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Per l’inizio del dialogo, quello vero (B. Spinelli)

ITALIA E PAKISTAN: LA DIVINA COMMEDIA (Dante Alighieri) E IL POEMA CELESTE (Muhammad Iqbal). Ri-leggiamo insieme... le due opere e i due Autori! Un’ipotesi di rilettura di DANTE .... e un appello per un convegno e per il Pakistan!!!

DANTE PER LA PACE, PER LA PACE TRA LE RELIGIONI E TUTTI I POPOLI.
venerdì 9 novembre 2007 di Federico La Sala
[...] W O ITALY ... Dopo di lui, in Vaticano, è tornata la confusione, la paura, e la volontà di potenza e di dominio. Un delirio grande, al di qua e al di là del Tevere, ma La Legge dei nostri ‘Padri’ e delle nostre ‘Madri’ Costituenti è sana e robusta ... Dante è riascoltato a Firenze, come in tutta Italia - e nel mondo. Anche nel Pakistan - memori del “Poema Celeste” (Muhammad Iqbal) - la Commedia non è stata dimenticata!!! [...]
PENSARE UN ALTRO ABRAMO: GUARIRE LA NOSTRA (...)

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> PAKISTAN --- EMERGENZA UMANITARIA SENZA PRECEDENTI. Coinvolte nelle alluvioni quattordici milioni di persone.

martedì 10 agosto 2010

Coinvolte nelle alluvioni quattordici milioni di persone

In Pakistan emergenza umanitaria senza precedenti *

New York, 10. Sul piano dell’emergenza umanitaria e delle distruzioni materiali, le alluvioni che hanno colpito il Pakistan stanno avendo conseguenze addirittura più gravi di quelle dello tsunami del 26 dicembre 2004 o del terremoto ad Haiti del 12 gennaio di quest’anno o di quello che devastò il Pakistan stesso nel 2005. Lo ha sottolineato ieri l’ufficio dell’Onu per il coordinamento degli interventi umanitari (Ocha). Evidentemente il pur terribile numero di milleseicento morti accertati nelle inondazioni, riferito ancora oggi dal Governo di Islamabad, non è paragonabile alle centinaia di migliaia di vittime causate in tanti Paesi dalla terribile ondata di maremoto del 2004 o ai 230.000 morti di quest’anno ad Haiti. Tuttavia, l’affermazione riferita dal portavoce dell’Ocha, Maurizio Giuliano, ha purtroppo senso, dato che le persone coinvolte in varia misura nelle alluvioni sono 14 milioni - compresi sei milioni di bambini - come riferiscono concordemente l’Un News Centre, il sito internet dell’Onu, il Governo di Islamabad e le diverse organizzazioni impegnate nei soccorsi.

Lo stesso Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, rivolgendo ieri un nuovo appello alla solidarietà internazionale, ha detto che la scala del disastro rivaleggia con quella del sisma del 2005, ma coinvolge territori molto più vasti e molte più persone. Il terremoto, infatti, ebbe effetti su una superficie di circa trentamila chilometri quadrati, con tre milioni di abitanti. Le alluvioni di questi giorni hanno interessato una superficie di 132.000 chilometri quadrati, con appunto 14 milioni di persone coinvolte, compresi più di cinque milioni di sfollati, con 650.000 case distrutte, il 90 per cento dei ponti crollati e la quasi totalità delle strade impraticabili.

Proprio questo rende estremamente difficoltosa l’azione dei soccorritori, impegnati in una lotta contro il tempo per portare cibo, medicinali e generi di prima necessità. Intanto incombe il pericolo di nuove inondazioni provocate dalle piogge monsoniche, previste di forte intensità per tutto il mese di agosto. La Caritas Pakistan, che è riuscita a portare aiuti a 2.500 famiglie in alcune delle zone più colpite, sottolinea che anche quando i monsoni saranno terminati ci vorranno molte settimane prima che le centrali elettriche e le altre infrastrutture tornino a funzionare normalmente. Fino ad allora, resterà la minaccia di quello che già oggi è il maggior motivo di apprensione, cioè il diffondersi di malattie e il rischio di epidemie causate dalla mancanza di acqua potabile. "Quella delle epidemie potrebbe infatti diventare la causa principale di morte nelle prossime settimane", si legge in una nota diffusa ieri dalla Caritas italiana, impegnata a sostegno di quella pakistana.

Analogo allarme è giunto dalle agenzie dell’Onu e dalle organizzazioni non governative impegnate in Pakistan, concordi nel giudicare priorità immediate assicurare ai sinistrati acqua potabile e cibo e ripristinare le reti di trasporto per accelerare la consegna degli aiuti. Già in questa fase e più ancora nelle prossime settimane, l’Onu sollecita dalla comunità internazionale una forte risposta di solidarietà agli appelli del Governo di Islamabad. L’inviato speciale dell’Onu nella zona del disastro, Jean Maurice Ripert, ha confermato che il Pakistan avrà bisogno di ricevere un consistente aiuto finanziario dalla comunità internazionale, per far fronte a questa crisi.

Dopo il Khyber Pakhtunkhwa, il Gilgit Baltistan, l’Azad Kashmir, il Belucistan e il Punjab, ora rischiano di essere inondate anche le fertili pianure meridionali del Sindh, dove si teme in particolare per la tenuta della diga di Sukkur. Il flusso d’acqua che preme sulla diga è stato stimato ieri a 1,4 milioni di metri cubi al secondo, a fronte di una capacità di resistenza valutata a novecentomila litri. La parte settentrionale del Sindh è già sotto l’acqua e i soccorritori da giorni continuano a sgomberare migliaia di famiglie delle zone sulle rive dell’Indo in piena che rischia di esondare. Anche nel Sindh, come più ancora nelle regioni nordorientali, le frane hanno aumentato l’isolamento delle zone più colpite. Il maltempo ha reso difficile anche agli elicotteri la consegna del cibo in alcune zone della valle dello Swat, a nord ovest di Islamabad, una delle zone più colpite dalle inondazioni. Un portavoce dell’esercito ha comunicato che si stanno utilizzando un centinaio di muli per portare aiuti nei posti più remoti della valle dello Swat in cui gli elicotteri non riescono ad arrivare.

Nel frattempo, le conseguenze del maltempo si rivelano di ora in ora più gravi anche nelle altre regioni dell’Asia colpite. Nello Stato indiano dello Jammu e Kashmir, le vittime accertate finora sono 165, ma altre quattrocento persone risultano disperse. Tra i morti ci sono anche 16 stranieri, compreso un italiano, come ha confermato questa mattina il ministero degli Esteri di Roma. In Cina, sono 702 i morti accertati e un migliaio i dispersi nelle disastrose inondazioni che hanno colpito la zona di Zhoqu, nella provincia nord orientale tibetana del Guansu.

In Africa la situazione più difficile resta quella del Burkina Faso, ma il Paese più colpito è la Sierra Leone, dove ci sono stati 16 morti. In leggero miglioramento, ma sempre allarmante, è invece la situazione nell’Europa nordorientale, dove non si segnalano nuove vittime dopo le quindici registrate nei giorni scorsi in Germania, Polonia, Repubblica Ceca e Lituania.

* ©L’Osservatore Romano - 11 agosto 2010


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