Caso Milingo: interviene l’arcivescovo che l’aveva assistito spiritualmente (Avvenire, 15.07.2006)
roma «Nessuno può essere condannato senza essere prima ascoltato, ma monsignor Milingo non può nemmeno continuare a mettere alla prova la Chiesa all’infinito». Viene commentato così da monsignor Ennio Appignanesi il nuovo caso scoppiato in seguito alle dichiarazioni rese negli Stati Uniti dall’arcivescovo emerito di Lusaka. Il presule italiano conosce bene Milingo, poiché aveva ricevuto l’incarico di assisterlo spiritualmente a Zagarolo, dove lo stesso Milingo risiedeva dopo i fatti del 2001, che guarda caso si verificarono sempre d’estate (quando cioè le notizie sono più scarse). La dichiarazione di Appignanesi è la prima uscita pubblica di un esponente della gerarchia, dopo la cauta, ma netta dichiarazione della Sala stampa vaticana risalente a mercoledì. La nota ricordava come andassero «deplorate» le frasi attribuite da organi di stampa a Milingo, nel caso in cui risultassero vere. La posizione della Chiesa cattolica sul celibato dei sacerdoti è infatti ben nota, ricordava la breve presa di posizione. Intanto, però, da Washington continuano a rimbalzare nuove dichiarazioni di Milingo. Presentando la sua nuova associazione «Married Priests Now!», Milingo si è definito «l’apostolo dei preti sposati» e ha invitato i sacerdoti sposati di tutto il mondo a unirsi alla sua iniziativa (va comunque ricordato che il suo «matrimonio» con Maria Sung fu celebrato dal fondatore della setta dei «moonies», il cosiddetto reverendo Moon, e dunque non è valido). Il prelato, comunque, ha ribadito di essere «pienamente consapevole delle conseguenze del suo gesto» e a chi gli chiedeva se era disposto a incontrare il Papa, ha risposto: «Bisogna vedere quali sono le condizioni».