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Eu-manità ... ed eu-angelo

STOP DISCRIMINATION. EU-ROPA: L’odio verso i gay è razzismo !!!

lunedì 10 luglio 2006 di Federico La Sala
[...] Ci sono eventi che vanno ricordati sempre. Perché sono orrendi e, se dovessero ripetersi, non vivremmo più. La persecuzione contro gli omosex in Germania conta 100.000 persone arrestate, centinaia di castrazioni per ordine del tribunale e 15.000 deportati nei lager. C’è chi parla di 600.000 vittime: perché molti gay vennero arrestati in quanto ebrei o dissidenti. Solo nel 2002 il parlamento tedesco ha chiesto ufficialmente scusa agli omosessuali. Tantissimi esponenti della Wehrmacht (...)

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lunedì 10 luglio 2006

Le politiche del periodo sovietico e le politiche sovietiche verso gli omosessuali possono essere divise in cinque periodi chiave:

1917-1933: la decriminalizzazione dell’omosessualità, tolleranza relativa, l’omosessualità definita ufficialmente come una malattia

1934-1986: recriminalizzazione dell’omosessualità, trattata severamente con processi, discriminazione e silenzio;

1987-1990: inizio delle discussioni pubbliche aperte sulla condizione dell’ omosessualità da un punto di vista scientifico ed umanitario da parte di professionisti e di giornalisti.

1990 - Maggio 1993: i gay e le lesbiche in prima persona si fanno carico della questione, portando in primo piano i diritti civili, con esacerbamento del conflitto e politicizzazione della questione.

Giugno 1993: decriminalizzazione dell’omosessualità; il sottobosco omosessuale comincia a svilupparsi in una subcultura gay e lesbica, con relative organizzazioni, pubblicazioni e centri, ma continua la diffamazione sociale dell’amore e dei rapporti fra persone dello stesso sesso.

L’iniziativa della revoca della legislazione antiomosessuale, dopo la rivoluzione di febbraio 1917, era venuta non dai bolscevichi, ma dai cadetti (democratici costituzionali) e dagli anarchici (Karlinsky, 1989). Tuttavia, una volta abrogato il vecchio codice penale, dopo la rivoluzione di Ottobre, anche l’articolo anti-omosessuale aveva perso validità. I codici penali della Federazione russa del 1922 e del 1926 non menzionano l’omosessualità, anche se le leggi corrispondenti erano rimaste in vigore in luoghi in cui l’omosessualità era più diffusa - nelle repubbliche islamiche dell’Azerbaijan, di Turkmenia e di Uzbekistan, così come nella cristiana Georgia. Al Congresso mondiale della lega per le riforme sessuali, tenutosi a Copenhagen nel 1928, la legislazione sovietica fu addirittura portata ad esempio degli altri paesi. Gli esperti medici e legali sovietici erano molto orgogliosi della natura progressista della loro legislazione: nel 1930 il perito medico Mark Serejskij scrisse sulla Grande Enciclopedia Sovietica: “La legislazione sovietica non riconosce reati cosiddetti contro la morale. Le nostre leggi partono dal principio della difesa della società, e quindi prevedono una punizione solo in quei casi in cui l’oggetto dell’interesse omosessuale sia un bambino o un minorenne..." (p. 593). Come Engelstein (1995) giustamente nota, la decriminalizzazione formale della sodomia non ha significato che tale comportamento fosse al riparo da incriminazioni. L’assenza di leggi formali contro il rapporto anale e il lesbismo non ha impedito l’incriminazione del comportamento omosessuale come forma di comportamento disordinato. Dopo l’emanazione del codice penale del 1922, si tennero, in quello stesso anno, almeno due processi per omosessualità a noi noti. L’eminente psichiatra Vladimir Bekhterev testimoniò che "l’ostentazione pubblica di tali impulsi... è socialmente nociva e non può essere consentita" (Engelstein, 1995, p. 167). La posizione ufficiale della medicina e della legge sovietiche negli anni Venti, come riflessi dall’articolo d’enciclopedia di Sereisky, era che l’omosessualità era una malattia che era difficile, se non impossibile, curare. Perciò, "riconoscendo la scorrettezza dello sviluppo omosessuale... la nostra società combina misure profilattiche e terapeutiche a tutte le condizioni necessarie per rendere il conflitto che colpisce gli omosessuali quanto meno doloroso possibile, e per risolvere la loro tipica alienazione all’interno della collettività”. (Sereisky, 1930, p. 593). Anche se, durante gli anni Venti, alcuni intellettuali omosessuali svolsero ancora ruoli importanti nella cultura sovietica, sparì l’opportunità di una discussione sul tema aperta, filosofica ed artistica, quale quella iniziata all’inizio del secolo. Col decreto del 17 dicembre 1933 e con la legge del 7 marzo 1934, l’omosessualità divenne di nuovo un reato penale. I motivi esatti di questo cambiamento brusco sono ancora sconosciuti, ma esso faceva chiaramente parte del "Termidoro [il periodo del "Terrore" della Rivoluzione francese, NdR] sessuale" e di una tendenza repressiva generale. Articoli di criminalizzazione furono inseriti nei codici di tutte le repubbliche sovietiche. Secondo l’articolo 121 del Codice penale della Repubblica Sovietica Russa, l’omosessualità (muzhelozhstvo) era punibile con la privazione della libertà per un periodo fino a 5 anni e, secondo l’articolo 121.2, nel caso di uso o minaccia d’uso di violenza fisica, o di sfruttamento della posizione dipendente della vittima, o di rapporti con minorenni, fino a 8 anni. Nel gennaio del 1936 Nikolai Krylenko, Commissario del popolo per la giustizia, annunciò che l’omosessualità è il prodotto della decadenza delle classi sfruttatrici, che non hanno niente da fare, ma che in una società democratica, fondata su sani principi, per tali persone non c’era posto (Kozlovsky, 1986). L’omosessualità fu così legata alla controrivoluzione. In seguito, i giuristi e i medici sovietici descrissero l’omosessualità come una manifestazione “della decadenza morale della borghesia”, reiterando parola per parola gli argomenti dei fascisti tedeschi. Tipico di questa posizione fu un articolo anonimo sull’"omosessualismo" apparso nella Grande Enciclopedia Sovietica del 1952. I riferimenti a possibili cause biologiche dell’omosessualità, che fino ad ora erano stati usati per scopi umanitari come ragione per decriminalizzare l’omosessualità, ora venivano rifiutati: "L’origine dell’omosessualismo è collegata alle circostanze sociali quotidiane; per la stragrande maggioranza della gente che si dedica all’omosessualismo, tali perversioni si arrestano non appena la persona si trovi in un ambiente sociale favorevole.... Nella società sovietica con i suoi costumi sani, l’omosessualismo è visto come una perversione sessuale ed è considerato vergognoso e criminale. La legislazione penale sovietica considera l’omosessualismo punibile con l’eccezione di quei casi in cui lo stesso sia manifestazione di profondo disordine psichico". (Gomoseksualizm, 1952, p. 35)


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