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Stanotte è morta Oriana Fallaci

La scrittrice e giornalista italiana si e’ spenta questa notte in un ospedale di Firenze. Aveva 77 anni e da anni soffriva di un male incurabile
venerdì 15 settembre 2006 di Emiliano Morrone
Firenze, 15 set. (Adnkronos) - E’ morta Oriana Fallaci. La scrittrice e giornalista italiana si è spenta questa notte in un ospedale di Firenze. Aveva 77 anni e da anni soffriva di un male incurabile. I familiari hanno già fatto sapere che la volontà della scrittrice giornalista era di avere esequie in forma strettamente privata, e che loro intendono rispettare questo suo desiderio. Nel più stretto riserbo anche la degenza. Sembra infatti che la giornalista fosse stata ricoverata la scorsa (...)

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sabato 16 settembre 2006

L’Islam, il Papa e la forza della Fallaci

Qualcuno vuole conquistarci, soggiogare le nostre nazioni ed estirpare tutti i nostri diritti e valori. Non è un’opinione, ma una certezza, una promessa, una minaccia. Ribadita recentemente dal leader in carica di uno dei Paesi islamici più grandi e potenti al mondo, l’Iran. Il presidente Ahmadinejad ha infatti affermato in una trasmissione sulla TV di Stato iraniana che non c’è «arte più bella, più divina, più eterna dell’arte del martirio [...], una nazione con il martirio non conosce cattività», e ha proseguito dicendo che «a Dio piacendo, l’Islam cosa conquisterà? Conquisterà tutte le vette di tutte le montagne del mondo».

Chi cerca il nostro annientamento non sarà il mondo islamico in toto ma, se è vero che il 90% dei terroristi attentatori è islamico, la questione è certamente un problema interno all’Islam, come ci spiega con cognizione di causa Magdi Allam. Per una persona normale che legge la vicenda sullo sfondo degli attacchi terroristi e degli innumerevoli proclami di morte e distruzione lanciati dai luogotenenti di Al Qaeda, la questione non dovrebbe essere di difficile interpretazione. Parte del mondo islamico, aizzato e indottrinato dall’estremismo wahhabita, vuole conquistare l’Occidente. E una altra è con questa connivente, non piazza le bombe, ma neanche condanna chi lo fa.

L’esegesi dei fatti è quasi immediata. E l’Europa cosa fa per difendersi? Per avere una vaga idea della «geniale» strategia intrapresa basta pensare ad alcuni fatti significatici. Alla decisione, in primis, di sostituire il simbolo della Croce Rossa con un cristallo rosso: non sia mai che l’emblema della misericordia di Dio per gli uomini possa turbare Allah [...]

Per fortuna esistono ancora persone libere che spezzano il vincolo dell’omertà. Ponendo un freno all’iperbole di assurdità che ci tocca vedere. Una di queste persone è Oriana Fallaci, che imperterrita sembra ormai tra i pochi superstiti che rispettano ancora il vetusto criterio scolastico dell’«adeguatio rei et intellectus», che dice cioè «le cose come stanno». Come domenica scorsa quando, nell’intervista apparsa su Libero, ha dato la sua opinione sull’immigrazione islamica, sul compito di Benedetto XVI e sul Corano. Certo fra non molto si leveranno una miriade di polemiche tra i benpensanti, inorriditi da una Fallaci che dalle pagine di Libero ha tuonato contro un’Europa che arretra ossequiosa di fronte ad una «mezzaluna» che vuole schiacciarla. E che per farlo ha scelto la strategia dell’invasione, anzi l’ha ormai attuata. Sono state spalancate le porte a chi ci vuole circoncidere e infibulare, abbiamo permesso a 40.000 terroristi di venire a vivere in casa nostra in forza, dice la Fallaci, «della pietà e del pluriculturalismo, della civiltà e del modernismo». E’ ormai tardi per tornare indietro, per cacciare chi usa dei nostri diritti come strada per dominarci.

Ma ciò non significa che non rimanga niente da fare. Per questo manifesteranno la loro indignazione anche i vari intellettuali che ci insegnano da «veri laici» che gli uomini sono divisi in morali, amorali e immorali. Perché la Fallaci, dall’alto del suo irriducibile laicismo, del suo viscerale e toscano anticlericalismo, spera che quel vuoto creato da una sinistra che si è alleata con il nemico, da un laicismo che «nei riguardi dell’Islam ha perso il suo treno», sia riempito dal Papa. Proprio da quel Papa che nelle giornate tormentate dall’«alieno» che la consuma, lei dice, la fa sentire meno sola. Quel Papa che sente tanto vicino perché autorevole espressione e massimo interprete di quel Cristianesimo con cui Oriana, pur senza possedere la grazia della fede, riconosce una comunanza esistenziale, che sa essere una radice dalla quale «non può, non deve e non vuole prescindere».

La vicinanza che la Fallaci avverte con Papa Ratzinger sta nel riconoscere un punto di sintesi che accomuna entrambi, la «forza della ragione», come notò mons. Fisichella in un’intervista al Corriere della Sera. E’ la stessa facoltà che ha spinto Benedetto XVI a chiedere a chi non crede di provare a vivere assumendo come vera l’ipotesi dell’esistenza di Dio, ipotesi che Oriana Fallaci ha preso in considerazione tanto da raccomandare a tutti di farci almeno una «pensatina». E’ interessante infine come la giornalista individui chiaramente l’origine di tutti i mali nel Corano stesso, nella struttura stessa dell’Islam, che per quattordici secoli non ha fatto altro che «scatenar guerre ossia conquistare e sottomettere e massacrare». Forse a qualcuno potrà sembrare eccessivo tutto ciò, opinabile, discutibile. Ma alla Fallaci, per la sua onestà intellettuale, gli «eccessi» glieli perdoniamo.

Quello che conta davvero è il suo continuo e libero esercizio della ragione. Che la conduce a scrollarsi di dosso la paura e la convinzione ormai dogmatica che dell’Islam non si possa dire alcunché di male per dar seguito ad una falsa idea di rispetto. Che la porta, lei atea, a condividere in tutto il giudizio di Papa Benedetto XVI sullo smarrimento dell’Occidente come conseguenza della perdita dei valori cristiani, tanto da dichiararsi una «atea cristiana». Di fronte all’imperante dilagare del pollitically correct, all’ambiguità di una sinistra antioccidentale, all’annichilimento fisico e culturale della nostra società, si può solo sperare che persone come la Fallaci continuino a emergere e fungere da monito per chi ancora spassionatamente e lealmente vuole ricercare la verità.

di Paolo Nessi


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