Napolitano guarda all’Asia: l’Occidente si apra, non è superiore *
Siamo lontani da Berlusconi e ai suoi proclami: "L’occidente è superiore" è uno slogan che non va più di moda. I paesi occidentali devono aprirsi alla conoscenza della cultura dei paesi asiatici «senza presumere di essere portatori di una civiltà superiore». A dirlo è la più alta carica dello Stato, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Chiudendo la giornata dell’Asia e del Pacifico a Villa Madama, il Capo dello Stato ha parlato di «secondo scambio fra le nostre culture non trascurando anche la dimensione religiosa» e ha ribadito che in questo dialogo con le culture orientali l’Italia e l’Europa «possono immettere un ricco patrimonio: un patrimonio antico e recente di civiltà» che si riassume «nell’imperio del diritto, nel rispetto del pluralismo, nel riconoscimento dei diritti individuali e collettivi e nella fedeltà ai principi di libertà e di democrazia e nell’economia sociale di mercato».
Ma se l’Occidente «non rinuncia a tali valori - ha aggiunto Napolitano - dobbiamo tuttavia disporci al confronto senza vecchie presunzioni e senza devianti e paralizzanti timori. Senza presumere cioè - ha sottolineato - di essere portatori, come occidentali, di una civiltà superiore e aprendoci invece a un maggiore sforzo di conoscenza di civiltà non meno ricche, come la recente significativa letteratura sui valori asiatici ci induce a comprendere». L’invito del presidente della Repubblica, è quello, già tante volte ribadito di «non cedere ad atteggiamenti difensivi e ad anacronistiche tentazioni protezionistiche in campo economico, ma anche a guardinghe chiusure in campo culturale».
Napolitano condivide ampiamente l’impegno dichiarato dal ministro degli Esteri Massimo D’Alema di una rinnovata e rafforzata attenzione del nostro Paese per questa zona del mondo. Deve essere, dice il presidente della Repubblica, «non solo l’impegno di un governo, ma l’impegno permanente e di lungo periodo cui è chiamata l’Italia nel suo complesso. Non possono esservi a questo proposito contrapposizioni di parte». L’interesse di tutto il Paese ad accettare le sfide che vengono dall’Asia e a cogliere le opportunità per il nostro Paese, afferma Napolitano, deve diventare una costante della politica estera italiana, così come lo è diventato l’europeismo.
Subito dopo la seconda guerra mondiale, ricorda il capo dello Stato, «riprendendo il suo posto tra le grandi democrazie, l’Italia assunse come ancore e punti di riferimento fondamentali della sua collocazione internazionale l’alleanza con gli Stati Uniti e l’adesione al processo di integrazione europea, ma senza rinchiudersi in un esclusivo orizzonte euro-atlantico». Tanto meno, aggiunge, potrebbe farlo adesso di fronte alla nuova realtà economica, politica e tecnologica che si è affermata in Oriente. L’Italia anzi «si sente di dover attivamente contribuire a una effettiva apertura e a un conseguente impegno verso le nuove realtà dell’Asia e del Pacifico dell’Europa nel suo complesso, dell’Ue che dovrà giungere al più presto a parlare con una sola voce».
È uno «spostamento di accento», verso l’Asia, motivato dalla crescita impetuosa di quelle economie che ci pone di fronte a «sfide a cui non possiamo sottrarci». Sfide che mettono alla prova assetti produttivi e livelli di benessere, ma offrono anche «ricche e inedite prospettive». L’apertura a quest’area però, sottolinea Napolitano, non può essere sul piano esclusivamente economico e tecnologico. «Si sbaglierebbe a non dare il giusto peso all’esigenza di un pieno riconoscimento dei paesi di questa fondamentale regione come protagonisti della politica internazionale, come attori di prima grandezza delle relazioni internazionali». Dunque bisogna aprirsi al confronto e bisogna farlo, come detto, senza presunzione e senza sentirci «come occidentali, portatori di una civiltà superiore». Dobbiamo invece confrontarci riaffermando i nostri valori, quelli recentemente riassunti nella nuova costituzione per l’Europa, «senza vecchie presunzioni e senza devianti e paralizzanti timori».
* l’Unità, Pubblicato il: 30.11.06 Modificato il: 30.11.06 alle ore 15.01