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EUROPA: LA CRISI UNGHERESE E NOI. Per il dialogo. quello vero!!!

"Forza" ITALIA ... e "Forza" UNGHERIA!!! Il paradosso del politico mentitore. Una grande LEZIONE TEOLOGICO-POLITICA, all’altezza della nostra cultura e della nostra dignità di cittadini-sovrani e di cittadine-sovrane. Un’analisi di BARBARA SPINELLI.

lunedì 25 settembre 2006 di Federico La Sala
[...] da tempo l’Ungheria vive nell’illusione e nella menzogna delle cifre. Quel che colpisce nel paradigma ungherese è la confusione degli animi e dei ruoli. I mentitori si contrabbandano come uomini veraci. L’uomo di verità è quello che ammette d’aver mentito e che è giudicato persona non grata, fedifraga, o come dicono le destre ungheresi: «moralmente morto».
Siamo in pieno paradosso del mentitore, quale enunciato da Epimenide: «Tutti i cretesi mentono», pare abbia detto il filosofo (...)

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> "Forza" ITALIA ... e "Forza" UNGHERIA!!! Il paradosso del politico mentitore. Una grande LEZIONE TEOLOGICO-POLITICA, all’altezza della nostra cultura e della nostra dignità di cittadini-sovrani e di cittadine-sovrane, di BARBARA SPINELLI.

lunedì 23 ottobre 2006

Budapest a ferro e fuoco mezzo secolo dopo *

Violenti scontri a Budapest nel cinquantesimo anniversario dell’inizio della rivolta ungherese del 1956. Paradossalmente il centro della capitale è stato messo a ferro e fuoco da decine di migliaia di manifestanti di estrema destra che attaccavano la polizia ungherese in memoria dei comunisti ungheresi repressi dai carri armati sovietici il 23 ottobre di mezzo secolo fa.

I manifestanti chiamati in piazza dal partito nazionalista di opposizione Fidesz hanno eretto barricate con alcuni cassonetti dell’immondizia, barre di ferro e cartelloni stradali divelti dal viale che porta a piazza Kossuth, di fronte al parlamento, dove dietro una cortina di transenne si sarebbero dovute celebrare le commemorazioni ufficiali del ‘56. La polizia in assetto antisommossa ha risposto lanciando candelotti lacrimogeni e usando proiettili di gomma e idranti. La "battaglia" più dura è avvenuta nel primo pomeriggio davanti all’albergo Astoria e nelle piazze Erzsebet e Deak e lungo il corso Bajcsy Zsilinski. Lì i manifestanti hanno risposto alle cariche della celere tutando pietre e pezzi di ferro. In serata un gruppo di giovani avvolti nel tricolore ungherese con lo stemma nazionale sormontato dalla corona di Santo Stefano, primo re e costrutture dello stato ungherese nell’alto Medioevo, si sono impadroniti di un carro armato sovietico T34 vecchio di 50 anni e di un camion della stessa età che facevano parte di un’esposizione di cimeli della rivolta al centro della città. Il carro armato, con l’armamento disattivato da decenni, ha compiuto qualche decina di metri prima di essere definitivamente bloccato da un blindato della polizia.

Al raduno organizzato dal Fidesz era previsto l’intervento di Wilfred Martens, presidente del partito popolare europeo che da quando sono iniziate le proteste di piazza contro il governo del premier socialista Ferenc Gyurcsany ha sempre appoggiato i manifestanti. L’Ungheria dove le prime elezioni democratiche si sono svolte nel 1990, è entrata nell’Unione europea nel 2004 e attualmente è chiamata a fare un pesante riordino dei suoi conti pubblici in funzione del suo ingresso nell’Eurozona, previsto nel 2008. Lo scorso 17 settembre il capo del governo aveva ammesso - in una registrazione intercettata a sua insaputa e divulgata - di aver mentito sul programma di austerità e riforme del governo allo scopo di vincere le elezioni legislative di aprile. E da allora l’opposizione ha inscenato dure proteste che hanno coinvolto anche giovani teppisti dei gruppi ultras di calcio.

In mattinata corone e mazzi di fiori sono stati deposti a nome del governo dai ministri degli Esteri, Kinga G"ncz, e della Difesa, Imre Szekeres, sotto la lapide che ricorda tutti gli «eroi sconosciuti» della rivolta anti-comunista che nel 1956 costò 228 vittime oltre all’imprigionamento e all’uccisione del premier riformatore Imre Nagy. Tutti i partiti presenti oggi alla cerimonia ufficiale organizzata in Parlamento hanno tenuto anche commemorazioni separate. Il partito socialista a Kaposvar presso la casa natale di Nagy, dove a pronunciare un discorso è stato il leader Istvan Hiller. I liberi democratici si sono riuniti nei pressi cimitero del lotto 301. Quanto ai centristi del Foro democratico, hanno ricordato la rivolta a piazza Szena, teatro di violenti scontro 50 anni fa. Alla cerimonia ha partecipato Jeno Fonay, un ex condannato a morte, poi amnistiato, presidente dell’Associazione dei prigionieri politici. Varie organizzazioni di ex combattenti hanno inaugurato nel parco del Politecnico un monumento dedicato al movimento popolare del ’56.

La tensione è iniziata a salire quando , il premier Ferenc Gyurcsany ha deposto una corona ai piedi della statua di Nagy collocata nelle vicinanze di Piazza Kossuth e i dimostranti dietro le transenne hanno iniziato a fischiarlo e a insultarlo. E poi è esplosa al termine della commemorazione solenne in Parlamento, a cui hanno partecipato le alte autorità dello Stato magiaro, capi di stato e ministri di 56 Paesi. Alcune migliaia di giovani si sono distaccati dal corteo principale e si sono appropriati di grandi lettere in plastica che formano la scritta «Szabadsag», cominciando a erigere barricate da cui sono iniziate le sassaiole contro i cordoni di poliziotti. Negli scopntri almeno un manifestante è rimasto ferito alla testa.

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www.unita.it, Pubblicato il: 23.10.06 Modificato il: 23.10.06 alle ore 19.00


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