Le ricette di “Sbilanciamoci” per una finanziaria che parli di diritti
A Bari si incontra per tre giorni l’altra-economia, quella che dal “pil” taglia il “lordo” (nucleare, morti sul lavoro e inquinamento) e cerca di mettere in evidenza i beni comuni e il valore sociale.
di Fabio Sebastiani Bari Nostro inviato (www.liberazione.it, 02.09.2006)
“Voi a Cernobbio, noi a Bari”. Mai come in questa edizione, la quarta, “Sbilanciamoci” sottolinea la “polarità” rispetto al sancta sanctorum dell’italietta neoliberista che a partire da oggi darà mostra di sé sulle rive del lago di Como.
A Bari capoluogo della Puglia già «sbilanciata», come sottolinea il presidente della Regione Nichi Vendola, va in onda l’altra-economia, quella che dal “pil” taglia il “lordo” (nucleare, morti sul lavoro e inquinamento, tanto per fare qualche esempio) e cerca di mettere in evidenza i beni comuni e il valore sociale. E “Sbilanciamoci”, dall’aula Aldo Moro della facoltà di Scienze politiche strapiena, grida con tutto il fiato che ha. A partire dalla critica alla legge finanziaria, giudicata «insoddisfacente», a causa dei troppi tagli su spesa sociale, sanità pensioni ed enti locali.
Lì a Cernobbio si discute di come piegare il nostro paese al potere dei poteri forti e delle agenzie di rating, qui di qualità dell’esistenza, di diritti, di conoscenza e di economia equosolildale; lì di come potenziare la rendita e la speculazione, qui di capitale umano e di “Res Pubblica”, lo slogan che Riccardo Petrella, neopresidente dell’acquedotto pugliese, ha adottato per sottolineare la centralità del bene comune per eccellenza, l’acqua. Quello dei beni comuni, e dell’acqua, sarà il leit motiv di questi quattro giorni di incontri, conferenze e convegni presso l’università di Bari.
«Oltre il libero mercato, un’economia di beni comuni non può che produrre più sicurezza e meno disuguaglianze - sottolinea Giulio Marcon, che ha introdotto i lavori della prima giornata dei lavori, collegando la nuova legge finanziaria al forum di Bari - più responsabilità comune e meno competizione. Chiediamo perciò al governo di sentirsi gestore non di una società per azioni ma titolare e mandatario della Res Pubblica». Insomma, se non ora quando?
“Sbilanciamoci” propone innanzitutto di spalmare la legge di bilancio nell’arco dei due anni e poi di cominciare a dare dei segnali importanti, come quella dell’aumento della tassazione degli scaglioni di reddito più alti, «reintroducendo la tassa di successione, per esempio, per i patrimoni di almeno un milione di euro. Nella proposta di “Sbilanciamoci” c’è anche posto per alcune tasse di scopo, come la carbon tax e la Tobin tax, e una minimum tax per oltre 300mila imprese che continuano a tenersi debitamente lontani dalla portata del fisco, «chiudendo così il bilancio sempre in pareggio». La finanziaria di “Sbilanciamoci” vale quindi circa 15 mld, perché a queste misure che ne danno circa 10 vanno aggiunti i 5 di tagli alle spese militari.
Il tema del “se non ora quando” nelle parole di Nichi Vendola diventa la prosa del programma necessario e dell’agire. Anche se Alex Zanotelli non gli perdona di non aver ancora tolto l’acronimo infernale S. p. a., società per azioni, dalla gestione dell’acquedotto, il presidente della Regione Puglia fa capire che a Sud di Roma non si scherza. Il paniere dei beni comuni qui non si ferma all’Acqua ma comprende anche il Lavoro e l’Ambiente. Proprio ieri Vendola ha scritto una lunga lettera all’indirizzo della proprietà dell’Ilva, pubblicata in prima pagina della Gazzetta del Mezzogiorno, in cui chiama l’azienda alle sue responsabilità su questi due temi. «Ma è davvero così ovvio che la precarietà aggiunge un vantaggio competitivo all’impresa?», chiede. La Puglia di cui “narra” Vendola è una Puglia che rischia l’impopolarità dell’opinione pubblica per la «convocazione delle ruspe», e contemporaneamente dice no al rigassificatore di Brindisi come ostacolo a quella “identità dell’acqua” che qui è un progetto in stato di attuazione avanzata e un passaggio obbligato per un Mediterraneo di pace e di sviluppo. Una battaglia non facile, certo. Anche perché, come sottolinea lo stesso Vendola, «nel centrosinistra ci sono culture che sono estranee all’idea del bene comune». «La democrazia non si può fermare - conclude - al ciclo dei rifiuti, dell’acqua, dell’ambiente e dell’energia».
Del resto, come mette bene in evidenza Rosario Lembo, portavoce del Contratto mondiale dell’acqua, è proprio sul terreno degli Enti locali, delle realtà territoriali, che si gioca la partita del mantenimento dei beni comuni. E per un semplice e banale motivo: in quella scala di misura le popolazioni sono più ricattabili dai poteri forti che si muovono a livello globale. Le cifre le dà, con l’enfasi dell’evidenza, Alex Zanotelli: l’acqua potabile disponibile è il 3% a livello mondiale, ma circa il 2,7% viene trattato nel ciclo industriale. Ergo, più di un miliardo e quattrocentomila persone sono a rischio. E’ questa la verità di una economia che, come dice anche Riccardo Petrella, «non tutela più la vita». Petrella è uno di quelli che si è “sporcato le mani” accettando un anno fa la proposta di diventare presidente dell’ente che gestisce l’acquedotto pugliese. «Non sono tanto contento di questa esperienza», dice onestamente. Ma non sembra proprio sul punto di mollare, anzi. Dice chiaramente che quell’incarico avrà un senso se andrà contro le regole dell’economia del capitale e se dimostrerà con i fatti che non solo l’acqua è un bene pubblico ma che i cittadini hanno diritto a decidere su questo bene.
Per Mirko Lombardi, responsabile per il Prc sui temi dei beni comuni, «dalla periferia di Bari arriva un messaggio preciso per mettere al centro il tema dei beni comuni nell’agenda politica. Da questo convegno interessante escono temi e spunti che spero vengano accolti nel dibattito sulla finanziaria».
Tra gli altri è intervenuta anche Susan Gorge, che ha sottolineato l’importanza di mettere in rete le varie esperienze locali, anche perché la crescita dell’economia parla di uno sviluppo al ritmo del 20% per i profitti delle multinazionali e una disoccupazione ormai strutturale per ogni area del mondo esclusa la Cina.