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EU-TANASIA: IL DIRITTO DI MORIRE. IL CORAGGIO DELLA PAROLA, NON LA TRAPPOLA DEL SILENZIO. Una nota di Claudia Mancina, e di Luigi Manconi - a c. di pfls

lunedì 25 settembre 2006
[...] Dobbiamo davvero augurarci che l’invito del capo dello Stato - si discuta di eutanasia «nelle sedi più idonee» - sia accolto. E proprio perché, come ha aggiunto Giorgio Napolitano, «il solo atteggiamento ingiustificato sarebbe il silenzio, la sospensione o l’elusione di ogni responsabilità». Questo avrebbe, innanzitutto, una conseguenza assai grave: la morte - resa evento ordinario fino alla banalizzazione e oggetto di consumo, serial televisivo e prodotto di mercato - resterebbe un (...)

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> EU-TANASIA: IL DIRITTO DI MORIRE. IL CORAGGIO DELLA PAROLA, NON LA TRAPPOLA DEL SILENZIO. Una nota di Claudia Mancina, e di Luigi Manconi

mercoledì 20 dicembre 2006

Il passo della procura di Roma: "Lo stabilisce la Costituzione" Secondo il Consiglio di Sanità le cure non sarebbero accanimento Welby, il ricorso dei pm. "Suo diritto non curarsi" *

ROMA - La Costituzione riconosce la libertà del paziente di rifiutare le cure e quindi il medico ha la facoltà, ma non il diritto, di curare. La procura di Roma motiva così l’ordinanza che ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da Piergiorgio Welby per chiedere l’interruzione delle cure. Intanto, secondo, una prima bozza del parere del Consiglio Superiore di Sanità, le cure applicate all’uomo non sarebbero accanimento terapeutico. Mentre il ministro Livia Turco vuole andare a trovare Welby "per capire se le cure che riceve sono adeguate".

Il reclamo della procura. La procura chiede che il tribunale civile affermi l’esistenza del diritto del malato ad interrompere il trattamento terapeutico non voluto. I pm (in quattro pagine, a firma del procuratore Giovanni Ferrara e dei sostituti Salvatore Vitello e Francesca Loy) parlano di "palese contraddizione" nell’ ordinanza del giudice del tribunale civile di Roma, Angela Salvio. Gli articoli 32 e 13 della Costituzione, sottolineano, indicano "l’esistenza di un vero e proprio diritto a non curarsi, ossia di un’assoluta libertà del paziente di rifiutare le cure mediche, lasciando che la malattia faccia il suo corso. Il medico, dunque, ha la potestà o la facoltà di curare e non il diritto di curare". Non si tratta, aggiungono, "di agevolare un diritto a morire, bensì di una scelta cosciente tesa ad evitare ulteriori ed inutili sofferenze al paziente irrimediabilmente malato".

Consiglio Sanità. La bozza di parere sarà esaminata domani ma da quel che si apprende il Consiglio sembra orientato a dire che le cure a Piergiorgio Welby non sarebbero un accanimento terapeutico. Il parere era stato richiesto dal ministro della salute Livia Turco e gli esperti sono riusciti nello sforzo di elaborare un documento unico. Qualsiasi sarà il documento approvato (il voto è previsto per la mattinata), il parere non si trasformerà automaticamente e immediatamente in nessun atto pratico. Gli esperti infatti forniranno la loro posizione tecnico-scientifica al ministro Turco ma sarà sempre lei a decidere se tenerne conto o no, con gli strumenti a sua disposizione.

* (la Repubblica, 19 dicembre 2006)


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