A 10 anni dalla dichiarazione di Roma, che impegnava i governi a dimezzare i sottoalimentati nel mondo le cifre sono allarmanti
La Fao ammette il fallimento. "La fame nel mondo aumenta"
L’obiettivo fissato nel 1996 è praticamente irraggiungibile. Nell’Africa sub-sahariana 40 milioni di malnutriti in più
di CRISTINA NADOTTI (www.repubblica.it, 30.10.2006)
ROMA - L’obiettivo di dimezzare il numero di persone che soffrono la fame entro il 2015 è lontano, sempre più lontano, praticamente irraggiungibile. Il Rapporto annuale sullo Stato di insicurezza alimentare nel mondo (Sofi), diffuso oggi dalla Fao, ammette: "In dieci anni, in pratica, non è stato fatto alcun progresso verso l’obiettivo di dimezzare il numero di sottoalimentati nel mondo". Già in occasione della "Giornata mondiale dell’alimentazione", lo scorso 16 ottobre, il direttore generale dell’organizzazione, Jacques Diouf, aveva reso note alcune cifre allarmanti, ma i risultati del Sofi mostrano come in alcune zone - tra queste l’Africa - la situazione non solo non è migliorata, ma è in peggioramento.
I dati. Al mondo ci sono 854 milioni di persone che soffrono la fame e il numero non è mai calato dal 1990-92. Fare riferimento a questa data è importante perché nel 1996 oltre 180 capi di Stato e di governo si erano riuniti a Roma per il Vertice mondiale sull’alimentazione e avevano firmato una Dichiarazione con la quale si impegnavano a dimezzare il numero degli affamati entro il 2015 e portarlo a 412 milioni. Per onorare l’impegno preso al vertice si dovrebbe ridurre il numero dei sottonutriti di 31 milioni l’anno da oggi sino al 2015, mentre il trend attuale è al contrario di un aumento al ritmo di quattro milioni l’anno.
Le ultime rilevazioni della Fao si riferiscono al periodo 2001-2003: le persone sottoalimentate sono ancora 854 milioni, tra queste 820 milioni vivono nei paesi in via di sviluppo, 25 milioni nei Paesi in transizione e nove milioni nei Paesi industrializzati. Il rapporto sottolinea che ci sono alcuni dati confortanti e riguardano i Paesi in via di sviluppo, nei quali il numero di sottoalimentati si è ridotto del 3% rispetto al 1990, e potrebbe dimezzarsi entro il 2015. Ma a fronte di queste buone notizie si evidenzia un divario sempre più ampio con i Paesi più poveri, nei quali le cifre parlano di un aumento netto della povertà. E’ esemplare il caso dell’Africa sub-sahariana: la Fao stima che entro il 2015 il 30% di sottoalimentati sarà concentrato in quella regione.
Il caso africano. Nell’Africa sub-sahariana il numero di persone sottoalimentate è passato da 169 milioni nel 1990-92 a 206,2 milioni nel 2001-03. Tra le cause di questo incremento l’Aids, le guerre e le catastrofi naturali, in particolare nel Burundi, in Eritrea, in Liberia, in Sierra Leone e nella Repubblica democratica del Congo. E’ proprio questo il Paese per cui si registrano le maggiori preoccupazioni della Fao poiché, a causa anche della guerra del 1998-2002, il numero di affamati è triplicato passando da 12 a 37 milioni di persone, cioè il 72% della popolazione. La Repubblica Democratica del Congo è un caso emblematico se si considera che si tratta di una delle regioni della terra con le maggiori risorse naturali. Per dirla con le parole del Sofi "ciò che manca è la volontà politica per mobilitare quelle risorse a beneficio degli affamati".
Le politiche contraddittorie. Il rapporto della Fao indica chiaramente che per ridurre il numero di sottoalimentati è fondamentale lo sviluppo rurale, almeno nei Paesi nei quali la situazione è peggiore. "Nonostante ciò i Paesi donatori hanno ridotto in modo consistente gli aiuti al settore agricolo - sottolinea Francisco Sarmento di Action Aid International, una delle organizzazioni invitate dalla Fao a discutere della revisione del piano d’azione - Nell’84 i Paesi donatori hanno versato quasi otto miliardi di dollari per il sostegno dei programmi agricoli, ma nel 2002 la cifra si è ridotta a circa tre miliardi. Inoltre i Paesi del Nord del mondo adottano tutta una serie di azioni economiche che frenano la produzione agricola dei Paesi sottosviluppati e l’esportazione dei loro prodotti. E’ un po’ come dire che si individua l’agricoltura come il motore principale per la ripresa dei Paesi sottosviluppati, ma poi questo motore lo si frena in tutti i modi".
Gli impegni. Il rapporto della Fao fa notare che l’obiettivo è ancora raggiungibile, ma solo se si interverrà concretamente e in modo concertato, con un’azione diretta contro la fame contemporaneamente a interventi mirati allo sviluppo agricolo e rurale. Tra le altre misure elencate dal Sofi ci sono: indirizzare i programmi e gli investimenti verso le "zone più critiche" di povertà e sottonutrizione; rafforzare la produttività a livello di piccoli produttori; creare condizioni idonee per gli investimenti privati, e questo implica tra l’altro trasparenza e buon governo; far sì che il commercio mondiale funzioni anche per i poveri, con l’istituzione di meccanismi di protezione per i gruppi più vulnerabili; un immediato incremento del livello degli Aiuti Pubblici allo Sviluppo (APS) per arrivare a raggiungere lo 0,7% del Pil, come promesso.
Che state a Fao? Da oggi fino al 4 novembre nel palazzo della Fao, a Roma, si tengono gli incontri per la revisione del piano d’azione del Vertice mondiale dell’alimentazione. All’evento partecipano i ministri di alcuni tra i Paesi più ricchi e più poveri del mondo e la Fao ha invitato organizzazioni non governative ed esponenti della società civile per discutere quali misure adottare per non fallire l’obiettivo del 2015.
Action Aid International ha lanciato in contemporanea la campagna "Che state a Fao?" per denunciare l’insufficiente impegno politico e finanziario degli ultimi dieci anni da parte dei governi e della comunità internazionale. Per informarsi sulle iniziative portate avanti dalla ong si può visitare il sito. (30 ottobre 2006)