Caro Biasi, in effetti il Dio severo e guerriero dell’Antico Testamento, o perlomeno di quella parte che hai citato tu, è molto diverso dal Dio misericordioso del Vangelo, ed entrambi sono molto diversi dal Dio del Corano.
Sono proprio concetti diversi: sebbene si tratti sempre di un Dio unico, onnipotente e creatore di tutte le cose, queste diverse idee di Dio non sono assimilabili, a dispetto di qualunque tentativo ecumenico. La prova ne è il fatto che per sottolineare la misericordia di Dio (quello del Vangelo) si mette tra parentesi, come dici tu, "l’aggressività" che traspare in alcuni passaggi dell’Antico Testamento.
Il Dio dell’Islam è trascendente, non interviene nelle cose terrestri: il musulmano che prega rende grazie a Dio, ne proclama la gloria e ribadisce la propria sottomissione di credente alla volontà divina, ma non chiede aiuto o intercessione, come avviene spesso nel Cristianesimo. Nessun "in hoc signo vinces" nell’Islam. Avrai visto anche tu in televisione, in occasione di tragici eventi, familiari di vittime di qualche conflitto in un Paese musulmano dire: "Allahu akbar", "Dio è grande", e non "Dio, aiutami" o "Dio, perché?". Non è fanatismo e neanche la prova di una fede eccezionale, ma il ricorso a uno dei punti fermi dell’Islam: Dio è grande, sempre e comunque.
Resta il fatto che il Papa dei cattolici (e non di tutti i cristiani) non può permettersi di insegnare teologia ai musulmani: perché non conosce l’Islam, perché non gli compete, perché è un atteggiamento presuntuoso e offensivo. E’ come se venissi a casa tua, non invitato, e pretendessi insegnarti come devi comportarti, lì a casa tua! Se l’intento di Benedetto XVI era di predicare la pace e il dialogo tra le religioni, poteva farlo in modo più generico, più rispettoso, come hanno fatto i precedenti Pontefici; citare e interpretare i libri sacri altrui ha invece portato a risultati diametralmente opposti.
Un saluto Fabrizio