DOCUMENTO, LA CONFERENZA EPISCOPALE CORREGGE MA NON SI CONTRAPPONE AL VATICANO
I vescovi Usa aprono ai gay: non è peccato
Omosessuali, si distingue tra l’«inclinazione» e gli «atti» *
La Chiesa americana «apre» ai gay. Nella prossima assemblea generale verrà presentato, discusso e votato un documento di grande impatto: «Ministero verso le persone con inclinazione omosessuale: linee guida per la cura pastorale». Con questo testo, frutto di un’elaborazione iniziata nel 2002 da parte della Commissione Dottrina, la Conferenza episcopale statunitense assume una funzione «pilota» in un campo tanto delicato quanto controverso. Il documento, senza porsi in aperto contrasto con le indicazioni di Roma, e in particolare con un testo della Congregazione per la Dottrina della Fede del 1986 (prefetto Joseph Ratzinger), offre un’interpretazione molto meno severa. Il nodo centrale, la condanna che nel 1986 provocò reazioni molto forti dal mondo gay, era contenuta in queste parole: Non si può sostenere che «la condizione omosessuale non sia disordinata». E infatti, diceva il documento, si tratta di «una più o meno forte tendenza diretta verso un intrinseco male morale; e così l’inclinazione stessa deve essere vista come un disordine oggettivo». Su questo punto i vescovi americani fanno una distinzione importante: «è crucialmente importante capire che quando si dice che una persona ha un’inclinazione particolare che è disordinata, questo non vuole dire che la persona nel suo insieme è disordinata....Talvolta non si capisce la Chiesa, o si afferma sbagliando che insegna che le persone omosessuali sono oggettivamente disordinate». È uno spostamento che può apparire sottile, ma è fondamentale; e infatti nel testo della Conferenza Episcopale Usa, che si riunirà a Baltimora dal 13 al 16 novembre c’è una distinzione molto netta fra «atti» e «inclinazione»: «mentre i primi sono sempre peccaminosi, la seconda non lo è».