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Nuove generazioni...

COSTITUZIONE E CITTADINANZA ITALIANA. Un intervento di Marcella Lucidi, sottosegretario Ministero Interno.

giovedì 7 settembre 2006 di Federico La Sala
[...] il governo ha presentato al Parlamento un disegno di legge che propone nuove norme sulla cittadinanza. È un testo che associa all’idea tradizionale di appartenenza alla comunità italiana, tutta ancorata al legame di sangue, una concezione più dinamica, più inclusiva, che guarda all’effettivo inserimento della persona nel tessuto economico, sociale, politico del Paese. In un tempo in cui l’immigrazione sta modificando questo tessuto, quel testo guarda alla presenza degli immigrati che (...)

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martedì 12 dicembre 2006

Tra coloro che non sanno leggere e scrivere e chi ha solo licenza media o elementare, oltre la metà della popolazione è in condizione di difficoltà

Quasi sei milioni di analfabeti e il 66% degli italiani è a rischio *

ROMA - Quasi sei milioni di cittadini italiani, il 12% della nostra popolazione (5.981.579 persone per la precisione), sono analfabeti e senza alcun titolo di studio. È quanto emerge da un’inchiesta dell’Università di Castel Sant’Angelo dell’Unla (Unione Nazionale per la Lotta contro l’Analfabetismo) sull’arretratezza e gli squilibri educativi nell’Italia di oggi.

La ricerca, che si basa sui dati del censimento Istat del 2001, mostra come i cittadini italiani per quanto riguarda il livello d’istruzione raggiunta formino una "piramide appuntita": in alto, il 7,5% pari a circa 4 milioni, figurano i laureati; subito sotto coloro che hanno frequentato la scuola superiore (il 25,85% della popolazione). Segue la scuola media (30,12%), mentre il 36,52% dei cittadini hanno frequentato solo la scuola elementare. In particolare, questi ultimi due dati sono molto importanti, perché, essendo le licenze media e elementare insufficienti per affacciarsi sul mondo del lavoro di oggi, se aggregati insieme a quelli degli analfabeti totali si arriva alla cifra impressionante di quasi 36 milioni (il 66% della popolazione) di "ana-alfabeti", e cioè del tutto analfabeti o appena alfabeti.

A livello territoriale, poi, nove regioni (Basilicata in testa, poi Calabria, Molise, Sicilia, Puglia, Abruzzo, Campania, Sardegna, Umbria) si attestano oltre la soglia di allarme dell’8%, calcolata dagli studiosi riguardo alla popolazione senza titolo di studio. Stessa situazione per le città con oltre i 250 mila abitanti: la maggio quantità di "ana-alfabeti" è a Catania, con l’8,4%, seguita da Palermo, Bari e Napoli. A livello mondiale, infine, l’Italia, in base ai dati Ocse 2004, si colloca al terz’ultimo posto nella classifica dei primi trenta paesi più istruiti, seguita solo da Portogallo e Messico.

"Tra il 20 e il 25% di ragazzi e ragazze che escono dalla scuola media inferiore non sa leggere o scrivere, segno inequivocabile che la la scuola dell’obbligo non ha fruttato. Aggredire questa massa significa dare un contributo straordinario al lavoro ordinario della scuola" è il grido d’allarme di Tullio De Mauro, docente di Linguistica all’Università "La Sapienza" di Roma. "L’investimento nella scuola ordinaria - continua De Mauro - deve essere al centro dei nostri pensieri, ma rende dopo anni. L’educazione degli adulti, invece, ritorna immediatamente, e da questo punto di vista è grave la negligenza del governo.

D’accordo anche Sergio Zavoli, giornalista e senatore Ds, che avanza una proposta innovativa: "In un tempo in cui la rivoluzione non è più il cambiamento ma è la velocità di questo, ascoltando questi dati abbiamo appreso che siamo tra i Paesi più attardati rispetto a questo fenomeno. Credo che sia il tempo di realizzare una forte sinergia tra scuola e tv: quest’ultima non solo deve informare, ma comunicare, trasmettere valori. Scuola e tv devono ricostruire un rapporto".

* (la Repubblica, 14 novembre 2005)


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