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La costruzione del ’presepe’ cattolico-romano .... e la ’risata’ di Giuseppe!!!

MEMORIA DI FRANCESCO D’ASSISI. "VA’, RIPARA LA MIA CASA"!!! Benedetto XVI ha ricordato la conversione di Francesco: «l’ex play boy convertito dalla voce di Dio»... ma ha "dimenticato" la denuncia sul "ritardo dei lavori", fatta da Pirandello già a Benedetto XV. Che disastro!!!

LA "SACRA FAMIGLIA" DELLA GERARCHIA CATTOLICO-ROMANA E’ ZOPPA E CIECA: IL FIGLIO HA PRESO IL POSTO DEL PADRE DI GESU’ E DEL "PADRE NOSTRO". E’ ORA DI RESTITUIRE "L’ANELLO DEL PESCATORE" A GIUSEPPE, PER AMARE BENE MARIA - NON GIOCASTA!!!
giovedì 4 ottobre 2012 di Federico La Sala

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> MEMORIA DI FRANCESCO D’ASSISI. "VA’, RIPARA LA MIA CASA"!!! --- Con molte cecità ... Riparte da Sarajevo lo «spirito di Assisi».

venerdì 14 settembre 2012

Riparte da Sarajevo lo «spirito di Assisi»

di Roberto Zuccolini (Corriere della Sera, 12 settembre 2012)

Dopo il decennio dello scontro, quello dell’11 settembre, oggi «il futuro è vivere insieme». Non c’è altra via. Ci sono, per forza, tante difficoltà, quelle della storia. Ma qui, nella cornice bella e drammatica della capitale bosniaca, le grandi religioni mondiali, riunite nell’Incontro internazionale per la pace, sono convinte che è necessaria una svolta. È raccolta nell’appello della cerimonia finale. Quasi un grido: «L’odio, la divisione, la violenza, le stragi e i genocidi non vengono da Dio».

Lo aveva spiegato bene poco prima anche il ministro Andrea Riccardi, fondatore di Sant’Egidio, la comunità che ha raccolto l’eredità della storica preghiera di Assisi voluta da Giovanni Paolo II: «Oggi c’è una nuova responsabilità delle religioni nel mondo globalizzato». Perché i messaggi girano velocemente e con loro può passare la pace o la guerra, il dialogo o il rifiuto dell’altro: «Il messaggio del 1986, lo ‘‘spirito di Assisi’’, è più che mai attuale: le religioni devono fondare il vivere insieme».

C’è un fatto importante: grazie a questo Incontro «l’Europa guarda di nuovo a Sarajevo», fa notare Riccardi. Anzi, «l’Europa è venuta qui», con il presidente del Consiglio europeo Van Rompuy e il premier Mario Monti all’inaugurazione di una tre giorni che ha ospitato una trentina di conferenze sui temi del dialogo, della povertà, di tante aree di crisi del mondo. A Sarajevo, per tre giorni, è passata la pace. Quella per il mondo e quella per la stessa Bosnia Erzegovina. Fragile, ma carica di novità: dopo il sorprendente ingresso del patriarca ortodosso Irinej nella cattedrale dei cattolici, nonostante le mille dispute che restano aperte, arriva la firma delle quattro componenti del Paese (serba, croata, musulmana ed ebrea) a un appello comune: è la prima volta dopo la fine della guerra.

Ma ci sono mille frontiere in cui si gioca la coabitazione. Qui è risuonata anche la voce del cattolico Paul Bhatti, consigliere del primo ministro pachistano per le Minoranze, erede dell’incarico che svolgeva prima di lui, come ministro, suo fratello Shahbaz Bhatti, assassinato dai terroristi nel marzo del 2011. Ha portato la speranza di una rete di ulema pachistani pronti a difendere i cristiani: «Hanno detto che non tollereranno più che persone innocenti siano minacciate nel nome dell’Islam».

Toccante la supplica dell’anziano cardinale Roger Etchegaray, tra i primi a credere allo «spirito di Assisi»: «Sarajevo, tu che sei giustamente così fiera del tuo passato, ritorna a essere pienamente quella che sei, al servizio di ogni popolo e religione». E alla fine, tra le luci accese da cardinali, rabbini e imam al candelabro della pace, l’annuncio del prossimo Incontro: si terrà a Roma, là dove è partito, dopo Assisi, il pellegrinaggio delle religioni mondiali in cerca di pace


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