Visita lampo del ministro degli Esteri a Islamabad: «Un errore il tentativo di legittimare politicamente i guerriglieri»
Frattini in Pakistan: «Non si tratta con i terroristi»
DA ISLAMABAD (Avvenire, 21.10.2008)
In un Afghanistan che continua a bruciare per le violenze terroristiche, la via maestra per domare il caos non passa né per la legittimazione politica dei taleban né attraverso un aumento delle truppe sul terreno, bensì per lo sradicamento di «povertà e disperazione », due dei combustibili più pericolosi dell’estremismo fondamentalista.
Dalla sua missione lampo e a sorpresa in Pakistan di ieri, Franco Frattini è tornato a Roma con questa convinzione. Il titolare della Farnesina, da Abu Dhabi, è volato nella capitale pachistana per portare il sostegno dell’Italia al processo di riforme democratiche avviato dal presidente Asif Ali Zardari e dal premier Yusuf Raza Gilan.
La stabilizzazione del Pakistan e dell’intera regione è strettamente legata alla traballante situazione nel confinante Afghanistan, dove ormai anche il contingente italiano - oltre 2400 uomini tra Kabul e Herat - è quasi quotidianamente bersagliato dalla minaccia fondamentalista. Contrariamente alle aperture del presidente Hamid Karzai e del segretario americano alla Difesa Robert Gates, il capo della diplomazia italiana è stato categorico nel bollare come «un errore» il tentativo di « legittimare politicamente » i taleban. Con i terroristi «non si tratta», hanno scandito all’unisono Frattini e il collega pachistano Makhdum Qureishi. Certo, ha ipotizzato il titolare della Farnesina, una strada percorribile potrebbe essere quella di intavolare con i taleban colloqui indiretti, come l’Egitto sta facendo con Hamas, «ma non bisogna farne degli attori legittimi del dialogo politico». Tanto più che i tentativi di dialogo portati avanti da Karzai non hanno prodotto finora «grandi risultati».
Insistendo sulla necessità di una risposta non solo militare, sulla scia del summit Nato di Bucarest, Frattini ha sottolineato come l’unica «strategia vincente» sia quella di debellare «povertà ed estremismo»: «Il nostro obiettivo politico - ha detto il capo della diplomazia italiana escludendo un aumento del contingente italiano - è che la popolazione locale sradichi dal suo interno estremismo e terrorismo». Con il «sostegno», certo, della comunità internazionale, che tra i suoi compiti principali ha innanzitutto quello di aiutare il Paese a risorgere con la costruzione di infrastrutture e la creazione di nuovi posti di lavoro.
Anche a causa dell’escalation di attentati delle scorse settimane intanto, alla “Jirga” di pacificazione con i leader tribali afghani che si terrà ad Islamabad i prossimi 26 e 27 ottobre i taleban non sono stati invitati. Mentre Roma, ha spiegato Frattini ai suoi interlocutori, sta lavorando per organizzare una conferenza internazionale per la stabilizzazione della regione durante la prossima presidenza del G8. La conferenza, nel 2009, dovrebbe essere a livello dei ministri degli Esteri e coinvolgere Pakistan, Afghanistan, Cina, Emirati, Arabia saudita e India.