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Record europeo...

657 le persone morte sul lavoro dall’inizio dell’anno!!! Fausto Bertinotti chiede al Parlamento di dare avvio ad un’indagine conoscitiva

sabato 23 settembre 2006 di Federico La Sala
[...] «L’Italia segna il record europeo di morti sul lavoro - sottolinea ancora Bertinotti - Le cause di questi tragici eventi sono certamente da ricercare nella carenza di controlli, nella mancata applicazione delle regole, nella scarsa considerazione del lavoro umano»[...]

Morti sul lavoro, Bertinotti: indaghi il Parlamento*
Fausto Bertinotti chiede al Parlamento di «dare avvio ad un’indagine conoscitiva che possa risalire alle cause delle morti sul (...)

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> 657 le persone morte sul lavoro dall’inizio dell’anno!!! Fausto Bertinotti chiede al Parlamento ---Sicurezza, Confindustria non cambia idea. Prodi a Molfetta. Bertinotti a Genova.

mercoledì 5 marzo 2008


-  Sicurezza, Confindustria non cambia idea
-  Prodi a Molfetta
*

È «indignato», il vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei: non gli piacciono le «divisioni e le contrapposizioni» che sono nate tra politica e industriali sul tema delle morti sul lavoro. Si indigna, ma non cambia idea. «Nessuno mette in dubbio che l’impresa che non rispetta le norme debba essere sanzionata - ammette - ma la sanzione deve risultare sempre proporzionata alla gravità della mancanza». Insomma, non gli va giù «un apparato che punisce indiscriminatamente tutti i comportamenti dell’impresa» perché «ha solo l’effetto di mettere in difficoltà le imprese serie, la parte sana del Paese, e rischia di far aumentare il livello di economia sommersa».

A ventiquattr’ore dall’arrivo del testo unico sulla sicurezza sul tavolo del Consiglio dei ministri, Confindustria è ancora irremovibile sul tema delle sanzioni: nei decreti attuativi, si infervora Bombassei, «non solo sono stati quadruplicati gli importi, ma non c’è alcuna proporzione fra la sanzione e la mancanza. Questo perché - aggiunge - non si distingue fra mancanze meramente formali e mancanze che, invece, possono creare reali situazioni di pericolo per i lavoratori».

Resta, a quanto pare, inascoltato, dunque, l’appello lanciato mercoledì dalla manifestazione di Molfetta: in migliaia mercoledì hanno sfilato per le strade di Molfetta, la cittadina pugliese dove cinque operai sono morti mentre pulivano una cisterna di zolfo. Lo sciopero generale è stato indetto da Cgil, Cisl e Uil, «in segno di solidarietà alle vittime dell’ennesima strage sul lavoro e per chiedere l’immediata approvazione dei decreti attuativi del testo Unico sulla sicurezza sul lavoro». Proprio quello che martedì ha visto consumarsi lo scontro tra governo e Confindustria, e che ora Bombassei conferma.

Nel corso del corteo, Paolo Nerozzi, della segreteria generale nazionale della Cgil e ora candidato del Pd in Veneto ha sottolineato che «nessuna forza politica può appoggiare in questo momento le idee del vertice di Confindustria». Al corteo c’era anche il presidente della regione Puglia Nichi Vendola, esponente della Sinistra Arcobaleno, che ha voluto ricordare come, per combattere lo stillicidio delle morti sul lavoro, sia necessario «costruire un argine che deve essere fatto di leggi severe, di sanzioni più severe, di controlli continui ed efficaci».

Proprio quelle sanzioni di cui gli industriali non vogliono sentir parlare: «L’aggravamento delle sanzioni è inaccettabile», aveva detto già il direttore generale di viale dell’Astronomia, Maurizio Beretta. Il ministro del Lavoro Cesare Damiano l’aveva annunciato: «Ci sono resistenze della Confindustria sul tema delle sanzioni. Mi auguro vengano superate. Il Paese si aspetta una risposta dovuta, seria e forte». Martedì, a Molfetta era arrivato anche il presidente del Consiglio Romano Prodi che, spingendo sull’approvazione rapida del testo unico aveva anche spiegato il suo impegno ad «aiutare i familiari delle vittime a trovare un lavoro che possa in qualche modo sostituire il sostegno che dava il loro capofamiglia».

L’obiettivo è quello di approvare il dlgs in Consiglio dei Ministri «in questi giorni, forse giovedì». «Non c’è nessun intento punitivo nei confronti dell’imprese - spiega ancora Damiano - però le sanzioni devono essere proporzionali alle violazioni». La normativa, sottolinea, «è dell’agosto scorso, è composta da 12 articoli, 11 sono operativi e ce n’è solo uno in delega. fu approvata- specifica il ministro- con il concorso dell’opposizione». La parte in delega della normativa è in scadenza a marzo, pertanto, aggiunge, «abbiamo accelerato tempi al massimo, ora stiamo affrontando con il ministero della Giustizia la definizione delle sanzioni». Inoltre, tra i decreti attuativi, dovrebbe rientrare anche parte del tesoretto dell’Inail (si parla di 300 milioni di euro), da utilizzare per la prevenzione degli infortuni sul lavoro.

Contro il comportamento degli industriali si scaglia il ministro del Welfare Paolo Ferrero: «I decreti sulla sicurezza del lavoro devono andare in porto anche senza il parere favorevole di Confindustria». Mentre il sottosegretario alla Salute Giampaolo Patta in una nota afferma: «Mercoledì sera ultimo incontro con le parti sociali sul testo da portare giovedì in Consiglio dei ministri». E aggiunge: «Non accetteremo modifiche all’impianto, neppure a quello sanzionatorio».

* l’Unità, Pubblicato il: 05.03.08, Modificato il: 05.03.08 alle ore 15.14


A Genova i funerali di Cannonero

Sono venuti in tremila a salutare per l’ultima volta Fabrizio Cannonero, il portuale genovese morto sul lavoro venerdì scorso. Tutto il porto di Genova si è fermato per l’intera giornata, mentre i sindacati Cgil, Cisl e Uil di tutti i settori, tranne trasporti e scuola, hanno proclamato tre ore di sciopero generale dalle 10 alle 13.

Presenti alle esequie la sindaca di Genova Marta Vincenzi, il presidente del consiglio regionale, Franco Ronzitti, il presidente dell’Autorità portuale, Luigi Merlo e l’ex presidente Giovanni Novi. Ai funerali ha partecipato anche il leader della Sinistra Arcobaleno, Fausto Bertinotti.

Cannonero era iscritto a Rifondazione Comunista. Bertinotti lo ha ricordato dicendo che «è un dolore intollerabile, perchè Fabrizio è morto in un modo che ci offende, il lavoro dovrebbe dare dignità. Questo dolore - prosegue Bertinotti - è conseguenza di 25 anni in cui il lavoro è stato considerato una variabile dipendente dalla competizione e dal mercato. Essendo disumanizzato - ha concluso - ha finito per vedere cancellato il valore della vita umana».

* l’Unità, Pubblicato il: 05.03.08, Modificato il: 05.03.08 alle ore 14.16


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