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EUROPA ED EVANGELO. LA ’CROCE’ (= X) DI CRISTO NON HA NIENTE A CHE FARE CON IL CROCIFISSO DELLA TRADIZIONE COSTANTINIANA E CATTOLICO-ROMANA.

IL BAMBINO GESU’ AL SUO PAPA’ GIUSEPPE: L’IMPERATORE-PAPA COSTANTINO E’ ... NUDO!!! La lezione di democrazia e di eu-angélo di Hans CHRISTIAN Andersen, da rileggere e da rimeditare!!! Un omaggio a Gioacchino da Fiore, a Luigi Pirandello, a Giulio Preti.

LA "SACRA FAMIGLIA" DELLA GERARCHIA CATTOLICO-ROMANA E’ ZOPPA E CIECA: IL FIGLIO HA PRESO IL POSTO DEL PADRE "GIUSEPPE" E DELLO STESSO "PADRE NOSTRO" ... E CONTINUA A "GIRARE" IL SUO FILM PRE-ISTORICO PREFERITO, "IL PADRINO"!!!
venerdì 26 ottobre 2012 di Federico La Sala
[...] l’imperatore aprì il corteo sotto il sontuoso baldacchino e la gente per le strade e alle finestre diceva:
Dio! Sono di una bellezza incomparabile, i vestiti nuovi dell’imperatore! Che splendida coda dietro la giubba! Ma come gli stanno bene!
Nessuno voleva mostrare che non vedeva niente, perché se no significava che non era degno della carica che occupava, oppure che era molto stupido. Nessuno dei tanti costumi dell’imperatore aveva avuto tanta fortuna.
Ma se non ha niente (...)

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> MAGGIO. FESTA DEL LAVORO E DI SAN GIUSEPPE.... e "l’indimenticabile Don Primo Mazzolari" (Paolo VI, 1970).

venerdì 4 maggio 2007

Sacro terrore

di Micaela Bongi (il manifesto, 03.05.2007)

Lo «scriteriato», lo chiama Romano Prodi. I sindacati stanno valutando se chiedergli i danni per aver leso l’immagine del primo maggio. Mezzo mondo politico e anche di più gli dà come minimo dell’irresponsabile. Ma Andrea Rivera, fino all’altro ieri innocuo interprete del teatro canzone e intervistatore citofonico del programma di Serena Dandini, ha gettato la maschera sul palco di piazza San Giovanni. E si è rivelato molto più che uno «scriteriato irresponsabile»: Andrea Rivera è un terrorista. Non è un’iperbole. E’ una verità non suscettibile di interpretazioni capziose, messa nero su bianco dall’Osservatore romano, quotidiano della Santa sede. Impossessatosi della conduzione del concertone del primo maggio, dal palco il terrorista si è lanciato come un kamikaze direttamente nei salotti degli italiani che speravano in un pomeriggio di svago: «Il papa ha detto che non crede nell’evoluzionismo. Infatti la chiesa non si è mai evoluta». E ancora: «Non sopporto che il Vaticano abbia rifiutato i funerali di Welby. Invece non è stato così per Pinochet, Franco e per uno della banda della Magliana». Satira? Invettiva? Macché: «E’ terrorismo alimentare furori ciechi contro chi parla sempre in nome dell’amore. E’ vile e terroristico lanciare sassi addirittura contro il Papa».

E così dopo giorni di «allarme Bagnasco», la Santa sede torna a occupare le prime pagine dei giornali all’insegna del «codice rosso». Tutto è nello stesso calderone: le scritte «vergogna» contro il presidente della Cei, il bossolo ricevuto dallo stesso Bagnasco e per il quale si è mobilitato lo stato a tutti i livelli, le bordate di Rivera. Ma anche il voto dell’europarlamento contro l’omofobia e in generale le critiche nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche. Perché, ci spiega l’Osservatore, l’odio è «coscientemente alimentato da chi fa del laicismo la sua ragione d’essere, per convenienza politica». Lo dimostrano «le interpretazioni capziose di discorsi fatti dal presidente della Cei, forzati per aprire una ’guerra’ strisciante, una nuova stagione della tensione, dalla quale trae ispirazione chi cerca motivi per tornare ad impugnare le armi...».

No, non è satira. Non è una semplice invettiva. Il bossolo spedito a Bagnasco è stato un atto intimidatorio che va contro la dialettica democratica. Sacrosanta, è il caso di dire, la decisione della chiesa di rispondere tenendo alta la propria bandiera. Discutibile, se l’espressione è concessa, la tentazione di corredare il «non ci facciamo intimidire» con un’intimidazione di altro tipo. Quella neanche tanto strisciante nei confronti della politica che a pochi giorni dal Family day sta provando a chiudere in commissione giustizia del senato la discussione sui Dico. E proprio dalla politica dovrebbe arrivare la risposta più sobriamente ferma non al kamikaze Rivera, ma alle intemerate delle alte sfere vaticane. In nome dell’amore (anche omosessuale, evidentemente) che impregna le predicazioni del santo padre, non si finisca preda del terrore. Terrore sacro, s’intende.


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