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Sbucciare le cipolle ...

LA GERMANIA, HITLER E IL NAZISMO: «la» domanda tedesca per eccellenza, dal 1945 a oggi. Günter Grass rivela: ero nelle Ss

Tutto questo doveva uscire fuori, finalmente...
sabato 12 agosto 2006 di Federico La Sala
[...] Sessantuno anni dopo la caduta del Terzo Reich, arriva da Günter Grass, premio Nobel per la letteratura nel 1999, appassionato socialdemocratico, grande sostenitore di Willy Brandt e oggi pacifista, la confessione più drammatica: giovanissimo fu arruolato nelle Waffen SS, i reparti militari d’elite guidati da Himmler. [...]
EUROPA. PER IL "RISCHIARAMENTO" ("AUFKLARUNG") NECESSARIO. FREUD, KANT, E L’IDEOLOGIA DEL SUPERUOMO. ALLA RADICE DEI SOGNI DELLA TEOLOGIA POLITICA EUROPEA ATEA E (...)

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> LA GERMANIA, HITLER E IL NAZISMO: «la» domanda tedesca per eccellenza, dal 1945 a oggi. ---Il tamburo di latta. Il libro che cambiò la Germania (di Vanna Vannuccini).

sabato 17 gennaio 2009

Il tamburo di latta

Il libro che cambiò la Germania

A cinquant’anni dal romanzo di Günter Grass esce una nuova traduzione Fu un’opera che con le sue verità scomode la sua furia anarchica modificò lo sguardo dei tedeschi sul proprio passato

di Vanna Vannuccini (la Repubblica, 17.01.2009)

In una piazza di Danzica, su una panchina di bronzo, siede Oskar Matzerath, il nano che con il suo tamburo di latta bianco e rosso cinquant’anni fa cambiò la letteratura tedesca e lo sguardo dei tedeschi sul loro passato. Alla sua destra era seduto, con i suoi baffoni spioventi, la pipa e l’espressione aggrondata, anche il suo creatore e cittadino onorario di Danzica, Günter Grass. Ma lo scrittore si era ribellato a questo monumento mentre era ancora in vita � così come ferma chiunque lo lodi quando osa parlare di "bilancio" della sua vita letteraria: «Ho ancora alcuni progetti», avverte. E al sindaco di Danzica aveva suggerito di spendere meglio quei soldi per fare i bagni nelle case popolari che ancora ne sono prive invece che per un monumento di bronzo.

Paradossalmente, la sua città natale, oggi Gadnsk e non più Danzig, polacca e non più anche tedesca, che lui era stato costretto a lasciare dopo la guerra voluta da Hitler, è rimasta la sola a difenderlo incondizionatamente. Mentre i tedeschi non riescono ancora a perdonare al loro Tamburo di latta che per anni aveva tambureggiato in tutte le direzioni verità scomode, di aver detto ad alta voce solo in uno dei suoi ultimi libri, Sfogliando la cipolla, che a sedici anni, negli ultimi mesi di guerra, era andato volontario nelle Waffen SS (che peraltro, va precisato, erano, sia pure con un nome simile, altra cosa delle SS che hanno compiuto i crimini più orrendi in Europa durante la guerra).

Del resto nessuno, in questi cinquant’anni, ha contribuito alla riconciliazione tra polacchi e tedeschi più dello scrittore tedesco casciubo che, lasciata Danzica, era poi diventato nella Germania occidentale per metà dei tedeschi la coscienza della nazione, e per l’altra metà un nestbeschmutzer, uno che sporca il proprio nido, la propria patria � oltre che un pornografo, uno scrittore osceno: laddove valevano per tutte le descrizioni in cui Oskar , ormai sedicenne ma creduto da tutti un bambino perché a tre anni aveva smesso di crescere, dopo averlo cosparso di polvere profumata lecca il corpo della giovane Maria, e la lingua si perde «laddove nessun guardiaboschi ha il suo distretto».

Bissau, Kaschubei, è oggi diventata Bysewo, periferia di Danzica. Grass cominciò a parlare già cinquant’anni fa «di ciò che era andato perduto». Il tamburo di latta - affermò - è un tentativo «di fissare un pezzo di patria perduta per sempre». Laddove patria, s’intende, è per lui sempre e solo Heimat, il luogo natìo, le strade dell’infanzia, e mai Vaterland, una parola che nessun tedesco dopo la guerra poteva più pronunciare. Grass non volle pronunciarla nemmeno nei giorni euforici dell’unificazione, e come sempre osò andare contro la corrente. Per lui la nazione tedesca restava la Kulturnation, quella nazione culturale che aveva sempre amato e coltivato mantenendo durante la Guerra Fredda i rapporti con gli scrittori dell’altra Germania a dispetto della Stasi; non la nazione politica che si era macchiata di crimini infami.

Il romanzo uscì nel 1959, ma già qualche mese prima il trentenne scrittore aveva letto il primo e il trentaquattresimo capitolo davanti al Gruppo 47, e subito si era capito che quel romanzo avrebbe cambiato la letteratura tedesca. Era la risposta a tutti coloro che si domandavano perché, dopo la Seconda Guerra mondiale, dopo le devastazioni e le lacerazioni che avevano segnato la storia di un popolo tra i più civilizzati della terra, non ci fosse ancora un grande romanzo che stesse alla pari con la tradizione letteraria tedesca. Il tamburo di latta (che oggi riesce con una nuova traduzione di Bruna Bianchi, Feltrinelli, pagg. 604, euro 15) fu la risposta, e di tutte le risposte venute dopo è rimasta anche dopo cinquant’anni la più importante.

Per i tedeschi fu come se qualcuno avesse spaccato all’improvviso un muro e l’aria fosse entrata in una stanza tenuta chiusa troppo a lungo. Questo romanzo burlesco sugli anni più bui della storia tedesca fu come uno specchio in cui i tedeschi si videro riflessi - uno specchio opaco abbastanza da permettere di percepire il passato come qualcosa di altro, di estraneo, e allo stesso tempo abbastanza chiaro da potervi riconoscere i propri tratti. Tratti che erano impregnati dalla vanità di tutto ciò che è terreno, dalla semplicità della vita contadina, dalla fuga dal mondo, da tutto ciò che gli studiosi hanno chiamato "il barocco" di Günter Grass. Il tamburo di latta fece saltare in aria tutto quello che era stato detto fino ad allora in lingua tedesca e con furia anarchica, forza barocca e straordinaria fantasia dette un’immagine epica del passato tedesco. Il solo paragone che si poté fare fu con il Simplizissimus di Grimmelshausen che con un sguardo apparentemente naïf descrive l’orrore della Guerra dei Trent’anni.

Fu il libro tedesco del dopoguerra. Un successo mondiale. Con un colpo solo Grass aveva dato risonanza alla Germania, che era sparita dal consesso dei paesi civili, una risonanza nella quale si affievolivano tutte quelle parole che erano rimaste fino ad allora nelle orecchie dei popoli europei dopo la Seconda Guerra mondiale.

La Germania è sempre rimasta il terreno di risonanza dove lo scrittore ha battuto il suo tamburo. Dieci anni dopo il Tamburo esce il Diario di una lumaca, il ricordo personale di una campagna elettorale combattuta a fianco di Willy Brandt, anche lui un nestbeschmutzer, un insozzatore del nido per buona parte dei tedeschi, per il suo anticonformismo e per essersi inginocchiato nel ghetto di Varsavia. Günter Grass sostenne attivamente Willy Brandt (in un momento in cui l’"impegno", in Germania, non era visto di buon occhio), più tardi lo criticò.

Poi si riavvicinò al cancelliere condividendo la Ostpolitik che rese il muro un po’ più permeabile. Guardano a quegli anni si ha l’impressione che come scrittore a un certo momento (con Anni di cani) si sia trovato a un bivio: avvicinarsi all’avanguardia sperimentale europea ,o scegliere l’impegno politico anche come scrittore. E lui scelse la seconda strada.

Il Nobel che gli fu assegnato nel 1999 ebbe in Germania quasi l’effetto di una riconciliazione. Tanto era stato detestato da parte dei tedeschi. Il cancelliere Schroeder parlò di "oltraggi" che lo scrittore aveva dovuto subire. Lui è rimasto uguale a se stesso, anche dopo aver rivelato quella adesione alle Waffen SS a sedici anni: una figura pubblica di resistenza e di eroica caparbietà. Lo sua iconografia con la pipa e i baffi rivolti burberamente verso il basso ne sono ancora oggi la testimonianza.


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