In piazza ’Non una di meno’, per dire no alla violenza sulle donne
Il 26 novembre a Roma una grande manifestazione per ricordare le vittime di femminicidi e aggressioni, ma anche per rivendicare diritti e libertà. Un appello rivolto a tutti, uomini compresi. Le organizzatrici: "Dall’evento uscirà un piano antiviolenza"
di MARIA NOVELLA DE LUCA *
ROMA - L’appello è per tutte, ’Non una di meno’, come una voce sola, forte e grande, contro il femminicidio. Per Sara, bruciata viva a Roma, pochi mesi fa, per R. che aveva soltanto 13 anni ed è stata violentata dal branco a Melito Porto Salvo, mentre tutti giravano la testa dall’altra parte. Per le sessanta donne assassinate nel nostro paese nel 2016 e il 2016 non è ancora finito, per Carla, aggredita con l’acido dall’ex fidanzato e per fortuna sopravvissuta, ma anche per il lavoro, la parità dei salari, per la legge 194.
Per questo, e molto altro, migliaia di donne, e altrettanti uomini, figli, mariti, amici, padri, scenderanno in piazza il 26 novembre prossimo in una manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne, in un corteo che si annuncia grande e imponente. Senza partiti né sindacati, senza ombrelli politici né sponsor istituzionali, "ma aperte a chiunque voglia partecipare" dicono le organizzatrici, e cioè l’Udi, l’Unione donne italiane, la ’Rete Dire’, che riunisce 77 centri antiviolenza, e ’Io Decido’, che riunisce i gruppi del femminismo romano. Un’idea nata la primavera scorsa, racconta Titti Carrano, avvocata e presidente della Rete Dire, "dopo l’atroce omicidio di Sara Di Pietrantonio", per reagire ad una sensazione, ormai di impotenza, contro il ripetersi senza sosta di omicidi di donne da parte di uomini, spesso mariti, compagni, fidanzati.
"Vogliamo scendere in piazza e riempire le strade di Roma, per riaffermare la libertà delle donne in tutti gli ambiti della vita, dal lavoro, sempre più precario, alla sessualità, ribadire il principio dell’autodeterminazione femminile. Oggi c’è un attacco globale ai nostri diritti - dice con chiarezza Titti Carrano - in Italia e nel resto del mondo, e da questa manifestazione usciranno proposte concrete, ad esempio un piano antiviolenza prodotto dai movimenti femministi, nato cioè dall’esperienza di chi ogni giorno, nei nostri centri, combatte sul campo l’aggressione maschile contro le donne".
Perché la verità è che fino ad ora né la legge del 2013 contro il femminicidio, né il piano antiviolenza prodotto dalla commissione Pari Opportunità, hanno dato i risultati sperati. Né sul fronte della dissuasione (il numero dei femminicidi non diminuisce), né sul fronte della repressione. Sappiamo che una vittima su quattro aveva denunciato il suo persecutore, eppure la strage non si ferma. E nulla è accaduto sul fronte della prevenzione, ricordano le organizzatrici, i progetti di educazione alla parità promessi dal ministero dell’Istruzione non sono mai partiti, per non parlare di tutti quei tentativi di educazione di genere, sepolti dalle polemiche dei movimenti pro-life.
Ma il titolo della manifestazione che partirà il 26 novembre alle 14 da piazza della Repubblica a Roma, per confluire in piazza San Giovanni, ’Non una di meno’, ricorda anche le stragi di donne in tutto il mondo, ed è diventato un logo planetario nella battaglia dei diritti. Dai massacri di Ciudad Juarez, alle donne scomparse e uccise in Argentina (il caso di Lucia Perez, 16 anni torturata fino alla morte da tre uomini e poi abbandonata in strada), ma anche alla grande protesta delle donne polacche contro la legge che voleva, ancora una volta, rendere illegale l’aborto.
Alla testa del corteo ci saranno le donne, le ragazze, le bambine, dietro tutti gli altri. Non ’una’ infatti, ma nemmeno ’uno’ di meno.