Ambiente
Fame: il cibo come «affare»
di Leonardo Boff *
28.04.08 - BRASIL
da Adital -
Il mondo é in allarme per l’esplosione dei prezzi dei generi alimentari e la previsione dell’aumento della fame nel mondo. La fame rappresenta un problema etico, che Ghandi denuncia così: "la fame é un insulto, che avvilisce, disumanizza e distrugge il corpo e lo spirito; é la forma piú assassina che esiste." Ma essa é anche il risultato di una politica economica.
Il cibo si é trasformato in occasione di lucro ed il processo agro-alimentare in un affare di grande guadagno. É cambiata la visione fondamentale che predominava fino all’industrializzazione moderna, quando la Terra era vista come la Grande Madre. Tra la Terra e l’Essere Umano vigevano relazioni di rispetto e di mutua collaborazione. Il processo di produzione industriale, invece, considera la Terra solo come un baule di risorse che devono essere sfruttate fino al loro esaurimento. L’agricultura piú che un’arte e una tecnica di produzione di mezzi di sussistenza si è trasformata in una impresa per produrre lucro. Mediante la meccanizzazione e la tecnologia sofisticata si puó produrre molto di più con meno terra. La rivoluzione verde, introdotta a partire dagli anni ’70 del XX secolo e diffusa in tutto il mondo, ha condizionato quasi tutta la produzione all’intervento della chimica. Gli effetti, oggi, sono percepibili: impoverimento del suolo, erosione devastatrice, distruzione della foresta e perdita di migliaia di varietá naturali di semi che sono una riserva per le crisi future.
L’allevamento degli animali é cambiato profondamente dovuto agli stimolanti per la crescita, pratiche intensive, vaccini, antibiotici, inseminazione artificiale e clonazione.
Gli agricoltori secondo il metodo classico, sono stati sostituiti dagli impreditori del campo. Tutto questo quadro è stato aggravato dalla troppo rapida urbanizzazione e la consequente fuga dai campi. La cittá é fonte di richiesta di cibo, che essa non produce ma che dipende dalla campagna.
Esiste una vera guerra commerciale per il cibo. I paesi ricchi offrono sussidi per certi raccolti o finanziano la produzione di carne per metterla sul mercato mondiale ad un prezzo migliore, danneggiando i paesi poveri, la cui principale ricchezza è la produzione ed esportazione di prodotti agricoli e carni. Spesso sono obbligati a esportare granaglie e cereali che vanno ad alimentare i bovini dei paesi industrializzati quando potrebbero servire come cibo per le loro popolazioni, se rimanessero nel mercato interno.
Nell’affanno di assicurare il guadagno, c’è la tendenza mondiale, nel metodo produttivo capitalista, di privatizzare tutto specialmente le sementi. Meno di una decina di trans-nazionali controlla il mercato delle sementi nel mondo intero. Hanno introdotto le sementi transgeniche che non si riproducono con il raccolto normale, ma devono essere comprate ogni anno, offrendo lucri favolosi alle ditte produttrici. L’acquisto delle sementi fa parte di un insieme di cose necessarie, che include tecnologia, pesticidi, macchinari e finanziamenti bancari, rimorchiando i produttori agli interessi agro-alimentari delle ditte trans-nazionali.
Infine, quello che più interessa, é garantire guadagni alle imprese e meno nutrire le persone. Se non ci sará una inversione di marcia, cioé una economia soggetta ad una politica orientata dall’etica ed una etica ispirata da una sensibilitá umanitaria, non ci sará soluzione per la fame e per la denutrizione mondiale. Continueremo nella barbarie che stigmatizza l’attuale processo di globalizzazione. I latrati di milioni di affamati salgono continuamente al cielo, senza che vengano loro date risposte efficaci da qualche parte e facciano cessare il clamore. É l’ora della compassione umanitaria tradotta in politica globale di lotta sistematica alla fame.
* Teólogo e professore emérito di ética della Università Evangelica di Rio de Janeiro
* Il Dialogo, Domenica, 04 maggio 2008