Sul Sunday Times brani dell’autobiografia che la leader pachistana uccisa non riuscì a finire
"Il giovane Hamza a capo di una delle quattro squadre che cercano di eliminarmi".
Le accuse postume di Benazir Bhutto
"Il figlio di bin Laden vuole uccidermi" *
LONDRA - Ci sarebbe il figlio di Osama bin Laden, il sedicenne Hamza, dietro l’omicidio di Benazir Bhutto. La dura accusa è contenuta nell’autobiografia postuma che la leader dell’opposizione pachistana assassinata a Rawalpindi lo scorso dicembre non è riuscita a terminare.
Secondo alcuni estratti anticipati dal Sunday Times in esclusiva, Hamza guidava una delle quattro squadre che avevano il compito di ucciderla. Nel testo Bhutto parla di "assassini designati" che pianificavano la sua eliminazione, avvenuta poi durante la campagna elettorale in Pakistan. L’ex primo ministro scrive di essere stata avvertita dal presidente pachistano Pervez Musharraf e da un altro non identificato "governo musulmano amico", che Hamza Bin Laden era alla guida di un complotto per ucciderla. Rivelazione che sembra confermare quanto affermano diverse fonti di intelligence, per le quali il figlio adolescente di Osama viene preparato a diventare il futuro capo di Al Qaeda.
"Mi fu detto - scrive Bhutto, nelle pagine pubblicate dal Times - che quattro squadre di attentatori suicidi avrebbero tentato di uccidermi. Si trattava, secondo queste informazioni, della squadra mandata dal signore della guerra talebano Baitullah Mehsud, di quella di Hamza bin Laden, di militanti della Moschea Rossa e infine la squadra di un gruppo militante con base a Karachi".
Hamza è misterioso quanto suo padre: nulla si sa più di lui dopo che è comparso in un video fatto da Al Qaeda e dai Taliban nel 2001, in cui si vede un attacco della guerriglia fondamentalista contro un campo dell’esercito pachistano nel Waziristan meridionale, presso il confine afgano. Rapporti di intelligence nel settembre scorso lo hanno descritto come un leader di Al Qaeda che guida le milizie negli scontri al confine tra Pakistan e Afghanistan.
Nel libro, Bhutto descrive anche come un fallito attentato suicida contro il suo corteo di auto a Karachi, in occasione del ritorno in patria ad ottobre, fosse stato pensato imbottendo i vestiti di un bambino di esplosivo al plastico. Un uomo tentò di darle il bambino da prendere in braccio, ma non ci riuscì. Così lo passò alla polizia. Il piccolo fu portato in un furgone, che esplose pochi istanti dopo.
* la Repubblica, 3 febbraio 2008