI
10/08/2007 - APCOM - redazione *** TREVISO - GENTILINI. GRILLINI: GERARCHIA CATTOLICA ALIMENTA E LEGITTIMA OMOFOBIA
Roma - Il deputato di Sinistra democratica Franco Grillini commenta le dichiarazioni del vicesindaco di Treviso Gentilini puntando il dito sul clima di ’omofobia’ che a suo giudizio si vive in Italia.
"Se dovessi pensare a un cattivo maestro penserei al leader della coalizione di centrodestra Berlusconi - accusa Grillini -. Quando dice che non bacia i calciatori del Milan perché non è gay, quando dice che i gay ’sono tutti dall’altra parte’, e io dico magari, quando fa battutacce o racconta barzellette è chiaro che poi ci sono i berluschini che rincarano la dose. Quando si parla di omosessuali c’è una specie di licenza di dire quello che ti pare, mentre su altre minoranze appena pari bocca succede giustamente l’ira di dio".
Tra i responsabili del climi omofobo Grillini individua anche ambienti ecclesiastici: "Nel mondo della Chiesa - afferma - sono state dette cose terribili, pensiamo per esempio a Lopez Trujillo che parla di omosessuali contro natura, ai libelli locali di certe parrocchie, a Radio Maria che ci rappresenta come nuovi satana. Oggi si parla tanto di quella polacca ma quella italiana non è da meno. E poi penso alle dichiarazioni di Bagnasco che equiparava omosessualità e pedofilia: sicuramente - insiste l’esponente di Sd - la gerarchia cattolica alimenta e legittima l’omofobia in Italia".
Apc-GAY/ GRILLINI: GENTILINI RAZZISTA, AMATO LO RIMUOVA
Roma - Per il deputato della Sinistra democratica Franco Grillini il vicesindaco di Treviso Giancarlo Gentilini è "un razzista" e va rimosso dall’incarico.
"Come membro della commissione Giustizia della Camera - aggiunge Grillini - non concordo con le dichiarazioni del procuratore di Treviso che dice che non c’è vulnus. La legge Mancino punisce esplicitamente chi parla di pulizia etnica, anzi: è stata fatta apposta per quello".
Grillini ammonisce: "Non si possono prendere le sue dichiarazioni come se fossero ragazzate o liquidare certe uscite parlando di linguaggio colorito, come ha fatto il sindaco-prestanome Gobbo".
Il deputato di Sd punta il dito sulla Cdl: "Il centrodestra si deve interrogare sul fatto che candida personaggi così squallidi, demagoghi, razzisti da quattro soldi. Gentilini - sostiene Grillini - ha piazzato un prestanome al suo posto, continuando a fare il sindaco di fatto. Ora dovrebbe andarsene, la richiesta è che dia le dimissioni e che vada finalmente in pensione".
"Quando si offende un’intera comunità, quando si calunniano milioni di persone con gli argomenti utilizzati da fascisti e nazisti, si commette un reato, si viola la deontologia tipica di un amministratore. Io penso - dice ancora Grillini, che è presidente onorario dell’Arci Gay - che su questo il ministro Amato si dovrebbe pronunciare, e alla fine questo ’sindaco di fatto’ dovrebbe essere rimosso".
SE IL RELATIVISMO ETICO VIENE COMBATTUTO CON PAROLE DA CASERMA *
di Gian Antonio Stella (Corriere della Sera, 09/08/2007)
L’estroso catto-massone Alessandro Meluzzi non è ancora riuscito a trovare il tempo per chiedere scusa, a nome dell’incauto don Gelmini del quale si fa portavoce, agli omosessuali. E dopo avere espresso il rammarico numero uno del prete per l’insensata sparata contro la «lobby ebraico-radical chic» e poi il rammarico numero due per il coinvolgimento nel «complotto» della massoneria (alla quale lo stesso Meluzzi si vanta d’appartenere come «aderente alla Loggia Madre Ausonia, la più antica d’Italia, che ha ospitato Garibaldi, Cavour...») è rimasto afono. Il che, per un uomo così loquace che a suo tempo si tirò addosso le ire trasversali di tutte le parlamentari per aver gigioneggiato che «le donne disponibili non sono solo modelle e attricette » ma «a volte sono più agguerrite e aggressive le assistenti parlamentari, le segretarie di Montecitorio e di Palazzo Madama», è piuttosto inusuale.
Eppure, come hanno sottolineato tra gli altri il «circolo Mario Mieli», Franco Grillini e Vladimir Luxuria, le scuse di don Pierino sarebbero state opportune. Nel suo sfogo scomposto dopo il divampare delle polemiche intorno all’inchiesta nata dalle accuse di molestie sessuali da parte di alcuni tossici espulsi a suo tempo dalla «Comunità incontro», il sacerdote aveva detto tra l’altro, sparando a zero contro quanti tirano in ballo i casi di pedofilia tra il clero cattolico americano: «Così noi saremmo tutti froci... Io e loro a scopare nelle stanze del silenzio...».
Un linguaggio colorito, per un prete. Non diverso da quanto era colorito quello di Angelo Gelmini, noto come Padre Eligio e compagno di alcune disavventure giudiziarie che videro i due fratelli finire addirittura insieme in carcere nel 1976 con l’accusa, poi evaporata, seconda l’archivio dell’Ansa, di aver truffato un commerciante di formaggi di Crescentino, Viro Passero, con «la finta promessa di titolo onorario ».
Eppure don Pierino, con la sua esperienza di vita, dovrebbe conoscere bene quanto possa pesare un marchio. Non solo perché, in tanti decenni di lotta alla droga, deve aver conosciuto diversi ragazzi disperati che per strappare la dose quotidiana erano talvolta arrivati a vendersi ed erano stati automaticamente bollati coi nomignoli più infamanti. Ma perché lui stesso, come ha ricordato Francesco Grignetti su La Stampa, fu vittima di quelle insopportabili malignità che segnano la vita. Diceva un vecchio ritaglio del Messaggero ricordando un’altra, vecchia condanna: «Gli danno quattro anni di carcere, nel luglio del ’71. Li sconta tutti. Come detenuto, non è esattamente un modello e spesso costringe il direttore a isolarlo per evitare "promiscuità" con gli altri reclusi».
Vogliamo scommetterci: una malevola carognata. Ma proprio per questo viene da chiedersi: perché, dopo l’infelice sortita di sabato, don Pierino non ha sentito il bisogno di correggersi? Perché ha avvertito la necessità di mettere una toppa con gli ebrei (meno male) e con la massoneria (meno male) e non con i gay? Di più: perché il mondo del centro-destra italiano, premurosamente pronto a suggerirgli una rettifica sugli altri due sfoghi, non si è neppure accorto di quello contro gli omosessuali feriti col più antico insulto romanesco da latrina? Peccato. Alla fine, nonostante tutti gli sforzi, sempre lì si torna. Ai camerati che sfilano col cartello «Finocchi? Sì, grazie: col pinzimonio». A Roberto Calderoli che denuncia le «assurde pretese di privilegi dei culattoni». A ministri in carica qual era Mirko Tremaglia che sbottano: «Povera Europa: i culattoni sono in maggioranza».
Povera destra: la battaglia contro «il relativismo etico», la si condivida o meno, è una cosa troppo seria per lasciarla fare a chi usa parole da caserma.
Nonostante tutti gli sforzi, nel centrodestra resta l’abitudine agli insulti contro i gay.
Gli sceriffi della «normalità»
di Marco Bascetta (il manifesto, 10.08.2007)
Rispetto al nazismo storico, quello strapaesano dei nostri giorni ha una sicura aggravante. Dispiega tutta la sua cattiveria non più nell’intento di dominare il mondo, che è pur sempre un’impresa di torva grandezza, ma in quello assai più modesto di amministrare Verona e Treviso. Nel tentativo di carpire il voto dei coniugi di Erba, beninteso prima della strage che li ha precipitati dal campo moderato a quello estremista, sindaci e prosindaci leghisti, ma non solo, schierano guardie e ruspe per cancellare i moventi «moderati» del delitto estremista di Olindo e Rosa, loro ideali elettori: il fastidio per il rumore, il viavai equivoco, la sregolatezza, la contiguità con gli extracomunitari. Né si ritraggono, costoro, dall’impiegare eleganti metafore come quella della «pulizia etnica» per designare le proprie imprese d’ordine.
Politici e amministratori meno avvezzi al linguaggio da camicia bruna ubriaca, proprio del famigerato Gentilini, riassumono la repressione di ogni comportamento contrario alla morale comunale e allo stile di vita omogeneo e controllato che ne consegue con l’espressione, tanto velenosa quanto apparentemente innocua, di lotta al «degrado urbano». Ambulanti, nomadi, omosessuali, prostitute, immigrati, studenti nottambuli, amanti occasionali costituiscono il fattore umano del «degrado» da combattere al pari dei fattori inorganici come lo smog. E se lo «sceriffo di Treviso» e il sindaco di Verona Flavio Tosi sono considerati folklore, Cofferati e Chiamparino si presentano come campioni della «convivenza civile» formato Partito democratico. Tutti li accomuna una idea di normalità senza attriti e senza varianti, nonché l’appiattimento su un presunto senso comune, in buona parte costruito dai media. Non si tratta di stravaganze occasionali, di fenomeni da baraccone, ma della traduzione, ciascuno al suo livello culturale, ciascuno guardando al proprio elettorato, di uno stesso inquietante clima culturale. Quello che ha prodotto il Family day e la forsennata campagna contro la procreazione assistita e il testamento biologico, quello che pretende la sicurezza, intesa come riduzione delle tutele e delle garanzie, essere «né di destra né di sinistra» (Veltroni). È l’assunzione, a volte implicita, altre esplicita, di quel «diritto naturale» e di quella verità prepotente propugnati dalla chiesa di Ratzinger, l’imposizione di una «condotta normale» rispetto alla quale tutto il resto è devianza quando non crimine.
Incontrastato, più spesso blandito, il fondamentalismo pontificio prosegue diritto per la sua strada, stringendo la mano a un agitatore antisemita come Tadeus Rydzyk, direttore della famigerata Radio Maryja, l’emittente polacca specializzata in campagne contro gli ebrei. La diplomazia vaticana può ben minimizzare il senso del breve incontro, ma lo scandalo non è che Ratzinger abbia ricevuto Rydzyk, bensì che la chiesa tolleri un simile obbrobrio nel suo seno... Di certo lo sceriffo di Treviso e il propagandista antisemita si piacerebbero, hanno una cultura comune e godono della medesima tolleranza.