PERSONAGGI
E’ morto Michael Jackson
stroncato da arresto cardiaco *
LOS ANGELES - Il cantante Michael Jackson è morto, stroncato da un arresto cardiaco. Ricoverato d’urgenza in ospedale a Los Angeles, è deceduto poche ore dopo. Aveva 50 anni. Il malore lo ha colto mentre si trovava nella sua residenza di Holmby Hills, sulle colline di Los Angeles. I soccorritori hanno riferito che, al loro arrivo, "non respirava più". E’ stato necessario un intervento di rianimazione cardio-polmonare. Jackson è stato ricoverato alle 12.20 (le 21.20 in Italia).
Già da un paio d’anni circolano notizie, e foto, sulle precarie condizioni del cantante. Nel 2007 gli era stata diagnosticata una grave lesione al fegato, poi la sua salute era peggiorata: si era parlato di problemi alla schiena che lo avrebbero costretto ad assumere dosi massicce di antidolorifici e tranquillanti.
Nel luglio dello scorso anno le foto del cantante su una sedia a rotelle, in pigiama, con una mascherina sulla bocca. Risale a tre mesi fa l’ultima conferenza stampa dell’artista, organizzata per annunciare una serie di concerti a Londra. In quell’occasione, Jackson aveva detto che il mini-tour sarebbe stato "la mia ultima chiamata sul palco". Le date degli spettacoli erano poi slittate.
* la Repubblica, 25 giugno 2009.
PERSONE.
La sorella Janet, "devastata", rientra subito in California
Madonna: "Non riesco a smettere di piangere"
Lo star system ricorda Jacko
"La sua musica vivrà per sempre"
L’amica e confidente Liz Taylor: "Sono troppo triste per commentare"
Ed Elton John gli dedica: "Don’t let the sun go down on me" *
LOS ANGELES - Il mondo della musica e dello spettacolo ha accolto sgomento la notizia della morte di Michael Jackson. Familiari, amici, musicisti, star di Hollywood, uniti dal dolore per la scomparsa del re del pop.
La sorella del’artista, Janet, è tornata immediatamente in California per restare vicina al resto della famiglia, in un momento così difficile. "Sono devastata - dice la Jackson - è stata una perdita improvvisa".
Liz Taylor, la grande amica e confidente di Jacko, usa la stessa parola: "Sono troppo devastata per commentare la morte di Michael".
"Non riesco a smettere di piangere: ho sempre ammirato Michael Jackson - dice costernata Madonna, l’artista che forse per popolarità e talento è l’alter ego femminile di Jackson - Il mondo ha perso uno dei suoi grandi. La sua musica vivrà per sempre. Il mio pensiero va ai suoi tre bambini e agli altri membri della sua famiglia. Che Dio lo benedica".
E un altro genio della musica, Elton John, ha appreso la notizia della morte di Jackson durante un concerto a Londra. Subito gli ha voluto dedicare uno dei brani più conosciuti del suo repertorio: Don’t let the sun go down on me.
Steven Spielberg parla del re del pop come di "una leggenda": "Come non ci saranno mai più altri Fred Astaire o Elvis Presley, così non ci sarà mai più qualcuno paragonabile a Michael Jackson. Il suo talento, la sua meraviglia e il suo mistero ne facevano una leggenda".
"Senza parole" Lisa Marie Presley, figlia di Elvis Presley e prima moglie di Michael Jackson: ’’Sono triste e confusa, addolorata per la sua famiglia e per i suoi figli che erano tutto per lui’’.
Grande rispetto e ammirazione anche da Justin Timberlake, che in passato aveva sempre parlato di Jackson come del suo idolo: "Non riesco a trovare le parole per esprimere la mia tristezza. Abbiamo perso non solo un genio, ma anche un ambasciatore della musica".
* la Repubblica, 26 giugno 2009
Il verdetto del magistrato di Los Angeles incaricato delle indagini per le morti sospette
"Lo ha stroncato un’intossicazione da Propofol e benzodiazepine"
Jackson, il coroner: "E’ omicidio"
E’ ufficiale, ucciso dai farmaci
Si aggrava la posizione del medico personale dell’artista, Conrad Murray
Indagato per omicidio colposo, ammise di aver iniettato antidolorifici alla popstar
LOS ANGELES - Adesso è ufficiale. Michael Jackson è stato ucciso. La sua morte, lo scorso 25 giugno, è stata provocata da una dose letale di farmaci, così come già anticipato da una dichiarazione resa nota tre giorni fa dalle autorità di Houston. La conferma arriva dal coroner di Los Angeles, Lakshmanan Sathyavagiswaran, il magistrato incaricato delle indagini per le morti sospette che ha reso noti i risultati dei test tossicologici (ora nelle mani degli inquirenti) eseguiti sul corpo della popstar. E ha emesso il proprio verdetto: "E’ omicidio".
A uccidere il cantante è stata "un’intossicazione acuta da Propofol (un potente anestetico, ndr) aggiunto ad altri farmaci, in particolare benzodiazepine", utilizzate solitamente contro l’ansia e l’insonnia. La polizia di Los Angeles ha annunciato che, dopo il responso di omicidio, consegnerà il dossier alla procura per possibili incriminazioni.
Si aggrava la posizione del medico personale del cantante, Conrad Murray, indagato per omicidio colposo per la morte della popstar. Il medico era al suo capezzale al momento della morte e sarebbe stato lui a somministrargli il cocktail letale. L’ambulatorio di Murray era stato perquisito lo scorso 22 luglio, ed erano stati sequestrati alcuni computer e diversi farmaci. E alla fine del mese era stato lo stesso Murray ad ammettere, durante un interrogatorio, di aver somministrato l’anestetico al cantante poche ore prima del suo decesso.
Michael Jackson avrebbe compiuto 51 anni domani, 29 agosto. E a Brooklyn il regista Spike Lee lo celebra a suo modo. Migliaia di persone - fino a trentamila - sono pronte a sfidare il maltempo previsto su New York e a ritrovarsi sul Nethermead Meadow di Prospect Park per una serata dedicata a celebrare la vita del cantante. Il reverendo nero Al Sharpton aprirà l’happening con una preghiera.
Sono previsti forti temporali sulla Grande Mela, ma la festa si farà comunque: "E sarà piena di energia", ha scritto Spike Lee sulla pagina Twitter della sua società di produzione "40 Acres and a Mule Filmworks. Il regista ha speso 11 mila dollari per organizzare la celebrazione.
* la Repubblica, 28 agosto 2009
LA SCOMPARSA DEL CANTANTE
Jacko, il giallo del farmaco
Diverse le ipotesi sulla morte. Sott’accusa un’iniezione di Demerol, potente antidolorifico *
MILANO - Che cosa ha ucciso Michael Jackson? La domanda è da girare ai moderni Thomas Noghuci, ai medici legali che sostituiranno il famoso «coroner delle star», il giapponese che aveva sezionato Marilyn Monroe, Sharon Tate e Robert Kennedy. Ma intanto nel web circolano le ipotesi più diverse. La più accreditata al momento: un’iniezione di Demerol, un potente antidolorifico, derivato della morfina, capace di provocare arresti respiratori e cardiaci: la cronaca racconta che uno degli assistenti di Jackson ha parlato delle sue difficoltà di respiro e i medici hanno poi accertato la morte per arresto cardiaco. Si sa che Michael Jackson soffriva di mal di schiena cronici, tanto che qualche tempo fa era stato addirittura fotografato mentre usciva dalla sua casa di Las Vegas su una sedia a rotelle. E non era un mistero che prendesse farmaci di vario tipo: antidolorifici, ma anche tranquillanti, antidepressivi, sonniferi e , secondo molti, droghe, compresa la cocaina. Che può provocare danni al cuore.
L’ULTIMA INIEZIONE - Il Demerol allora, a patto che l’ipotesi sia confermata, sarebbe soltanto la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Michael Jackson non soltanto abusava di farmaci, ma abusava anche di interventi chirurgici. Operazioni di chirurgia plastica, che lo hanno trasformato da un ragazzo con la pelle colorata in un bianco macchiato dalla vitiligine, quasi senza orecchie perché da lì gli avevano appena prelevato pezzi di cartilagine per ritoccargli il naso. Proprio l’anno scorso i giornali avevano riferito che «la sua pelle si stava squamando come quella di un serpente».
LA VITILIGINE - Anche le continue anestesie hanno contribuito a danneggiargli il cuore. Ma il Re del pop aveva altri problemi di salute, forse veri, forse no, ma i giornali ne hanno sempre parlato. Un deficit genetico di una sostanza, chiamata alfa 1 anti-tripsina, che gli danneggiava i polmoni e addirittura gli avrebbe fatto correre il rischio di un trapianto. Un lupus, una malattia autoimmune in cui gli anticorpi aggrediscono l’organismo stesso, che doveva giustificare certi arrossamenti e certe alterazioni della pelle del cantante (sospettato però di usare creme schiarenti in quantità). Arrossamenti che qualcun altro ha, a un certo punto, attribuito a un’infezione di un germe particolarmente cattivo, lo stafilococco chiamato in sigla MRSA (stafilococco resistente a un antibiotico chiamato meticillina), il batterio mangia-carne, capace di provocare la necrosi della pelle e dei muscoli.
«NON CE LA FARÀ» - Circa un anno fa, quando la star americana si era trasferita dal ranch di Neverland, vicino a Santa Barbara, in un hotel di Las Vegas, un suo amico aveva detto ai giornali «Michael è fisicamente e psicologicamente troppo debole: non ce la farà». A uccidere Michael Jackson sarà anche stata l’ultima iniezione di Demerol, ma c’è anche un’altra ipotesi: il cantante non è mai guarito da quella sindrome di Peter Pan che colpisce le persone immature, incapaci di crescere, di diventare adulti e di assumersi le proprie responsabilità. E alla fine ha ceduto alla sua insicurezza e quel suo desiderio irrefrenabile di apparire un eterno ragazzo.
Adriana Bazzi
abazzi@corriere.it
Corriere della Sera, 26 giugno 2009
La parabola artistica di Michael Jackson
Ma sarà morto davvero?
di Marcello Filotei e Giuseppe Fiorentino *
Ma sarà morto davvero? Ci sarebbe poco da stupirsi se tra qualche anno venisse riconosciuto in una stazione di servizio di Memphis, magari assieme all’ex suocero Elvis Presley, un altro di quei miti che - come Janis Joplin, Jim Morrison, Jimi Hendrix o John Lennon - non muoiono mai nell’immaginazione dei loro fan. E un mito del pop è sicuramente Michael Jackson, morto ieri all’età di cinquant’anni.
Una vita artistica cominciata presto, per quello che senza dubbio si può definire un bambino prodigio. A soli cinque anni, sceso dal palcoscenico del piccolo teatro scolastico, dove si esibì come percussionista, salì direttamente su quelli di bar e locali, prima di firmare il primo contratto discografico con fratelli e sorelle nei Jackson Five, assurti a un successo planetario grazie esclusivamente alla straordinaria voce soul del piccolo Michael.
A quei tempi era ancora nero, non aveva cioè ancora cominciato quel processo di ridefinizione personale, più che razziale, che negli anni lo ha condotto a perdere i tipici tratti somatici degli afroamericani. Forse Jackson non voleva banalmente diventare bianco, ma affrancarsi dai vincoli, anche artistici, imposti dall’appartenenza etnica, inseguendo quel mito fanciullesco evocato anche dal nome della sua fiabesca dimora: neverland ("l’isola che non c’è").
Un percorso umano non facile - probabilmente doloroso e segnato da gravi cadute - che si riflette sul suo itinerario artistico. Nella sua produzione discografica, e questa è la sua originalità, ha infatti cercato di superare i confini della black music, in cui era radicato per appartenenza culturale, invadendo territori prima preclusi agli artisti neri. Magari non consapevolmente, Jackson ha finito per generare una sorta di cross over, definendo nuovi generi non completamente ascrivibili ad alcun ambito specifico, dove non è più possibile distinguere tra nero e bianco. Proprio come lui.
Nel suo disco più riuscito - Thriller, del 1982, conosciuto anche da chi non frequenta questi mondi musicali - Michael Jackson ha accostato ballate pop a brani soul o marcatamente rock, dominate da possenti assolo di chitarra. Entrato ufficialmente nel Guinness dei primati avendo superato ampiamente i cento milioni di copie, Thriller è l’album più venduto di tutti i tempi. Ma è anche il disco in cui viene avviato quello che in breve tempo sarebbe divenuto un cliché della produzione musicale pop: il duetto o le collaborazioni ad alto livello fino ad allora poco praticate. Duettare, però, significa condividere gli stessi interessi solo in musica.
Se ne è accorto Paul McCartney quando si è visto sfilare i diritti dei Beatles proprio dall’amico Michael, che assieme a lui aveva inciso The girl is mine proprio per Thriller. Rimane l’idea estetica, funzionale al progetto di cross-over, alla quale ha probabilmente contribuito il produttore del disco, quel Quincy Jones dalla lunga militanza musicale che a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta è stato negli Stati Uniti il deus ex machina della produzione nera.
Accompagnato anche dalla fama di grande ballerino - conquistata grazie alla cassa di risonanza garantita dai video musicali che in quegli anni prendevano piede con canali televisivi dedicati - con Thriller Jackson ha toccato i vertici della sua creatività. Sarebbe stato difficile mantenere un livello artistico paragonabile, ma sta di fatto che da quel momento la sua parabola musicale è stata calante, mentre la popolarità è rimasta grandissima. Non sempre, purtroppo, per motivi artistici. Sono infatti ben note le sue vicissitudini giudiziarie seguite alle accuse di pedofilia. Ma nessuna imputazione, pur così grave e vergognosa, è stata sufficiente a scalfire il suo mito tra i milioni di fan sparsi in tutto il mondo. Ne sono prova le reazioni emotive suscitate dalla notizia della sua morte. Notizia a cui molti non crederanno. E forse qualcuno a Memphis l’ha già visto.
* ©L’Osservatore Romano - 27 giugno 2009