Visita del presidente a Budapest per il cinquantenario dei fatti di Ungheria. Importante atto politico dopo l’ammissione "Pietro Nenni aveva ragione"
Napolitano sulla tomba di Nagy: "L’omaggio è un dovere morale"
(www.repubblica.it, 26.09.2006
BUDAPEST- ll primo atto della visita del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a Budapest per il cinquantesimo anniversario dalla rivolta, è stato l’omaggio commosso e solenne ai martiri della rivoluzione antisovietica del 1956, repressa nel sangue dall’Armata Rossa.
Il capo dello Stato ha deposto una corona di fiori al monumento ai martiri e un mazzo di fiori con unnastro tricolore sulla tomba di Imre Nagy, il primo ministro ungherese che nel 1956 fu deposto, imprigionato, impiccato due anni dopo e le cui spoglie fino agli anni ’80 erano poste in una tomba anonima, che non poteva essere visitata. Il presidente si è inchinato sulla tomba di Nagy ed è rimasto a lungo in raccoglimento, mostrandosi visibilmente commosso. Accanto a lui, la signora Clio e intorno il consigliere militare, il generale Giovanni Mocci, il sottosegretario Famiano Crucianelli e i suoi più stretti collaboratori al Quirinale. Il presidente ha dichiarato che, con questa visita, ha "sentito il dovere di compiere non solo un dovere di Stato, ma anche politico, morale e personale".
Subito dopo, si è recato in un altro settore del cimitero, nel "riquadro militare italiano" e ha deposto un’altra corona di fronte all’ara di marmo dove riposano le salme di 1.536 soldati italiani caduti nella prima guerra mondiale e le spoglie di 13 soldati italiani della seconda guerra mondiale. Quindi, il corteo si è incamminato verso la città, dove Napolitano avrà un colloquio con il presidente della Repubblica ungherese Laszlo Solyom.
Il gesto significativo del presidente ha, così, portato a compimento il processo di autocritica sui "fatti del 1956". Il processo ebbe inizio oltre vent’anni fa, quando Giorgio Napolitano ammise che Antonio Giolitti aveva avuto ragione nel criticare l’intervento sovietico in Ungheria. In un messaggio di un mese fa a Taburrano il capo dello Stato ha, inoltre, affermato che "Pietro Nenni aveva ragione" sui fatti di allora.
Il leader socialista era stato duramente attaccato nel 1956, insieme a Giolitti, quando Napolitano, giovane funzionario del Pci, si era schierato a sostegno delle tesi di Palmiro Togliatti, favorevole all’intervento deciso da Krusciov.
In quei mesi del 1956, all’ottavo congresso del Pci fu proprio di Antonio Golitti l’unico disorso di dissenso a Togliatti. Napolitano ha ricordato con sincero rimorso di aver, in quell’occasione, preso la parola duramente contro di lui, sviluppando le tesi di Togliatti e ha affermato di conservare un ricordo tormentato di quell’episodio, che lo ha condotto negli anni Ottanta a chiedere pubblicamente scusa a Giolitti.
Appena eletto presidente della Repubblica, è, infatti, andato a trovare il vecchio Giolitti, ormai noventenne, per rinnovargli la sua amicizia. E con lo stesso sentimento ha deciso di recarsi a Budapest nel cinquntesimo anno dalla rivolta, la cui ricorrenza cade il mese prossimo, per portare il suo omaggio alla tomba di Nagy.
(26 settembre 2006)