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PER L’ITALIA: "W O ITALY" !!!

L’Urlo del Cardinale Pappalardo da Palermo e di Giovanni Paolo II da Agrigento, contro "mammasantissima", dà ancora coraggio!!! DALLA SICILIA A VERONA, al 4° Convegno ecclesiale, 150 delegati - come loro testimone, il giudice ROSARIO LIVATINO (ucciso dalla mafia nel 1990)- "per riportare speranza in un territorio che l’ha perduta".

sabato 23 settembre 2006 di Federico La Sala
[...] «La giustizia è necessaria, ma non sufficiente, e può e deve essere superata dalla legge della carità, che è la legge dell’amore, amore verso il prossimo e verso Dio». Rosario Livatino cercava di guardare tutti, mafiosi e criminali compresi, con gli occhi di Dio. Fede e diritto, nella storia di questo giovane magistrato agrigentino ucciso dalla mafia nel 1990, sono due realtà interdipendenti e indispensabili. E anche per il suo modo cristiano di interpretare il ruolo di giudice, Papa (...)

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> L’Urlo del Cardinale Pappalardo da Palermo e di Giovanni Paolo II da Agrigento --- Papa Francesco ai mafiosi: «Convertitevi subito o per voi l’inferno» di Franca Giansoldati

sabato 22 marzo 2014

Il Papa ai mafiosi: «Convertitevi subito o per voi l’inferno»

di Franca Giansoldati (Il Messaggero, 22 marzo 2014)

I bagliori sinistri delle fiamme dell’inferno, luogo ultraterreno di tormenti e supplizi, lambiranno mafiosi e camorristi. Il giudizio di Dio per loro è segnato se non si convertiranno in tempo. L’anatema di Bergoglio quasi sussurrato dall’ambone della grande chiesa situata all’imbocco di via Gregorio VII, davanti ad un migliaio di famigliari di vittime di mafia, a don Luigi Ciotti fondatore dell’associazione Libera, a Giancarlo Caselli, a Pietro Grasso, a Rosy Bindi e a diversi magistrati dell’Antimafia, ha ricordato subito la condanna risuonata nella Valle dei Templi di Agrigento, agli inizi degli anni Novanta, quando Papa Wojtyla dopo le stragi di Capaci e di Via d’Amelio, urlò: «Mafiosi, verrà per voi il Giudizio di Dio».

A variare stavolta sono stati certamente i toni ma non i contenuti - durissimi, pesanti, senz’appello -, non più gridati con l’intensità sanguigna del pontefice polacco, ma esposti con la pacatezza del confessore che tenta di riportare sulla retta via individui avidi e spietati. «Per favore, cambiate vita. Convertitevi, fermatevi di fare il male. Ve lo chiedo in ginocchio, è per il vostro bene. La vita che vivete adesso non vi darà piacere, non vi darà gioia, non vi darà felicità. Il potere, il denaro che voi avete adesso da tanti affari sporchi, da tanti crimini, denaro insanguinato e potere insanguinato, non potrà essere portato all’altra vita. Convertitevi, c’è ancora tempo per non finire nell’inferno, quello che vi aspetta se continuate su questa strada. Avete avuto un papà una mamma pensate a loro, piangete un po’ e convertitevi».

SIMBOLI

All’interno della chiesa si è levato un applauso che sembrava non finire più e sui molti volti si scorgevano lacrime liberatorie. C’erano i fratelli di Pino Puglisi, il prete di Palermo ammazzato da un killer, quelli di Antonio Landieri, freddato dalla camorra, la sorella di Falcone, Maria, mescolati a persone accomunate dallo stesso destino terribile, avere pianto un fratello, un marito, un padre uccisi da killer di Cosa Nostra. Un elenco di vittime lunghissimo, quasi monotono, che include persino 80 bambini, l’ultimo dei quali assassinato alcuni giorni fa. Un computo agghiacciante che è stato letto davanti al Papa per un’ora intera. I nomi delle vittime rimbombavano: Peppino Impastato, Boris Giuliano, Piersanti Mattarella, Giancarlo Siani, Mauro Rostagno. Stefania Grasso figlia di un imprenditore calabro assassinato, punto di riferimento per le 15 mila persone toccate dal lutto, ha chiesto allo Stato di fare rispettare la legalità. Don Ciotti ha chiesto inasprimenti alle norme sul voto di scambio. Poi ha denunciato silenzi, omertà, resistenze da parte della Chiesa nel Sud.

OMERTÀ

Troppi vescovi e cardinali hanno preferito rifugiarsi in eccessi di prudenza o in parole di circostanza. L’ultimo clamoroso episodio risale a due anni fa quando sono stati celebrati i funerali di Stato per Placido Rizzotto, il sindacalista ucciso nel 1948 da Cosa Nostra. Il rito avvenuto alla presenza del Presidente della Repubblica è stato affidato al vescovo di Monreale, Di Gristina che durante l’omelia non solo ha sbagliato per due volte il nome della vittima, ma ha pure evitato di pronunciare apertamente la parola «mafia», suscitando un vespaio di polemiche e alimentando l’immagine di una Chiesa non ancora consapevole di quanto sia importante martellare sull’incompatibilità tra mafiosità e Vangelo. Papa Bergoglio, tenendo per mano don Ciotti, ha indicato la direzione giusta. Perché è tempo di voltare pagina.


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