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Eu-angélo!!! Buona-notizia...

IL SEGRETO DEL "SORRISO" DELLA "GIOCONDA"?! E’ NATO UN NUOVO ESSERE UMANO ... e voi che guardate NON SAPETE PIU’ ’LEGGERE’ NE’ IL VOLTO DELLE PERSONE NE’ IL VOSTRO CUORE!!!

"Amore è più forte di Morte / Passione più potente degli Inferi" (Cantico dei cantici: 8, 6-7, trad. di G. Garbini, Paideia 1992)
mercoledì 27 settembre 2006 di Federico La Sala
[...] La radiografia tridimensionale dei ricercatori canadesi ci dà una nuova interpretazione della Gioconda [...] Un lungo lavoro di analisi sulle immagini ha permesso di scoprire una vera sorpresa, rivelata ieri da Bruno Nottin, specialista del Centro di ricerca dei musei francesi. Gli strumenti canadesi consentono di vedere un particolare inedito: Mona Lisa è rivestita da un fine velo di mussolina, che all’epoca era portato dalle donne incinte o da quelle che avevano partorito da poco. (...)

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> IL SEGRETO DEL "SORRISO" DELLA "GIOCONDA"?! E’ NATO UN NUOVO ESSERE UMANO ... «Troverò chi si cela dietro il sorriso di Monna Lisa». Un’avventura con tomografie, scansioni in 3D e test del Dna.

mercoledì 8 giugno 2011

«Troverò chi si cela dietro il sorriso di Monna Lisa»

«Leonardo concepiva la pittura come scienza sia dei caratteri fisici sia di quelli interiori»

Un’avventura con tomografie, scansioni in 3D e test del Dna

Somiglianze e diversità Le ossa Le rilevazioni con il georadar e le successive ricerche hanno portato alla luce i resti nell’ossario e in altre sepolture

Gli scavi Si svolgono a Firenze nell’ex convento di Sant’Orsola dove si presume siano state seppellite le spoglie della Gioconda

di Gianni Parrini (La Stampa, 08.06.2011)

Ci sono secoli di storia e montagne di libri a dividerci dal più grande mistero dell’arte: chi è la donna rappresentata da Leonardo nella Gioconda e cosa si cela dietro l’enigmatico sorriso? Intorno all’interrogativo si mescolano cronaca e magia, cabala e psicanalisi, fede ed esoterismo, accrescendo il mito di Monna Lisa e del suo geniale autore. Ora, però, questa fonte inesauribile di interrogativi e leggende potrebbe essere prosciugata dalle certezze offerte dall’high-tech.

Da settimane una serie di sofisticate strumentazioni sono all’opera per rintracciare i resti mortali di Lisa Gherardini, la signora che, secondo gli scritti cinquecenteschi di Vasari, fu ritratta da Leonardo in occasione della nascita del suo secondo figlio.

Le ricerche si svolgono a Firenze, nell’ex convento di Sant’Orsola, dove si presume che le spoglie della Monna Lisa, moglie del setaiolo Francesco del Giocondo, siano state sepolte il 15 luglio 1542, come riportato in un documento ritrovato di recente dallo storico Giuseppe Pallanti. «Vi sono varie ipotesi sull’identità della donna, ma confidiamo che la testimonianza del Vasari sia attendibile spiega Silvano Vinceti, responsabile del progetto e presidente del Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni storici, culturali e ambientali -. Le rilevazioni eseguite con il georadar e i successivi scavi hanno permesso di raccogliere i resti presenti nell’ossario e in altre sepolture. Occorre ricordare che nel convento, oltre alle monache, furono inumati alcuni laici benefattori della congregazione. Tuttavia, per capire se fra i resti trovati ci siano quelli di Lisa Gherardini bisognerà aspettare i test: solo questi potranno mettere la parola fine alle diverse ipotesi storico-documentali».

Terminate le operazioni di scavo, infatti, inizierà la seconda fase della ricerca, affidata a rivoluzionarie metodologie d’indagine scientifica, che rendono possibile una dettagliata lettura delle informazioni contenute negli scheletri, a un livello di attendibilità finora impensabile. Esami di biologia scheletrica, datazione al carbonio 14, tomografie computerizzate, scansioni tridimensionali dei resti ed estrazione del Dna dalle ossa e comparazione con quello dei discendenti: ci vorranno mesi, ma alla fine questi riscontri, confrontati con i dati documentali sulla Gherardini, dovrebbero permettere di scoprire i «caratteri biologici» della celebre dama, le sue malattie come le sue abitudini alimentari.

E, fatto essenziale, consentiranno di ricostruirne l’aspetto. «Se recuperiamo il cranio, potremo ricreare il volto di Monna Lisa - spiega Vinceti -. Affideremo il compito a tre diverse team: uno pisano, uno francese e uno canadese. Ciascuno usa tecniche diverse di “facial recostruction”, ma tutte convergono sullo stesso obiettivo: partendo dalla morfologia del teschio e dalle scansioni in 3D, si ricostruiranno i tessuti, la muscolatura e le caratteristiche facciali. Così si avrà un’immagine fedele della Gherardini, con un margine d’errore molto basso: dall’1 al 6%».

Il volto così ricreato potrà essere confrontato con il ritratto della Gioconda e a quel punto molti dei misteri del capolavoro potrebbero essere fugati: «Probabilmente troveremo elementi di somiglianza ma anche di diversità - spiega Vinceti -. Dopotutto Leonardo concepiva la pittura come scienza dei caratteri fisici, ma anche di quelli interiori». C’è un particolare che offre una conferma indiretta di questo modus operandi: nelle «Vite» Vasari scrive che, mentre veniva ritratta da Leonardo, Monna Lisa era malinconica e per farla ridere furono fatti arrivare dei giullari. L’analisi ai raggi infrarossi, effettuata al Louvre nel 1954, ha evidenziato che nella prima versione la donna appariva effettivamente triste e corrucciata.

Possibile, dunque, che in quel sorriso enigmatico si nasconda una felicità di facciata? «Non saprei - prosegue Vinceti -. Certo è che il quadro rappresenta il testamento filosofico, spirituale ed esistenziale di Leonardo e va letto su più livelli. Probabilmente, il sorriso della Gioconda è simile a quello della sfinge o all’ironia socratica. Come se dicesse: “Mi guardate, ma non vedete ciò che nascondo”».

In effetti, nel quadro sono presenti elementi simbolici che nella storia del pensiero umanistico-rinascimentale rivestono significati evidenti. «C’è il 72, numero chiave nella tradizione cabalistica, che compare sotto il ponte sullo sfondo - prosegue il presidente del comitato -. Oppure le lettere L e S, presenti negli occhi della Gioconda. Leonardo amava fare anagrammi e indovinelli. E sappiamo che, oltre a quelli della Gherardini, nel ritratto compaiono tratti fisici del Salaì (che fu allievo e probabilmente amante del pittore) e forse caratteri dell’autore stesso. Tutti questi elementi offrono lo spunto per una nuova interpretazione del capolavoro».


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