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Per l’inizio del dialogo, quello vero (B. Spinelli)

ITALIA E PAKISTAN: LA DIVINA COMMEDIA (Dante Alighieri) E IL POEMA CELESTE (Muhammad Iqbal). Ri-leggiamo insieme... le due opere e i due Autori! Un’ipotesi di rilettura di DANTE .... e un appello per un convegno e per il Pakistan!!!

DANTE PER LA PACE, PER LA PACE TRA LE RELIGIONI E TUTTI I POPOLI.
venerdì 9 novembre 2007 di Federico La Sala
[...] W O ITALY ... Dopo di lui, in Vaticano, è tornata la confusione, la paura, e la volontà di potenza e di dominio. Un delirio grande, al di qua e al di là del Tevere, ma La Legge dei nostri ‘Padri’ e delle nostre ‘Madri’ Costituenti è sana e robusta ... Dante è riascoltato a Firenze, come in tutta Italia - e nel mondo. Anche nel Pakistan - memori del “Poema Celeste” (Muhammad Iqbal) - la Commedia non è stata dimenticata!!! [...]
PENSARE UN ALTRO ABRAMO: GUARIRE LA NOSTRA (...)

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> ITALIA E PAKISTAN: LA DIVINA COMMEDIA (Dante Alighieri) E IL POEMA CELESTE (Mohammad Iqbal). Ri-leggiamo insieme... le due opere e i due Autori! Un’ipotesi di rilettura di DANTE .... e un appello per un convegno e per il Pakistan!!!

domenica 6 gennaio 2008


-  La mia vita con Benazir
-  innamorata della libertà

di ASIF ALI ZARDARI (la Repubblica, 05.01.2008)

E’ trascorsa poco più di una settimana da quando il mondo è stato scosso, e la mia vita distrutta, dalla morte della mia amata moglie Mohtarma Benazir Bhutto. Benazir è stata disposta a sacrificare la propria vita per ciò in cui credeva, per il futuro di un Pakistan democratico, moderato, progressista. E’ stata disposta a tener testa sia ai dittatori sia ai fanatici, coloro che vorrebbero distorcere e sfidare la nostra Costituzione e coloro che sono pronti a diffamare il Libro sacro dei musulmani con la violenza e il terrorismo.

Per me e i miei figli il dolore è inimmaginabile. Mi sento tuttavia ancora più addolorato per il mondo, che dovrà continuare senza questo eccezionale ponte tra culture, religioni e tradizioni che era mia moglie, una donna davvero unica.

Ho sposato Mohtarma Benazir Bhutto nel 1987, e ho trascorso meno di cinque anni con lei nella residenza del Primo ministro nel corso dei suoi due mandati, interrotti entrambi da interventi militari. Ho trascorso anche undici anni come prigioniero nelle prigioni pachistane, senza un verdetto di colpevolezza per accuse che l’ex Primo ministro Nawaz Sharif e il generale Pervez Musharraf (che lanciò quelle accuse e le portò avanti) hanno ora pubblicamente ammesso essere motivate soltanto da fini politici. Anche prima che Benazir nel 1988 fosse eletta Primo ministro, le agenzie d’intelligence pachistane hanno iniziato una campagna per screditarla, prendendo di mira me, suo marito, e svariati nostri amici. Il nomignolo di "Signor Dieci Per Cento" è stato attaccato al mio nome come un’appendice da mercenari delle public relation che lavoravano per le agenzie d’intelligence, proprio come i nomi dei miei amici all’estero sono stati insozzati dalle ridicole accuse di essere a capo dell’inesistente lobby "indo-sionista".

Questa campagna di annientamento della reputazione è stata forse la prima applicazione istituzionale della politica della distruzione personale. Mia moglie era l’obiettivo, suo marito e i suoi amici gli strumenti. Scopo dell’iniziativa era indebolire gli argomenti a favore di un governo democratico in Pakistan. Forse, screditando i politici democratici è più facile bloccare la strada della democrazia.

Negli anni in cui Mohtarma Benazir è stata al governo è stata costretta a sciogliere il Parlamento da un establishment ostile, una leadership militare interventista, un insidioso network di intelligence, una fragile coalizione di governo e una spada di Damocle presidenziale che la minacciava costantemente. Nonostante tutto ciò, è stata in grado di introdurre liberi mezzi di informazione, di rendere il Pakistan uno dei dieci mercati capitalisti emergenti nel mondo, di aprire oltre 46.000 nuove scuole, di portare l’elettricità in molti villaggi del nostro Paese e di cambiare la vita delle donne pachistane, come pure di attirare l’attenzione sulla causa dei diritti delle donne nel mondo islamico. Si tratta di risultati di cui lei andava giustamente e meritatamente fiera.

Il suo assassinio non pone fine alla sua visione. Il suo assassinio non dovrà dare potere ai suoi assassini. I responsabili della sua morte - dentro e fuori del governo - dovranno essere chiamati a rispondere delle loro azioni. Faccio appello alle Nazioni Unite perché sia avviata un’indagine internazionale approfondita sulle circostanze, i fatti e le coperture dell’omicidio di mia moglie, alla stregua dell’indagine in corso sull’omicidio del Primo ministro libanese Rafik Hariri. Vorrei anche rivolgermi agli amici della democrazia in Occidente, e in particolare al Regno Unito e agli Stati Uniti, affinché avallino e si facciano portatori di questa richiesta di indagine indipendente. Un’indagine condotta dal governo pachistano non avrebbe credibilità, né per il mio Paese, né per il mondo. Non si incarica la volpe di far la guardia al pollaio.

È tuttavia ora di guardare altresì avanti. Con profonda tristezza, la fiaccola della leadership del Partito popolare pachistano (PPP) è passata alla nuova generazione, a nostro figlio Bilawal Bhutto Zardari. Io lavorerò con lui, lo sosterrò, e nella misura del possibile lo proteggerò, nei mesi e negli anni difficili che dovrà affrontare. La famiglia Bhutto ha dato più di quanto si possa immaginare al servizio della nostra nazione, e in questi giorni difficili è di vitale importanza che il partito resti unito e determinato. Mohtarma Benazir, sempre preveggente e saggia, lo aveva capito. Sapendo che il futuro è imprevedibile, aveva raccomandato che la famiglia tenesse unito il partito, per il bene del Pakistan. Ed è proprio questo che noi intendiamo fare.

Il regime di Musharraf ha cancellato le elezioni fissate per l’8 gennaio, non per i problemi logistici che dichiara, ma perché il generale Musharraf e il suo "Partito del re" sanno che alle urne sarebbero stati sonoramente sconfitti e che il Ppp e gli altri partiti filo-democratici si sarebbero assicurati una maggioranza con i due terzi dei voti.

Le elezioni sono state spostate al 18 febbraio. La democrazia in Pakistan può essere salva, e l’estremismo e il fanatismo potranno essere tenuti a freno, soltanto se queste elezioni saranno libere, eque e credibili.

A questo fine sarà necessario garantire al popolo pachistano: 1) elezioni condotte sotto un governo nuovo, neutrale, dal quale siano assenti i sodali del partito del generale Musharraf; 2) elezioni monitorate da una commissione elettorale veramente indipendente e autonoma, formata di concerto con i principali partiti politici del Pakistan; 3) elezioni controllate da osservatori internazionali esperti, che abbiano accesso incondizionato ai seggi elettorali e che abbiano il diritto di effettuare exit poll per verificarne i risultati; 4) elezioni, infine, arbitrate da un potere giudiziario indipendente, come garantito dalla Costituzione pachistana. Oltre a tutto ciò, deve essere ripristinata la piena libertà della stampa scritta ed elettronica, come prima che il 3 novembre scorso fosse imposta la legge marziale, e tutti gli attivisti politici, gli avvocati e i giudici attualmente in stato di detenzione dovranno essere liberati.

I nemici della democrazia e della tolleranza che hanno tolto mia moglie a me e al mondo possono e devono essere denunciati ed emarginati. La dittatura e il fanatismo sono sempre stati rifiutati e sconfitti dal popolo pachistano, e in una consultazione elettorale libera e onesta il 18 febbraio lo saranno ancora una volta. Quel giorno, la visione e lo spirito infaticabile di Mohtarma Benazir Bhutto risplenderà luminoso e, per usare le parole del discorso di insediamento del presidente John Kennedy, «il bagliore di quel fuoco potrà davvero illuminare il mondo».

Copyright, Global Viewpoint 2007 Distribuito da Tribune Media Services, Inc. Traduzione di Anna Bissanti


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