Pensioni, la partita dell’età è truccata di Giorgio Cremaschi *
Come è possibile che nell’Italia di oggi, con le sue drammatiche ingiustizie sociali, con una ripresa industriale che per i soliti esperti pare venire dal nulla, con un sistema fiscale vergognoso ai danni dei lavoratori e dei pensionati, con sprechi di denaro pubblico che vengono da lontano e vanno lontano, come è possibile che ancora una volta sul banco degli accusati stiano le pensioni?
Che sconforto. Anche un ottimo giornalista come Gian Antonio Stella, abituato a non fermarsi alla facciata dei problemi e ad andare a cercare le loro radici nel concreto della vita, sulle pensioni si fa travolgere dalle banalità liberiste. Lunedì, sul Corriere della Sera, Stella usa una pagina per spiegare che con l’aumento della vita media degli italiani, bisogna allungare l’età pensionabile. Ma guarda un po’, una lenta conquista umana che diventa improvvisamente una disgrazia economica.
Tempo fa è capitato di sentire l’annunciatore di un telegiornale dire che bisognava rivedere le pensioni, perché “purtroppo” si è allungata la vita. Purtroppo che? Per fortuna, invece e si potrebbe fare meglio perché, se non ci fossero l’inquinamento, gli infortuni sul lavoro, la sanità di classe, la vita media in Italia sarebbe oggi ancora più lunga. E allora bisognerebbe tagliare ancora di più le pensioni?
Viene in mente la vicenda dell’amianto. I lavoratori che sono stati sottoposti per anni agli effetti di quel terribile veleno, possono andare in pensione prima. Naturalmente c’è qualcuno che, per sua fortuna, non ha subito danni da quell’agente cancerogeno. Ma tanti altri invece sono lì ad aspettare. Eppure ci sono stati commentatori che hanno sollevato lo scandalo per l’eccesso di spese sull’amianto.
Tutte le volte che sentiamo parlare di pensioni sull’onda dell’ideologia liberista, entriamo in un mondo rovesciato, ove il bene diventa male e viceversa. Si pensava che questo modo di pensare fosse tramontato con i fallimenti del governo Berlusconi. E invece scopriamo che esso è duro e resistente, convinto fino al midollo della propria ideologia. Certo non è casuale che dietro al nuovo attacco delle pensioni ci siano i suggerimenti di quella “buon costume” internazionale dell’economia che, dal Fondo monetario internazionale alla Bce, dalle agenzie di rating agli esperti di Borsa, odia tutto ciò che è pubblico, a partire dalle pensioni e ama tutto ciò che è privato, a partire dai fondi. E’ normale che tutti costoro chiedano l’ennesimo taglio alle pensioni, incuranti di tutto se non della possibilità che finalmente anche in Italia succeda come negli Usa, ove tutta la spesa sociale è in mano alla speculazione privata. 7 settembre 2006
* www.liberazione.it, 07.09.2006