Grazie Biagio anzitutto per la risposta. La tua posizione è chiara: ci sono alcuni diritti naturali (come il diritto alla vita) che non possono essere sacrificati dalla legge. Motivo per cui bisogna essere contrari alla pena di morte, all’aborto, all’eutanasia. Nè vale dal punto di vista giuridico e morale, a parere di Norberto Bobbio, l’argomento secondo il quale essendo l’aborto praticato nei fatti, tanto vale legalizzarlo. Tuttavia il tema è una delle frontiere del dibattito filosofico contemporaneo. Il miei dubbi sono i seguenti: chi ci dice cosa è legge naturale? Tu potresti rispondermi "la Chiesa", ma altri potrebbero non essere d’accordo non essendo credenti, oppure "la legge del cuore che appartiene a tutti gli uomini", ma attraversando epoche e culture riesce difficile individuarne una condivisa da tutti. Se, poi, il diritto naturale debba prevalere, ciò non è in contrasto con le logiche democratiche per le quali le decisioni sono prese a maggioranza? Non che io voglia dire che la democrazia è un valore assoluto, ma il dubbio, sollevato peraltro da Caffarra, che religioni monoteiste e democrazia presentano punti di frizione è evidente. Inoltre non è un ossimoro la locuzione legge naturale? Non nasce il diritto come qualcosa contro natura, al fine di risolvere pacificamente i conflitti che per natura sarebbero risolti in un bagno di sangue? Infine non deve il diritto scegliere, tra diverse soluzioni, la meno peggio?
Queste sono domande non retoriche poichè una risposta non ce l’ho, però confrontandosi forse se ne possono costruire le trame.
Con stima,
Vincenzo