DOCUMENTO - L’OROLOGIO FERMO DI RATZINGER E L’ARRETRATEZZA DELL’ITALIA redazione - L’Unità*
Ma perché Benedetto XVI parla di famiglia soltanto se c’è un matrimonio cattolico alla base del rapporto tra un uomo e una donna? Ma Papa Ratzinger non si è accorto che il mondo di oggi nel ventunesimo secolo si è evoluto al punto che ci sono vari paesi avanzati nei quali la famiglia è costituita da situazioni assai differenti nei quali stanno insieme persone dello stesso sesso, unioni di fatto e matrimoni civili che hanno la stessa durata di quelli religiosi?
La risposta che il presidente della Repubblica Giorgio Napoletano ha inviato alla missiva di Benedetto XVI sulla famiglia ha riaffermato invece il dettato costituzionale che, da una parte, riconosce il matrimonio come base della famiglia ma dall’altra, riferendosi agli articoli 2 e 3 della Carta,estende il significato degli articoli 29,30 e 31 della costituzioni ad altre forme di unione intesa come «formazione sociale» (art.2) nella quale i membri possono svolgere la loro personalità.
C’è in altri termini nella nostra costituzione una concezione laica e storistica che non si riferisce in nessun modo a un significato religioso e trascendente ma che vede laicamente lo sviluppo della famiglia o delle famiglie come formazioni sociali tutelate dallo Stato in quanto formate da cittadini titolari di eguali diritti garantite dalla Carta.
È evidente, da questo punto di vista,il contrasto di fondo che differenzia la visione di una Chiesa cattolica chiusa ai tempi del Concordato e uno Stato laico come quello rappresentato oggi dal Capo dello Stato.
Sembra impossibile che oggi la Chiesa cattolica adotti ancora un linguaggio come quello usato di Benedetto XVI proprio durante la sua visita in Spagna e finga di non considerare un segnale significativo l’assenza del capo del governo Zapatero alla sua messa solenne.
Qualcuno ha scritto che il premier spagnolo ha deciso per calcolo di non partecipare alla messa del papa ma chi scrive considera quell’assenza come un segnale importante di una politica laica come quella condotta nel primo anno del suo mandato.
Il mondo è cambiato,i rapporti tra gli esseri umani sono diventati dovunque liberi e tali da spaziare in campo etero ed omossessuale e non richiedere la sanzione di una religione nata in altri tempi e tale da richiedere una morale ferma al periodo preilluministico.
È possibile che si debba vivere ancora in un paese nel quale ogni trasgressione delle regole ferree di altri tempi debbano impedire ai parlamenti di legiferare in maniera difforme?
Parliamo ogni giorno di globalizzazione e di comunicazione tra i paesi che si sono liberati del passato ma quando si tratta di famiglia sembra che tutto debba diventare retaggio di un passato nel quale il costume era altro e chi non osservava le regole veniva escluso, disconosciuto e marginalizzato?
È possibile che solo l’Italia, tra i grandi stati dell’Occidente, debba restare ancorata alla dottrina cattolica anche in campo civile?
Che una legge contraria alla fecondazione assistita debba restare in un paese così come è malgrado la sconfitta del centro-destra? Che ci sia quasi giorno un pontefice cristiano che ignori quel che avviene in Europa e proponga una interpretazione della carta costituzionale che neppure i partiti degli anni quaranta si sentivano di sostenere di fronte ai cambiamenti che a poco a poco avvenivano nella società italiana? E che ora dopo un cinquantennio ci siano forze politiche di maggioranza e di opposizione che non abbiano il coraggio di metterla in discussione?
Riconosciamo di trovarci in una situazione paradossale nella quale la Chiesa cattolica cerca in ogni modo di fermare e bloccare i mutamenti della società,di dividerci dalla Spagna,dalla Francia,dalla Gran Bretagna, dagli Stati Uniti e promuova in ogni modo attraverso i mass media più conformisti e le forze politiche più arretrate una visione angusta della famiglia che esclude le unioni civili, per non parlare delle unioni omossessuali, nel timore che crolli un sistema arretrato e cristallizzato.
Un sistema che è alla base di un ordine più ottocentesco che novecentesco, fermo alla famiglia tradizionale, chiuso a tutte le situazioni diverse, nemico di ogni trasgressione anche quando ormai il panorama sociale mostra il diffondersi delle unioni di fatto come di quelle omossessuali.
Quale giustificazione ha un simile atteggiamento se non quello di non voler riconoscere la realtà e fermarsi al passato?
C’è da chiederselo ancora una volta di fronte alla politica laica e prudente di Zapatero che, se non è sbaglio, non è un estremista rivoluzionario ma un leader riformista e moderato del centro-sinistra a livello europeo e mondiale?
E viene in mente un interrogativo insistente: possibile che il fatto che sia Roma la sede della Chiesa cattolica e che il papa sieda in Vaticano il nostro centro-sinistra sia così lontano da una simile politica laica che corrisponde in pieno alla strategia moderna di un’alleanza riformista arrivata al potere dopo cinque anni di difficile e decisa opposizione?
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L’Unità, 10.07.2006