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Politica vaticana

MILINGO torna da MOON e, insieme, rilanciano la sfida alla Chiesa ’cattolica’, sulla questione dei "PRETI SPOSATI".

martedì 26 settembre 2006 di Federico La Sala
[...] La strategia di Milingo e Moon sembra essere molto chiara: «Contattateci, forniremo supporto e aiuti finanziari a voi e alle vostre famiglie», è stato l’appello rivolto ai preti sposati di tutto il mondo ben conoscendo le condizioni di sofferenza a cui vanno incontro i preti quando decidono di sposarsi.
La questione dei "preti sposati" diventa dunque decisivo per la chiesa cattolica. Il chiudersi a riccio, come ha fatto papa Woityla prima e Ratzinger poi, non ha fatto altro che (...)

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martedì 18 luglio 2006

Preti e sposati con beneplacito ecclesiastico "Non siamo figli di una chiesa minore"

di ADISTA n. N.55 del 22-07-2006

33492. PIANA DEGLI ALBANESI (PA)-ADISTA. Il matrimonio come "grande dono" dello Spirito per il sacerdozio e per la Chiesa: hanno voluto raccontare così la loro esperienza i sacerdoti ‘uxorati’ (ovvero sposati) di Piana degli Albanesi, secondo la tradizione delle Chiese orientali accettata e sancita nella Chiesa cattolica attraverso il CCEO (Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium) aggiornato nel 1991 da Giovanni Paolo II. Lo hanno fatto in un convegno, dal titolo "Il clero uxorato: una realtà della Chiesa cattolica" tenutosi il 7 e 8 luglio a Mezzojuso (Pa). Quella del clero sposato è un’antica tradizione ancora oggi viva nelle due diocesi italiane di rito bizantino, Piana degli Albanesi, appunto, e Lungro (Cs), in Calabria. Si tratta di due nuclei attorno a cui si è consolidata l’emigrazione albanese arrivata in Italia a partire dal XV secolo, in seguito all’invasione dei turchi. Parte di questi, provenienti in particolare dall’Albania meridionale (quella settentrionale era infatti di rito latino) erano di rito bizantino e fede ortodossa, ma disposti - a patto di poter conservare la propria tradizione cultuale - a tornare in comunione con la Chiesa di Roma. Nel corso di secoli, i cattolici di rito bizantino hanno dovuto affrontare una lunga battaglia contro i vari tentativi di "latinizzazione" operati da Roma, finché, nel XVIII secolo, iniziò il riconoscimento di queste comunità e del loro diritto a conservare la loro identità, fino alla Costituzione Etsi pastoralis di Benedetto XIV, del 1742. La tradizione da allora è ancora viva - anche se per lo più in silenzio - nelle due diocesi, dove si contano 20 sacerdoti ‘uxorati’, e in qualche caso isolato in parrocchie cattoliche di rito bizantino di Roma e Milano. Quello del clero uxorato è, nelle parole del vescovo di Piana degli Albanesi, mons. Sotir Ferrara, "un grande dono" "che prende origine dall’età apostolica e che la tradizione orientale ha mantenuto"; grazie al convegno, ha aggiunto, vogliamo permettere "ai nostri fedeli di essere consapevoli dei fondamenti teologici" di questa tradizione. I seminaristi - dopo i corsi di filosofia e teologia e prima dell’ordinazione sacerdotale - scelgono liberamente se rimanere celibi o sposarsi ma, in quest’ultimo caso, sempre in accordo con la tradizione orientale, non potranno raggiungere il rango episcopale. Secondo Basilio Petrà, della Facoltà teologica dell’Italia centrale, nel clero uxorato c’è un valore teologico che la Chiesa dovrebbe ripensare al di là dei limiti dell’esortazione apostolica del ‘92 Pastores dabo vobis, in cui si valorizza esclusivamente il valore del celibato per il sacerdozio ignorando la tradizione cattolica di rito orientale, relegata semplicemente a "soluzione disciplinare" di alcuni casi specifici. Un’esperienza "presente ed effettiva" nella Chiesa cattolica: per ripensare il celibato, ha detto Petrà, "non c’è bisogno di inventare nulla". Rimane il fatto, tuttavia, che molte Conferenze episcopali di Paesi occidentali non accettano di affidare, nelle proprie diocesi, al clero uxorato la cura pastorale dei propri fedeli. Anche per la Cei è così, mentre, secondo Petrà, un adeguato ripensamento del valore teologico del sacerdozio uxorato potrebbe aiutare a far cadere il pregiudizio contro il matrimonio dei preti anche nel rito latino. Demetrio Salachas, consultore presso la Congregazione per le Chiese Orientali e presso altri dicasteri pontifici, ha invece ricordato un altro dei limiti dell’attuale ordinamento: i sacerdoti sposati non possono essere ordinati al di fuori del loro territorio canonico, una limitazione che crea problemi, ad esempio, alla Chiesa uniate ucraina che non può per questo ordinare sacerdoti negli Stati Uniti, dove c’è una grande comunità emigrata. Nel corso del convegno anche la relazione di p. Pavlos Koumarianos, presbitero ortodosso della diocesi di Atene, e le testimonianze di sacerdoti e famiglie nella loro - almeno in Italia - inusuale esperienza. Ha raccontato uno dei sacerdoti sposati della diocesi: "È anche la moglie che, insieme al marito (e nel caso ai figli), sceglie, per così dire, la vocazione: è una vocazione condivisa da tutta la famiglia".

www.adista.it


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