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MILANO: UNA SCUOLA ARABA, NON CORANICA !!! Una nota di CHIARA SARACENO

lunedì 4 settembre 2006 di Federico La Sala
[...] Si tratta di una scelta insieme saggia e rischiosa, a seconda della vicenda migratoria. Se i genitori poi non tornano al Paese d’origine i ragazzi si trovano disadattati, spesso anche sul piano linguistico. E frequentare una scuola diversa da quella frequentata dalla maggioranza rischia comunque di creare dei ghetti, più o meno privilegiati. Ma se lo abbiamo accettato per altri, perché non dovremmo consentirlo ai ragazzini di lingua e cultura arabe? [...] (...)

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sabato 14 ottobre 2006

La norma e la discriminazione Il prefetto chiude «in via temporanea» la scuola «araba» di via Ventura

di Manuela Cartosio (il manifesto, 13.10.2006)

Milano. Cosa succederebbe se l’occhiuta e tignosa vigilanza che Asl, vigili del fuoco e Comune di Milano esercitano sulla scuola «araba» di via Ventura fosse applicata a tutti gli edifici scolastici italiani? Succederebbe che la maggior parte di essi risulterebbe «non a norma» e andrebbe chiusa per ragioni di sicurezza. Ma l’unica che viene chiusa, anche se solo «in via provvisoria», è la Nagib Mahfuz di via Ventura. Chiusura disposta ieri dal prefetto di Milano «per garantire l’incolumità degli allievi, anche in tenerissima età, e degli insegnanti». Lunedì l’ennesimo sopralluogo dei vigili del fuoco aveva rilevato alcune carenze nel piano anti-incendio: manca una scala di sicurezza al piano rialzato, un paio di porte taglia-fuoco non si chiudono alla perfezione, non è stato installato il sistema d’allarme. Anticipando il decreto del prefetto, mercoledì l’Associazione «Insieme» - promotrice della scuola egiziana all’estero - aveva deciso di sospendere le attività didattiche per «qualche giorno». Il tempo necessario per ovviare alle «carenze» contestate dai vigili del fuoco. Ad esempio, «oliare i manettoni antipanico risultati poco scorrevoli», dice la preside Lidia Acerboni, che ieri ha aperto la scuola a giornalisti e telecamere.

Le lezioni, sospese tre giorni dopo la prima campanella non autorizzata, riprenderanno lunedì? «Non sono un mago», risponde la preside. Sa bene che il balletto delle carte bollate, lo scaricabarile tra Palazzo Marino e ministero dell’istruzione mascherano un’ostilità squisitamente politica verso la scuola di via Ventura. E’ identica in tutto e per tutto alle scuole straniere in Italia, ma essendoci di mezzo l’Islam e il precedente della scuola di via Quaranta su di essa grava il sospetto di potenziale «fucina di terroristi». Solo i leghisti e Magdi Allam hanno il «coraggio» di dirlo a viso aperto. Il che basta a togliere il coraggio a Comune e ministero: si palleggiano la patata bollente pur di non assumersi la responsabilità di rilasciare nulla osta e autorizzazioni. «Il problema politico non esiste», ha detto ieri il ministro Fioroni a proposito della scuola di via Ventura. Gli si sarà allungato il naso?

Secondo il ministro, «è nella scuola pubblica che si gioca la sfida dell’integrazione». Lo pensano anche quelli che a Milano si stanno mobilitando a sostegno della scuola «araba» (oggi Rete scuole fa un presidio in via Ventura e il Prc incontra docenti e genitori). Tutta gente di sinistra che ama davvero la scuola pubblica, ma che considera anticostituzionale e discriminatorio negare a una scuola privata italo egiziana quel che è tranquillamente concesso a una scuola americana, svizzera o ebraica. Paradossalmente, i più fieri oppositori della scuola «araba» sono i paladini della scuola privata e cattolica. Tutti rigorosamente di centro destra, da Formigoni in giù. A costoro il professor Valerio Onida, campione di laicità, ricorda dalla pagine del Corriere il terzo comma dell’articolo 33 della Costituzione: «Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato». La Costituzione vale per italiani e stranieri, aggiunge Onida, comunitari ed extracomunitari, cristiani e musulmani. Le autorità hanno il diritto e il dovere di vigilare su quel che avviene nelle scuole private. Ma «non si può partire dal pregiudizio che tutto quanto porti impronte islamiche o arabe sia di per sé fuori legge».

Per fugare questo «pregiudizio» preventivo, ieri preside e insegnanti (otto italiani e otto egiziani) hanno ribadito che la scuola di via Ventura si muove «in una logica di integrazione». Hanno ripetuto che le ore di religione - musulmana o cristiana copta, saranno due alla settimana alle elementari, una alle medie (come per la religione cattolica nella scuola pubblica italiana). Solo una parte dei 130 alunni iscritti in via Ventura provengono dalla scuola di via Quaranta, legata a una moschea fondamentalista e chiusa un anno fa per ragioni igieniche e di sicurezza. «Seguiremo il programma ministeriale italiano», spiega Liliana Fumagalli, professoressa di lettere, a questo si aggiungerà l’insegnamento dell’arabo. Obiettivo della scuola, «dare ai ragazzi gli strumenti culturali per scegliere liberamente della loro vita e anche della loro religione». Se questa fosse una «madrassa», assicura la prof, «io non sarei qui».


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