Inviare un messaggio

In risposta a:
Sbucciare le cipolle ...

LA GERMANIA, HITLER E IL NAZISMO: «la» domanda tedesca per eccellenza, dal 1945 a oggi. Günter Grass rivela: ero nelle Ss

Tutto questo doveva uscire fuori, finalmente...
sabato 12 agosto 2006 di Federico La Sala
[...] Sessantuno anni dopo la caduta del Terzo Reich, arriva da Günter Grass, premio Nobel per la letteratura nel 1999, appassionato socialdemocratico, grande sostenitore di Willy Brandt e oggi pacifista, la confessione più drammatica: giovanissimo fu arruolato nelle Waffen SS, i reparti militari d’elite guidati da Himmler. [...]
EUROPA. PER IL "RISCHIARAMENTO" ("AUFKLARUNG") NECESSARIO. FREUD, KANT, E L’IDEOLOGIA DEL SUPERUOMO. ALLA RADICE DEI SOGNI DELLA TEOLOGIA POLITICA EUROPEA ATEA E (...)

In risposta a:

> LA GERMANIA, HITLER E IL NAZISMO: «la» domanda tedesca per eccellenza, dal 1945 a oggi. Günter Grass rivela: ero nelle Ss

domenica 20 agosto 2006

DOPO LE POLEMICHE PER LA CONFESSIONE SUI SUOI TRASCORSI NELLE SS, LA REPLICA DELLO SCRITTORE IERI SERA ALLA TV TEDESCA Günter Grass: la mia verità

di Marina Verna (La Stampa,18/08/2006)

BERLINO. Polverizzata in due giorni la prima edizione: 150 mila copie. Già in stampa la seconda: 100 mila copie. Tiratura dell’edizione limitata con 25 sanguigne dell’autore: tremila copie. Tiratura prevista per il tascabile: un milione di copie. Diritti di traduzione: venduti in dodici Paesi. Classifica Amazon: primo posto. Le memorie giovanili di Günter Grass - Pelando la cipolla - sono subito un bestseller. E una miniera d’oro. Bild ha fatto i conti in tasca allo scrittore e previsto guadagni di 1,7 milioni di euro solo per le vendite in Germania. E se fosse questa la ragione della confessione tardiva sul passato nelle Waffen-SS? Le interpretazioni maliziose non mancano: pochi sembrano credere alla sincerità dell’impellenza morale. «Due terzi dei tedeschi hanno appreso del nuovo libro di Grass solo dalla grancassa di questi giorni. Adesso molti lo compreranno a occhi chiusi», ha detto l’agente letterario Lionel von dem Knesebeck. E lo storico Christoph Stoelz: «Il vecchio leone della letteratura si è di nuovo rivelato un geniale professionista dei media».

Un vecchio amico di Grass come il regista Volker Schloendorff - autore della versione cinematografica del romanzo più famoso, Il tamburo di latta - ha espresso bene gli umori della Germania in una lettera aperta, pubblicata ieri dal quotidiano berlinese Tagesspiegel: «Perché ha messo in moto una macchina che ha ridotto in polvere il suo monumento? A un esperto di media come te, caro Günter, una cosa del genere non succede per caso».

Schloendorff non ha una risposta. Ma una pista potrebbe essere la tempestività con cui martedì è stato recapitato al settimanale Der Spiegel un documento uscito dagli archivi storici della Wehrmacht: il modulo prestampato per i prigionieri di guerra internati nel campo di Bad Aibling, dove Grass rimase alcuni mesi. Alla voce «unità di appartenenza» sta scritto «Waffen-SS». Sotto, la firma. Gli storici, dunque, gli erano alla calcagna. Il quotidiano di Colonia ha addirittura ipotizzato l’esistenza di una documentazione compromettente nell’Archivio Nazionalsocialista acquisito dalla polizia segreta della Ddr, ma è stato ufficialmente smentito: nel dossier Grass non c’è nulla di relativo alle SS.

Lo scrittore intanto continua le sue vacanze sull’isoletta danese di Moen, dove ha ricevuto un unico giornalista: il vecchio amico Ulrich Wickert, anchorman di Ard. L’intervista è andata in onda ieri sera. Grass - senza la pipa ma con la giacca di fustagno - ha parlato del suo libro, della confessione tardiva, di quegli anni. Questi i passi più significativi.

Signor Grass, perché solo adesso ha affrontato il tema della sua appartenenza alle Waffen-SS? «Questo ricordo è rimasto a lungo sepolto dentro di me. Non so bene perché ho taciuto. Ma quel ricordo è sempre stato presente ed ero dell’idea che bastasse tutto quello che facevo come scrittore, come cittadino di questo Paese, perché era il contrario di ciò che mi aveva impregnato in gioventù al tempo del nazismo. Non avevo consapevolezza di una colpa: ero stato arruolato nelle Waffen-SS e non avevo preso parte a nessuna azione criminosa. Sentivo però l’esigenza di scriverne un giorno, ma pensavo a un contesto più ampio. L’occasione è arrivata solo adesso che ho vinto le mie resistenze interne a scrivere qualcosa di assolutamente autobiografico e ho fatto dei miei anni giovanili - dai 12 ai 30 - il tema del mio ultimo libro. E in questo contesto più ampio ho potuto parlare apertamente anche di quel passato».

La presidente del Consiglio centrale degli ebrei in Germania, Charlotte Knobloch, sostiene che la sua confessione riduce ad assurdità tutto quello che lei ha detto sinora. «Riconosco il diritto della signora di criticare il mio silenzio, ma è anche mio diritto spiegarne le ragioni, per quanto a qualcuno possano sembrare insufficienti. Io posso solo augurarmi che la signora Knobloch trovi il tempo per leggere il mio libro perché nell’arco temporale che descrivo - i miei anni giovanili - il tema Waffen-SS ha sì un ruolo, ma le domande più critiche io me le pongo in tutt’altro contesto. Per esempio, il mio accecamento come membro della Hitlerjunge e le ragioni per cui io, in certe situazioni tra pochi intimi, per esempio in famiglia, non ho fatto domande, o almeno non ho fatto quelle giuste. Per esempio, non ho mai chiesto perché uno zio polacco, impiegato delle Poste a Danzica, fosse stato fucilato dai tedeschi dopo una rivolta. E perché noi non avessimo mai più frequentato la sua famiglia».

Perché a 15 anni aveva fatto domanda per arruolarsi volontario? «L’appartamento era piccolo, i genitori soffocanti. Era un modo di liberarmi della famiglia».

Perché credeva nell’ideologia nazista? «Sono cresciuto in quel clima, facevo parte della Gioventù hitleriana, ho sempre creduto nella vittoria finale del Terzo Reich. Né io né la mia famiglia siamo però mai stati antisemiti. Non c’era un clima da pogrom, tutto è stato fatto a freddo. Ho avuto grandi difficoltà a credere all’Olocausto: quando come prigioniero di guerra mi hanno portato al campo di Dachau pensavo che fosse un’invenzione propagandistica del nemico. Ho capito che era tutto vero solo un anno dopo, quando confessarono al Processo di Norinberga».

Lei nel 1967 ha tenuto un importante discorso in Israele, raccontando dei suoi trascorsi nazisti. Perché non ha confessato allora la sua appartenenza alle SS? «Certo, avrei potuto dirlo anche allora, ma lo faccio adesso, e nel libro cerco di spiegare perché. Non è stato facile avvicinarmi a quel ragazzino che ero allora, cercando di evitare gli scherzi che la memoria può giocare dopo tanto tempo. La memoria tende sempre a trovare scuse per il proprio comportamento, ad abbellire i ricordi. Quando mi avvicino a quel ragazzino, lui scappa dalla mamma e grida: sono solo un bambino! Io cerco di essere severo con lui, ma devo anche fare attenzione all’uomo che sono oggi, a non essere troppo severo con il bambino di allora».


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: