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Per l’inizio del dialogo, quello vero (B. Spinelli)

ITALIA E PAKISTAN: LA DIVINA COMMEDIA (Dante Alighieri) E IL POEMA CELESTE (Muhammad Iqbal). Ri-leggiamo insieme... le due opere e i due Autori! Un’ipotesi di rilettura di DANTE .... e un appello per un convegno e per il Pakistan!!!

DANTE PER LA PACE, PER LA PACE TRA LE RELIGIONI E TUTTI I POPOLI.
venerdì 9 novembre 2007 di Federico La Sala
[...] W O ITALY ... Dopo di lui, in Vaticano, è tornata la confusione, la paura, e la volontà di potenza e di dominio. Un delirio grande, al di qua e al di là del Tevere, ma La Legge dei nostri ‘Padri’ e delle nostre ‘Madri’ Costituenti è sana e robusta ... Dante è riascoltato a Firenze, come in tutta Italia - e nel mondo. Anche nel Pakistan - memori del “Poema Celeste” (Muhammad Iqbal) - la Commedia non è stata dimenticata!!! [...]
PENSARE UN ALTRO ABRAMO: GUARIRE LA NOSTRA (...)

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> ITALIA E PAKISTAN: LA DIVINA COMMEDIA (Dante Alighieri) E IL POEMA CELESTE (Muhammad Iqbal). ---- « Quando c’è stato l’attentato contro Benazir Bhutto, il 27 dicembre scorso, io ero sul furgoncino con lei - racconta Bhatti -. Proprio a Natale, qualche giorno prima di venire assassinata, mi aveva mandato un biglietto di auguri. Vi era scritto: ’ Io rispetto i cristiani e, se sarò eletta presidente, toglierò tutte le leggi che li discriminano’ » (Intervista a Bhatti, di Lorenzo Fazzini).

sabato 7 giugno 2008


-  INTERVISTA. La «legge sulla blasfemia» pretesto per la persecuzione.

-  Parla Bhatti, autore di un libro-denuncia sulle minoranze religiose

«Benazir Bhutto aveva promesso di abrogare le norme discriminatorie. Quando l’hanno uccisa, nel dicembre scorso, c’ero anch’io accanto a lei»

«I condannati a morte sono stati 25 e centinaia di fedeli (non solo cattolici) sono in prigione. Violenze sulle donne, incendiate le chiese: la crisi peggiora»

-  Pakistan, bestemmia contro i cristiani

DI LORENZO FAZZINI (Avvenire, 07.06.2008)

L’ ultimo tentativo di uccisione di un cattolico in Pakistan risale al marzo scorso, quando una suora delle « Sisters of Charity of Jesus and Mary » è sfuggita a un agguato nella periferia di Lahore. Il caso più recente di applicazione della contestata « legge sulla blasfemia » riguarda invece il cristiano protestante Sardar, 55 anni, attualmente in prigione a Chak Chatta perché accusato di aver paragonato la barba di Maometto a quella dei sikh. Ed è notizia di ieri che il governo del presidente Musharraf ha dato inizio all’operazione di « talebanizzazione » del nord del Paese. Come riferisce AsiaNews, è in corso la scarcerazione dei membri della Tehreek- e- Taliban Swat, un’organizzazione islamica integralista finora fuorilegge, che adesso, con il placet dell’esecutivo, sta per costruire ai confini con l’Afghanistan un « Talibanistan » , una regione dove entrerà in vigore la sharia islamica.

Dove sta dunque andando il Pakistan? Che futuro c’è all’orizzonte del secondo Paese islamico ( dopo l’Indonesia) più popoloso al mondo, visti i suoi 165 milioni di abitanti? Quale possibilità di integrazione per i gruppi minoritari, in particolare i cristiani, che assommano al 2,5% della popolazione? È svanito nel nulla il sogno del padre fondatore del Paese, Quaid- e- Azam Mohammad Ali Jinnah, che aveva garantito la libertà per tutte le religioni?

« La situazione non è per nulla positiva, anzi sta peggiorando: i cristiani subiscono discriminazioni dal punto di vista legislativo, la chiese vengono bruciate, le nostre donne violentate e convertite a forza all’islam » .

Nato nel 1970, laureato in Pedagogia, già consigliere di Benazir Bhutto, Shahbaz Bhatti è un paladino dei diritti umani e della libertà religiosa nel Paese di Musharraf. Dal 2002 guida l’All Pakistan Minorities Alliance, un cartello a difesa dei gruppi minoritari che sostiene cristiani di tutte le confessioni, indù, sikh, zoroastriani, ma aiuta anche fedeli musulmani, come nel caso del terremoto dell’ottobre 2006. Fondata nel 2002, l’Apma è rappresentata in Parlamento proprio da questo attivista sociale di Lahore, cattolico, ieri a Venezia per presentare il suo libro Cristiani in Pakistan. Nelle prove la speranza ( pp. 68, euro 9), edito da Marcianum Press.

« Quando c’è stato l’attentato contro Benazir Bhutto, il 27 dicembre scorso, io ero sul furgoncino con lei - racconta Bhatti -. Proprio a Natale, qualche giorno prima di venire assassinata, mi aveva mandato un biglietto di auguri. Vi era scritto: ’ Io rispetto i cristiani e, se sarò eletta presidente, toglierò tutte le leggi che li discriminano’ » .

E invece la condizione attuale della minoranza cristiana a Islamabad resta drammatica: sono settemila i cristiani che hanno subìto le conseguenze della famigerata legge 295 B e C del Codice penale, entrata in vigore nel 1986, con cui si prevede la pena di morte per chiunque insulti Maometto o l’islam. Ben 25 sono state le vittime - non solo cristiani, ma anche musulmani - colpite mortalmente dagli effetti di tale norma liberticida.

« Speriamo che la situazione migliori, ma ancora oggi centinaia di persone sono accusate in nome della legge sulla blasfemia, molte sono in prigione » , dice Bhatti, che di recente ha guidato una manifestazione di 50 mila persone a Lahore per chiedere più diritti per le minoranze.

Il giudizio dell’attivista cattolico resta in chiaroscuro anche nei confronti dell’islam pakistano: « Le organizzazioni integraliste legate ad al- Qaeda sono molto attive e vogliono terrorizzare il Paese. Abusano della religione e rovinano l’immagine della nostra nazione, anche da un punto di vista economico. Vi sono parecchi musulmani che credono nel dialogo e nella tolleranza tra le diverse religioni; però poche organizzazioni musulmane si sono schierate dalla nostra parte contro la legge sulla blasfemia, i più vengono terrorizzati dall’azione di questi estremisti e restano isolati » .

E il nuovo governo uscito dalle recenti elezioni? « Aveva promesso di agire contro i terroristi, ma dovrebbe fare di più » . In quest’uomo vi è un afflato religioso fortissimo: il suo non è mero filantropismo, bensì un’azione ispirata da una forte convinzione cristiana.

Picchiato, torturato e minacciato di morte da integralisti islamici per il suo impegno civile, Bhatti non ha mai smesso di impegnarsi per le minoranze etniche e religiose, veri « intoccabili » della società pakistana: « Mi sono state proposte alte cariche di governo e mi è stato chiesto di porre fine alla mia battaglia, ma ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia vita. Io voglio servire Gesù da uomo comune. Finché avrò vita, fino al mio ultimo respiro, continuò a servire Gesù e questa povera, sofferente umanità » .


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