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Ecumenismo, Paura ed ... Eu-angélo!!!

LO SPIRITO DI ASSISI ... E LO SPIRITO DI MONACO. All’ Incontro interreligioso di preghiera per la pace, voluto da Giovanni Paolo II (1986),tenutosi ad Assisi, Benedetto XVI non va - manda un messaggio ... ma poi, oggi - da Monaco di Baviera, ‘urla’ al mondo che sono gli Altri che hanno paura ... di un Occidente che oscura Dio! Dopo Wojtyla (Giovanni Paolo II a Casablanca - nel 1985 - baciò il Corano!), il Libro si è chiuso ... e il cielo si è oscurato

GESU’: "JE SUiS ... CHRETIEN" !!! Non ... "CRETIN"!!! Né "cattolico-romano"!!!
domenica 10 settembre 2006 di Federico La Sala

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> LO SPIRITO DI ASSISI ... E LO SPIRITO DI MONACO. All’ Incontro interreligioso di preghiera per la pace, voluto da Giovanni Paolo II (1986),tenutosi ad Assisi, Benedetto XVI non va - manda un messaggio ... ma poi, oggi - da Monaco di Baviera, ‘urla’ al mondo che sono gli Altri che hanno paura ... di un Occidente che oscura Dio! Dopo Wojtyla (Giovanni Paolo II a Casablanca - nel 1985 - baciò il Corano!), il Libro si è chiuso ... e il cielo si è oscurato

lunedì 18 settembre 2006

INTERVISTA al cardinale Paul Poupard guida il Pontificato Consiglio per la Cultura e per il Dialogo interreligioso


Poupard: «E’ tutto un equivoco: il Papa non voleva criticare l’Islam ma bacchettare l’Occidente» «Il Pontefice insisteva soprattutto sul confronto tra religioni e culture. Diceva chiaramente: bisogna dialogare»

Il cardinale responsabile del dialogo con il mondo musulmano: «quel discorso dev’essere letto nella sua globalità, allora si spegneranno le polemiche»

di Marco Tosatti (La Stampa del 17/9/2006 )*

CITTÀ DEL VATICANO. Paul Poupard, cardinale di Santa Romana Chiesa, è al centro, come dice egli stesso, di «una tempesta mediatica». Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, gli è stata affidata di recente anche la guida del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso: è il responsabile del dialogo con l’Islam. Come giudica la marea di proteste seguite al discorso di Benedetto XVI a Regensburg?

«Come prima cosa chiederei a tutti di leggere con attenzione il testo della "lectio doctoralis" che il Santo Padre ha tenuto nella sua ex università. E allora sarà evidente un fatto: che il Papa parlava all’Occidente, alla cultura del mondo occidentale, in cui emergono forti tendenze a emarginare completamente il divino dal panorama dell’esistenza. Il senso di quel discorso, se letto nella sua interezza, è molto chiaro: verte sulla necessità che nel mondo occidentale si tornino a coniugare fede e ragione, per dialogare. E invece è apparso esattamente il contrario! Un’interpretazione totalmente opposta».

Però la citazione sulla guerra santa sembrava alludere a un giudizio negativo sull’Islam.

«Mi sembra che questa tempesta sia nata dal fatto che ci si è soffermati a lungo sulla citazione da cui era partito, come fa un cattedratico che prende spunto da una lettura fatta per aprire il discorso. Ma il Papa ha preso la precauzione, che nessuno ha riportato, di dire: non è il momento di dilungarsi su questo tema. E infatti subito è passato a parlare di altro, non di guerra santa».

Il Papa non voleva dilungarsi sul tema della guerra santa. Ma allora, qual era il nodo vero del suo discorso? Che cosa gli premeva dire?

«E’ importante sottolineare che nella conclusione della sua lunga lezione universitaria parlava dell’urgenza, della necessità di questo ampio dialogo di religioni e culture. Diceva chiaramente: bisogna dialogare. Parlava all’Occidente. E’ questa la cosa fondamentale».

Ma allora, qual è la preoccupazione del Pontefice: il mondo musulmano, o l’Occidente?

«La sua preoccupazione fondamentale è l’Occidente. Quella era già la preoccupazione del cardinale Ratzinger, e l’ha espressa nel suo ultimo grande discorso, alla vigilia di entrare in Conclave. E chi ha seguito il viaggio in Baviera ricorda che nell’omelia di Monaco domenica scorsa l’ha ripetuto, in forma un po’ insolita per un’omelia. A testimoniare che è la sua preoccupazione costante, e permanente. Voglio citarlo: i popoli dell’Asia e dell’Africa, Islam compreso, "si spaventano di fronte a un tipo di ragione che esclude totalmente Dio dalla visione dell’uomo, ritenendo questa la forma più sublime della ragione, da insegnare anche alle loro culture. La vera minaccia per la loro identità non la vedono nella fede cristiana, ma invece nel disprezzo di Dio e nel cinismo che considera il dileggio del sacro un diritto della libertà ed eleva l’utilità a supremo criterio per i futuri successi della ricerca". Ecco, queste parole sono di una forza enorme».

Voi del Pontificio Consiglio per il Dialogo e la Cultura sperimentate questo tipo di paura?

«Lo sentiamo molto bene; vedo arrivare qui delegazioni da ogni parte del mondo che sentono il bisogno di trovare in Occidente interlocutori religiosi. E davvero per l’Occidente è una mutilazione profonda il voler fare a meno della dimensione religiosa. Ero responsabile del dialogo con il marxismo-leninismo, per la Santa Sede, fino alla caduta del Muro; quello che un sistema esplicitamente ateo non è riuscito a fare, sembra che l’ultraliberalismo agnostico lo compia: la scomparsa di Dio dalla vita».

Che cosa si può fare, adesso, dopo la dichiarazione del Segretario di Stato?

«Riprendere pazientemente il dialogo. Al nostro modesto livello di Pontificio Consiglio, sono sicuro che non appena saremo tornati alla ragione saremo felici di organizzare incontri con intellettuali e con personalità diverse per avere uno scambio di idee e di opinioni, partecipate, su tutti questi argomenti. Vedremo di organizzare degli incontri, in modo che uomini di diversa origine culturale e religiosa possano ragionare insieme...».

Lei usa molto il termine ragionare...

«E’ tutto lì. E’ un paradosso profondo: questo discorso, in cui il termine logos-ragione ritorna sempre, ha suscitato reazioni fuori della ragione. Cerchiamo di fare sentire una parola di ragione. Il Santo Padre vuole il dialogo, e quando ha unito nella mia persona i due consigli, per la Cultura e il Dialogo, non voleva indebolire, ma rafforzare il dialogo. Perché il dialogo interreligioso si fa sempre sul terreno culturale. E il Pontefice ha un grande rispetto per l’Islam».

*

www.ildialogo.org, Lunedì, 18 settembre 2006


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