26 novembre: solennità di Cristo Re dell’Universo
Ha ricevuto dal Padre la sovrana autorità
di JEAN GALOT Celebrando la solennità di Cristo Re dell’Universo, accogliamo il titolo "Io sono re" usato da Cristo stesso per definire il senso della sua venuta. Alla domanda formulata dal governatore romano Pilato, Gesù risponde, letteralmente: "Io sono re" (Gv 18, 37). Venuto per insegnare la verità, non esita a svelare la propria identità, anche se questa rivelazione può rafforzare le accuse che vogliono colpirlo. Afferma la sua dignità di re, precisando pure che si tratta di un regno diverso da tutti gli altri. Quando Pilato gli aveva fatto la domanda, si riferiva a una qualità di re nel popolo giudaico: "Tu sei il re dei Giudei?" Gesù aveva risposto chiedendo se la domanda veniva da una preoccupazione personale o solo da una accusa da parte di altri. L’espressione: "re dei Giudei", sembrava riferirsi a un regno politico, limitato a un solo popolo. Era il genere di regno che Gesù voleva escludere: non voleva rivendicare un potere di natura politica, simile a quello dei re o capi del popolo, e non poteva attribuirsi un potere che si eserciterebbe su una sola nazione. Pilato stesso contribuiva a porre in luce questo limite dichiarando: "Sono io un Giudeo?". Non essendo Giudeo, non poteva sentirsi personalmente interessato dal titolo di "re dei Giudei" attribuito da alcuni a Gesù.
Ma il governatore romano doveva istituire un processo nel quale Gesù era accusato di pretendere al titolo di re. Anche se Pilato non prendeva sul serio tale accusa, era necessario chiarificare le vere intenzioni di Gesù e il fondamento del titolo di re che gli era stato attribuito. Gesù fa capire che il suo regno è diverso da tutti gli altri regni del mondo: "Il mio regno non è da questo mondo" (Gv 18, 36). Questo regno non appartiene al campo delle rivalità politiche e non vuole entrare in competizione con altri regni. Più precisamente, Gesù usa una dimostrazione concreta che il suo regno non è da questo mondo: "Se il mio regno fosse da questo mondo, la mia gente avrebbe combattuto perché non sia consegnato ai Giudei". Presentandosi a Pilato senza difesa, l’accusato mostrava che non rivendicava un potere di natura politica o militare.
Sappiamo che il principio di un regno diverso dai regni politici ha orientato tutto il regno di Cristo nell’umanità. Ma ci furono molti tentativi per far deviare il regno di Cristo verso le ambizioni politiche. Conscio di questo pericolo, Gesù è stato molto categorico nel suo insegnamento sulla natura del regno.
Già nel corso della sua missione terrena, aveva posto l’accento sulla distinzione fra le cose politiche e le cose di Dio: "Date a Dio ciò che è di Dio e a Cesare ciò che è di Cesare" (Mt 22, 21). Nella moltiplicazione dei pani, spiega il miracolo svelando il progetto d’istituire l’eucaristia che supera ogni cibo corporale; l’autentico volto del Cristo Re è un volto che non è da questo mondo: volto del Figlio di Dio che ha ricevuto dal Padre la sua autorità sovrana.
(©L’Osservatore Romano - 26 Novembre 2006)