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Islam e Cristianesimo

Quante possibilità di dialogo?

martedì 19 settembre 2006 di Mauro Diana
Certo, la domanda è quella fatidica da un milione di euro. Nessuno ad oggi sa dare una risposta precisa e convincente. Specie stando alle situazioni spiacevoli che stanno accadendo da qualche tempo a questa parte. La religione può far cambiare la visione del mondo in persone che non hanno sviluppato uno spirito razionale nella visione dei fatti della vita. Intendendo, con ciò, che seguire troppo alla lettera i canoni religiosi spesso non aiuta a favorire quella tanto banale e data da tutti (...)

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> Quante possibilità di dialogo?

martedì 19 settembre 2006

Caro Mauro, per noi che viviamo oramai in una società secolarizzata, affermatasi rapidamente nel costume attraverso la libertà sessuale, la droga, la scristianizzazione sempre più crescente, confermatasi nell’ambito delle leggi di uno Stato sempre più laico, lontano da determinati valori, che ha introdotto il divorzio, l’aborto e fra poco i PACS ecc. è facile criticare chi non si integra nella nostra mentalità occidentale.

Oggi che noi occidentali navighiamo a vista, senza punti di riferimento, nè morali, nè spirituali, la strenua difesa del Magistero della Chiesa da parte del Papa rappresenta l’ultima nostra ancora di salvezza. L’Islam non dialogherà mai con codesta società, con codesto "fumo di Satana" di cui parlò Paolo VI, e che sembra essersi infiltrato anche fra le alte cariche ecclesiastiche.

Personalmente resto sempre meravigliato dall’abilità con cui teologi, filosofi e persone intelligenti e colte che scrivono anche in questa testata riescono a sostenere l’esatto contrario di ciò che la Chiesa afferma così chiaramente. Attraverso abili artifici dialettici si rovesciano i significati più profondi degli insegnamenti della Chiesa e dei suoi documenti, della sua storia.

Grazie a questo clima di confusione molti cattolici si sono spalancati al mondo senza freni e senza filtri, cioè alla nuova mentalità dominante. Il nuovo Papa ha un compito importante: riaffermare le basi stesse della nostra fede, del nostro ""depositum fidei" ! La riforma della Chiesa non può che presuporre un abbandono di quelle vie che hanno portato alle conseguenze che ben conosciamo e che i nostri fratelli musulmani, a ragione, ci additano. Solamente così diventeremo più credibili e pronti per un dialogo franco e sincero, come lo stesso Papa Benedetto XVI auspica.

Cari saluti. Biasi


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