Il diktat dell’Alta Corte
"Niente grazia per Asia Bibi" *
ISLAMABAD- Niente grazia per Asia Bibi. L’Alta Corte di Lahore ha impedito al governo di Islamabad di pronunciarsi a favore della donna cristiana condannata a morte per impiccagione con l’accusa di blasfemia per aver insultato il profeta Maometto 1. Diversi avvocati hanno infatti inviato una petizione alla Corte di Lahore per impedire che il presidente Asif Ali Zardari perdoni la Bibi 2. Il caso della donna, madre di cinque figli, ha mobilitato la comunità internazionale e lo stesso Papa Benedetto XVI ha chiesto il suo rilascio. La più influente alleanza sunnita pakistana, però, lunedì è scesa in piazza per chiedere che non venga concessa la grazia la donna in quanto il rischio è che il Paese sfoci nell’anarchia.
Asia Bibi è stata condannata a morte l’8 novembre in base alla legge sulla blasfemia, che prevede la pena capitale per chi commette questo reato, ma che al momento in Pakistan non è mai stata eseguita. Le accuse contro la donna, però, risalgono al giugno del 2009, quando è stata denunciata con l’accusa di aver offeso il profeta Maometto durante una discussione con alcune musulmane. La Bibi è stata la prima donna pakistana a essere condannata a morte in base alla legge sulla blasfemia in vigore nel Paese, dove i cristiani sono meno del cinque per cento della popolazione. La sua sentenza potrà essere messa in atto solo se sarà confermata in appello dall’Alta Corte di Lahore, che al momento non ha ancora fissato una data per l’udienza.
* la Repubblica, 29 novembre 2010